Appunti per il nuovo libro

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La principessa smarrita:
naturalmente la cassiera è una principessa. Lo vedete? Basta guardarle il viso: il colorito pallido, come la pelle delle mandorle cotte. Le labbra disegnate, leggere, sorridenti, non sono di questa terra. I capelli del colore della paglia lavata dalla pioggia e dal sole, sottili come bave di ragno. Le dita piccole, da fata, veloci, quasi evanescenti, e il corpo minuto, pronto a trasformarsi in giunco. Gli occhi a volte grigi, a volte azzurri, verdi, osservano con distacco. Neanche lei sa perchè: ha la nitida sensazione di non appartenere a questa terra, di essere fuori posto, ma non ricorda. Non ricorda di essere la figlia di una Fata regina, e di essere stata perduta e poi trovata dagli umani, e allevata come tale. Non conosce i suoi poteri, non ancora. Una piccola, quasi invisibile verruca accanto alle labbra: un segno che cresce con gli anni, come cresce la sua convinzione di essere umana. Forse dimenticherà del tutto, forse ricorderà. Nel suo regno ancora la cercano.

I trenta gatti di stoffa:
i trenta terribili fratelli in patchwork provenzale. Di giorno rimangono immobili nella loro cesta accanto al letto, e di notte razziano i paesi e i villaggi agli ordini del loro feroce capitano Miao-Sì. Si dice siano stati cuciti con i capelli della Zia Strega, dopo che divennero bianchi, e che la prima cosa che fecero appena presa vita, fu di accecarla, per evitare che li scucisse. Sono fortemente gregari, instancabili predatori e possono inseguire la preda giorno e notte, se necessario, visto che il tempo nel mondo delle Fate scorre differentemente rispetto al nostro. Non di rado si uniscono ad altre bande di mercenari, lasciando dietro di sè una scia di sangue e cadaveri. Il loro olfatto è potente, ma ancora di più l’udito, che li guida nella caccia. Possono essere molto pazienti e rimanere immobili per ore in agguato. Il loro unico punto debole è la variopinta livrea che li rende ben visibili.

Il manichino di bronzo:
è un automa dalle sembianze di un donnone imperioso ma dozzinale, costruito con placche di bronzo che gli danno l’aspetto di un organismo semovente. Ha una gonna a pieghe e un cappello sformato in testa, un paio di occhiali e tira continuamente su col naso. Si aggira nelle biblioteche, con passo pesante e stridio metallico. È in grado di compiere un’unica operazione: quando le viene posto sotto mano un libro inizia a declamarlo e enumerarne gli infiniti pregi. Essendo molto versatile, a dispetto delle sue sembianze farraginose, è in grado di discettare su qualsiai libro le venga posto sotto il naso. Non ha alcuna utilità nella storia e probabilmente rimarrà solo tra gli appunti.

Il cane del professore Tux:
un vecchio cane nero, senza arte nè parte, grosso come un mastino, bavoso come un secchio di lumache allo spurgo. È al servizio dei Magritti: osserva e ricorda tutto quello che gli accade intorno. Spia dagli occhi rossi e spietati. È inavvicinabile, solo il professore Tux riesce a domarlo con biscotti e carezze. Porta un collare di metallo borchiato e quando caccia si serve di un branco di bracchi selvatici, tra cui mantiene l’ordine con ferocia. Quando attacca lo fa per uccidere.

La porticina segreta:
ogni racconto fantastico ha almeno un passaggio segreto: per varcarli bisogna ingrandirsi, rimpicciolirsi, mangiare foglie di primula o diventare invisibili. Le porticine segrete stanno spesso nei tronchi dei grandi alberi, e sono fatte di legno contorto e bitorzoluto, con un bel pomello centrale. Ma sembra un po’ scontato. Occorrerà trovare qualcosa di più originale.

Il grande gelso e la gallina:
il gelso e la gallina stanno sempre insieme perchè fanno parte di un vecchio orto con un pollaio. La gallina è l’unica compagnia del gelso e chiacchierano smodatamente. La gallina, che ha le zampe, si può spostare, e siccome il pollaio non è isolato, può agevolmente uscire e avere notizie su quel che accade nei dintorni, che poi racconta al gelso, anche se solitamente arricchisce il racconto con sue invenzioni personali. Il gelso è nel fiore degli anni e nel pieno del suo vigore, con rami slanciati e una chioma regolare e nitida, e ama molto sentirsi fare dei complimenti.

Brunella
:
la cavallina Brunella è una giovane cavalla dal manto scuro, color cioccolato, e la criniera appena più bionda. Se fosse una donna sarebbe bellissima, elegante e flessuosa. I suoi occhi sono grandi e intensi, il suo nitrito potente e può dissolvere un incantesimo. Vive dal fattore sopra la collina, è attenta e vigile, e mentre bruca ascolta i rumori intorno. È piccola, e a un certo punto della storia dovrà condurre gli eroi in groppa, a tutta velocità.

La pietra-gatto:
è una pietra nera, piccola, di forma oblunga, dagli angoli lisci e smussati, di un nero opaco ma non sgualcito come l’ardesia. Più lucido, come il diopside stellato. A tratti un’onda di pelo la anima, e un forte miagolio la scuote, ma poi si ritrasforma immediatamante in pietra. Alla fine della storia sarà consegnata a chi l’ha attesa tanto a lungo.

Gli uccelli, le gazze, i piccoli mammiferi e altre creature:
sono in genere presenze positive, possono risolvere una situazione, dare un consiglio, indicare la strada, offrire rifugio e confondere le tracce.

Il libro che porterei su un’isola deserta

Intendiamoci, con le mie capacità e la mia fortuna è probabile che mi punga un insetto mortale, mi vada in cancrena una gamba, mi cada in testa una noce di cocco, affoghi nel tentativo di pescare, mi mangino gli squali/i caribù/gli orsi polari/le capre/le iguana/i cormorani, muoia semplicemente d’inedia o di ustioni solari.

Ma se mi dovesse capitare una permanenza lunga alla Robinson Crusoe, c’è un libro -più di tutti di tutti- che sono sicura mi terrebbe compagnia per tanti anni.

Qualcuno riesce ad indovinare quale sarebbe?

Orti e giardini condivisi in libreria

Ricevo e pubblico:

Vi segnalo che da oggi sarà in libreria Come fare un orto o un giardino condiviso, una guida con consigli e informazioni per trasformare in giardino un terreno incolto e gestire insieme uno spazio aperto in cui coltivare,
incontrarsi e giocare, per i tipi di Terre di mezzo Editore.
-In libreria dal 7 maggio, Collana: I piccoli

COME FARE UN ORTO O UN GIARDINO CONDIVISO
S. Cioli, L. D’Eusebio, A. Mangoni 48 pagine – 3 euro
Scheda del libro

Vuoi più aree verdi nella tua città o nel tuo paese? Desideri avere a disposizione un luogo all’aperto dove ci si possa incontrare, ma anche dove sia possibile coltivare frutta e verdura?

Se i parchetti di quartiere non bastano, *questo manuale ti insegna a trasformare un terreno incolto in un giardino incantato*. Insegna, infatti, come realizzare, con i propri vicini, uno spazio che renda protagonisti i suoi promotori: come scegliere l’area abbandonata da recuperare, quali caratteristiche deve avere, a chi chiedere i permessi, come organizzarsi
affinché il giardino o l’orto siano sostenibili nel tempo.

A differenza dei giardini pubblici tradizionali, si decide insieme quali attività fare, come disporre le piante, cosa coltivare, quali attrezzature sportive e giochi per i bambini installare. Tutto il gruppo curerà poi l’orto o
il giardino che nasce, facendolo diventare il seme di un nuovo modo di vivere, più verde e più partecipato.

Gli autori, tre architetti urbani specializzati nella progettazione partecipata di spazi pubblici, promuovono la creazione di orti e giardini condivisi con il gruppo Zappata Romana.

Per info:
Elena Acerbi
Responsabile Ufficio Stampa
Terre di mezzo Editore
345/9011715
ufficiostampa@terre.it
Via Calatafimi 10, 20122 Milano
tel. 0289409670 – fax. 0283390251
http://www.terre.it

Comunicato stampa in pdf CS_Orto-giardino_condiviso

Devo postillare questo post perchè uno dei nomi degli Autori, Andrea Mangoni, mi ha tratto in inganno. Non si tratta, come credevo di Andrea Mangoni l’amico degli animali, ma di uno specialista dell’architettura del paesaggio (credo).
Chiedo dunque scusa ad entrambi gli Andrea Mangoni coinvolti, ai lettori, all’editore e a tutti gli interessati