So che con questo post farò incazzare qualcuno, ma sinceramente la delicatezza del mangagram è paragonabile a un branco di sciacalli affamati, per cui il pensiero di poter “ferire” non mi sfiora neanche. Inoltre c’è davvero bisogno che qualcuno parli della violenza nella cultura delle letture per le donne e per le ragazze. Lo si fa poco per non discutere sui gusti altrui, un luogocomunissimo da demolire per qualsiasi cosa riguardi l’arte e l’Estetica (quindi anche il giardino. Ne ho perlato in Giardiniere per diletto). Bisogna accompagnare sempre il divertimento all’analisi. La seconda accresce il primo. In breve: non è tollerabile che i prodotti culturali destinati dalle donne alle donne accrescano la massa già considerevole di cultura dello stupro, di sottomissione alla violenza.
In questo Ji-Yeon Park* è veramente un diamante: lei ha creato la storia d’amore più grande e bella di tutte, tra Ein e Leto, la storia d’amore più bella dai tempi di Romeo e Giulietta. E quello che sto per esporre non è un problema di trama, ma di riferimento a un personaggio reale. Un problema che si crea se il riferimento reale ha una connotazione negativa non solo come persona, ma per quello che riguarda la sfera erotica e sessuale, che sono il tema centrale dei boy’s love.
The Wolf in the house è stato attesissimo per anni, ed è stato preceduto da una serie di racconti intitolata Momentum, molto carina, ma anche molto costosa. Mentre ero lì che leggevo, mi compare davanti la faccia di Woody Allen.



Eh sì, proprio il Woody tanto amato dai pedofili, dagli stupratori, dai sessuomani. Dai porci, insomma. Gran regista, belli i suoi film (che iniziano a cedere alla prova del tempo), ma un maschio di merda.
Perché inserirlo in un racconto il cui tema centrale è proprio l’age-gap? Rricordiamo ai super-distratti che Allen ha stuprato la figlia di Mia Farrow e che si è sposato con un’altra figlia della moglie, minorenne). Una “persona” che sotto ogni punto di vista ha una sessualità contorta, immorale, illegale e oggettivamente disgustosa.
Come diavolo potrebbe una persona “sana di cuore” sentirsi emozionata, trasportata dalle vicende sentimentali di questo personaggio? Perché il punto è proprio questo: Woody Allen qui non compare come il personaggio talentuoso ma violento, o considerato esclusivamente nel suo aspetto artistico, ma proprio in quello umano, sessuale, focalizzato sulla sua “esperienza in materia di age-gap” (tradotto: pedofilia). Perché questa scelta di Park? Posso pensare che in Corea del Sud queste informazioni non siano arrivate su Wikipedia? Che i millennial non lo sappiano?
Oddio, è troppo chiedere. La sospensione dell’incredulità crolla sotto una doccia di acqua ghiacciata.



Mi sono arrabbiata così tanto da sospendere la lettura. Sono trascorse settimane prima che mi passasse.
Ero così sinceramente delusa che ho scritto a Park, la quale, essendo una persona civile (non come questi influencer fuffaroli italiani: Park è una vera artista), mi ha risposto dicendo che il personaggio le è venuto simile solo per casualità, ma non era sua intenzione, e che l’edizione italiana contiene il nome di Woody Allen, ma che lei aveva richisto di farlo cancellare. Le ho spiegato che per me Momentum finisce qui, e che invece seguirò The wolf in the house (e tutto ciò che disegnerà ancora).
Allò, Ji-Yeon, seeee, e mo’ ce credo che a una brava come te sia uscito un personaggio uguale a Woody Allen, totalmente per caso! Ci credo veramente a occhi chiusi. Blindati. Il personaggio si chiama Eisen, è ovviamente ebreo, ed è un regista. Riguardo al nome di Allen, presente nell’edizione italiana, la J-Pop l’ha lasciato, forse per distrazione, forse deliberatamente, non saprei. Ma mi fa piacere che lei abbia chiesto che fosse rimosso, perché -signore e signori- è esattamente ciò di cui ha terrore il nostro bravo pedofilo hollywoodiano: essere cancellato.
Per questa volta non vi consiglio un manga di cui parlo, e per di più della disegnatrice più brava che c’è in giro, che lascia Byeonduck, C.R. Jade e Mingwa a mangiare polvere.

*In coreano, come in giapponese, il cognome precede il nome, quindi all’occidentale occorre invertire. In questo caso, non si sa perché, la J-Pop ha lasciato la nomenclatura coreana.
Ji-Yeon è il nome, Park è il cognome.



































