La tulipanomania


Il famosissimo Tulipano Semper Augustus, la varietà più nota, rara e ricercata del 1600. Purtroppo oggi è fuori produzione, anche se esistono molte varietà simili, come il Carnival de Nice
Pochissime persone sanno che ci fu un momento della storia –dalla fine del 1500 alla metà del 1800- in cui in Europa furoreggiò la moda del tulipano. Tra gli appassionati è una cosa abbastanza nota, ma è presumibile che ne siano a conoscenza anche storici ed economisti, poiché il tulipano fu la pianta non alimentare più importante della storia.
Ancora oggi il tulipano non è tra i bulbi più economici. Con il rincaro dovuto all’euro, un bulbo di tulipano dovrebbe costare intorno ai trenta centesimi. Non sono pochissimi, perché per avere risultati decenti bisogna comprarne almeno cinquanta, e soprattutto perché è un investimento limitato alla sola primavera successiva, dato che i tulipani difficilmente rifioriscono un secondo anno. E questo prezzo è valido se consideriamo il tulipano di tipo comune, ma per varietà particolari allora si arriva a pagare venti euro una confezione da sei bulbi.
Il tulipano è una pianta di origine orientale, ed anzi il suo nome pare derivato dal turco “tulban”, che significa “turbante”. In Medio Oriente era conosciuto già un migliaio d’anni fa, ma arrivò in Europa solo agli inizi del Cinquecento. Dapprima furono fritti, bolliti, infornati, marinati e stufati, ma fu ben presto chiaro che il tulipano non era buono da mangiare, benché non fosse velenoso. In seguito furono portati a Vienna dove furono finalmente catalogati e coltivati come piante ornamentali. Il tulipano è una pianta di enorme bellezza, non c’è quindi da stupirsi che i nobili ed i ricchi cominciassero a farseli portare direttamente dalla Turchia. Soprattutto in Francia ci fu in particolare attenzione per questo fiore, e le signore eleganti lo portavano appuntato al décolleté. La follia vera e propria cominciò dopo il 1610, in Olanda. In pochi anni tutti gli olandesi ne furono contagiati, il prezzo dei tulipani aumentava quotidianamente e in modo esponenziale. Tutti investivano i proprio soldi in tulipani, sia nobili che gente comune. Dapprima era necessario dimostrare di possedere fisicamente i bulbi, ma poi bastò attestarne l’acquisto tramite una dichiarazione rilasciata dalla Borsa. Pare anzi che il nome “Borsa” derivi dalla famiglia Van Bourse di Bruges, nella cui casa si riunivano tutti coloro che speculavano sul mercato dei tulipani.
Alcuni documenti del tempo testimoniano fatti che a noi sembrano completamente assurdi: un birraio di Lille cedette la sua birreria per un singolo bulbo; un signorotto cedette dodici acri di terreno, altre persone ancora cavalli, carrozze ed intere fattorie (con tutti gli animali). All’inizio del 1600 una piccola aiuola di tulipani veniva valutata tra 15.000 e i 20.000 franchi. Ma la tulipanomania di trasformò prestissimo in speculazione economica ed anche in fanatismo: un tale che aveva pagato un’enormità un bulbo di una varietà particolare, seppe che un calzolaio ne aveva uno uguale e glielo pagò 15.000 fiorini olandesi, per poi calpestarlo davanti ai suoi occhi. Infine disse al calzolaio che pur di averlo sarebbe arrivato a pagarlo anche dieci volte tanto. Sicché il calzolaio, senza batter ciglio, entrò in casa e si impiccò. Ovviamente anche la moda e l’arte furono colpite dalla tulipanomania, e tutte le stoffe, i pizzi, i broccati ed i damaschi, avevano motivi a forma di tulipano. Nessun pittore dipingeva nature morte senza tulipani.
Nel 1637 fu decretato che la compravendita dei tulipani dovesse essere trattata come i normali affari: questo segnò la fine delle speculazioni e molti andarono in rovina. Ma la tulipanomania si era già molto affievolita da qualche anno. Non per questo il tulipano divenne una pianta a buon mercato, se pensiamo che circa duecento anni dopo, per il suo giardino della Malmaison, l’Imperatrice Giuseppina doveva pagare un solo bulbo ben 4.000 franchi. Anche in Turchia, dove il tulipano è pianta autoctona, il Gran Visir ordinava i bulbi a 50.000 per volta, e pare che nel suo giardino ne contasse più di mezzo milione. In seguito il tulipano fu coltivato in Inghilterra, dove veniva spesso usato per colorare i prati in primavera. Le signore uscivano con i loro sacchetti di bulbi, e li gettavano alla rinfusa mentre passeggiavano, per poi piantarli lì dove erano caduti. Ancor oggi questo è il metodo più usato per sistemarli in ampi prati semiselvatici.

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