Super 8, blockbuster citazionista

bambini scienziati
Oggi come oggi chi può dire se una scena incredibile rimarrà negli annali della storia del cinema? Fu detto per l’atterraggio della sezione a disco su Veridiano 7 in Star Trek Generazioni, ma oggi, a parte i trekkies, chi si ricorda di quella scena?
Che ne sarà allora dell’incredibile bombardamento della scena del deragliamento del treno in Super 8 del vecchio J.J.?
Ai poster l’ardua sentenza.

Lascio a chi fa il critico cinematografico il compito di recensire questo film, ma ci sono due o tre cose che mi voglio appuntare e intanto avviso che le considerazioni che seguono contengono informazioni sulla trama. [SPOILER].

Sembra che l’arte o la para-arte moderna non sappia fare a meno di citare (anche il giardinaggio soggiace a queste regole). J.J. è un figlio del piccolo schermo, come me, e sembra che sia toccato alla nostra generazione il compito di citare. La citazione non è più un affare di stile, come in Gli intoccabili, ma una questione di sentimento, di romanticismo e ricordo. E dove spuntano questi tre elementi si può toccare la corda dell’arte, ma anche ruzzolare nel Kitsch.
Non so dire dove sia finito J.J. ma mi pare nel secondo.
Super 8 è un concentrato di citazioni, dai vecchi film horror e polizieschi di serie b, i famosi B movies, ai romanzi di Steven King, da E.T. , ai film di fantascienza del tipo Aliens o Godzilla. Ma il peggio deve venire perchè J.J. nel minestrone ha finito per citare anche se stesso e il suo Cloverfield. E quando uno inizia a citare se stesso è sintomo o di paranoia o di cattivo gusto.

La pulitissima fotografia di questo film racconta di paesaggi della provincia americana, in Ohio, che come nei libri di King che racconta il New England, sono attraversati da strade solitarie e polverose, ogni tanto sormontati da cisterne o piloni elettrici, che nel quadro dello schermo sembrano monumentali decorazioni piovute dallo spazio, nonostante il loro essere elementi della quotidianità, come la cisterna d’acqua (ancora un riferimento a King). Ostranerie. (applauso)

Le biciclette. D’accordo, il film è prodotto dalla Amblin, ma tutti ce lo ricordiamo che E.T. veniva portato a telefono caaaasa in bicicletta, non c’è bisogno di ripetercelo fino allo sfinimento.

Il protagonista. Ma chi è, il figlio di Elliot o la reincarnazione di Bastian della Storia Infinita?

Questi bravi bambini scienziati, che a quindici anni sanno girare i film in super 8, che sanno truccare, sgusciare tra il fuoco nemico come piccoli Navy Seal, montare petardi meglio di Rambo, che riescono a smascherare una congiura del Governo americano riesumando antichi documenti, destinati sicuramente a diventare poliziotti, scienziati, artificieri, grandi registi…che diavolo! Ce li avessimo avuti noi dei bambini così capaci nel ’58 forse ora non staremmo affogati nella verda. Ma quale bambino italiano del ’58 avrebbe saputo smontare una telecamera, anche solo capire cosa è la ghiera del fuoco? Al più i bambini di ceto superiore sapevano bene il latino e il greco, le orazioni, le poesie di Carducci a memoria. E le bambine non andavano in giro guidando o recitando, ma semmai cucivano il corredo. Eccoti una bella differenza tra la cultura classicista, umanista italiana, contro quella tecnologica e scientifica degli USA.

I bambini sono i protagonisti del film, come in Stand by me, ricordo di un’estate, come nella prima parte dell’Acchiappasogni, come in E.T., come in It e come in tantissimi film con bambini in storie non proprio da bollino verde. Questo qui ricorda proprio tanto il ciccione di I Goonies. Sembra che J.J. non abbia lasciato scorrere un’oncia di sabbia nella clessidra del tempo cinematografico, andando a collocarsi tra le pellicole degli anni ’80, ma con effetti speciali da anni 2000.

aargh!
Abbiamo tutte le caratterizzazioni, il timidone, il maniaco incendiario, il batalocco ‘mpistunato, il fifone e il grassone.
La ragazza è magra come un’anoressica e capelli biondi e total stretch, come prescrive la moda (di oggi). Truccata da zombi stava bene,vedrete che sarà un’ottima vampira nel sequel, prequel o quel che sarà di Twilight.

Kyle Chandler, per me sarai sempre Gary Hobson
E in ultimo cosa fa il vecchio J.J? Mi mette un icona dei telefilm da colazione come Kyle Chandler (che mica buttalo via…), che ha interpretato Ultime dal cielo, terribilmente invecchiato.

Volete la verità? Mi sento disastrosamente vecchia nel vedere un film come questo.

Star Trek XI, il futuro ha inzio, ma non conformemente alle regole

SPOILER: il testo che segue contiene rivelazioni (uha, parola grossa) sulla trama (altra parola grossa) del film Star Trek, il futuro ha inizio
star trek xi locandina

Una delle mie mansioni al giornale è l’aggiornamento della programmazione cinematografica (questo ve la dice lunga su quanto sia tenuta in conto la mia prestazione lavorativa).
Appena saputo che c’era Star Trek al cinema, mi sono fiondata. Eravamo in tre in sala.

Bel film, grande nostalgia, qualche lacrima al decollo dell’Enterprise, ma in complesso niente da farti strappare i capelli dalla felicità.
Nessun momento veramente emozionante, battaglie così ridicole che neanche nel peggior episodio di TNG, suspence zero, zero strategia, zero frasi memorabili. Zero mito.
Un film bello, ma non da imparare a memoria. La solita operazione commerciale, solo che stavolta, invece di andarsi ad infilare nella Marvel, sono venuti in casa nostra a resuscitare i nostri amici, i nostri fratelli, coloro sulle cui bare abbiamo pianto, le cui ceneri sono conservate nei nostri cuori, coloro sotto i quali abbiamo prestato così a lungo un servizio fedele.

Non mi arrabbio -come fanno i Trekkies più accaniti- per il fatto che le navi di classe Constitution non potrebbero in nessun caso essere al suolo, che Chechov è ricciolino, che Spock decide di essere umano invece di vulcan, che J.J. Abrams abbia voluto cambiarci le carte in tavola sotto gli occhi, che abbia voluto sconvolgere il passato, dare inizio ad un nuovo futuro.

Mi spiace solo che non sia stato fatto bene abbastanza.

Occhei, non vuoi conformarti alle rigide regole del Trekkismo? Benone, fai pure, ma devi darmi qualcosa in cambio: un’altra fede, altri amici, altri fratelli con cui soffrire ed amare. Non pupazzi che giocano a fare i supereroi.

Insieme ci siamo divertiti per una serata, J.J., tu ti sei messo in tasca un sacco di soldi ed io un calcio nel didietro. Con questo nuovo giocattolo potrai farne tante altre di versioni, più colorate, più tristi, più romantiche, così ti potrai permettere un’altra villa a Miami e quel loft a Manhattan che piaceva così tanto a tua moglie. Forse comprerai più azioni della Paramount. Vuoi qualcos’altro? i miei denti d’oro?

Ci siamo divertiti, ma una serata soltanto, J.J.
Non hai fatto i conti con lo zoccolo duro, o forse hai pensato che lo zoccolo non è più duro come una volta, che la linea non c’è più, che potevi giocartela con un bluff senza venir scoperto?

Avevi solo doppia coppia, e l’abbiamo visto tutti.