
Era da tempo, quanto non so esattamente, che non sentivo un silenzio così puro, originario, ab aeterno, quasi innaturale. Sentivo il cinguettio degli uccelli, leggero, rilassato, non frenetico come di mattina presto, e i miei cani buoni vicino a me ad aspettare la loro colazione.
Non è il senso di quello che c’era: uccelli, fruscii, il rumore della leggera brezza, il freddo del mattino, il ciap ciap delle ciabatte, ma di quello che non c’era.
Niente grida dei vicini, strilli di bimbi, niente schiamazzi di studenti che sciamano verso le scuole, niente campanelli, citofoni, cellulari, decespugliatori, martelli, e -soprattutto- niente auto. Nessun clacson, rombo di motore, accelerate, derapate, frenate, imprecazioni, urti, sirene.
Per carità, non è che la gente sembrasse sparita. Anzi, lo sapevo benissimo d’erano, lo percepivo perfettamente che erano solo addormentati dopo la gran mangiata di ieri. Stamattina era natale. Non è esattamente come la domenica, la gente si alza davvero tardi, c’è poco traffico tutto il giorno.
Dov’erano, mentre io davo da mangiare ai cani e mi sentivo privilegiata per la mezz’ora di silenzio che ho goduto?
Tutti chiusi nelle loro case, serrande abbassate, accucciati nei loro lettini. Addormentati, ma presto pronti ad uscire come serpenti che strisciano fuori dalla loro tana. Tutti chiusi nelle loro case, impilati nelle loro comode scatole. Silenziosi, ma presenti. Chiusi per un po’, ma pronti a venire fuori.
