Ragazzo di città, ragazzo di campagna

Stamane mi è capitato di fare una riflessione sulla ponderale mancanza di conoscenza, soprattutto da parte dei trentenni, su tutto ciò che riguarda la vita naturale, sia di foglie, d’acqua , di roccia e in generale di tutto quello che cammina o striscia sulla terra, essi compresi.
I ragazzi che oggi hanno circa trent’anni, nati nei terribili anni ’80, sono la prima generazione cresciuta davvero in casa, con solo diletto che la televisione e i videogame. Sono gli autentici figli del piccolo schermo, non hanno l’idea del gioco per strada, delle “rughe”, ma solo delle volatili compagnie, vissute tra automobili e motorini, piazze e locali.
Ragazzi di città, come anche quelli nati dopo di loro, che fanno i pic nic virtuali con City Ville.

Poi leggevo qualche rigo di un libro sulle erbacce, riportava un passo di una lettera di un soldato inglese schierato sul fronte della Somme, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il campo di battaglia ospitava una messe di papaveri, colorati di tristi presagi. Le erbe spontanee, tipiche della Gran Bretagna, venivano portate vicino alle trincee e il bordo veniva fatto con i calcinacci o residui metallici.

Sono passati sessanta e più anni, è vero, ma come si spiega il folle attaccamento della mia generazione all’anima della natura, rispetto alle giovani, giovanissime generazioni che non la conoscono più o la considerano un’entità astratta come in Avatar o un argomento da conoscere per essere trendy?

I ragazzi di campagna sanno ancora guardare negli occhi la natura, mentre i ragazzi di città non più. Sessant’anni fa eravamo un po’ tutti “ragazzi di campagna”.

Il tempo passa troppo in fretta per me. Eppure è troppo poco quello che la modernità ci porta. La nostra fase adolescenziale ci porterà alla maturità o all’annichilamento?

9 pensieri riguardo “Ragazzo di città, ragazzo di campagna

  1. maddai!!! cerchiamo di non cascare nella solita trappola: le nuove generazioni non sanno più…. noi eravamo meglio… … non erano proprio quelle le frasi che ci davano fastidio quando avevamo la loro età! ;).
    A parte questo, è da un po’ che seguo il tuo blog e trovo i tuoi articoli pieni di spunti interessantissimi di riflessione proprio perché spesso guardi al mondo del giardinaggio fuori da qualunque tipo di approccio io abbia mai incontrato, continua così!

    1. Grazie CB per gli incoraggiamenti, fanno sempre piacere. Per il resto credo sia tu caduta nella trappola della lettura superficiale. Non si tratta quindi di revanchismo aporetico per il quale non ho interesse, ma di un -mi auguravo serio- input ad una discussione che avrebbe toccato i temi della cultura di campagna e quella di città -se di divisione si può parlare oggi- e di come la formazione culturale contemporanea, che noi chiamiamo “moderna” contempli ben poco della vera modernità e raccolga nel suo seno principalmente un oscuro e cieco antropocentrismo.

  2. penso che in quello che hai scritto ci sia qualcosa di drammaticamente vero, già faccio fatica a spedire i miei figli a giocare all’aperto ( e così succede ad altri), e pensare che non ho playstation o altro ( quello sì, vero annichilimento). Però non credo che la generazione ” nostra”, ovvero di quelli che si avvicinano ai 40anni, sia molto meglio. Tu ( anch’io) hai una formazione di periferia , non cittadina e questo fa già una certa differenza. La nostra generazione è invecchiata senza essere diventata veramente grande ( nel senso di non aver raqggiunto autorevolezza nel mondo del lavoro e nella società, oppressi dal precariato da una parte e dalla gerontocrazia dall’altro) . Ovviamente sto generalizzando, per forza di cose.
    Però conosco anche dei giovani che amano la natura e vogliono anche lavorarci davvero.

  3. Lidia, non so. Però i bambini di città degli anni 80 (un pò me ne intendo) venivano su anche a Geo e Quark e le poche volte (o non necessariamente poche) che andavano in campagna o al mare o in montagna, non avevendo dietro la televisione o il game boy, si facevano davvero delle scorpacciate di natura, giochi furibondi, camminate, raccolta di conchiglie, osservazione di pesci e animali vari. Ricordo che con un gruppo di mamme avevamo affittato una casa in campagna per i fine settimana e le vacanze. Ebbene i nostri bambini (che ora hanno dai 27 ai 29 anni) erano gli unici del paesino ad andare in giro da soli per tutto il giorno per campi e boschi. Raccoglievano gli asparagi selvatici, sapevano riconoscere certe erbe, godevano delle fioriture, salivano sugli alberi, conoscevano anche le vipere. I bambini del paese? Armeggiavano attorno ai motorini e non di rado li vedevi sfrecciare a 12 anni, senza casco ovvio, per le provinciali. I nostri bambini di città erano considerati un pò scemi e le loro madri matte. Infatti guarda come si sono rapidamente ridotte le campagne, considerate spesso come luoghi adatti solo a ospitare case abusive, capannoni, brutture varie e in questi ultimi periodi ettari di pannelli fotovoltaici e colonne di pale eoliche. Anche questa è una semplificazione, ma non mi è mai sembrato che il fatto di abitare in campagna ti desse per forza la conoscenza e il rispetto per la natura.

  4. Proprio ieri, Domenica 20, ero in visita all’Orto Botanico della mia città di Padova, e con grande sbigottimento mi sono reso conto che ci sono persone sulla cinquantina che non distinguono letteralmente un prunus con frutti da un melo…
    Bella rivincita per i ragazzi degli anni ’80, non credi?

  5. Vivo in un paese che è la seconda cintura di Torino, non più città, non ancora campagna.

    La sensazione che ho io dei ragazzi è che alla campagna siano più interessati i cittadini che i campagnoli.

    Il 18enne vicino di casa frequesta l’istituto agrario suo malgrado (è un appassionato di greco e latino che i genitori hanno mandato lì a forza per la comodità della scuola !?!) e ogni tanto mi racconta l’ambiente. I suoi coetanei, figli proprietari di proprietari di cascine, sono molto interessati ad auto, scorribande in città e bar notturni, mentre conosco ragazzi rinchiusi in alloggi molto interessati a tematiche di ecologia o natura.

    Secondo me si è sempre alla ricerca di quanto non si ha, per restare il tema l’erba del vicino è sempre più verde.

  6. la mia impressione è che oggi adulti, ragazzi, bambini, in paesi o in grandi città, siano spesso prigionieri in casa. Per la paura non si esce, la sera e il giorno
    Si accompagnano i figli in macchina ovunque, mai a piedi, la bici è un pericolo.
    Poi si organizzano gite per vedere gli animali, gite sicure, zoo safri, chiudete i finestrini!
    L’altro giorno per vedere la l’eclissi di luna, sono andata con la mia famiglia, appena fuori città, in riva ad un fiume, bello! le rane, gli aironi, abbiamo mangiato le more dei gelsi, e i panini. Non c’era nessuno, che peccato, dov’erano tutti? Avevo invitato un’amica, ma lei sembrava terrorizzata all’idea di andare in un posto “isolato”.
    I bambini (i miei sono nati dopo il 2000) comunque son curiosi, e trovano la natura anche al super mercato.
    Mia figlia davanti al banco del pesce: “Sigore per favore mi può far vedere da vicino questi pesci morti?”
    Sempre un piacere leggerti tanti compimenti.
    Maddalena

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