“The Batman” social review

Il nuovo The Batman si configura come l’ennesimo prodotto dell’industria dell’intrattenimento cinematografico, perfettamente collocato nel solco della batmanitudine già ampiamente esplorata nel corso di decenni.

Dopo essere stato presentato in ogni modo possibile, Bruce Wayne viene ridimensionato all’umano e assume sembianze fragili e sessualmente indifese. Una scelta precisa, dettata da esigenze di mercato, che sortisce l’effetto di immediata gratificazione da parte del pubblico, quindi nulla di particolarmente originale o nuovo sul fronte della rappresentazione cinematografica di un personaggio dei fumetti americani.

Il film è frutto della potente macchina dell’industria cinematografica e i rimandi ad altri film del circuito abramsiano sono numerosi e paiono finalizzati a promuovere la fruizione di altri film, incrementando introito su pellicole ormai vecchie, o destando interesse verso reboot e saghe senza fine. I continui rimandi visivi e musicali sono perfino soverchianti e non sortiscono un effetto estetico soddisfacente, anzi invecchiano la pellicola, facendola cadere nel Kitsch più pienamente descritto da Greenberg, Dorfles, Moles. “Fare il vecchio col nuovo”, così appare The Batman.

Penalizzato dall’essere inserito in una struttura di postmodernismo estetico in cui legami e rimandi ad altre opere sono fin troppo dichiarati e a rischio obsolescenza, il film è comunque buono e ben interpretato. Questo è un merito lodevolissimo, ma da qui a gridare al miracolo e al capolavoro ne passa.

Star Trek “Into darkness”, il cerchiobottismo di J.J. Abrams

star trek la ricerca di spock locandinaCome forse qualcuno si sarà accorto, è da qualche venerdì che Rai4 manda i film di Star Trek.
Questa settimana abbiamo visto La ricerca di Spock, un film fatto con pochi mezzi, pochi effetti, pochissima computer grafica (all’epoca costava meno uno scenario in studio con cactus e neve finti) e una troupe di attori i cui disastri noi trekkies conosciamo bene.
Kirk sempre spavaldo ma sempre all’altezza, un Sulu che ipoteticamente avrebbe potuto fare l’attore se avesse saputo recitare, uno Spock già decrepito allora (oggi credo che lo muovano con i fili: non scherzo, guardatevi certi episodi di Fringe), un McCoy sempre più bisbetico, una attempata Uhura come action-chick, Chekov con un sempiterno sorriso da Gianni Morandi. Per non parlare del doppiaggio, sempre un po’ sballato con cast diversi di volta in volta.
L’andazzo è quello, lo sappiamo. Ma li abbiamo sempre amati, sempre sopportati, ne siamo sempre stati dipendenti.

Star-Trek-Into-Darkness-Benedict-CumberbatchCerto che vedere venerdì un film con attori scadenti che interpretano alla perfezione personaggi ammirevoli, e poi passare al sabato e vedere Into darkness, è un bel passo.
Into darkness neanche è arrivato nella sale, qui. Nonostante promettesse di essere un blockbuster di fantascienza tridimensionale, i proprietari dei cinemini di zona hanno annusato che di biglietti non avrebbero stampati tanti. Abbiamo avuto i Puffi, Dianosaus’Age, Red 2, ma ci hanno fatto saltare anche La grande bellezza e To the wonder.
Che dovevo fare? ho prenotato il cd e l’ho visto ieri.

Volete la verità? A me non è dispiaciuto: già meglio del catastrofico primo episodio. A parte considerazioni specialistiche, di cui non sono capace, posso dire tre cose:
1) ci stiamo pian piano abituando a questi nuovi personaggi (e abituare non significa amare), che stanno trovando una loro dimensione caratteriale anche un po’ bislacca e giovanile. Siamo lontani dal mito di Kirk, e le ferite riportate dal primo film non sono ancora guarite, ma si accende un barlume di speranza,
2) vorrei sapere, vorrei proprio sapere, se ai giovani piace questo Star Trek. No, perchè visto che è stato fatto per loro, se non gli piace, non si potrebbe archiviare questa avventura abramesca e chiudere la faccenda lasciandoci in pace a piangere su Veridiano 7?
3) Abrams ha giocato su due fronti: quello dello zoccolo duro e quello giovanile. Non penso di SPOILERARE, dato che ormai chi doveva vedersi il film se l’è già visto, ma tirare fuori un vecchio cattivo, una vecchia fiamma e invertire la scena della morte nel nucleo di curvatura, sono cose che un pubblico giovane non capirebbe, ergo, erano dirette a noi.

E poi c’è molto extratesto. E questo non aiuta un film ad essere duraturo, memorabile. L’extratesto è il contesto al di fuori del testo. Per esempio la nave dell’ammiraglio Marcus cade su Alcatraz: una chiara allusione al flop della la serie Alcatraz prodotta dallo stesso Abrams. Il lancio da una nave all’altra: un rimando al primo reboot, come anche numerosi dialoghi col capitano Pike. E poi extratesto che rimanda alla vecchia serie, ai vecchi film, ai vecchi personaggi, ecc.
Questo non aiuta, non aiuta. Non a-iu-ta.
Il film deve essere una storia originale. Dopo aver mutato la linea temporale, Abrams si è tenuto molte strade aperte, ma citare la vecchia serie non aiuterà la nuova a salpare.

Una cosa ha fatto Star Trek: è diventato leggendario.
Per gli amanti di Star Trek non basta “un buon film”, ci vuole una leggenda.

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Nuovo trailer di “Star Trek into Darkness” – sottotitolato

Star Trek, into darkness

Il casinista è lui: J.J. Abrams.

Il grande casinista
Il grande casinista

Ricco, giovane, un po’ racchio. Probabilmente considerato un nerd al tempo delle scuole medie, si è preso una bella rivincita diventando regista e produttore dalla fama di genio e di assoluta originalità.

J.J. non aveva certo bisogno di Star Trek per divertirsi o arricchirsi, o aumentare smodatamente la sua fama: credo sia stata la Paramount ad andarselo a cercare.
E perchè? J.J. l’ha sempre detto che Star Trek non gli piaceva, che non è mai stato un fan.
Ecco, proprio per questo: se devi sventrare un pollo non lo dai certo in mano ad un vegano.

In sintesi quello che ha fatto J.J. con Star Trek XI (dico 11) Il futuro ha inizio è stato quello che in gergo i tecnici chiamano “reboot”.
Per fare un reboot di un mito è meglio se lo fai fare a qualcuno a cui di questo mito non frega molto, ma che sa a menadito come funzionano i botteghini e le regole del mercato.
E poi, chi meglio di J.J. sa stravolgere il tempo, schiaffeggiarti con la trama, confonderti, bendarti, farti fare le giravolte e poi mostrarti un coniglio che esce fuori da un cilindro come se fosse il primo coniglio nato sulla terra?
Lo ha fatto in Lost, in Fringe, lo sta facendo con Star Trek e lo farà con gli attesi sequel di altri film come Cloverfield.

Sa che la prima cosa è dare un tantino di informazioni, ma appena un tantino, ogni tot, in modo da tenere desta l’attenzione: ecco una serie di articoli sulla testata del fan club italiano (se volete deliziatevi coi commenti).

Poi la locandina in stile postatomico che tanto piace oggi, con la data di uscita come fosse una profezia Maya:
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Le tette
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La love story in subplot
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Le belle tutine
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Azione frenetica
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Un cattivo che viene da un telefilm di successo
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E poi la vera innovazione che mi sembra introdotta con questo dodicesimo episodio: un contorno di scenografia ipo-tecnologica, cioè realistica. Già in Enterprise, con vari errori, si era tentato di dare un’aria da sottomarino all’Enterprise NX-01, ma il risultato non poteva che essere visivamente più moderno della vecchia serie con il capitano Kirk.

Il trailer mostra una Londra con uno skyline alla Norman Foster, un attacco a una coppia di torri (…ancora?) e una minaccia che viene dall’interno (suggestione ventilata anche in TNG). Insomma, un plot da film d’azione, alla Mission Impossible.

Altro dettaglio che mi sembra poter anticipare con una certa presunzione di certezza è il sopravanzamento di Chris Pine (lo vogliamo chiamare Jim Kirk? qualcuno è uscito fuori di testa o sono io?), rispetto all’ottima prestazione di Coso, nel ruolo di Spock.
Questo manifesto mi sembra rivelatore: Chris Pine davanti a Coso, come se volesse chiaramente dire: ehi, bello, sono io il mito qui, togliti dalle scatole: tu e Zoe mi avete fatto sin troppa concorrenza nel primo reboot, ora la baracca la guido io, tu mettiti dietro e seguimi.
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La domanda non è :”ma J.J. spera davvero che ci affezioniamo a Chris Pine al punto di considerarlo JIM KIRK?”

questa faccetta dovrebbe essere Jim Kirk?
questa faccetta dovrebbe essere Jim Kirk?

Non c’è nessuna domanda. Star Trek, il futuro ha inizio e Star Trek, into darkness, non sono destinati a noi, ma a quelli che sono nati nel 2000, ai nativi digitali, a quelli che di William Shatner non sanno neanche chi sia e scrivono Pikard con la “k” se mai ci arrivano a scoprire chi sia.

Chiaro: andremo a vederlo anche noi dello zoccolo duro. Forse al terzo, quarto, quinto episodio, ci scocceremo, ne salteremo qualcuno. Pazienza, J.J. sa che per uno di noi perso, ne quadagna 10 di nuovi. E alla fine chi si ricorda più il Batman di Michael Keaton? Tutti hanno in mente Christian Bale e Christopher Nolan.

Mi ripeto: hai voluto scombinare le carte? Occhei, fallo, mi sta bene. Ma devi darmi altri miti a cui attaccarmi, non quattro ragazzini che giocano a salvare il mondo.

Spock-Charlie's Angels
Spock-Charlie’s Angels