Mai dire “Gialappa’s”


Belle di notte
Credo che più di un curioso si sia preso la briga di cercare sul vocabolario l’insolita parola “gialappa”, che pochi conoscevano di per loro prima dell’avvento sugli italici teleschermi della Gialappa’s Band.
Per chi non lo avesse ancora fatto diremo che la gialappa è un potente purgante. A chi poi, i tre della Gialappa’s, volessero dar la purga non si è capito, se ai telespettatori o ai loro colleghi. Ad ogni modo, la gialappa è ricavata da una pianta tuberosa chiamata Ipomoea purga, una stretta parente del nostrano vilucchione rampicante viola (Ipomoea indica), ma anche della patata dolce americana, l’ Ipomoea batatas. Per molti secoli però, si credette che questo purgante fosse ricavato non dall’Ipomoea purga, bensì dalla Mirabilis jalapa, che da esso prese il nome. E la Mirabilis jalapa altro non è che la comunissima bella di notte. In realtà gli effetti purgativi della bella di notte sono assai più intensi della gialappa, tanto da diventare devastanti. Perciò se c’è qualcuno che avete davvero in gran simpatia, potete allietarlo invitandolo per un tè e servendo pasticcini con sopra una spruzzatina abbondante di radice di Mirabilis grattugiata, spacciandola per zenzero, topinabur, kren o qualsiasi altra spezia che vi venga in mente. Se il vostro amico avverte uno strano sapore, raccontategli che si tratta di un aroma esotico costosissimo, comprato apposta per lui, e che vi offendereste a morte se non finisse il piatto.
La bella di notte non c’è nessuno che non la conosca, e non c’è posto dov’essa non riesca ad arrivare per autodisseminazione: fessure nell’asfalto, cassette sui balconi, giardini, bordi della ferrovia, campi aperti, orti. Questa sua terribile invadenza, la grossolanità dei suoi fusti e l’aspetto un scialbo del suo fogliame, hanno contribuito a creare attorno alla bella di notte un’aura da pianta semi-selvatica, di poco più che un’erbaccia. E’ pur vero che raramente viene scacciata perché in un modo o nell’altro fiorisce, anche nelle peggiori condizioni di terreno, contenitore o illuminazione.
Ma è altrettanto vero che proprio per questi motivi nessuno si prende la briga di curarla a dovere, quando invece è una piante che per essere veramente spettacolare ha bisogno non proprio di cure, ma almeno di una buon terreno e di una certa quantità di acqua; e naturalmente molto sole e molto caldo. Se coltivata in terrazza il contenitore dovrà essere piuttosto grande, e il terreno cambiato ogni anno e ben concimato con sostanza organica. Non a caso le belle di notte prosperano a meraviglia in quei punti degli orti vicino al mucchio del letame, o anche nei campi o sui bordi delle strade, dove vengono periodicamente ammassate foglie ed erbacce che decomponendosi arricchiscono la terra. Se invece la coltivate in giardino sarà sufficiente una annuale pacciamatura in inverno.
La bella di notte schiude i suoi fiori alla sera in estate, è quindi raccomandabile piantarla lì dove ci si siede all’aperto per leggere o conversare, per potersi deliziare con il suo profumo. Può essere piantata isolata o frammista ad altre piante di media altezza, come salvia o rosmarino. Non consiglio di creare delle siepi multicolori solo con la bella di notte, poiché perderebbe fascino. La sua bellezza è sempre con un piede nella banalità, e per evitare di finirci con tutte e due le scarpe è bene cercare accostamenti delicati e non forzati. Ad esempio una siepe della varietà bianca e rosa contro un basso muretto, inframmezzata da piante più basse dal colore solo leggermente più acceso, come la Verbena ‘Sissinghurst’ (molto comune al mercato) o delle rose basse color ciliegia.
Altrettanto bene figureranno davanti a rose rampicanti di qualsiasi colore, purché la forma del fiore delle rose sia piuttosto moderna oppure molto semplice, con pochi petali; e naturalmente purché si abbia cura di non esagerare nei contrasti di colore, che renderebbero la bella di notte molto poco bella e un po’ pacchianella.

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