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25 luglio 2004 – Giglio col bene che ti voglio
Lilium speciosum rubrumSiamo in luglio, per cui fioriscono i gigli. I gigli sono una di quelle piante di cui si può essere veramente orgogliosi se vengono su bene, perché vederli fiorire copiosamente anno dopo anno non è così semplice. Inoltre hanno un’aria decisamente poetica e raffinata. A parlar di gigli vengono in mente schiere di angeli che affollano cieli tempestosi in affreschi ottocenteschi, con un gran turbinìo di lunghe ali piumate; oppure cupe nature morte fiamminghe, oppure ancora bimbi vittoriani simili a piccoli cherubini, che cantano in coro la Gloria del Signore. Non c’è niente da fare: i gigli hanno in sé qualcosa di metafisico. Farseli amici è relativamente semplice, ma metterli al posto giusto è molto più difficile. Come prima cosa è necessario comprare bulbi di qualità ed in buona salute, perciò rigirateli bene in mano e controllate che siano sodi e che non presentino ammaccature o tracce di muffa. Bisogna inoltre piantarli al più presto perché si seccano facilmente. Preparate una buca di almeno 50 cm di larghezza e profondità, disponete sul fondo uno strato di ghiaia bello alto, poi riempite con dell’ottimo terriccio mescolato a concime granulare bilanciato e una buona quantità di letame stravecchio. I bulbi vanno interrati a circa 15-20 cm di profondità, e vanno adagiati su un ulteriore strato di ghiaia, leggermente inclinati su un fianco. Questa operazione è fondamentale, perché i bulbi di giglio temono i ristagni d’acqua, ed il terreno deve essere sì ricco e friabile, ma anche molto drenato. In genere come drenaggio io uso ghiaia di mare lavata molto bene, ma è meglio quella di fiume perché è meno calcarea, ed i gigli odiano il calcare. Anzi, buona norma è procurarsi un po’ di terriccio di montagna o comprare un sacchetto di terra per azalee. I gigli devono essere anche annaffiati molto, ma non devono rimanere “a mollo”. La posizione dovrebbe essere come per le clematis, con il fusto al sole ed il piede in ombra, perciò sono compagni ideali di cespugli di altezza media, inoltre si sposano molto bene con le rose rifiorenti, purché queste abbiano tinte delicate. Un’accoppiata classica è quella di rose bianche e gigli rosa scuro, come il ‘Black Dragon’ o il ‘Black Beauty’, od anche rosa più chiaro, come quelli del gruppo ‘Pink Perfection’ o il Lilium regale o il L. speciosum rubrum. Questi accostamenti sono magnifici anche in un vaso di fiori recisi, ma abbiate cura di recidere i gigli non più di una volta ogni tre anni, perché il bulbo ha bisogno del nutrimento che proviene dal fusto per ingrossarsi e riprodursi. Ed anzi dovete SEMPRE togliere le capsule dei semi che si formano a fine fioritura. Un’altra operazione fondamentale è quella di sostenerli con delle canne, perché altrimenti si “sdraiano” e se si tenta di rialzarli il fusto si spezza.
Uno dei miei gigli preferiti è l’ ‘African Queen’, di colore giallo dorato. Potete inserirlo in una bordura dai toni caldi oppure usarlo come contrasto per fiori viola o blu a stelo alto, come la speronella (Consolida ajacis), la Salvia uliginosa o la Salvia x superba, od ancora l’Eryngium (cardo di mare) e l’ Echinops (cardo palla). Di gigli in verità esiste una tale quantità di specie, varietà ed ibridi orticoli, che avrete solo l’imbarazzo della scelta. Sono talmente tanti che è stato necessario classificarli in nove sezioni a seconda del tipo (asiatici, martagon, candidum, americani, longiflorum, aureliani, orientali, altri ibridi, specie vere). Se ne trovano sfusi anche ai consorzi, ma sono sempre del tipo asiatico, non orientale, e men che mai del tipo aureliano, che secondo me sono i più eleganti in assoluto, quelli che più corrispondono all’idea poetica e metafisica di giglio. Gli inglesi solitamente ( e saggiamente) accostano i gigli ai Delphinium, cosa che purtroppo noi non possiamo fare perché i meravigliosi Delphinium purtroppo non amano i climi caldi come il nostro. Noi possiamo ripiegare sulle ormai celebratissime graminacee ornamentali e sulle salvie, sull’Achillea, sulla lavanda e sul rosmarino. Una raccomandazione importante è quella di piantarli in gruppi molto numerosi, di almeno cinque esemplari, perché da soli risultano goffi e sgraziati. I gigli sono estremamente eleganti se coltivati in bei vasi di cotto, per la felicità di chi ha un balcone o un terrazzo, purché i vasi siano piuttosto grandi. Non limitatevi ai gigli asiatici dei consorzi (bassi, con un fiore stellato molto elementare, con quello scialbo aspetto da fiore reciso), cercate quello che di migliore e più bello offre il mercato (anche se non bisogna dimenticarsi che la bellezza costa…).