Tag: terzo paesaggio
Anche le frane nel loro piccolo si stufano
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Via panoramica in autunno
La frana su via Panoramica conquistata dal Terzo Paesaggio
La frana a Siderno Superiore conquistata dal terzo paesaggio
A distanza di sei mesi dalla frana su via Panoramica a Siderno Superiore, il comune di Siderno rende noto di non essere intervenuto per rimuovere i detriti solo perché c’è in corso uno studio sulla vegetazione spontanea al quale prende parte il mio amico Gilles, il quale emetterà il verdetto sulla frana: se supererà l’esame “terzo paesaggio”, la frana rimarrà esattamente dove si trova, altrimenti rimarrà esattamente dove si trova.
La cittadinanza è in attesa del fatidico responso.
Seconda edizione per “Elogio delle vagabonde” di Gilles Clément
Immutato il testo, con una prefazione di Andrea di Salvo, di cui compaiono le recensioni su Vìride-Alias, leggermente compattato il formato, forse per essere reso più tascabile.
Mi duole eccepire sulle copertine. La prima, avvantaggiata dal formato slanciato, era molto più semplice ed elegante, anche se non originale; la seconda appare come una bustina di semi di nigella con qualità da cellullare (nel senso di ammanettamento e trasporto in galera per il grafico, di cui non faccio il nome, Andrea Whor).
E’ mai possibile, mi chiedo, con gli strumenti fotografici e di composizione grafica oggi in dotazione anche ai pc domestici, produrre delle copertine così anonime e mal fatte?
Evidentemente sì, e non è un merito.
Invece è interessante l’inserimento nela collana habitus. Sul termine “habitus” i filosofi hanno discusso in maniera approfondita e una interessante riprova è il volume di Venturi Ferriolo Percepire paesaggi. “Habitus” è dunque non solo il comportamento, ma il luogo che determina tale comportamento. Comportamento, luogo, nicchia ecologica (habitat) e paesaggio che funge da grande scatola contenitore, si fondono insieme in una riflessione non solo giardinesca o botanica, ma anche sociale e biologica.
Clément ha letteralmente sconvolto l’establishment del giardinaggio mondiale con il suo “Manifesto” e i suoi paesaggi planetari. Mi chiedo cosa ne diranno tra due o tre secoli i giardinieri del futuro e come ne saranno influenzati.
Ormai non si può prescindere dalle sue idee: e come si potrebbe? Clément rappresenta per il giardinaggio ciò che per l’economia sono stati Rifkin e Klein. In un mondo che tende alla globalizzazione non si può ignorarare che questo avviene anche per le piante, gli animali, i parassiti, le avversità, le malattie (e non parlo solo di quelle delle piante, basti pensare alle influenze pandemiche).
Clément è stato il primo giardiniere a porre un forte accento su questo aspetto, e a sfruttarlo, esteticamente ed eticamente nei suoi giardini. Sottolineo “eticamente” perchè il giardinaggio di Clément non vuole essere solo un “bel lavoro, gradevole e ben fatto”, ma un buon lavoro, che gratifichi chi lo compie e chi lo osserva non solo con il senso del gusto estetico impermanente, ma anche con quello più profondo del gusto estetico rafforzato dalla bontà etica.
Se mi è consetito, è proprio in questo la vera rivoluzione di Clément, che al di là della piacevolezza alla vista, propone dei giardini che rappresentino anche un atteggiamento etico e morale nei confronti della Terra e dei suoi abitanti, che siano uomini, cani, insetti o microrganismi.
Insomma una riunione di ciò che il Postmodernismo aveva conclamatamente disgiunto: il buono col bello (il vero essendo uscito dalla scena molto tempo addietro. Cfr. I Trascendentali traditi, di Claudio Sottocornola).
Giardini sì, dunque, ma non con la sprezzante superbia di un Russel Page o la spocchia di una Vita Sackville-West, giardini per tutti e giardini che potenzialmente possono trasformarsi in tutto, grazie alla quantità di biodiversità che li costituisce. Non giardini immoti, come quelli mummificati dell’ Ottocento inglese o del Barocco francese, da ammirare e su cui costruire splendide analisi critiche, ma giardini che rappresentino non tanto una aleatoria ontologica giardinità – se ci è consentito usare temini platoneschi- ma le potenzialità della terra e della Terra.
Confesso che dopo l’infatuazione iniziale con il celbre “Manifesto” ho avuto per Clément sentimenti contrastanti, anche per via degli accesi dibattiti che abbiamo costruito assieme, ma i suoi libri sono imperdibili. E se avete lisciato la vecchia edizione di Elogio delle vagabonde, non perdete questa.
Nonostante la copertina.

Il giardino in movimento, ed. Quodlibet
Ricevo dalla casa editrice Quodlibet la notizia che dal 23 marzo sarà disponibile in Italia un altro libro di Clément, autore abbastanza prolifico ma di cui scarseggiano le traduzioni in Italiano.
Il libro è intitolato Il giardino in movimento
Non un manuale o un prontuario, dunque, non si tratta di precetti o prescrizioni, ma un vero e proprio viatico, la scorta di provviste per il viaggio attraverso quello che Clément ama definire – nel quadro di una analisi che spesso mostra anche i limiti dei concetti tradizionali dell’ecologia – il giardino planetario.
Indispensabile, per il giardiniere (come Clément stesso ama farsi definire), è innanzi tutto un’educazione dello sguardo, allo scopo di acquisire la facoltà di rinvenire ciò che nel mondo vegetale è al contempo invisibile e fondamentale. E in tal senso questo libro fa da complemento al Manifesto del terzo paesaggio, pubblicato da Quodlibet nel 2005, integrandone e arricchendone le idee in forma
più estesa e narrativa.
Dall’altro lato vengono descritti e analizzati nel dettaglio una miriade di casi concreti per rendere trasparente cosa significhi dare corpo a un’idea paradossale come quella di «giardino in movimento», spazio in cui la natura non è assoggettata e soffocata dalle briglie di un progetto, di uno schema preconfezionato, e dove spesso è più prezioso sapere cosa non fare piuttosto che intervenire e aggredire. Si apprende l’arte di agevolare, favorire, incoraggiare, e mentre «il gioco delle trasformazioni sconvolge costantemente il disegno del giardino», tanto il giardiniere, ovvero il «guardiano dell’imprevedibile», che ogni eventuale visitatore, possono nutrirsi delle immancabili dosi di sorpresa che la natura riserva loro quando si esprime finalmente nella sua pienezza.
Gilles Clément
Il giardino in movimento
Con 128 tavole a colori fuori testo
Repertorio delle piante citate a cura di Enrico Scarici
Traduzione di Emanuela Borio
«Quaderni Quodlibet»(160×225 mm)
ISBN 978-88-7462-335-8
pp. 320 – euro 28,00
In libreria dal 23 marzo
Note biografiche:
Gilles Clément (1943), docente presso l’École Nationale Supérieure du Paysage de Versailles e scrittore, ha influenzato con le proprie teorie e con le proprie realizzazioni (tra queste il Parc André Citroën e il Musée du quai Branly, entrambi a Parigi) un’intera generazione di paesaggisti europei. Ha pubblicato tra l’altro, Le jardin planétaire(catalogo della mostra alla Villette di Parigi, 1999), La sagesse du jardinier (2004), e due romanzi, Thomas et le voyageur (1997) e La dernière pierre (1999).
In italiano sono stati pubblicati l’antologia Il giardiniere planetario (22 Publishing, 2008) e Elogio delle vagabonde (DeriveApprodi 2010). Quodlibet ha già pubblicato Manifesto del Terzo paesaggio, a cura di Filippo De Pieri, nel 2005.
Quodlibet – via Santa Maria della Porta 43
62100 Macerata – telefono 0733 264965, fax 0733 267658
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