“Giardini Indecisi”, film documentario di di Emilio Tremolada, sabato 8 ottobre alla Cineteca di Milano

Per la rassegna cinematografica Forum Ambiente a Milano, dopo la proiezione di mercolì scorso del Tempo del Casoncello, di cui ho parlato in questo articolo, sabato 8 ottobre 2022, a partire dalle 16:30, dopo il film Alberi, il film documentario Giardini Indecisi di Emilio Tremolada (per chi ricorda il forum di CdG, stiamo parlando di Trem).

Ho visto maturare entrambi i progetti, Trem è stato così gentile da farmi avere le anteprime, da discutere con me su alcuni punti. Ci siamo scambiati idee e opinioni, perciò io so già che Giardini Indecisi è un film bello, ma complesso, a cui si arriva prima con l’intuizione che con l’analisi.

Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, se avrete la possibilità di vederlo in zona Milano, questo sabato, il mio consiglio è di non lasciarvi scappare quest’opportunità.

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Attraverso le più svariate esperienze e vissuto nella natura, Giardini Indecisi coglie l’intimo dilemma del giardino contemporaneo e di chi lo pratica.

Spingendosi nelle frange delle funzioni in cui il giardino è oggi sfilacciato, Giardini Indecisi si interroga su quale sia il totale da ricomporre.

Senza giudizi né sentimentalismi, Giardini Indecisi raccoglie il silenzioso muoversi della vegetazione attorno alle aree urbane, la paziente operosità dell’umana che alleva api regine, la pluridecennale raccolta di varietà di frutta dimenticata, la creatività mistica di uno scultore di ossa e sassi, la dedizione della gente comune nella coltivazione collettiva di ortaggi e verdure, quella della singola persona nel curare il giardino in modo da non ledere la terra.

Compaiono nel film i pensieri in corsa di Lara Amalfitano per il suo giardino di campagna, gli ailanti e le robinie e i pioppi che crescono nell’area della ex fabbrica Innocenti, la sorellanza con le api di Benedetta Berardi che seleziona api regine e ne assiste le famigliole, il giardino alimentare tra la terra e la luna di Carla Leni, i suggerimenti notturni di un barbagianni e di un gatto bianco che richiamano Francesca Bettini alla cura di un vecchio giardino, la sapienza e le varietà di antica frutta di Isabella Dalla Ragione, le sculture di sassi, utensili in ferro e ossa nell’orto giardino di Lorenz Kuntner, gli ortisti degli orti condivisi del Giardino San Faustino a Milano.

Nell’inarrestabile scivolare verso la postmodernità, Giardini Indecisi decide di andare controcorrente e ricostruire un intero, un insieme di attività, ludiche, sociali, umane, di pratiche destinate all’alimentazione, alla cura dell’ambiente e della fauna, o semplicemente mosse dalla vocazione all’ornamento.

Guidato da un senso poetico, con il genuino intento di esplorare un’arte da sempre scucita tra scienza, hobbistica, piacere e intuizione, Giardini Indecisi insegue la domanda e la risposta che da sempre agitano le menti dei giardinieri: cosa fa di un giardino un giardino?

Come la natura che ama nascondersi, nella colonna sonora composta da Andrea Inchierchia, gli strumenti musicali si mimetizzano, abbandonano la loro timbrica usuale, suonano spesso in modo indeterminato per essere una nuova voce. Il paesaggio sonoro, suoni di traffico, vento, api, uccelli, trattori, è elemento della partitura che compone la musica di Giardini Indecisi.

Il tempo del Casoncello, di Emilio Tremolada – domenica 27 ottobre a Milano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come nessuna altra arte il giardino ci induce a un pensiero naturalmente quadridimensionale. Siamo culturalmente avvezzi a definizioni del giardino come di spazio o luogo, ma ognuno di noi è in grado di percepire lo scorrere del tempo all’interno di un giardino. Per quanto riguarda me il giardino è maggiormente un’articolazione del tempo, che si materializza nello spazio tridimensionale.
È solo in quest’ottica che si può comprendere la delicata e potente stratificazione estetica del giardino del Casoncello, di Gabriella Buccioli, nel bolognese.
Di questo giardino abbiamo letto la nascita e l’evoluzione nel libro I giardini venuti dal vento. Un giardino che può variare sensibilmente da un anno all’altro, di cui è impossibile cogliere ogni aspetto, proprio perché mutevole, sfuggente.
Ne racconta alcuni momenti il film di Emilio Tremolada “Il tempo del Casoncello”, un documentario che sia nell’esito che nel procedimento di realizzazione riesce a materializzare l’importanza della quarta dimensione nel giardino.
Girato poco alla volta, senza seguire lo standard dei documentari analoghi, cioè quello del classico fluire stagionale, il film raccoglie momenti, apre porte nella storia di questo bosco giardino, porte che sono ancora aperte, porte chiuse, porte che non portano più dove portavano prima. Porte che possono essere attraversate -oggi- solo in questo film.
“Ho seguito il dipanarsi del filo del giardino per anni, filmando quello che mi piaceva o mi muoveva un emozione, un pensiero. All’inizio non avevo nessun progetto preciso, ma nel tempo -nel mio tempo- il film mi si è materializzato davanti da sé”, dice Tremolada.
Forse perché filmato con uno stile rigoroso, preciso e poco indulgente alle romanticherie, alle ricercatezze di luci dorate o di scene d’effetto, il documentario risulta carico di poesia -come il giardino stesso. Reso ipnotico da un affondo nella ricerca dei suoni della natura, a volte amplificati e resi stranianti, e da una colonna sonora irregolare e aspra, costellata da sonorità metalliche e taglienti: nulla di più distante da ciò che consuetamente immaginiamo per raccontare un giardino.


Il film sarà presentato in anteprima assoluta domenica 27 ottobre alle ore 10:30, al Milano Design Film Festival, all’Anteo Palazzo del Cinema. Il festival si arricchisce della nuova sezione BLOOM dedicata all’ambiente, sostenibilità, giardini, paesaggio e persone, curata da Antonio Perazzi.
Qui potete vedere il trailer del film

Il memo delle date e degli orari:
ANTEO PALAZZO DEL CINEMA, Milano
27 ottobre 2019 ore 10:30