Al di là di ogni tendenza modaiola, che spesso si spegne dopo un insuccesso o un magro raccolto, è bene tenere a mente la regola d’oro che le patate non sono propriamente fatte per i vasi, e che desiderano la piena terra.
Questo non significa rinunciare a sperimentare, ottenendo magari un raccolto esiguo, ma anche un po’ d’esperienza in più per l’anno successivo.
Le regole da seguire sono poche ma importanti. La prima è quella di posizionare il contenitore in pieno sole, la seconda è che questo sia sufficientemente grande da contenere i grappoli di tuberi che si formeranno attorno alla “patata seme” o “piccola-madre patata”.
Se siete fortunatoni avrete anche un bel contenitore rustico, tipo una mezza botte, una tinozza, un calderone in rame. L’importante è che abbia i buchi sul fondo, se non ce li ha, fateli col trapano.
Dopo uno strato bello alto di drenaggio (per carità, non usate cocci taglienti, perché quando andrete a raccogliere le patate, inevitabilmente vi dovrete aiutare con le mani, e potreste tagliarvi di brutto), mettete un po’ di terriccio di quello buono, preferibilmente lavorato l’inverno precedente, con letame maturo (pellettato o sfarinato), ghiaietto o sabbia grossolana, un po’ di farine di roccia, se le avete, e del concime granulare a lenta cessione, tipo Osmocote o Nitrophoska Gold.
Le patate necessitano di molto potassio (lo sanno tutti che le patate hanno il potassio, no? Allora dovete mettercelo), però dovrete somministrarlo durante la stagione di crescita e non all’atto di impianto.
Quanto alle dimensioni del contenitore fatevi il conto che le patate vogliono un sacco di spazio, diciamo un paio di patate-madri per un vaso di 30 cm, ma io consiglio di usare un vaso molto grande e correre il rischio di sovraffollare piuttosto che mettere solo due patate-madri in un vaso piccolo.
Sopra al drenaggio fate un bello strato di terriccio miscelato e concimato, e poi disponete le patate molto ben distanziate e con le gemme verso l’alto. Versate altro terriccio fino a che le patate-madri non siano sotto 20 cm di terra. Annaffiate e aspettate che compaiano i bei ciuffi verdi di fogliame, poi coprite con altro terriccio fino a lasciare le foglie appena scoperte.
Quando si allungano di dieci cm, ricopritele ancora, e fate così fino a che non avrete raggiunto la massima capienza del contenitore. Durante la crescita della patata annaffiate normalmente, dal momento in cui avete raggiunto il bordo del contenitore, iniziate a concimare con potassio (se non trovate un concime di solo potassio, usate il concime per pomodori o per piante da fiore, se invece siete per il tutto biologico, usate un concime a base di alghe). Concimate ogni quindici giorni fino alla fioritura: a quel punto è segno che le patate-figlie sono pronte. Molti fanno delle indagini preliminari sulle figlie delle patate per vedere se sono mature o no: come regola generale basatevi sul fatto che le varietà precoci vogliono dieci settimane, mentre quelle “normali” almeno tredici settimane.
Ovviamente, che ve lo dico a fare, se vi procurate più tinozze o più vasconi, e scalate le semine, avrete patatine più a lungo. Niente di paragonabile al raccolto che può dare un orto, ma è capace che oltre a una serata di patatine fritte e birra, vi esce pure una caponatina.
Ora state attenti perché Giardinaggio Irregolare mette in linea la sua prima ricetta, e che ricetta, signori, quella della mamma(io la caponata non la so fare…)!
Invece per i veri amanti della patatina, la chip, vi dico come le faccio io: dopo averle pulite e sbucciate le affetto in una vaschetta d’acqua salata, e poi subito nell’olio per non fargli perdere l’amido altrimenti appiccicano. Usate tonnellate di carta assorbente perché le patatine devono essere realmente asciutte quando vengono salate. E poi affettatele sottili con la mandolina, perché più sottili sono meno olio pigliano e vengono più croccanti.
C’è anche qualche folle che coltiva le patate a scopo ornamentale, come “verde” riempitivo, facile ed economico, e vi assicuro che l’effetto, vicino a fiorellini tipo “nuvola” , come l’Erigeron, l’Iberis, la Lobelia, le petunie e la Callibrachoa, ma anche gerani e altri fiori annuali o perenni a cuscino o a portamento prostrato, è tutto da gustare.
Vai di ricetta!
Ingredienti per 4 persone:
7-8 melanzane piccole (a buccia scura)
1/2 chilo di peperoni verdi tondi
4 patate non troppo grandi
un chilo di pomodori tondi
basilico in abbondanza
una manciata di olive nere
due peperoncini piccanti a piacere
aglio in camicia
sale e aceto bianco
olio per friggere, oltre un litro
chi vuole può aggiungere un cucchiaino di capperi dissalati, ma è la variante siciliana
Riempire a metà una pentola dai bordi alti di olio extravergine di oliva e friggere le melanzane tagliate a fettine divise in tre o se preferite, a tocchetti. Scolare bene su molta carta assorbente o carta da pane.
Mettere da parte le melanzane.
Nello stesso olio friggere le patate tagliate a tocchetti finchè prendono colore. Scolarle molto bene e aggiungerle alle melanzane senza mescolarle.
Ancora nello stesso olio friggere i peperoni verdi tondi tagliati a pezzetti. Scolare bene e far asciugare su carta assorbente. Aggiungerli alle melanzane e alle patate. Tenere da parte il vassoio e lasciare che l’olio fritto si freddi perchè possa essere riutilizzato nella preparazione del sapone casalingo.
In una grande padella mettere i pomodori tagliati a pezzetti con l’aglio in camicia e abbondante basilico, una presa di sale, il peperoncino e un giro d’olio. Coprire e lasciare cuocere a fuoco moderato fino a che i pomodori non siano praticamente sfatti e siano diventati cremosi. Ci si può aiutare a schiacciarli con una forchetta. A cottura ultimata togliere l’aglio in camicia.
Nella medesima padella, aggiungere le verdure fritte, un altro aglio in camicia, abbondante basilico, le olive, il peperoncino, ed eventualmente i capperi. Aggiustare di sale e aggiungere mezzo cucchiaio di aceto bianco (non aceto balsamico o rosso). Coprire e far cuocere per dieci minuti a fuoco moderato. Controllare che tutte le verdure si siano amalgamate, e nel caso, lasciate cuocere qualche minuto ancora. Togliete l’aglio in camicia.
Levare dal fuoco e versare in un piatto da servizio dai bordi alti o in una grande terrina.
Fare raffreddare e consumare “riposata”, una volta fredda.
Il piatto può essere preparato con largo anticipo e conservato in frigorifero, per essere poi portato a temperatura ambiente e consumato.