Il fenomeno del cosiddetto “neoruralismo” non è solo nostrano, ma globale: basti pensare che in America la gente scappava dalle città già alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il fenomeno è diffuso nei paesi più industrializzati a tal punto da poter essere considerato intrinseco alla rumorosa città moderna, dove “l’ illusione manca e il cielo si mostra soltanto a tratti, tra le cimase”.
Il libro di Valerio Merlo affronta la questione con metodo e con rigore scientifico, esponendo con dovizia di particolari e con linguaggio semplice e mai dottorale, i passi fondamentali della storia sociale della città moderna, partendo dall’epoca pre-industriale per arrivare ai nostri giorni, passando per le principali teorie urbanistiche del Novecento.
La trattazione si sofferma sugli orti comuni e “senza casa” presenti all’interno del tessuto urbano, sui giardini operai francesi, sull’ “orticello di guerra” italiano di epoca fascista, sui relief gardens e sui victory gardens, fino a raccontare gli esperimenti più recenti dei “green guerrilas”.
Ma questo è solo il punto di partenza per arrivare ad una conclusione tanto sorprendente quanto amara: il “neoruralismo” dei nostri giorni è caratterizzato da un desiderio di consumismo che pervade tutto il mondo industrializzato: la campagna si sostituisce o si affianca alla città non come luogo di ristoro dallo stress della vita cittadina, ma come mezzo di consumo e piacere, fino a trasformarsi in uno spazio non più rurale, ma residenziale e turistico.
La riflessione proposta da Merlo è che molti aspetti del “neoruralismo” esprimano le caratteristiche dell’uomo moderno, o meglio, “ipermoderno”, “narcisista, geloso della propria autosufficienza, che aspira ad una vita sociale ricca ma basata su legami deboli e instabili, interessato a conseguire il benessere immediato, pronto agli eccessi, che tende a sottrarsi agli impegni della vita collettiva e rimane indifferente rispetto alle sfide della storia.”. Un uomo cioè completamente immerso in una società priva di tradizioni e basata sull’individualismo, cioè “liquida”.
Contemporaneamente altre persone si muovono verso l’opposta direzione, alla ricerca di un senso profondo della vita e della condizione umana, verso il recupero della tradizione e della fede religiosa, verso il comunitarismo e l’altruismo.
In conclusione un volume che definire interessante è poca cosa. Immancabile per chi ami leggere il verde non solo come un esercizio di stile o l’applicazione di tecniche di giardinaggio, ma per chi sia seriamente interessato ad una riflessione sociologica e all’acquisizione di strumenti per interpretare un fenomeno che ci circonda e riguarda da vicino.
Voglia di campagna. Neoruralismo e città
di Valerio Merlo
Città Aperta Edizioni
Valerio Merlo ha studiato a Roma, laureandosi in Sociologia. Dal 1974 al 1995 ha lavorato presso la CISL, ricoprendo vari incarichi tra cui quello di direttore sull’Osservatorio sulla politica agroalimentare, e dal 1996 al 2004 presso la Fondazione Enpaia come coordinatore responsabile delle gestioni previdenziali dei periti agrari e agrotecnici. Ha collaborato per molti anni all’ attività di ricerca dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (INSOR), di cui è stato segretario generale nel periodo 1987-1996. Come docente a contratto, dal 1998 al 2004 ha insegnato sociologia economica presso la Libera Università San Pio V di Roma. Attualmente si dedica allo studio e alla ricerca nel settore della sociologia rurale e ambientale. Dal 2004 è membro dell’ Accademia dei Georgofili.
È autore dei seguenti volumi: Né rossi né gialli. I cattolici e l’idea sindacale , La foresta come chiostro. Influsso delle idee cristiane sull’ambiente vegetale, Sociologia del verde, Contadini perfetti e cittadini agricoltori nel pensiero antico.
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