La campagna va ad invecchiare.
Me ne accorgo portando i miei due cani a spasso, verso Siderno Superiore, un poco dopo il bivio per Oliveto e San Leo, a Capofilico.
Non ci sono solo i prati rosa di gittaione e gli anemoni selvatici sparpagliati qua e là. Iniziano a mostrarsi altre piante, come gli asfodeli, la sulla, i lupini blu, e tante altre covano o iniziano a mettere le foglie.
E i margheritoni si allungano ogni giorno di più. I margheritoni che sono segno dell’estate, della lunga, cocente ed arida estate che ci aspetta.
Questi margheritoni che insieme ai cardi saranno i colori dell’estate, mi fanno sempre più paura.
Ostruiscono i passaggi sulle piste, occultano le altre piante.
I mandorli stanno mettendo le foglie, quelle foglie lucide e verdi come baccelli di piselli dolci bagnati.
L’albero ha fatto cadere i fiori, ha perso la sua verginità, si trasforma in una giovane donna bella e sensuale, con le labbra rosse e il corpo tiepido, i lunghi capelli neri sudati sparsi sul cuscino.
La primavera (prima-vera) è fuori dalla primavera astronomica, e cade in inverno. Di sabato.
Forse è questione di orario. Il lavoro e le incombenze mi lasciano libero solo il dopopranzo, con mia grande tristezza, dato che è proprio in quel momento che mi sento più creativa.
In uno dei due pomeriggi liberi che ho, sono andata a portare i cani più tardi, verso le sei e mezza. Dopo due settimane che non li portavo nella piccola zona residuale dietro casa, l’avena selvatica è cresciuta a dismisura, fino ai gomiti.
La luce era piena ma non ancora radente, dorata ma non agonizzante.
E’ irripetibile e indescrivibile. Era bello attraversare quel mare di verde, proprio come dice Least Heat-Moon, e sentire il fruscio dei miei cani tra l’erba alta, senza vederli. Seguire le sottilissime piste segnate da chi va a cercare la cicoria.
E soprattutto, voltarsi indietro a guardare quella prateria in miniatura in controluce, diventare non più verde, ma un grigio argentato luminescente.
Era bello.