Terzo e ultimo blocco di immagini usate per un terzetto di post su Instagnam. Se ti servono delle immagini specifiche, mandami una mail a lidia.zitara@virgilio.it e ti invio tutte le immagini in zip.
12 illustrazioni per 12 videogiochi in un calendario che mette l’amore per il gaming al servizio del mutuo aiuto e della solidarietà.
Lo Scanlendario 2026 è disponibile per il preordine da oggi. Un’alleanza tra fumetto e videogioco per sostenere il progetto Alberi della Rete di Gazaweb e ACS, un progetto che lavora per ripristinare connessione a internet e legami umani nella Striscia di Gaza, creando hotspot basati su eSIM (e non solo).
Il calendario, giunto alla sua sesta edizione, propone 12 illustrazioni originali, dedicate ad altrettanti classici del videogioco da una lineup impressionante di artistx:
Zerocalcare
Valeria Cunto
Roberto D’Agnano
Luca Tieri
Fumettibrutti
Francesco Guarnaccia
Junopika
Matilde Simoni,
Matteo De Longis
Fra! Design
Daw
Daniel Cuello
Tutte le illustrazioni sono state donate, così come il lavoro di logistica e redazione. Lo Scanlendario è un’iniziativa informale, organizzata dal basso, fuori dalle logiche del profitto. Il 100% dei guadagni verrà donato direttamente ad Alberi della Rete.
Dove comprarlo
Lo Scanlendario è disponibile da oggi su www.scanlendario.com. I calendari verranno spediti entro i primi di dicembre, in tempo per i regali delle feste.
Chi siamo
Lo Scanlendario è ideato e prodotto da un collettivo informale composto da: Nelson “Pizza Pirate” Calderara, Nicola Bernardi e Fabio “Kenobit” Bortolotti.
Tempo addietro mi è capitato di vedere un reel su Instagram in cui un signore -evidenziando tutti i disastri dell’élite politica- si chiedeva come mai solo noi umani mettiamo a capo il più stupido (forse c’entrava Salvini), mentre tutti gli altri animali della terra instaurano un rapporto di equilibrio con l’ambiente e tra i membri del gruppo. Più o meno, eh, non ricordo parola per parola.
Ho avuto la cattiva idea di rispondere. Il mio commento è stato: “Un uomo, un maschio”. Ebbene, si sa come vanno le cose con i commenti che non piacciono: piovono notifiche di risposte anche dopo mesi (che palle). A parte gli insulti e le offese, le risposte più articolate che ho ricevuto sono tutte uguali, quasi tutte date da maschi bianchi privilegiati. La più frequente è l’elenco delle donne malvagie attualmente al governo nel mondo. Sui social, quando so che innescherei una serie di risposte fino al miliardesimo livello di nidificazione, non mi ci metto neanche, semplicemente non rispondo. Per mia comodità e spero per interesse di lettrici e lettori, scrivo qui una risposta generale, anche per le sorelle giovani e con gli occhi chiusi. Non le biasimo, lo sono stata anche io e troppo a lungo. Ma spero che si sveglino dal loro sonno di pietra, perché siamo in pericolo.
Lascio da parte considerazioni di tipo biologico ed etologico, che potrebbero essere anche consistenti, e rimango sulla metafora. Il signore del video non ha fatto un collegamento di una semplicità mirabile, e non mi sorprende. Stupidità come potere istituzionale e violenza sono esattamente la stessa cosa. E sono gli uomini, non le donne, a praticare la violenza come strumento di raggiungimento e mantenimento del potere, da millenni. Che poi ci sia stato qualche singolo esemplare femmina della specie Homo sapiens che abbia poggiato le natiche su un trono o il seggio di una presidenza e si sia comportata in modo violento, nessuno lo mette in dubbio, ma se buttiamo giù un po’ di statistiche, nel corso di qualche migliaio d’anni, includendo tutta la geografia terrestre, le donne di potere e sanguinarie come Isabella di Castiglia o Cixi, saranno una ventina. Tipo lo zero virgola zero qualcosa per cento. Però i maschi sempre a puntare il dito anche su quello 0,0 qualcosa per cento.
Ma torniamo alla stupidità: perché la stupidità è violenza? Come prima cosa, la violenza è una reazione a bassa elaborazione cognitiva e psicologica. Questo vale nell’umile quotidiano ma ancor di più quando si parla di “stupidità al governo”. Ogni tipo di potere governativo, ma in particolare quello attuale (non solo in Italia), violento, arrogante, sopraffattore, apertamente tirannico, ha sempre l’interesse di mantenere le cose come stanno. Chi governa, chi è all’apice del potere, pascola beatamente nello status quo. Ogni cambiamento mette in pericolo la sua posizione apicale, è perciò nel suo interesse attestarsi sull’immobilismo e mantenere statiche le masse. Ci viene in aiuto l’etimologia della parola “stupido”, cioè “stupère” che vuol dire “sbalordire”, ma anche “immobilizzare” (per fare un esempio, l’incantesimo “Stupeficium” è quello usato in Harry Potter per paralizzare i nemici). La passività delle masse si ottiene per molte vie, la repressione, la sfiducia, la rassegnazione, il culto dell’inazione e il pascimento nell’ignoranza e nell’ozio. È anche per questa ragione che nessun governo promuove mai l’accesso alle urne, anzi, semmai lo disincentiva.
La violenza è quindi una condizione di stasi mentale, di abdicazione al raziocinio e al pensiero complesso, alla critica e al ragionamento analitico, a cui si associa una reazione fisica, verbale o comportamentale di prevaricazione nei confronti dell’altrə.
La stupidità nasce dall’uso continuo di violenza, dall’assuefazione del cervello a quella scorciatoia cognitiva. Ed è per questo, signore del video su Instagram, che gli animali non mettono a capo il più stupido, perché la violenza è biologicamente ed ecologicamente costosa, si disperdono energie e si corre il rischio di mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’intero gruppo. Data la nostra capacità di incidere sull’ambiente, noi umani possiamo permetterci un certo dispendio di energie, ma la violenza alla lunga distrugge ciò che ha conquistato. È parassitaria: vive finché è vivo l’ospite, poi muore.
Nella storia dell’essere umano però, è successa una cosa che non ha eguali non mondo degli animali: la violenza è stata culturalizzata. Cioè è entrata nel sistema di vita dei popoli, è stata trasmessa di generazione in generazione, per millenni. Esiste, più o meno visibile, più o meno silenziosa, in tutte le attività umane, scienze, arti, filosofia, giurisprudenza, politica, ecc. Quando la violenza si culturalizza, prende un nome preciso: patriarcato. Sì, proprio quello che sta antipatico a molti maschietti, che non sanno di esserne anche loro vittime.
Il patriarcato è la Violenza nella sua forma storicamente più resistente e sistemica, quella che ha fatto del rapporto dominatore-dominatə il proprio principio di organizzazione sociale. La struttura è statica, consolidata attorno alla violenza, all’esercizio del potere, del comando e all’obbedianza a esso. Le variazioni all’interno di queste norme, che hanno delle codifiche elaboratissime, sono considerate “aberrazioni”, “contro natura”, “abominio”.
La violenza è insomma un difetto cognitivo, di cui il patriarcato è la forma più aggressiva e a maggiore diffusione globale.
Il tema della ferocia delle donne di potere riemerge frequentemente in questo periodo in cui la prima premier della storia italiana è una donna. Da Giorgia Meloni, che ha peraltro un aspetto con le caratteristiche che sono state nobilitate dal razzismo inglese, capelli biondi, occhi azzurri, pelle chiara, fisico snello anche se minuto, ci si aspettava di più -non in quanto governante – ma proprio in quanto donna.
Avendo tra l’altro brandizzato politicamente la sua femminilità, la sua maternità e religione, Meloni è spesso additata quale negazione di tutte e tre le cose (donna-madre-cristiana).
Quanto a spietatezza, Meloni viene spesso associata a Ursula von der Leyen, a Angela Merkel, a Margaret Tatcher. Tra i commenti sui social leggo spesso elenchi di nomi di donne di potere di cui viene rimarcata la crudeltà, e -se il commento è di un maschio – inevitabilmente segue la chiosa: “Dicono che le donne al potere non farebbero le guerre, ma mi pare tutto l’opposto” (o qualcosa di analogo).
C’è una versione breve e c’è una versione lunga per spiegare tutto questo, userò quella breve: in un sistema di governo maschilista e patriarcale, non può che essere così. Sarebbe assolutamente, del tutto, in qualsiasi modo impossibile che non fosse così.
L’attuale sistema economico, il capitalismo globale, considera le donne quale forza lavoro e forza riproduttiva da controllare, non da includere della struttura di governo. Ovviamente, grazie alle lotte femministe e al progresso scientifico, le donne sono riuscite a creare delle incrinature, ricavandosi qualche spazio, inserendosi man mano sempre più in alto. Il lavorio per ottenere questo risultato dura da millenni ed è costato milioni di vite di donne. E qui si apre un grande ossimoro della lotta politica all’interno della società capitalista. La lotta per l’eguaglianza si esprime infatti attraverso le dinamiche capitaliste, in seno alla collettività. È quindi naturale che le espressioni ultime di quella lotta non rappresentino i valori teoretici iniziali, o di chi la abbraccia o la combatte ai “piani bassi”. In definitiva, Giorgia Meloni non rappresenta un “risultato” per il Femminismo, se non di tipo meramente statistico.
Il sistema capitalista patriarcale non ti mette sullo scranno di Presidente del Consiglio Italiano se propugni parità salariale o l’aborto gratuito. Ti ci mette solo se fai i suoi interessi, in quel caso per la donna ci sono molte ricompense.
A riguardo trovi un intervento di Michela Murgia al minuto 5:23 di questo interessante video (Il muschio selvaggio, con Fedez) in cui Murgia dice “le donne che non rompono le palle al patriarcato escutono i dividendi”. Se vai a 1h09, Murgia aggiunge che il patriarcato “serve alla guerra” (1h09m). Se poi lo ascolti per intero, è anche meglio, perché è ricco di riflessioni interessanti che appaiono quasi preveggenti.
Tutte le donne di potere hanno agito secondo il sitema patriarcale e capitalista, accentuandone anzi l’asprezza, perché una donna che occupa un posto abitualmente assegnato a un maschio, deve dimostrare di “esserne all’altezza” (…). Ciò implica non solo ricalcare deliberatamente o inconsapevolemente modelli di comportamento maschili, ma esasperarli. Inoltre, per essere arrivata fin lì, dividendi o meno, una donna -chiunque essa sia- ha certamente lavorato molto su sé stessa, sulla sua capacità di reazione e controllo. Questo porta a un normale inasprimento del carattere. Si aggiunga il mito della donna mansueta e angelica per aumentare lo stigma verso le donne di potere che usano la stessa spietatezza delle loro controparti maschili.
Esercitare il potere in un sistema in cui è “il potere” a essere spietato, porta chiunque a farlo secondo quel parametro, secondo quella relazione tra chi agisce e chi subisce. Il modo in cui il potere viene agito il più delle volte non è neanche determinato dall’individuo, ma dalla struttura politica. L’individuo-personificazione può certamente aggiungere del suo, ma è comunque e sempre incanalato su quel binario. È il potere patriarcale a determinare la ferocia, non il genere di chi la esprime! Le donne, in quanto persone, possono essere buone e cattive, feroci o miti, bellicose o pacificatrici, o una via di mezzo di tutto ciò. Sembra così superfluo da dire, ma per molti maschi i puntini non si collegano. È per questa ragione che sostengo che il governo dei maschi abbia fallito, e che è ora che le donne prendano il potere. Certo, in un sistema non-patriarcale.
Le frasi antifemministe del tipo: “Mettiamo le donne al potere, hanno detto! Ed ecco cosa ci troviamo!”, “Le femministe dicono che le donne sono migliori di noi, guardate Giorgia Meloni e rimpiangete Berlusconi!” sono ormai ubique e purtroppo le leggo anche su account su cui non vorrei davvero leggerle. È per questo che ho scritto questo post.
Il potere del maschio ha fallito: si è dimostrato essere fonte infinita di carneficine. Ora tocca a noi donne. Sorelle, abbiamo molto lavoro da fare.
"Quando guardiamo il cielo di notte ci soffermiamo ad ammirare le stelle a caso senza seguire uno schema.. lasciamo che la nostra fantasia si perda in questo immenso soffitto brulicante di luci... una stella grande.. qualcuna piccola.. un'altra azzurra ed una rossa! Luci lontane che forse ora non esistono neanche più.. eppure sono lì le guardiamo ogni sera quando le nuvole ce lo permettono.. luci che continuano a brillare .. a vivere.. che continuano a farci sognare! Questo BLOG vuole essere uno spazio semplice, senza pretese, uno spazio dove antichi sorrisi e sguardi continuano a brillare come stelle... semplicemente continuano a vivere nell'immenso cielo della rete." (Domenico Nardozza)