Il giardino di Mimmo Caino

La casa del mare di Mimmo Caino
Anche Mimmo Caino, come tutti coloro che abitano a ridosso della ferrovia, aveva un giardino. Un giardino in quella stretta fascia di terra libera che separa la casa dai binari, una sottile striscia rubata alla sabbia, coltivata con dedizione ed ordine meticoloso.
La saggia e operosa indole contadina della nostra gente non permette che neanche un metro di terra vada sprecato, e queste coltivazioni distribuite lungo tutto il tratto della nostra costa sono diventate una costante, una sorta di paesaggio aggiunto a quello naturale.
In genere vi si piantano ortaggi, fave in inverno, pomodori e melanzane in estate. Basilico, peperoncini piccanti, salvia o rosmarino: tutte cose che hanno un piede nel giardino e l’altro in cucina. Molte persone tengono anche dei fiori in questi angusti spazi, solitamente si tratta di rose, ma talvolta si incontrano grandi rampicanti, come bignonie, glicine, bouganvilee. Se poi si ha un po’ di spazio in più ci si tiene anche un piccolo albero di limoni, di fichi o di nespole.
Ad animare i giardini e i piccoli orti della ferrovia non è la necessità di risparmiare sull’acquisto di frutta e verdura, anche perché in spazi così ristretti è impossibile provvedere adeguatamente al fabbisogno di una famiglia. Si tratta di qualcosa che sta dentro di noi, in quella parte buona del cuore umano: il desiderio di fare, di non oziare, di essere operosi. Il piacere delle cose fatte con le proprie mani, di mangiare il frutto del proprio lavoro, e l’avversione per lo spreco di terra, ancorché di limitata estensione.
Mimmo Caino aveva scelto delle piante grasse per il suo giardino lungo la ferrovia: le aveva scelte con cura, nei toni delicati del grigio e del verde argentato che armonizzano così bene con il colore della sabbia, e le aveva piantate in ordine, incasellate ognuna nel proprio spazio, delimitato da pietre piatte levigate dal mare. Contro il muro aveva sistemato altre piante più grandi, ma anche delle zucchine, per non smentire la qualità “ortiva” delle coltivazioni ferroviarie. Più oltre, sulla spiaggia, delle agavi variegate.
Aloe arborescens

Mimmo Caino se n’è andato mentre faceva quello che aveva più caro: il lavoro. Cosa accadrà al suo giardino? Chi lo curerà? Chi toglierà le erbacce che inevitabilmente cresceranno tra i sassi e nella sabbia? Il lavoro di Mimmo era per tutti noi, non solo per se stesso, e l’augurio che mi faccio –e penso di poter parlare per tutta la cittadinanza- è che tutto ciò non venga dimenticato, che venga rispettato e che non vada sprecato, ma anzi, che venga valorizzato come dovrebbe.
Tiffany's

P.S. 4/2/2010. Mimmo Caino è morto, la sua Casa del Mare è stata venduta. Pare che non fosse stato un buon padre e che la sua famiglia non ne volesse preservare il ricordo.
In questo caso sarebbe toccato al Comune di Siderno acquisire la sua proprietà perchè non fosse dimenticata.
Ora la Casa del Mare è una delle tante casette sulla spiaggia, tinta di color giallo paglia, con il tavolo di plastica e l’ombrellone sul balcone.

La casa del Mare di Mimmo Caino

09/19/08
La Casa del Mare di Mimmo Caino
Filed under: Giardinaggio e natura, Arte ed Estetica
Posted by: Lidia @ 2:46 pm

Mimmo Caino era una persona che apparteneva al vecchio mondo di Siderno, il mio paese. Ragionava all’antica, seppure aveva girato il mondo lavorando sulle navi commerciali. Apparteneva alla sua comunità, e questo era il suo essere “antico”.
Non lo conoscevo bene, ma si dice che non fosse stato una brava persona, e il ricordo che ha lasciato dietro di sé è duplice. I familiari – a quanto pare- non ne serbano un buon ricordo, mentre i suoi compaesani lo ricordano con affetto.
“Il Caino” era il suo soprannome, e forse questo basta a capire. Non so. Per conto mio do il beneficio del dubbio.

In ogni caso il carattere personale di Mimmo Caino non mi interessa più di tanto, quello che mi piace ricordare di lui è la sua casa sulla ferrovia, la “Casa del Mare”, che aveva costruito con le sue mani, usando quello che le mareggiate lasciavano sulla spiaggia, dentro la loro arruffata sporcizia.

Il Caino raccoglieva pazientemente queste cose e le usava per costruire la sua casa, che alla fine divenne quasi un piccolo museo.

Casa del Mare, Mimmo Caino

La sua “Collezione da Tiffany” era costituita da mattonelle e sassi levigati, come li avrebbe potuti sognare Antoni Gaudì. Mattoni smussati, vecchie bottiglie, cocci, sassi. Tutto era riposto ordinatamente in mucchi e in cassette, prima che lui morisse e tutto fosse abbandonato.
Aveva costruito anche un giardino sulla spiaggia, rubando quel metro o poco più alla linea ferroviaria, così come fanno tutti gli abitanti delle case che affacciano sui binari. Tutti i centimetri disponibili sono meticolosamente utilizzati per coltivarvi verdure o frutta, ed anche fiori.
Mimmo Caino aveva viaggiato, e aveva una nozione puramente visiva del giardino elegante. Nella sua ingenuità le piante grasse le considerava “nobili”, e piantò quelle, invece di pomodori e fave.

Il Caino aveva ancora parecchi anni da bruciarsi, ma è morto cadendo dal tetto della sua casa, oggi ereditata dai suoi familiari e trasformata in una graziosa casetta con le pareti gialle, le tende da sole a righe, il tavolo di resina per pranzare fuori. Una casetta come miliardi di altre, senza carattere e col nasino all’insù.
Casa del Mare, Mimmo Caino

2 Responses to “La Casa del Mare di Mimmo Caino”
1. ezio Says:
September 20th, 2008 at 3:22 pm e
Lidia, che bella storia , anche se ha il finale tristissimo, un uomo che chissà quanto ha rischiato navigando in mare , che fa quella triste fine. Le persone come lui sono sempre più rare e dispiace non averle conosciute Ezio
2. ezio Says:
September 20th, 2008 at 3:26 pm e
Che storia triste , come dispiace non avere conosciute persone cosi, che sono sempre più rare. Ezio