Mese: Maggio 2014
Curva pericolosa
Arripati* gelso!
*Scansati
Se per magia potessi entrare in possesso di ettari ed ettari di terra, sicuramente troverei il modo di piantare qualche gelso. Ma non credo accadrà in questa vita.
Un solo gelso ha già prodotto abbastanza devastazioni nella mia esistenza di giardiniera: si è rubato quasi tutto il mio giardino, e il resto se lo sono mangiato un arancio e un albicocco. Quanti anni spesi a scacciarlo, a evitare che i suoi rami e le sue radici prendessero possesso di tutto lo spazio. Infine, com’era facilmente ipotizzabile, ha vinto lui su tutta la linea, se si eccettuano potature straordinarie per evitare che strappi i cavi telefonici, o che sporchi tanto da far scivolare i vicini sul tappeto di more.
I cani in questo periodo hanno le zampe di un bel violetto prugna.
Per un solo gelso occorre uno spazio di circa 500 metri quadrati. Tutto libero intorno, dico.
Nonostante il gelso non sia stato un albero buono con me, se si dispone dello spazio adatto, merita senza dubbio di essere piantato, se non altro come richiamo per l’avifauna e i piccoli roditori.
E poi per il profumo. Il gelso profuma? Sì, moltissimo. Il tipico profumo delle rosacee da frutto, reso umido dalla mollezza delle bacche. Di sera profuma di rose, tanto che se si chiudono gli occhi e ci si sdraia sul letto con gli occhi chiusi, si può sognare di essere distesi sotto una pergola di rose.
A mezzogiorno ha un profumo intenso, dichiarato, esplicito, ma mai pesante o volgare, come quello del Rhyncospermum, ad esempio, che va al marcio.
Finita la cascola, il gelso fa un’ombra profonda e fitta, fresca e asciutta.
A proposito dell’ombra finalmente pulita del gelso in estate, mi è venuta in mente una frase che scrisse anni fa Marjolein Bastin:
Il vecchio gelso era un “posto delizioso” dove lavorare all’aperto.
Ci credo. Se si mette una panca e un tavolo proprio al limite esterno della chioma, non c’è riparo più gradevole del gelso per scrivere o disegnare.
Majolein, stanca del pallido sole olandese, va a cercare l’azzurro del cielo provenzale. Carica l’auto di fogli da disegno, matite, cani e famiglia, e parte.
“Ogni casa ha il suo albero”, osserva “Pini, cipressi e gelsi”.
Tornano i gelsi (e anche i gruccioni). Chissà se i gelsi provenzali sono di qualche varietà sterile o non molto fruttifera, o se era solo perché non davano fastidio a nessuno.
Arripati, gelso, ca llordi (Scansati, gelso, perché produci sporcizia).
Gros Choux de Hollande
Gira l’abitudine di inserire valanghe di foto di fiori, senza dire nulla di loro, accompagnadole al massimo con qualche frase fatta, una citazione, un buongiorno, uno smiley, o l’onniprese tazzina di caffé.
Detesto questo modo di fare. Chi sta da tanti anni sul web giardinicolo, ha lavorato moltissimo e si è fatto in quattro per allargare la conoscenza sulle piante e sul giardino, attraendosi persino antipatie per il rigore intellettuale.
Lo dirò chiaramente: Continua a leggere “Gros Choux de Hollande”
E meno male che avete raccolto informazioni!
Dopo aver raccolto alcune informazioni sul sito (eh, si vede, vi siete ammazzati a spulciare qua dentro!) da voi curato e sulla particolare nicchia di mercato (eeeh, sì, la mia nicchia è la mia nicchia, ci ho il mercato, qua, io!) alla quale vi rivolgete ed alla quale anche noi siamo interessati (guarda, non penso proprio che tu sia interessato alla mia nicchia, visto che è quasi un loculo), abbiamo pensato di contattarvi per valutare una possibile collaborazione commerciale (noooo, ma che mi dici! Sono sorpresa, confusa e felice!). Continua a leggere “E meno male che avete raccolto informazioni!”
Un jeans, una maglietta e una parabola
Blossom zine, summer
Ribloggo il numero 5 di Blossomzine dal sito di Trem. Questo mese consiglio di leggere oper primo l’articolo di Marcella Scrimali sull’estate meridionale. Buona lettura (è gratis, ricordatevelo).
Dal panopticon alla tessera della palestra, passando per la leva militare
Vorrei condividere con voi un pensiero che mi ha attraversato la mente ieri, pomeriggio tardi, mentre ritornavo a casa e sentivo la radio.
Stavo in realtà pensando per l’ennesima volta al recupero della prigione di Moabit, a Berlino, di cui ha molto ben scritto Anna Kauber sullo scorso numero di “Rosanova” (n°34, Ottobre 2013, pag. 41).
Moabit fu disegnata secondo il panopticon, il celebre modello dettagliatamente descritto da Michel Foucalt con riferimento all’idea di Jeremy Bentham che per ottenere la pace universale occorresse inculcare il rispetto per la gerarchia e la disciplina. Continua a leggere “Dal panopticon alla tessera della palestra, passando per la leva militare”