Fekete, ma anche Sontag, hanno detto che i tre pilastri del Postmoderno sono il Bene, Dio e il Danaro.
Sarò in torto, ma a me non torna nessuno dei tre, neanche il danaro, no.
Un tempo, giova ricordare, la Bellezza era collegata a tre elementi, il Vero, Buono e Giusto. Ma già con l’estetica settecentesca il Vero iniziava a barcollare. Oggi l’inautentico è trionfante, e se c’è un reale crimine nell’estetica Postomoderna è l’abiura al Bene, cioè di un valore etico della Bellezza (che non significa moralismo bacchettone).
Perciò io questo “Bene” non lo vedo manco col cannocchiale.
Dio è più morto di Giulio Cesare, il Danaro in sé non è un valore. Il danaro è un valore per il piacere e il potere che ne derivano. Società complesse antropologicamente vivono senza il danaro ed esercitano potere di acquisto attraverso gerarchie molto prescrittive.
A me sembra che se ci sono dei pilastri nell’estetica Postmodern sono l’Immagine, il Tempo, il Piacere e il Potere. E sono quattro invece di tre, anche se piacere e potere sono spesso sovrapponibili.
La visualizzazione di forme è oggi il veicolo di comunicazione, dalle icone del PC all’infinite scroll di facebook o Pinterest.
Il Tempo è la dimensione della assenza, del ricordo, della nostalgia, della speranza e dell’attesa. Un tempo in cui il presente è annientato e non vissuto, un tempo in cui si vivono solo passato e futuro.
Il Piacere non è solo l’edonismo, ma la ricerca di una assenza di dolore, di una atarassia gradevole, di un oblio onirico indotto dalle pratiche culturali delle classi dominanti, che ci costruiscono sempre meno autonomi, sempre più dipendenti, acritci, mansueti, malleabili, suggestionabili.
Il Potere l’ho disgiunto dal Piacere anche per questa ragione, poiché esercitato con capacità critica, con atto di volontà. Spesso entrambi sono finalizzati al raggiungimento di quello stato di anestesia appagante, beata – ma non sempre. Non è detto che l’esercizio del Potere conduca a uno stato di godimento, anzi, a volte porta al dolore e all’insoddisfazione perenne.
Io non sono riuscita a trovare elementi e valori che contengano questi quattro, e mi sembra che quelli enunciati da Fekete e Sontag non abbiano fondamento all’interno della struttura estetica Postmodern.