In questi giorni sento forte il desiderio di avere nuove piantine, semini, soprattutto. Perchè ogni pianta nuova è un amore nuovo, molto più affidabile di quello romantico e spesso privo di tutte le complicazioni che si porta dietro.
Ho voglia di innamorarmi, e scegliere da un catalogo con pochi soldi ti porta a scartare il superfluo, a scegliere ciò che amerai. Non occorrono piante esotiche o di difficile mantenimento, solo quelle che in quel preciso istante donano gioia al nostro cuore.

Ho preso un nasturzio giallo doppio, ‘Indian Cress’. Il nome è da allegare i denti, purtroppo. E i nasturzi doppi -si sa- sono sempre un po’ imprevedibili, ma vedremo cosa combinerà. L’ideale per loro è non essere mescolati agli altri, specie se rampicanti, davanti ai quali soccomberebbero, ma in capienti vasi o vasconi da cui possano scendere a cascata.
Guardate che bella questa foto di un Tropaeolum tricolorum e di un Tropaeolum azureum!

Poi ho finalmente preso una pianta che fino a poco tempo fa costava parecchio, essendo una introduzione recente (perlomeno sui cataloghi), la Mirabilis longiflora. Pare sia estremamente profumata e mi chiedo se si ibriderà con le mie.
E siccome le belle di notte mi piacciono, resistono al caldo e profumano, ho preso una varietà che non mi è mai riuscito di rubacchiare in natura, la
‘Yellow an red marbles’, che dovrebbe avere come colore di base non il fucsia del mix ‘Broken colours’, ma il rosso magenta che è un po’ più raro, inoltre la puntinatura è più fine e polverosa.
E per finire, per un amico, ho preso del Physalis alkekengi.

Strana sta cosa, ma di solito non ci si innamora così a primavera?
un giardiniere mediterraneo in primavera è già stanco. E’ l’autunno la promessa, il sabato del villaggio, l’idea dell’amore futuro. La primavera è scontata, è bella solo nei giardini degli altri, nel tuo è sempre noiosa. Ti conosci con tua moglie, sai come ti risponderà, cosa pensa, ecc. Il proprio giardino finisce sempre per diventare una moglie noiosa.
E’ l’attesa che rende belle le cose. Rigiri in mano la bustina, guardi la scritta, leggi ancora una volta le indicazioni di semina che non ti servono a niente perchè tarate sul Suffolk. Bevi un tè, ti coccoli nella coperta, ti immagini un giardino e una moglie diversi.
Il primo bacio, ce n’è di tempo ancora.
In bocca al lupo per la Mirabilis longiflora. L’ho seminata qualche anno fa. La pianta è appiccicosa, pochi fiori e profumo boh?
Magari è questione di clima e da te diventa fantastica.
Perchè a me i nasturzi in vaso diventano orrendi, mentre in terra fantastici? E si che li ho in un vaso da 50 quindi è quasi come fossero in piena terra.
Urca, mi dispiacerebbe dovesse venir fuori male, ci tenevo così tanto, me la sono rimirata per anni e ora ho la bustina tra le mie mani.
Non saprei dirti per i nasturzi, mi sembra davvero strano. Poi dicono che sono piante facili, non è del tutto vero. A te l’umidità non manca, e non credo si tratti della qualità del terreno. Forse poco drenaggio, troppo concime?
In realtà quello che loro vorrebbero sarebbe terra ben concimata ma consumata da piante voraci come piselli odorosi o girasoli, thitonie, rose, annuali con vasto apparato radicale. Terra buona ma usurata.
Infatti tra le file delle patate sono splendidi!
Il tropaeolum, dopo anni di oblio, è ritornato in auge da quando si è scoperto che è una pianta commestibile. Lo si era sempre saputo, per lo meno lo sapevano gli inglesi e anche i francesi. I germanici e i russi non lo so. Negli anni 70 vidi un film (Lumiére) diretto e interpretato da una Jeanne Moreau, ormai vecchiotta, ma ancora fascinosa, in cui sosteneva che l’unica verdura che mangiava erano i fiori della “capucine” (forse per far dispetto alla sua altrettanto fascinosa concorrente) e in una scena, vestita sontuosamente con una palandrana nera, se ne mangiava una ciotola intera, davanti a un suo allibito giovane amico. Dunque è tornato di moda e non per la sua bellezza e per i suoi caldi colori, ma perchè in questi periodi di crisi nera, si coltiva solo se si magna (consiglio l’abbinamento delle foglie di nasturzio ben tritate, abbinate a un ottimo burro di malga e al caviale rosso, in modiche quantità, perchè costa caro. Champagne come bevanda, ovvio, ma anche il the, di quello buonissimo che si comra Lidia)). Ma in fondo fiori si mangiano tutti: pensate che io quotidianamente mi faccio una bella pozione di digitale. Prosit.
Il più bello è il T. azureum e Pellizzaro mi ha insegnato a coltivarlo.
Dovete cercare nel vostro appezzamento di terreno un posto che sia in ombra, ma non in ombra ombra, deve esserci un po’ di sole la mattina. Poi prendete il piccone e scavate un bel buco di un metro per un metro. Fate in modo che sul fondo scorra continuamente dell’acqua e coprite metà della buca con dei massetti di roccia, in modo che l’acqua non arrivi alla pianta, ma solo il suo vapore. Quindi riempite il resto con un buon terriccio di foglie (non mi ricordo quali) e delicatamente piantate un esemplare per buca. Mi ha detto anche che dopo che ha spiegato tutto ciò, nessuno lo vuol più comperare.
Una dritta però ve l’ho data sulla coltivazione della Capucine: drenaggio e drenaggio. Ciao a tutti
Il nasturzio comune, Tropaeolum majus – T. minus non è nuovo a cadute e ritorni di moda. Dopo la sua introduzione (T. minus) alla fine del Seicento, fu perso, poi fu introdotto di nuovo, stavolta il T. majus, poi fu di nuovo perso. Da allora in poi ha subito molte oscillazioni a seconda delle mode, poichè è una pianta facile da riprodurre e da eliminare. Non credo che il suo ritornare in auge sia coincidente con la moda dei fiori mangerecci, è solo concomitante e -ovviamente- intensificata. E’ curioso sottolineare che le cultivar doppie sono di origine italiana (metà del Settecento).
Storia tutta diversa per le specie tropicali rampicanti perenni, come l’azureum, il tricolor, lo speciosum, ecc. Credo che tutti si troverebbero bene nelle condizioni descritte da Lucilla, umido ma molto ben drenato. L’azureum a me non entusiasma, grazioso ma niente di trascendentale, mentre mi piacerebbe molto di più lo speciosum