Da Alessandro-Koki: “Che sia solo egoismo?”

Oggi Alessandro mi ha inviato questa mail, mi pare un punto di vista interessante, sul quale ciascuno può darsi la sua risposta, perciò trovo giusto metterlo a disposizione di tutti:

Ultimamente penso che, in fondo, il giardinaggio sia un’attività egoistica. E il giardino, quando è voluto per se, c’ha una bella fetta di egoismo dentro, quando non è tutta la torta. Così per farlo e curarlo ti ci devi chiudere dentro e gli altri che stanno fuori ti rompono solo le scatole. M’è venuta in mente anche domenica, vedendo mio figlio giocare a pallone sul prato di amici, al che ho pensato che nel mio prato tra un po’ non si potrà giocare a pallone senza rischiare di rovinare il mio lavoro (si vede la faccia di Smeagol?).
Non mi pare edificante.
Con questo sono fortemente attratto dall’aspetto di utilità dello spazio esterno attorno alla casa, che, per chi ha la passione del giardino, è una cosa piuttosto sottovalutata.
“Utile” vs “Bello”, saranno mica due tipi diversi di bellezza? Se così fosse è necessario educarci alla bellezza dell’utile, senza costringerci a buttar dentro delle cose “belle” per renderlo “Bello”…mah!

Existenz minimum

E diciamocelo: il sistema di Le Corbusier del “minimo vitale” non ha funzionato. Forse non eravamo ancora pronti. Forse non lo saremo mai.
Nel ’29, anno in cui molti eventi della storia e della cultura occidentale sembrano essersi dati appuntamento (il ’29 è anche detto “Streamline” o “Jazz Age”), Le Corbusier stabilisce i canoni dell’architettura collettiva, definiti appunto “Existenz minimum”, cioè i valori misurabili minimi di una abitazione, in cui i servizi di aggregazione dovessero essere centrali e comuni. Giardino comune, lavanderia, ambulatorio, attività ricreative. ecc. Se su questo riesco ad essere d’accordo, non riesco -con tutta la buona volontà- a capire come si potesse pensare che avrebbe funzionato un sistema in cui le persone erano costipate come aringhe in un barile.
C’è un principio, che i filosofi chiamano “fitness” (che non c’entra niente con le natiche scolpite), che significa “funzionalità”.
Benchè Le Corbusier sia un architetto moderno storicamente inquadrabile anche nei principi del Funzionalismo (di cui Gropius con la Bauhaus fu il padre), con il suo “minimum existenz” ha tradito i principi del “fitness”, cioè della funzionalità di un’architettura. E’ bislacca questa cosa, se uno ci pensa.
A nessuno piace vivere in ambienti piccoli, viene meno la funzione “ideale” di una casa, la sua “funzionalità” psicologica.

E qui non si può fare a meno di cacciar fuori questa scena del film di Pozzetto “Il ragazzo di campagna”

Valerio Merlo, nel suo imperdibile Voglia di campagna. Neoruralismo e città, dice che la visione di le Corbusier della nuova città ideale si rivelò tragicamente errata per aver diviso campagna e città.

Come fa a non venire in mente la collettività Borg?