È dal 1991 che vado al cinema senza informarmi sul film in proiezione. Dal trailer o dalle varie pubblicità mi faccio un elenco mentale dei titoli che mi piacerebbe vedere, e se li portano ai cinemini di qui, ci vado. Scientemente non leggo mai neanche mezza recensione, neanche i nomi degli attori e dei registi.
“Sembra promettente” mi basta.
Non sapevo chi fosse Chris Kyle, né che American Sniper fosse un film di Clint Eastwood. A saperlo, credo che non ci sarei proprio andata, ieri, al cinema.
A metà del primo tempo lo stomaco era sceso giù all’altezza del colon trasverso, e se non fossi stata in compagnia avrei abbandonato la sala. Alla fine del film stomaco e intestino erano una massa unica che stritolava il fegato con schizzi di bile che mi rigurgitava nell’esofago. Confesso di essere rimasta fino alla fine soltanto per poter stracciare questa paccottiglia culturale che dal primo all’ultimo minuto di proiezione non è altro che propaganda bellica anti-Islam e campagna elettorale anticipata a favore del futuro candidato del partito repubblicano.
Che Clint Eastwood fosse in quella zona lì non è un mistero, e a quanto mi dicono, Sergio Leone neanche gli rivolgeva la parola negli ultimi tempi. Molti attori hanno fatto propaganda elettorale, dall’una e dall’altra parte, ma quando ci si mette uno come Eastwood, che il suo lavoro lo sa fare bene, la cosa si fa più indigesta.
Ognuno sviluppa il suo talento secondo il proprio giudizio, e non è questo un argomento di critica.
Lo shock che mi ha dato questo film è la totale assenza di critica nei confronti dell’esistenza di un fatto come la guerra. Ecco, sarò del tutto sincera: chi va in guerra e dopo non ritorna pazzo o malato, per me è pazzo in partenza.
Anzi, con la metafora utilizzata dallo stesso film, “è un lupo”, cioè uno che con la violenza e la prevaricazione sottomette chi non ha forza o mezzi sufficienti per difendersi (le “percore”), che abbisogna di guida e protezione (“il cane da pastore”).
Se a qualcuno scappa da ridere, a me no.
Questo tizio qui, questo Chris Kyle, è tornato dalla guerra in Iraq dicendo di aver abbattuto 255 persone, su cui solo 160 “accreditati” (chissà che punteggio alto a Splinter Cell!).
Nel film, tratto dalla sua autobiografia, lo psichiatra gli chiede:- Ma senta, lei, non è che si sente un tantinello strano dopo aver fatto fuori 160 tizi? Chessò, un filino in colpa? Un piccolo senso di rimorso in fondo a quel blocco di minerali che ha al posto del cuore?
Kyle, bel bello, risponde di essere pronto a rispondere di ognuno di quei “bersagli abbattuti” davanti al Signore. Che è il Signor “Dio”, quello cattolico (o protestante, a scelta), con certo Allah, che è chiaramente un dio abusivo.
A questo punto della conversazione ho tanto sperato che il capo Kyle sia finito davanti a un dio diverso dal suo, magari Manitù o Zoroastro, e perchè no, Zhul. Se ha avuto la fortuna di beccarsi il dio cattolico, siamo sicuri che sarà stato promosso a pieni voti alle sfere celesti più elevate.
La domanda a questo punto mi sorge spontanea: ma vogliamo mettere Totò Riina contro questo qui? Riina ci fa la figura del dilettante allo sbaraglio. No, perchè, signori, mi dico: questo li ha guardati tutti e 160 (o 255) e li ha impallinati per bene, uno per uno.
La prima vittima della sua lunga lunga lunga carriera? Un ragazzino, armato di granata, ovviamente. Ma dico, sei “La Leggenda”, il cecchino più letale della storia degli states, e non gli puoi sparare a una gamba, a un braccio, alla spalla? No, in pieno petto, per la miseria. Senza rimorso e avanti così, capo Kyle: beccati venti medaglie, un best seller e un film che ti consegna alla storia della cultura di massa, firmato dal pistolero dagli occhi di ghiaccio, che anche lui ne ha fatti fuori tanti, sul set.
Beccati un sacco di candidature all’Oscar, perché all’America è piaciuta la tua storia, che li riporta alla verginità di “paese migliore del mondo”, perché in questo film sciatto, scadente, apatico e maschilista, vale la versione romanzata della Storia, quella in cui è Osama Bin Laden (comproprietario con Bush della ditta “Arbusto”, quella a cui appartiene l’oleodotto scavato con la scusa della guerra) ad avere fatto crollare le Torri Gemelle. In questa versione della Storia non troverete le finestre delle Torri esplodere in sincro, in questa versione della Storia l’United 93 non è stato abbattuto da un missile.
Ustica è solo un’isoletta turistica.
Mai nessun film sulla guerra (a parte i vecchi in bianco e nero) è stato così totalmente acritico. I film sul Vietnam ci avevano lasciato un’idea di una gioventù schiantata, annientata dai ricordi delle atrocità inflitte e subite.
Anche i pochi film sulla Guerra nel Golfo avevano come tema centrale il problema etico che comporta qualunque conflitto bellico, e se vogliamo, si interrogavano sulla natura dell’uomo.
Questo no.
Se gli states danno così tante candidature a un film così infimo, come qualità e contenuti, è perchè lo considerano un buon film, ma anche perché torna alla loro cara causa, che è quella di rilegittimarsi di fronte al mondo, riaffermare il loro strapotere, generare consensi nelle piccole menti guerrafondaie della loro civiltà borghese e ignorante, ribadire il “sacrosanto” diritto del cittadino di possedere un’arma in casa, gettare discredito e infamia sull’Islam (confronto a questo film le vignette di Charlie Hebdo sono scherzetti da matricole), e sostenere l’idea, malamente ripresa da un certo tipo di cultura latina, che dice “Si vis pacem, para bellum”.
Loro hanno eliminato la prima parte della frase.
Perché loro la stanno già preparando da tempo, una bella guerra, perchè se qualcuno ancora crede che la “Primavera Araba” non sia una mossa strategica per posizionare pedine all’interno del continente africano e in Medio Oriente, si desti dal suo bel sogno.
Perché se qualcuno è convinto che la crisi in Crimea non ne sia una diretta conseguenza, e un tentativo di attacco alla Russia, si riaddormenti, perché non ne vale la pena che stia sveglio.

Per riprendersi, consiglierei la visione del capolavoro di Fracis Ford Coppala (di origine e cultura italiana) Apocalypse Now, tratto da “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad (di origine russa-ucraina) e interpretato da Martin Sheen (di origine spagnola) e Marlon Brando (di origine italiana); insomma un film non-yankee, che mostra l’orrore, la follia della guerra e del capitalismo spinto all’estremo.
Io l’avevo scritto, però!
https://laulilla.wordpress.com/2015/01/09/american-sniper/
Sì, be’, ho detto che non leggo le recensioni dei film prima di averli visti. Comunque -per me- ci sei andata leggera. Questa è spazzatura. Il fatto che in Europa e in Italia ci caliamo questa sciacquatura di piatti è del tutto indicativo di quanto l’orientamento politico europeo si sia avvicinato a quello statunitense.
In breve questo cosa vuol dire? che in qualunque futuro conflitto bellico l’Europa darà sempre più appoggio agli USA fino a condurli dove vogliono arrivare, dove hanno sempre voluto arrivare, al controllo delle risorse energetiche di petrolio e gas russo.
In effetti , da come lo avevano recensito…. peccato perché poteva essere un buon lavoro . Io mi aspettavo un cecchino yankee che allafine della mattanza si suicidasse per i normali sensi di colpa ….chesso‘ magari ad un certo punto poteva conoscere la moglie dell’antagonista Moustafa…insomma poteva saltar fuori un bel drammone introspettivo e invece no , solita Americanata !!!!
Ti faccio solo un appunto : generalmente i fucili da tiratore odierni ti fanno secco anche quando non ti colpiscono al petto , nel senso che quei calibri se ti colpiscono ad una spalla te la portano via……
Dalle poche informazioni che avevo prima di vedere il film, non mi aspettavo certo una storia che non avesse un punto di vista fortemente anti-islamico, né un drammone contro la guerra. Mi aspettavo certo un maggiore spessore nella resa di una vicenda realmente accaduta, con una non troppo evidente connotazione propagandistica.
Riguardo ai fucili, non lo sapevo. Non so che dire, le armi per me sono congegni molto ammirevoli nei film d’azione, nei fumetti, nei videogames, non nella realtà.
Il fatto è che io mi impongo una scrittura il più possibile distaccata, per tutti i film, intendiamoci, perché non ritengo giusto recensire sotto l’impulso delle emozioni. Credo però che quello che penso si comprenda lo stesso. Non so se ci attenda un avvenire così fosco: questo è probabilmente nella testa di qualche fondamentalista alla Bush, ma, voglio sperare che infine non prevarrà questa arroganza.
Io non sono una critica cinematografica, questo è una dichiarazione di una opinione personale, espressa con onestà, e credo, con buone ragioni che la sostengono.
Tu sei più giovane di me, forse farai in tempo a vedere qualcosa. Di certo anche io riuscirò a vedere la fine dell’acqua pubblica, e forse l’inizio della crisi energetica, se non muoio di infarto/cancro/incidente d’auto prima.
Con questo tutti pensano che io sia una pessimista e una depressa. In realtà no, sono solo una che non ha paura di sostenere lo sguardo della storia.
Non credo di essere più giovane di te, Lidia; temo di avere parecchi anni in più; in ogni caso, i tuoi timori sono anche i miei. Speriamo che non si realizzino!
Sono d’accordissimo su quanto espresso, solo che trovo ingiusto pensare che il Dio cattolico possa premiare quei cosi lì, anche se loro possono pensarlo. Il dio americano si chiama Dollaro.
E che la Russia ( Putin più che altri) sia una vittima, beh, ci passa visto la cura che propina agli oppositori.
Penso che per noi cittadini sia difficile comprendere veramente come si muovono le pedine di questa guerra non dichiarata, ma quando un paese impone la sua cultura e la sua politica ad un altro va a finire sempre in maniere non previste.
P.s. a me le armi non piacciono nemmeno nei film o peggio nei videogiochi perché hanno un effetto normalizzante nella mente dei più giovani.
Non volevo certo dire che Putin è una vittima, né che gli arabi sono tutti buoni presi dalla A alla Z (non posso certo far finta di niente davanti alle violenze inflitte alle donne, ad esempio). Come non penso che “viene dalla Cina comunque, tanto vale risparmiare”. Ci sono dei valori etici che stanno su tutto, il rispetto, la compassione, l’eguaglianza. Ma se delle perversioni politiche di Russia e Cina, Islam e compagnia, siamo tutti bravi a riempirci la bocca, siamo altrettanto bravi a dimenticare gli orrori compiuti dalla cosiddetta “cultura occidentale”, tali e quali a quelli di Cina, Russia, Giappone e chi più ne ha.
Sono tutte superpotenze che a certi livelli si fanno la guerra, ad altri sono alleate.
Riguardo a Dio (cioè il “Mr. Dio”, quello biblico), io non condivido le sue regole morali, le trovo fortemente contraddittorie e un po’ ridicole, se si ha abbastanza senso dell’umorismo. Credo che il dio descritto nella Bibbia, versione corrente CEI, abbia riservato a capo Kyle una bella nuvoletta rosa da cui fare tiro al bersaglio.
Il Dio dell’Antico Testamento è un Dio degli eserciti, piuttosto inquietante in certi racconti.
Ma il Dio di Gesù?
Per il resto sono d’accordo.
Gli italiani poi non so perché sono sempre stati autolesionisti , pronti a dimenticare la propria cultura a favore di un filoamericanismo incomprensibile, o comunque amore per una qualche cultura “altra”. E purtroppo l’amore spesso rende ciechi, non di riconoscono i difetti di queste culture, che a volte non sono nemmeno culture.
Il dio di Gesù? Non credo ci sia una gran differenza, sempre un piccolo guerrafondaio. Era Gesù, quello simpatico, e l’hanno fatto fuori da giovane.
A parte l’ironia penso che dovresti rileggerlo, così tanto per…
So che non sei credente, ma fa parte comunque della cultura occidentale, dei nostri valori acquisiti ma non scontati.
Che non sono quelli degli Stati Uniti e delle altre super potenze.
Non c’è più speranza
Finché ci sarà qualcuno che con spirito critico cercherà di aprire gli occhi alla gente potremo sperare che qualcosa possa cambiare prima o poi, non sempre in peggio.
Guarda, io leggo il tuo blog da poco, ero in cerca di tematiche ambientali e guarda un po’ mi son trovata a leggere di guerra. Ma questa è la realtà che ci circonda, mi son detta. Ho letto attentamente il tuo post e mano a mano che leggevo restavo sempre più stupefatta.
Io penso che il film, per quanto innegabilmente di parte, sia la cronaca di quello che succede in guerra in Iraq come in Siria, come in Nigeria, esattamente come al tempo dei Romani e dei Parti. Interessi economici ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno. Chi combatte per una causa spesso lo fa senza cognizione di meccanismi più grandi di lui, magari nella pia illusione di combattere per la salvaguardia dei propri cari.
Chris Kyle era un killer di professione, detto cecchino. Le persone che ha ucciso non sono state uccise arbitrariamente, ma in un conflitto tra ideologie, interessi economici e credo diversi. Se ci poniamo sul piedistallo e accusiamo di essere assassini tutti i militari che vanno in guerra, il mondo sarebbe popolato nei secoli di un elenco infinito di mostri spaventosi. Non facciamo di questa persona un capro espiatorio, nè di Clint Eastwood un boia guerrafondaio. Spesso l’amore nazionalista conduce su sentieri pericolosi.
Il film è di parte? Certamente sì, esattamente come potrebbe esserlo un film girato da un regista islamico sui conflitti in Medioriente. Sta a noi informarci su quello che vogliamo vedere o meno. Paragoni Riina, una persona immonda che ha ucciso per il gusto di uccidere, per il vizio del potere e il gusto del sangue, a persone che vanno in guerra e rischiano la vita ogni secondo che passa? Ma ti rendi conto di quello che dici?
Sono capitata in questo blog per caso, senza sapere prima di cosa trattasse, proprio come te che sei andata al cinema senza informarti. I giudizi sono scontati.
Cioè, tu stai dicendo che il mondo sarebbe stato popolato per secoli da mostri spaventosi se non ci fossero state le guerre?
occhei.
Leggi meglio per cortesia. L’arte della comprensione è d’obbligo per uno scrittore. Io intendo dire che Tu stai additando tutti coloro che hanno partecipato agli innumerevoli conflitti nazionali e internazionali come mostri feroci. Hai paragonato un cecchino americano a Riina, non so se mi spiego. La tua razionalità nell’esaminare i conflitti bellici non esiste. E’ come dire che chiunque si sia recato in guerra è una persona esecrabile. Perdonami ma le guerre sono fatte di persone in primis, che sono vittime e carnefici per una volontà al di sopra delle loro possibilità e capacità cognitive. Il bambino ucciso nella scena iniziale è stato ucciso in primo luogo dall’odio irrazionale, dall’ignoranza, da persone che lo manovrano come una pedina. Stessa cosa magari si può dire di Chris Kyle, che pensando di proteggere il proprio paese si reca in Iraq per freddare persone sconosciute nel tentativo di proteggere i suoi commilitoni. E’ giusto questo? Difficile dirlo, per nulla prima di sparare il colpo fatidico il regista si interroga su questo gesto. La rilettura è difficile, ma d’obbligo.
Ho riletto.
Personalmente, scusate se torno sull’argomento,io non riesco a considerare Kyle una vittima, il che me l’ha reso detestabile. Forse non è neppure un carnefice: è un idiota, incapace di ragionare. Come tutti i reazionari Kyle è convinto che al torto subito (l’11 settembre 2001) si debba rispondere con la vendetta. Contro chi? Non se lo chiede! Credere obbedire combattere sembra essere il suo motto: intende dare il meglio di sé (sa fare solo il cecchino!) alla causa della Patria. Dio, Patria, Famiglia, le tre parole usate dalla cultura reazionaria europea della fine del ‘700 in funzione antiilluministica, sono i suoi punti di riferimento indiscutibili. E’ una vittima di chi e di che, se non della sua ottusità, del suo individualismo, del suo essere macho alla texana. Non riesco proprio a provare pietà per lui.
Francamente non mi sorprende il silenzio di Lidia, che i lurker del suo blog conoscono come un evitare sterili polemiche. Ma dato che io ho la brutta abitudine di intervenire sempre nei post più flammanti, non mi trattengo.
Forse anche tu dovresti rileggere quello che hai scritto, ma più che rileggere, fare delle proporzioni su quanto sproporzionato sia il nostro sistema di giudizio (su cui Lidia si sofferma spesso). Tra un omicida e un mandante di omicidi, che sull’anima ne avrà qualche centinaia, come Totò Riina, e un altro omicida a sangue freddo, di cui ipotizziamo abbia mandato lassù 255 persone, non c’è nessuna differenza.
Anzi, una c’è, e bella grande. Totò Riina è in prigione, condannato e biasimato urbi et orbi, mentre Chris Kyle è considerato un “eroe”.
Ti consiglierei, se hai pazienza di leggerlo, il libro di recente pubblicazione “L’uomo e la morte” di Edgar Morin, Meltemi editore.
Sono anche sorpreso e infastidito dal fatto di come le persone non vedano quello che hanno sotto il naso. Se i soldati di tutte le guerre precedenti erano “persone ordinarie”, strappate alle loro vite per vedere una settimana, un mese di addestramento e poi gettati nelle trincee come carne da cannone (celebri i sedicenni della Grande Guerra, o i Fanti marsicani), i soldati che hanno combattuto in Iraq (a proposito, si scrive con la “q”, non con la “k”) si sono arruolati, sono stati addestrati psicologicamente e fisicamente a sopportare lo sforzo di una guerra e le sue conseguenze. Ne viene da sé una forma di solidarizzazione con la “causa” del tutto acritica. Non ci aspetteremmo certo che Chris Kyle sia “contro la guerra”! È questo che il film ha tentato di raccontare, senza riuscirci troppo bene, ma più per l’incapacità di Eastwood di dare una “firma”.
Ecco, mi sono un po’ perso, ma la mia risposta è “sì”, tutti quelli che sono andati in guerra e hanno provato gusto a uccidere sono dei mostri, e l’umanità è popolata da mostri da secoli. Sul serio, non è una novita! Quelli che non chi hanno preso gusto sono impazziti, come “Palla di Lardo” in Full Metal Jacket. E guarda caso, i compagni che ritornano alla base, alla fine del film, canticchiano il jingle di Topolino.
Le guerre non sono fatte dalle persone, che idiozia! Sono fatte, purtroppo tramite le persone.
In ogni caso il concetto è chiaro: nessuno in Occidente sarebbe pronto ad assegnare 6 nomination ad un ipotetico film che racconti le mirabili gesta di Mustafà, il cecchino nemico. In definitiva qui c’è una bilancia che pende tutta da un lato.
Questo riguardo alla domanda posta da Isabella, riguardo al film penso che un comune videogioco sia equivalente, e che non aggiunga o tolga nulla alla storia della cinematografia mondiale.
Ci sono ben altri film che danno della guerra un’idea davvero più precisa, li ha citati la ragazza/signora del primo messaggio.
Ciao Marco, come sempre è un piacere avere un tuo commento. Ecco, io oltre questo non mi sento niente altro da aggiungere se non qualcosa che mi riguarda personalmente e profesisonalmente.
Se tu, Isabella (mi rivolgo a te, ma aneche a qualsiasi altro ipotetico lettore casuale), ti senti scadalizzata o offesa o sconcertata o altro per il fatto che questo blog tra rose e nasturzi parli di guerra, vita, morte, lavoro, suicidio, religione, oltre che di libri o film, devo essere io a prendere atto che il nostro pensare la cultura del giardino è veramente caduta a livelli impensabili anche cinque anni fa (epoca in cui tutti speravamo che sarebbe cresciuta). Il considerare il giardino come un compartimento stagno, in cui non debbano entrare le brutture del mondo, è una visione stereotipata e insulsa di questa nobile e millenaria arte. Questo blog nasce proprio per opporsi a questo tipo di approccio parziale e disfunzionale, per affermare, con gran forza, che il giardino è un’arte, e come tutte le arti non racconta che una cosa: l’Essere Umano.
E l’Essere Umano è una dimensione molteplice, polimorfica e sfuggente.
Quanti danni, mi chiedo, hanno computo in questi anni i “blog verdi” rigidamente monotematici, le riviste di giardinaggio, la manualistica corrente? Un danno serio, forse incolmabile.
Negli ultimi anni il tasso di violenza e uccisioni presenti nei film e telefilm è cresciuto in maniera fantasmagorica. Ormai ci pare normale vedere in tv sparatorie e massacri. Per non parlare dei videogiochi pubblicizzati. Poco tempo fa un tg mostrava come il gioco chiamato “Assassin creeds”(scusate se l’ho scritto male) ambientato ai tempi della rivoluzione francese insegnasse la storia! Cioè, io dovrei far giocare quella robaccia così i miei figli imparano la storia.
L’altra sera tardi ho visto un pezzo del “Padrino”, con un giovane Al Pacino, al confronto di oggi quella storia sembrava all’acqua di rose, un morto si e no ogni mezz’ora.
Capite a cosa siamo ridotti e cosa ci propinano? Il povero cecchino che ammazza il ragazzino è un eroe? Ma per favore.
E comunque io tifo tutta per The Grand Budapest Hotel
Ma figuriamoci! Sarebbe il primo ad averci preso gusto ad ammazzare, il povero cecchino eroe! Sullo stesso piano dei mafiosi e dei serial killer più cannibali! Proprio un eroe! Magari per le multinazionali che vendono armi!