“Un deserto tinto di verde”, così Maria Ferdinanda Piva descrive la campagna.

L’appiattimento biodiversitale scoraggia la riproduzione di specie come le rane nostrane, i piccoli anfibi, i gechi, i predatori come volpi e donnole, gli uccelli notturni, e molti altri. Favorisce invece il proliferare di piante e animali più resistenti, molto spesso provenienti dall’estero, privi quindi del predatore naturale che hanno nel loro luogo di origine. È il caso del punteruolo rosso, della “farfallina del geranio” (Cacyreus marshalli), ma anche delle tortore e delle gazze, che occupano spazi importanti per gli altri uccelli che richiedono un habitat uniforme e biologicamente vivace, laddove non diventino predatori essi stessi.
L’impoverimento della vegetazione selvatica conduce gli animali a cercare cibo nelle zone abitate, spingendoli a attraversare strade o frugare nei mastelli della spazzatura, con danni ormai noti a tutti. Quanto bisogno c’è di restituire un po’ di spazio sottratto alla vegetazione spontanea? Moltissimo sostiene Maria Ferdinanda Piva. Una sosta su un fiordaliso in un vaso o una balconetta, in pieno centro urbano, può essere un regalo impagabile per una farfalla che transita. Ed ecco da dove nasce il suo libro Manuale di giardinaggio selvatico, in cui vengono raccontate e spiegate le specie selvatiche più facili da collocare in un giardino già esistente, o da creare ex novo.
Il libro è una lettura rinfrescante nel settore della manualistica, afflitta da pubblicazioni ripetitive e non centrate sull’Italia. Il piglio rigoroso di chi si basa sui fatti e una scrittura asciutta e senza fronzoli sono caratteristiche del giornalismo vecchio stile, abituato a fornire informazioni da cui i lettori traggono poi le loro deduzioni. Piva spiega subito che un giardino selvatico non è una ricerca sentimentale della pianta coltivata dai nonni, né un ripristino ecologico, per il quale servono competenze elevatissime, esperienza professionale e conoscenza delle Scienze Naturali. Il giardino selvatico è uno spazio, magari piccolo ma gradevole, che “accoglie la piccola natura del posto”, opponendosi all’impoverimento progressivo e alla sua scomparsa. Con il termine “natura”, Piva intende tutta la natura, quindi anche i piccoli animali e gli insetti. Inoltre il giardino selvatico è a portata di gestione di mani da principiante, o di chi ormai ha troppi inverni sulla schiena. Può essere realizzato in spazi davvero esigui, dal balcone al piccolo cortile di città, fornire anche un po’ di piante per la cucina ed essere al contempo anche molto bello, grazioso e profumato. Oltre al piacere di vedere un po’ di vita che vi si insedia o che vi transita.

Un punto importante su cui Piva insiste è di evitare la raccolta diretta in pieno campo. Non è consigliabile né dal punto di vista ecologico né della salute, se si vogliono usare le erbe per tisane o per la cucina. Ed ecco sollevata un’interessante questione: le ditte semenziere propongono molto spesso piante selvatiche, ma si tratta spesso di varietà ibridate, alcune volte a fiori così doppi da essere inaccessibili alle api o altri insetti. Segno che anche l’occhio si è ormai disabituato alle forme di fiori come il fiordaliso o il rosolaccio, poco aggraziati rispetto alle selezioni o varietà ornamentali.
Il volume affronta generi e specie spontanee per utilizzo, aiutando così una ricerca veloce tra le pagine: dal prato al balcone, alle zone in ombra al sostegno di farfalle o altri insetti. Un capitolo molto interessante è dedicato alle siepi. Le siepi di campagna sono state il baluardo della fauna e in parte della flora selvatica. Soppiantate da divisori metallici o alla meglio da file di alberelli in monocoltura, le siepi miste erano riserva di cibo e protezione, nicchia ecologica privilegiata. Non mancano indicazioni sulle rampicanti, sulle piante amate dagli insetti impollinatori, che sono fondamentali nella frutticoltura, e sulle piante alimentari. Per ogni tipologia di piante c’è un apparato di foto e una serie di link e indirizzi per conoscerle meglio botanicamente e per l’acquisto in rete. Le ditte semenziere consigliate sono affidabilissime, da numerose ho acquistato semi con ottimi risultati. Non mancano indicazioni semplici e molto comprensibili su come convertire o modificare il proprio giardino, su come comportarsi di fronte a un’incertezza, cosa togliere e cosa lasciare.
Il catalogo è aggiornato all’autunno scorso.
Il punto di vista di Piva è neutrale, fattivo, organizzato. Un libro ammirevole per la godibilità della lettura, per capacità di sintesi, quantità e qualità delle informazioni focalizzate sull’Italòia, sulla sua ricchezza biodiversitale, che per la particolare natura del clima, mal si attagliano all’Italia, sia da un punto di vista orticolo che culturale. In numerose occasioni Piva si sofferma sulla distribuzione delle piante sul nostro territorio, aggiungendo fascino alle descrizioni.
Il libro puiò essere acquistato su Youcanprint
Maria Ferdinanda Piva, giornalista dalla pluridecennale esperienza nel settore dell’ambiente e dell’ecologia, ha scritto un incalcolabile numero di articoli su riviste e siti specializzati, come Terra Nuova e Greenplanet. Ha collaborato con la RSI, radiotelevisione della Svizzera Italiana, e con Blogeko. È stata assistente parlamentare accreditata. Vive e lavora a Torino.

Sempre molto interessanti le sue segnalazioni,peccato diventate perle rare.