L’evoluzione della tratta ferroviaria regionale

Sembrano due vagoncini dei plastici per modellini di treni, di quelli argento e verde, che attraversano un paesaggio di polistirolo variamente dipinto.
Paiono finti: è questo il treno regionale Reggio Calabria- Catanzaro, e viceversa?
Si sballottola come panni in lavatrice, l’aria condizionata c’è e non c’è, la velocità è quella di una comune automobile che procede su una strada poco trafficata. Dormire è impossibile, mancano gli appoggi, testiera e braccioli sono scomodi, lo spazio per allungare le gambe insufficiente, i sussulti rendono impossibile chiudere gli occhi.
Neanche leggere il giornale è pensabile, solo ammorbarsi con l’Ipod di musica stordente che copra lo sferragliare del treno.

Per me e il mio compagno di viaggio due biglietti: un adulto e un piccolo animale in gabbietta. Mi assicuro che il trasporto del piccolo animale sia consentito da Trenitalia, dopo la baruffa, poi risolta (o forse no) del divieto di trasporto in treno di animali.

Non si preoccupi– risponde l’operatore dell’agenzia- su quei treni viaggia di tutto, e ride sotto i baffi.

La battuta l’ho capita due giorni dopo, prendendo il treno regionale da Catanzaro, quello del mattino.
Credevo di essere la sola “italiana” a salirci. Diciamo pure, con un termine un po’ crudo, la sola bianca (perché “bianchi” poi? Siamo più rosa che bianchi).
I vagoncini formato Lego erano stracolmi di stranieri, marocchini soprattutto. “Vucumprà” che con i loro enormi sacchi di vestiti, collane e varia minuteria, scendono alle stazioni intermedie per sistemarsi al mercato o percorrere le spiagge per vendere ai bagnanti. Tra di loro conversazioni, qualche schiamazzo, ironia sui cinesi che gli rubano il lavoro. Miii-hhaaa-oooo! -dileggiano.
Nessuna integrazione con i pochi residenti o i turisti.
Qualcosa non funziona nel nostro sistema di socializzazione con gli stranieri.
Mi spiego adesso la battuta dell’operatore che rideva di me, tutta preoccupata per il mio animaletto. Circa 12 euro di biglietti, nessuno dei quali mi è stato controllato, né all’andata né al ritorno, nonostante l’altoparlante minacciasse multe salatissime ai passeggeri sprovvisti di biglietto vidimato.
Mi spiego anche perché questi vagoncini miniatura siano tali: servono giusto a una frangia di popolazione che accettiamo a stento, tutti gli altri viaggiano in costose e potenti automobili.

Mi spiego perché le tratte regionali siano abbandonate al pasto che ne fanno il tempo e all’usura, perché i sedili non vengano rinnovati e perché il tasso di pulizia ed “eleganza” sia minimo. Non dobbiamo certo far colpo sui turisti svizzeri che viaggiano da Bologna a Milano sulle varie Frecce colorate.
C’è solo bisogno di portare qualche “negro” da una parte all’altra.

Rustica progenie semper villana fuit (rustico e delicato)

Ogni tanto mi capita di scrivere dei pezzi più tecnici e devo confessare che non mi fa piacere.
Non perchè non mi senta gratificata nel descrivere le tecniche orticolturali, anzi, su quelle finisco per essere fin troppo prolissa tanto non mi par vero di poterne raccontare.
Ma sugli argomenti tecnici ci sono persone molto più preparate di me, anche se magari per mille motivi non scrivono. C’è poi una manciata di persone che fa entrambe le cose e non mi sembra che attualmente in Italia manchino i manuali di giardinaggio, alcuni scritti persino bene.

Il dispiacere che ho è quello di dover sottolineare spesso, troppo spesso, elementi che dovrebbero essere dati per scontati nel bagaglio di conoscenze di ogni giardiniere, ma che puntualmente vediamo sconfessati.
Da ciò si deduce una conoscenza tutta superficiale, appresa da sbocconcellamenti di conversazioni con chi ne sa di più, da letture smozzicate, da programmi televisivi un pochetto arruffoni, dalla pratica auto-appresa per mancanza di possibilità o di volontà.

C’è ancora una gran confusione in Italia per quello che riguarda il significato di “rustico e “delicato”.
Questo è senz’altro dovuto alla penuria nominis della lingua italiana per quello che riguarda il giardinaggio.
Le altre lingue importanti d’Europa hanno scelto il termine “resistente” o “robusto”, che dà molto più l’idea della tolleranza al freddo da parte delle piante.

Sebbene anche il francese abbia un intoppo di analoga natura con la parole “vivace” che signifca perenne ma è anche sinonimo di allegro, vivo.

Chi non ha mai sentito i peli del braccio sollevarsi sentendo dire: “Sì, è una bella pianta, ma a me non piace perchè mi dà l’idea di campagna: è rustica”.

Esempio tipico: il fico d’india.
Il fico d’india (Opuntia indica, O. ficus-indica) è da secoli utilizzato nelle campagne per delimitare gli appezzamenti di terreno e per parcellizzarlo, per fungere da siepe frangivento, da barriera per il fuoco e anche da recinto per gli animali da pascolo e da aia.
Diciamo che più “di campagna” del fico d’india non ce n’è.
E tutti sappiamo che “campagna” in latino si dice “rus”, donde il termine “rustico”. La rondine si chiama infatti Hirundo rustica, poichè abitatrice delle campagne, mentre il rondinotto dal ventre bianco è la Delichon urbica, cioè abitante dell’urbe.
Non avete dei parenti che vi hanno appioppato l’epiteto di “cugini di campagna”? Qualcuno ce li ha.
E quando si vuol dire di un prato che non è fatto solo di festuca o poa, ma anche di fiorellini e infestanti varie, si dice che è un prato rustico (consiglio a latere: se volete risultare assolutamente irresistibili, dite gazon, così non sarete tacciati di usare anglismi come il miiiiitico meadow! Ma attenzione, gazon, prairie gardens e meadow non sono la stessa cosa).

Allora piante come il Clorophytum comosum, la Bougainvillea, alcune grasse, le agavi, le aloe, gli agrumi e altre ancora, che sono notoriamente poco resistenti al freddo, vengono tacciate di essere figlie di rustica progenie.

Così come piante di una rusticità a tutta prova, come le peonie, gli aceri, le rose rubiginose, gli ellebori, ecc. per il loro aspetto fine ed elegante, o per la relativa difficoltà di coltura, vengono definite “delicate”.

Io spero che la parola “rustica” venga restituita infine alla campagna da cui etimologicamente proviene, e che anche in italiano si usi la parola “resistente”, come alcuni già fanno.

Corrette definizioni orticole:
Rustico: resistente al freddo
Delicato: non resistente al freddo

Le diciture sono genericamente le seguenti: tropicale/molto delicata, abbastanza delicata, delicata, poco rustica, abbastanza rustica, rustica, molto rustica.

E’ semplice, ed è tutto qui.

I mercenari 2

Il cinema mi alza sempre il morale. Se non avessi passato una giornata da schifo forse non ci sarei andata.
“Me ne vado a un cinema”. Cazzo che verità. La dice Sarah Connor nel primo Terminator. Si mette una maglietta rosa slavata, di quelle tipo batik che andavano di moda negli ’80 e dice “Io me ne vado a un cinema”.
E io aggiungerei: faculo a tutto il resto. Nel cinema uno si dimentica della sua merdosa vita, delle merdose persone che ti serpeggiano vicino, delle merdose camicie di forza che ti strangolano.

Santa guadalupe, in certe scene pensavo che sarebbe spuntata fuori una quattro stagioni su un vassoio con la scritta “Planet Hollywood”, ma mi sono sentita come ad una rimpatriata di ex-alunni, a sparare cazzate sulle professoresse e aneddoti sui culi delle compagne.
E che il diavolo mi prenda, avrei voluto essere lì con loro.

Alcune ragioni per spendere di più

Ricevo e pubblico:

il 5 Settembre scorso, presso la sede dell’Associazione Florovivaisti Bresciani, ha avuto luogo un incontro promosso dal Consiglio Direttivo tra le aziende associate sul tema dell’illegalità nel settore florovivaistico.

Le aziende florovivaistiche lamentano un notevole disagio per quanto riguarda l’abusivismo e il lavoro nero.
Oltre alla crisi economica che sta letteralmente stroncando un settore che, soprattutto in Lombardia, ha vissuto anni di forte crescita, si aggiunge anche l’aumento di manodopera improvvisata (spesso anche ben organizzata) e soprattutto abusiva a tariffe di gran lunga inferiori alla norma. I cittadini e le aziende devono sapere che nel rivolgersi ad un lavoratore abusivo, condannano le imprese che lavorano legalmente rispettando norme e regole, e di conseguenza le famiglie dei collaboratori alle proprie dipendenze,creando ulteriore altra disoccupazione.

E’ stato ribadito che il committente deve sapere che il lavoro delle aziende che operano nella legalità è certificato da corsi di formazione sulla sicurezza, da qualifiche che dimostrano le competenze professionali, ma soprattutto in regola con la contribuzione agli enti preposti. Sia l’imprenditore agricolo che l’artigiano del verde sono figure riconosciute nel mercato del lavoro con precise responsabilità, adempimenti nei riguardi degli obblighi di legge e competenze in termini di materiali, mezzi d’opera e, non da ultimo, professionalità ed esperienza.

Affidarsi pertanto a novelli “prestigiatori” del settore (ad esempio pensionati effervescenti o jardiniers riciclati da altri comparti economici), non solo può riservare sorprese negative sulla qualità del lavoro eseguito ma può addirittura causare veri e propri danni biologici al verde, privato o pubblico, che possono essere sanzionati mediante un’apposita perizia agronomica e riconosciuti in tribunale.

Indipendentemente dalla tipologia di intervento che si vuole realizzare in giardino, sia esso di costruzione oppure di manutenzione, il committente – privato o pubblico – deve sempre ricordare che di questo risulta responsabile davanti alla legge.
Il codice civile e penale indicano chiaramente che il committente, nel caso di accadimenti negativi nella sua proprietà, è corresponsabile per l’azione e le conseguenze di coloro che ha chiamato ad operare. Un semplice esempio: vi mettereste al volante di una autovettura priva di assicurazione?

Il singolo cittadino deve sapere che affidare un lavoro a persone “non in regola”, non solo mette in gioco la sopravvivenza delle imprese, ma lo pone nella condizione di danneggiare se stesso. In caso di infortunio, di danno a terzi a persone e/o cose il diretto responsabile è colui che ha commissionato il lavoro.

Le amministrazioni pubbliche devono essere consapevoli che offerte al massimo ribasso, non possono che celare qualche incongruenza nella risposta all’appalto, da qui lavori non fatti a regola d’arte, o forniture non rispondenti alle richieste, quando non adempienti alle norme prescritte

In occasione dell’incontro si è più volte ribadito che un prezzo basso non è sinonimo di un guadagno basso, bensì di qualche carenza lungo la “filiera” di lavorazione e/o produzione.
Emerge la necessità di far acquistare prodotti locali, sostenendo la produzione regionale piuttosto che quella proveniente dai paesi del nord Europa, cosa che avvantaggerebbe le aziende incentivandole a produrre.

La richiesta dell’assemblea è stata quella di interessare l’opinione pubblica riguardo la problematica, e quella di invitare le istituzioni, ad agire dal punto di vista legislativo, rendendosi disponibili al dialogo con gli imprenditori e produttori del verde, alleggerendo il peso fiscale, sburocratizzando le aziende in maniera concreta, per poter permettere alle nostre aziende di rendere accessibili a tutti, le nostre prestazioni, i nostri lavori e i nostri prodotti, e quindi ridurre l’evasione fiscale.

E’ bene ricordare che il florovivaismo della nostra regione e soprattutto della nostra provincia, vanta oltre 1200 addetti che fanno di questo settore una vera eccellenza italiana, con importanti aziende cresciute negli anni che oggi esportano prodotti in tutta Europa.

L’obiettivo dell’Associazione Florovivaisti Bresciani è quindi quello di lavorare per creare un’inversione di tendenza, sensibilizzando il più possibile cittadini e amministrazioni pubbliche, per far capire quanto è alto il grado di responsabilità di ognuno nel sostegno della legalità.

Andrea Mazza
Ufficio stampa
Ass. Florovivaisti Bresciani
http://www.florovivaistibs.it
Mob +39 339 1351913
Mail stampa@florovivaistibs.it

Associazione Florovivaisti Bresciani
http://www.florovivaistibs.it
http://www.facebook.com/eventiverdibresciani
Tel +39 030 3534008

Una brutta giornata, un bel ricordo

Oggi è venerdì 21, anzi, la notte del 22. Ma pubblico questo pezzo con un po’ di ritardo per lasciare spazio al Festival dei Gufi.
Oggi mi hanno fatto ricordare di un personaggio che ha reso la mia infanzia più movimentata di quanto molti potrebbero pensare.
Da piccoletta guardavo sempre il wrestling in tv. All’epoca lo chiamavamo “catch” e i lottatori erano giapponesi. C’erano Tiger Mask, Antonio Inoki, Tastumi Fujinami.
Era tutt’altra cosa rispetto al wrestling americano fatto di schiaffoni, muscoli lubrificati, omaccioni pettinati con la coda di Barbie e calzemaglie colorate.
Era uno sport serio.

Lo vedevamo con il commentissimo di Tony Fusaro.
Era davvero un pezzo che non ripensavo a Mimi Hagiwara, soprannominata proprio da Fusaro “la Farfallina Bianca” poichè vestiva sempre un semplice body bianco, senza nessuna decorazione. Mimi Hagiwara era un po’ la Chris Evert del catch, era bella, aveva i capelli lunghi e li lasciava liberi. Era un vantaggio per le altre lottatrici, ma lei correva il rischio perchè saliva sul ring e combatteva non solo con lo spirito del lottatore, ma anche con quel senso dell’estetica del combattimento che solo i giapponesi possiedono.

Di lei si diceva “appena alza una gamba l’avversaria è già a terra” . Era delicata e fortissima, agile e tenace.

Grazie Mimi, grazie per le tue gambe, i tuoi capelli, il tuo body bianco, e anche per aver lanciato qualche arbitro fuori dal ring.

Il festival dei gufi

Generalmente faccio qualcosa per festeggiare il 23 settembre. Non perchè sia il mio compleanno, men che meno per onorare santi.
Lo faccio per ricordare il giorno della partenza di Frodo da Hobbiville e quei capitoli del Signore degli Anelli così trascurati e poco amati dai fan di Tolkien che preferiscono le epiche battaglie ai viaggi notturni, le armature metalliche e gli stendardi ai mantelli con cappuccio, le razioni di guerra invece dei funghi.

Ricordo sempre Tolkien il giorno della sua nascita, il 3 gennaio, ma non lo faccio nella data di morte, il 2 scorso.
Preferisco pensare a come tutto iniziò, perciò alle nascite e alle partenze.

Per sua stessa ammissione Tolkien scelse questa data per la sua coincidenza con l’equinozio d’autunno, il momento in cui le giornate si accorciano. I due punti in cui l’eclittica della Terra incrocia quella del Sole, sono momenti cardine dell’anno solare astronomico, e lo furono per millenni nel calendario agricolo. Non a caso festività importantissime, se non sovrapposte, sono collocate in date vicine ai nodi equinoziali o ai punti di massima o minima declinazione (solstizi).

Quest’anno invece di pubblicare uno stralcio del Signore degli anelli, o inventarmi qualche coniglio, sono stata condotta all’ispirazione sull’ala di un gufo.
Il 22 e il 23 settembre si terrà il Festival del Gufo, dedicato non solo al Bubo bubo, ma a tutti i rapaci notturni.
Amo gli strigiformi in maniera quasi primordiale, e non posso fare a meno di pensare alla bellissima poiana codarossa di Ladyhawke, al barbagianni di Labyrinth, al gufo coperto di ragnatele di Brisby e il segreto di Nimh.
Animali affascinanti, leggiadri, prediletti dai culti antichi e dal folklore soprattutto nord-europeo.
Che io ricordi non ci sono strigiformi nel Signore degli anelli, piuttosto corvi, e ovviamente, le aquile. Perciò spero che il Professore mi perdonerà se lo ricordo con un animale poco hobbitico, ma che sicuramente egli stesso amava.
Disse di un albero abbattuto che lo avrebbero rimpianto solo lui e un vecchio gufo che vi abitava.

Gufi e altri rapaci, notturni e diurni sono in grande diminuzione in Italia. Il Festival del Gufo si propone di evidenziarne le cause e proporre delle soluzione per l’aumento della popolazione.
Inoltre mi fa molto piacere segnalare che il 22 mattina si terrà una conferenza sui rapaci della Calabria.
Il Festival del Gufo è promosso dall’Associazione Noctua.

Di seguito qualche informazione raccolta dal sito e dal comunicato stampa.

La Noctua è lieta di presentare il più grande evento al mondo dedicato ai rapaci notturni:

Sabato 22 e Domenica 23 settembre 2012
Parco del Castello di Grazzano Visconti (Piacenza)
3° FESTIVAL DEI GUFI
Il mondo dei Gufi a 360°

Si dice che il gufo rappresenti la saggezza.
Invocarlo significa agire con visione interiore e può essere chiamato anche nel momento in cui si ha bisogno di vedere chiaro nelle tenebre…

Il Festival dei gufi è una manifestazione dedicata ai rapaci notturni, della durata di due giorni, che avrà luogo nel Parco del Castello di Grazzano Visconti in provincia di Piacenza, www.castellodigrazzanovisconti.it.
Il Festival sarà un momento unico e irripetibile per un pubblico di collezionisti, appassionati di natura, di arte, cultura e divertimento.
Svariate le aree tematiche del festival: pittura, scultura, fotografia, musica, artigianato italiano, libri, gufolandia, convegni e tavole rotonde, tutto rigorosamente a tema Gufo.


L’obiettivo del festival è quello di far conoscere e divulgare la salvaguardia della natura selvatica di queste specie protette, che devono vivere libere nel loro habitat.

Il Festival dei Gufi è la prima manifestazione pubblica realizzata in questo giardino meraviglioso: si tratta di un parco, inserito nel circuito dei Grandi Giardini Italiani, esteso su oltre 15 ettari di boschi e prati con piante rare, fontane, statue, oltre al nuovo nato Butterfly Heaven: un giardino creato per le farfalle e gli insetti utili.

All’interno del Parco si trova il Castello, normalmente chiuso al pubblico e solo in questa occasione saranno disponibili e visibili alcuni ambienti mai aperti prima, oltre allo studio del Duca Giuseppe Visconti di Modrone.
QUI una pagina sul parco del castello, con una bella galleria fotografica di piante e panorami del giardino
Saranno inoltre presenti i Gufi di Parcobaleno, rapaci notturni che sono stati curati e riabilitati dal centro di recupero fauna selvatica di Mantova e che saranno liberati in occasione del festival.

Orari: sabato 22 settembre 10:00/19:00 – domenica 22 settembre 10:00/19:00
Costo del biglietto d’ingresso per persona: 1 giorno: 8 euro, 2 giorni: 12 euro
Bambini: ingresso gratuito fino a 12 anni
Previsti sconti e riduzioni speciali

Per ulteriori ragguagli si possono trovare tutte le informazioni sul sito web www.festivaldeigufi.it che viene aggiornato continuamente

Il Festival dei gufi intende proporre un molteplice orientamento, rivolgendo il proprio invito a tutti, sia esperti che semplici appassionati o collezionisti e curiosi attraverso un’offerta di eventi, iniziative, mostre ed incontri capaci di interessare un pubblico vario e composito.

Sarà strutturato su sezioni parallele che utilizzeranno strumenti comunicativi di vario tipo (ludico, scientifico, folkloristico, letterario, etc.) per dare una lettura moderna della conoscenza degli Strigiformi. Tutto il Festival tiene conto delle aspettative di un pubblico non specializzato, ma anche degli appassionati e dei conoscitori. Ci saranno eventi ricreativi adatti a tutti che avranno come comune denominatore il Gufo.
Pagina sulle aree tematiche

Abitualmente sono in programma delle mostre fisse:
Mostre d’arte e fotografiche – Mercatino per collezionisti – workshop gufosi – laboratori didattici per bambini – liberazione di gufi e civette in natura – visite guidate notturne per vedere i rapaci notturni dal vivo – spettacoli di teatro danza- musica – convegni dibattiti scientifici – partecipazioni di artisti ed esperti stranieri – art tattoo – gufolandia per i gufogiochi… e tanto altro.