
sin. ‘Queen of Denmark’, ‘Dronningen av Danmark’
Booth, Gran Bretagna, 1826
Alba
Della ‘Königin von Dänemark’ solitamente si dice che ogni suo fiore sia perfetto, che sia la più bella della classe delle Alba, e che sia una delle più belle Rose antiche in assoluto. Esagerazioni? No, tutte queste cose sono vere. Se amate il colore rosa ed il fiore di tipo antico, non abbiate incertezze nell’acquistare questa rosa, che è veramente regale.
Il colore va a sbiadire all’esterno, come per ogni rosa antica che si rispetti. Da principio il fiore si apre perfettamente turbinato, poi si divide in quarti mostrando un bottoncino verde al centro, rialzato. A volte la divisione in quarti riesce meno ordinata e la corolla rimane piacevolmente morbida.
Se volessimo trovarle un difetto, potremmo senza dubbio dire che non riesce facilissimamente nelle esposizioni soleggiate dei climi caldi, dove il sole cocente fa afflosciare ed appassire velocemente il fiore, accorciandone di molto la durata e scurendolo. Purtroppo il peduncolo corto non consente di utilizzarla come fiore reciso.
Da me si è dimostrata lentissima nella crescita: in sei anni è arrivata a 60 cm. di altezza, e non ha dimostrato neanche la voglia di infittire le ramificazioni. Credo che tutto questo sia dovuto al caldo eccessivo, poiché la ‘Felicité Parmentier’, un’altra Alba, in posizione semiombreggiata è alta e rigogliosa.
Come per tutte le Alba, il fogliame è glauco, con buona resistenza alle malattie. Il profumo è uno dei punti di forza di questa rosa, sottile ed intenso, puro, senza nessuna contaminazione.
Essendo una rosa che fiorisce sul legno vecchio, la potatura potrà essere effettuata subito dopo la fioritura e dovrà essere molto leggera. Altrimenti è possibile dare una pulitina dopo la fioritura e rimandare la potatura vera e propria ai mesi invernali.
Dall’Enciclopedia delle rose della RHS sappiamo che questa fu la prima rosa ad essere al centro di un contenzioso legale: Booth fu infatti accusato di aver reintrodotto una rosa antica semplicemente cambiandole nome. Non solo le accuse si rivelarono infondate, ma il fatto increscioso è che proprio Maria Sofia, regina di Danimarca, aveva dato a Booth l’autorizzazione a darle il suo nome.