Purtroppo Pejrone non è più venuto a causa dell’influenza, che quest’anno non ha risparmiato nessuno, dal Papa a Berlusconi (una sorta di “livella” pre-trapasso), ma la serata non ne è stata per nulla impoverita.
Lo spirito del convegno è stato subito disvelato dall’ottima scelta dei pezzi introduttivi estrapolati dai due libri presentati. Si parlava di potatura. Da un lato una potatura necessaria, una potatura spirituale, sociale, politica. L’estirpazione del marcio e della criminalità –che in Calabria è purtroppo sottesa a gran parte dell’economia- l’allontanamento dello sconforto, della disperazione e del negativismo che possono colpire anche lo spirito più nobile, specie tra i giovani.
Dall’altra parte invece si parlava –con molto coraggio e molta cognizione di causa- degli errori di potatura da parte delle amministrazioni comunali (di cui abbiamo fulgidi esempi disseminati in ogni cittadina, e che sarebbe troppo lungo enumerare qui). Una potatura non necessaria, quindi, perché gli alberi non sono degli sprovveduti che non sanno da sé come debbono crescere ed allungare i propri rami, né sono così fragili o incapaci da necessitare l’intervento costante dell’uomo. Se non potati –sostiene Pejrone- gli alberi crescono meglio, più rigogliosi, più ordinati e più elegantemente equilibrati.
Dopo un breve messaggio audio inviato da Pejrone, che nella sua critica al libro di Bregantini si è rivelato uno spirito letterario (inaspettatamente) sensibile, la parola è passata al Vescovo che si è dimostrato altrettanto attento e percettivo del valutare l’opera di Pejrone.
Il paragone tra la differente personalità di ogni singola pianta e quella di ogni singolo individuo umano è nato piuttosto spontaneamente (anche se io personalmente io sono poco incline a questo genere di romanticismi giardinicoli), e l’apprezzamento per il libro di Pejrone conteneva uno stupore fanciullesco che io purtroppo non sono stata in grado di provare.
Al suo primo apparire, nel 2002, il volume di Pejrone è stato un caso letterario e giardinicolo in Italia. Nel nostro paese la cultura del giardinaggio è indietro di secoli rispetto a quella di altre nazioni (basta leggere anche solo la parte finale del libro di Pejrone “Il bello della polemica”, che ne è decisamente la parte più pregevole). Il giardinaggio è considerato un hobby, un passatempo, qualcosa da fare con le mani, che non implica necessariamente l’avere cultura (specifica e generale). Se questo è vero in Italia è ancor più vero per quel che riguarda la Calabria, dove la cultura sembra essere un optional. Molto spesso penso che chi non di cultura non ne ha per nulla non possa dolersi di non possederne, perché non si può sentire la mancanza di qualcosa che non si possiede.
