La ricotta e la sardina

Non è una ricetta: state tranquilli. Solo un’osservazione diaristica e personale, che può essere estesa a piacere.

Qualche giorno fa sono andata al market. C’era una fila terribile, di quelle che mi fanno accapponare la pelle. Signore, mariti, bambini in libera uscita, tutti in procinto di andare al mare o di tornare a casa dopo essere stati al mare: l’odore di cocco e di salsedine faceva pensare di essere in uno stabilimento.
Una signora aveva solo una ricotta. Una ricotta sola. Mezzo chilo di ricotta e basta.
Sembrava incerta, osservava la fila con occhi acquosi e apatici, tentennava sulle gambe. L’ incertezza però non ha prevalso sulla sua maleducazione e con movenze esitanti si è portata vicino alla cassa, appena prima di me, parcheggiandosi “in doppia fila”, cioè appaiata al signore col carrello che mi stava davanti.
Boh, mi dico: “Chiederà o no di poter passare prima? Ma se lo chiede a me, io come posso farmi garante per tutti questi assatanati che stanno dietro di me? Non è che spunta fuori qualche turista bergamasca e si mette a urlare che noi terroni siamo maleducati perchè non rispettiamo la fila? In quel caso, io, che che dovrò dire?”.
Capirete che fare la fila in queste condizioni fa venire i capelli bianchi.

Infine accade: la signora si volta verso di me e dice sottovoce e a smozzichi che ha solo una ricotta e chiede di poter passare prima.
Lo sapevo: perchè ha chiesto solo a me? Doveva chiedere a tutti. Se io la faccio passare gli altri si arrabbieranno con me, non con lei. A nulla varrebbe l’usanza generica-megaellenica che se uno ci ha solo un chilo di pane o tre etti di ricotta, passa prima chiedendo permesso e tutti stanno zitti, perchè anche loro, prima o poi, chiederanno permesso per poter passare con una ricotta.

Avrei voluto dire: cara signora, se fossimo solo io e te, ti avrei detto io stessa di passare tu, per questa mezza ricotta; ma lo vedi che fila c’è dietro di me? E io neanche mi volto, perchè se mi volto e incrocio lo sguardo assassino di qualcuno incazzato perchè ho fatto passare te e la ricotta, svengo. Ma non potevi passare prima del signore ciccione, così io sarei stata fuori dai guai? Tu e la tua ricotta mi state facendo passare dieci minuti da incubo.

Con enorme sforzo di compostezza giornalistica, ho risposto: “Certo, signora, per quello che riguarda me può passare, ma bisogna vedere cosa ne pensano le altre persone in fila”.
Così, dico, salvo capra, cavoli e ricotta. Me ne lavo le mani, faccio Pilato.

La signora ha dato uno sguardo molliccio alla fila, ha fatto una smorfia indefinibile con un angolo delle labbra, e ha deposto la ricotta sul nastro della cassa, senza chiedere nulla a nessuno.

Riflessione: io non sarei andata al market per mezzo chilo di ricotta, ma ragionando per ipotesi, se mi fossi trovata al market con mezza ricotta e una fila interminabile, avrei a) deposto la ricotta nello scomparto gelati e sarei fuggita b)avrei fatto la fila.
Conclusione: io do la precedenza alle mezze ricotte, ma non la chiedo. Non la chiederò mai.
Epilogo: sono una sardina.

Se volete sapere cos’è una sardina, leggete domani, perchè oggi mi sono scocciata di scrivere.

Silent Christmas

Fiori d'inverno

Era da tempo, quanto non so esattamente, che non sentivo un silenzio così puro, originario, ab aeterno, quasi innaturale. Sentivo il cinguettio degli uccelli, leggero, rilassato, non frenetico come di mattina presto, e i miei cani buoni vicino a me ad aspettare la loro colazione.
Non è il senso di quello che c’era: uccelli, fruscii, il rumore della leggera brezza, il freddo del mattino, il ciap ciap delle ciabatte, ma di quello che non c’era.
Niente grida dei vicini, strilli di bimbi, niente schiamazzi di studenti che sciamano verso le scuole, niente campanelli, citofoni, cellulari, decespugliatori, martelli, e -soprattutto- niente auto. Nessun clacson, rombo di motore, accelerate, derapate, frenate, imprecazioni, urti, sirene.
Per carità, non è che la gente sembrasse sparita. Anzi, lo sapevo benissimo d’erano, lo percepivo perfettamente che erano solo addormentati dopo la gran mangiata di ieri. Stamattina era natale. Non è esattamente come la domenica, la gente si alza davvero tardi, c’è poco traffico tutto il giorno.
Dov’erano, mentre io davo da mangiare ai cani e mi sentivo privilegiata per la mezz’ora di silenzio che ho goduto?
Tutti chiusi nelle loro case, serrande abbassate, accucciati nei loro lettini. Addormentati, ma presto pronti ad uscire come serpenti che strisciano fuori dalla loro tana. Tutti chiusi nelle loro case, impilati nelle loro comode scatole. Silenziosi, ma presenti. Chiusi per un po’, ma pronti a venire fuori.