Il mio articolo sui giardini selvaggi (su Houzz)
Tag: giardino selvatico
Ancora Gilles Clément
Gilles (gli do del tu) va molto di moda. L’establishment culturale giardinicolo va assolutamente pazzo per lui, lo trovano “divino”. Ne parlano, lo citano, lo accarezzano, lo blandiscono, ma non lo comprendono.
Neanche il servizio di Rosanova, seppur bellissimo (di gran lunga l’analisi più sensata del suo pensiero mai fatta nella nostra italietta giardinicola) riesce a far emergere le conseguenze della enorme portata di quello che Clément ha scritto.
Dopo Clément il giardino è come un personaggio di Italo Svevo o Pirandello: completamente dissolto, smaterializzato, annientato.
Cosa rimane? E’ anche la domanda che si fa Giubbini.
Rimangono la campagna e i giardini degli altri. La campagna (la foresta, gli incolti, i prati, ecc.) come “giardino planetario”; i giardini degli altri come “giardino sociale”.
Ma attenzione, Clément lascia ben viva un’altra opportunità, che non riesco a capire come non sia stata individuata: se il minimo artificio è comunque fasullo, e l’assenza di artificio esiste solo in Natura, il massimo artificio (nel rispetto della biodinamicità e della biodiversità), non è toccato dalle tesi di Clément. La grande rappresentazione scenica rimane. L’aspetto ludico, di illusione cosciente, è più che ben desto.
Mangio sano, ma nessuno mi vieta di prendere un po’ di mescalina, ogni tanto. Una mescalina che guarda caso, non fa neanche male.
Il Mostro di Loch Ness non esiste
Era l’episodio Il Club dell’Orrore, di Dylan Dog, in cui i membri del Club si riunivano in una casa sulle sponde del lago per raccontare storie di paura sul mostro che lo abita.
Quando il presidente del Club viene invitato da Dylan Dog a raccontare la sua storia dell’orrore, lui semplicemente dice :”Il mostro di Loch Ness non esiste” ed è questo l’orrore più grande.
La verità su Gilles Clément
Senza farla troppo lunga, Gilles Clément è uno che si è un po’ rotto le palle del solito andazzo giardinicolo. Ci ha scritto sopra qualcosa, ma scrivendo quel che ha scritto, in pratica ha detto “il giardino non può più esistere, se volete il verde, dovete andare in campagna o accontentarvi di guardare i giardini degli altri”.
Bene, sono d’accordo.
Ora: sta di fatto che però che chi ama i giardini non può fare a meno di pensarli, farli e sognarli, e -soprattutto- che lui di lavoro fa proprio il progettista, e questo gli causa un piccolo conflitto di interessi con il suo se stesso scrittore.
Ma i turisti sono affamati di queste cose, gli dai in pasto un giardino di Gilles Clément e quelli se lo divorano. E lui lo sa.
Insomma, fermo restando che la totale coerenza è solo dei Santi, un po’ “ce fa”. Diciamocelo.