Piante spontanee 3


Lupinus angustifolius
Mi ero ripromessa di non prendermi più di due settimane per trattare le piante spontanee, ma mi accorgo di averne lasciate fuori tante, troppe. Ad esempio l’onnipresente Calendula arvensis, la piccola margheritina color arancione, che è la forma selvatica della Calendula officinalis che viene usata non solo nel giardino, ma anche in cosmesi e in erboristica.
Bisogna considerare che qualsiasi pianta spontanea può trovare posto anche nei nostri giardini, sempre che gli diamo le giuste condizioni di insolazione e un terriccio adatto. La calendula spontanea trova la sua collocazione ideale in ampie zone irregolari sotto gli ulivi. Poiché il terreno sotto gli ulivi piene spesso vangato e spianato meccanicamente, i fiori bassi e prostrati come la calendula sono la scelta migliore. Un’altra pianta bassa che si trova facilmente allo stato spontaneo è la margheritina dei prati, la Bellis perennis. I giardinieri professionisti l’hanno in antipatia per la sua resistenza e la sua capacità di riprodursi da seme, ma io trovo che questi siano dei pregi. Cos’è più meravigliosamente romantico di un prato di margheritine? La pratolina si trova anche in commercio ma sempre nella sua veste peggiore, cioè di “pomponetta”, con il fiore stradoppio a pompon, appunto. In genere si trovano sfumature di rosa carico e rosa pallido, ma anche di bianco. Naturalmente è una questione di gusti, ma io non amo per nulla la pomponetta, come non amo le versioni stradoppie di fiori che sono nati semplici, come la violetta o la pansè (Viola x wittrockiana), e che nella loro forma doppia mi appaiono come qualcosa di innaturale e leggermente grottesco. Si è ancora in tempo per andare nei boschi radi e nelle campagne a cercare qualche margheritina di prato per portarsela a casa: una volta acclimatate in pochi anni ne avrete una quantità esorbitante. La pratolina non risente del trapianto, specie se viene estratta tutta la zolla.
Una pianta che invece lo soffre moltissimo è la Lobularia maritima, o alisso. Più di una persona mi ha detto di aver provato a portarselo a casa, e che poi è morto. Muore sempre o quasi sempre, anche io ci ho provato numerosissime volte. Quello che bisogna fare in questi casi è procurarsi il seme. Tutte le piante spontanee in genere si riproducono estremamente facilmente per mezzo dei semi, e l’alisso non fa eccezione. Tuttavia io confesso di preferire le varietà coltivate a quella spontanea, poiché il cuscino formato dai fiori è più compatto, i colori più interessanti e il profumo più raffinato. Tuttavia è e rimane una questione di gusti. L’alisso può essere piantato nei giardini rocciosi e negli interstizi dei muri e secco, e in natura cresce anche nelle fessure dell’asfalto.
Un’altra piantina molto comune sui lungomare, nelle campagne e nelle zone povere e sabbiose è la Silene, chiamata anche pianta pigliamosche . E’ un fiorellino rosa scuro, in sé per sé poco interessante, ma se lasciato riprodursi diventa una stupenda macchia di colore. Sarà ideale come riempitivo nelle aiuole e sparso in prati ampi e un po’ incolti. Ne esiste una forma bianca piuttosto rara, ma da noi si osserva molto comunemente quella rosa.
Altrettanto comune nelle campagne è la Nigella damascena. Dovrete essere pazienti ed aspettare la fine della fioritura per raccoglierne i semi, perché difficilmente la Nigella sopporta il trapianto. Tuttavia vi consiglio di ritirare una bustina dai cataloghi o di farvela prenotare in qualche negozio, perché la varietà coltivata è infinitamente superiore a quella selvatica. I colori sono più decisi e più vari, lo stelo più alto e robusto. Ne esiste una varietà blu scuro (la ‘Oxford Blue’) veramente strepitosa.
Sempre per seme si è costretti a riprodurre il Lupinus angustifolius, uno dei pochissimi lupini che può sopportare il nostro clima caldo. Si trova spontaneo in molte zone, ne ho visto parecchio salendo a Gerace ed anche verso Siderno Superiore. Le sue spighe azzurre e il suo fogliame grigio lo rendono immediatamente riconoscibile. I semi vanno raccolti e seminati appena sono asciutti, cioè a settembre. Per maggiore sicurezza vi consiglio di smezzarli e di seminare di nuovo a metà marzo. Con i semi io ho ottenuto due piante soltanto, ma almeno è un inizio: con queste cose bisogna aver un po’ di pazienza.

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