L’irrigazione a scorrimento e la paura di papà

Mi è stato chiesto di pubblicare questo contenuto sull’irrigazione a scorrimento. Non l’ho scritto io, e non ci ricavo niente nel pubblicarlo, ma mi ha interessata per il fatto che questo è il sistema di irrigazione più vecchio al mondo e probabilmente il più ecologico, di certo uno dei più avvicinabili ed economici anche per chi ha poca acqua in estate.
Ma soprattutto, lo confesso, perché mi ha istantaneamente riportato a galla un ricordo familiare.
Adesso leggete l’articolo, ché dopo ve lo racconto.


Sistemi di irrigazione a scorrimento (link)

L’irrigazione a scorrimento include una varietà di tipi d’irrigazione che hanno la caratteristica comune dell’applicazione dell’acqua sulla superficie del terreno per poi distribuirla a tutto il campo usando la forza di gravità, in modo che la portata dell’acqua diminuisca lungo il campo in quanto si infiltra nel terreno.

Il fatto che la forza di gravità realizzi la distribuzione dell’acqua permette che non sia necessario disporre di strutture complesse di distribuzione dell’acqua per la porzione di terreno da irrigare, come le tuberie presenti nei sistemi ad aspersione o a goccia.

Dall’altro lato non è nemmeno necessario pressurizzare l’acqua per ottenere una distribuzione corretta ed uniforme. Questo fa sì che il sistema d’irrigazione a scorrimento presentino due vantaggi economici chiari: non hanno bisogno di complessi strumenti con costi difficili da ammortizzare nell’economia dell’agricoltore, ne è necessario pompare l’acqua sopra il livello dell’appezzamento, con relativo risparmio economico.

Quando i sistemi d’irrigazione a scorrimento sono ben progettati ed utilizzati nel modo appropriato l’irrigazione a scorrimento è molto efficiente e permette l’irrigazione uniforme del terreno.

Senza dubbio quando questi sistemi sono mal progettati o mal operanti, o quando non sono adattati alle condizioni particolari di una tenuta, questi vantaggi si vedono annullati a causa di altri costi collegati al sistema, come elevate necessità di mano d’opera, diminuzione nella produzione o poca efficienza nell’uso dell’acqua.

La sfida attuale dell’ingegneria dell’irrigazione è modernizzare e riabilitare questi sistemi, in modo da ottenere un’elevata efficienza ed uniformità dell’irrigazione per minimizzare le perdite dovute al deflusso superficiale e, diminuendo così l’aggressione all’ambiente.

L’obiettivo primordiale dell’irrigazione è somministrare alla coltivazione l’acqua additiva a quella delle precipitazioni per un ottimale sviluppo e coprire le necessità di lavaggio dei sali per evitare un accumulo nel suolo, assicurando la sostenibilità dell’irrigazione.

L’irrigazione a scorrimento si divide in fasi che separano processi idraulici distinti e che aiutano la comprensione e l’analisi del movimento dell’acqua sulla superficie del terreno. Le fasi d’irrigazione sono separate dai cosiddetti “tempi caratteristici”, nei quali si producono certe singolarità dell’irrigazione. Questi tempi sono:
• Tempo di inizio dell’irrigazione. È il tempo nel quale si inizia ad introdurre acqua nel terreno o nelle scanalature;
• Tempo di avanzamento. È il tempo nel quale l’acqua copre la totalità del terreno o arriva alla fine delle scanalature;
• Tempo di taglio. Tempo nel quale l’acqua smette di essere introdotta al terreno o alla scanalatura;
• Tempo di svuotamento. Tempo nel quale una parte del terreno o della scanalatura resta in superficie dopo l’infiltrazione dell’acqua o il suo spostamento verso altre zone;
• Tempo di recesso: è il tempo nel quale l’acqua sparisce da tutta la superficie del terreno o della scanalatura.

La durata tra questi tempi caratteristici definisce le tipiche fasi dell’irrigazione a scorrimento.

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Ora vi racconto l’ aneddoto familiare, che vorrei ricordare meglio. Nella foto che vedete sopra, ai bordi della strada ci sono due muretti di cemento. Alla base, nascosti da tutti quei cespugli di inula, Xanthium, calcatreppole e lapini, ci sono due canalette profonde circa 30 cm e larghe altrettanto. Ogni “tot” si vedono benissimo le scanalature della guida in cui si inseriva una placca di metallo, o forse un pannello di legno, per “tagliare” l’acqua, in modo che il flusso potesse irrigare un altro campo. Queste canalette sono abbastanza diffuse a Siderno, come anche le torrette che servivano a dare pressione all’acqua e dove (credo) ci fossero delle pompe.
Noi ne abbiamo una adiacente alla nostra proprietà, è quella di cui parlo nella Piccola Estate, ed è proprio su quella che si arrampica una Bougainvillea ‘San Diego Red’ che mia sorella piantò negli anni Ottanta.
Ora, la “tagliata” dell’acqua era una questione di importanza capitale e curiosamente in qualche modo contribuì al rafforzamento del potere della ‘ndrangheta a livello locale. Era la ‘ndragheta a regolare le tagliate, e allungare il tempo di irrigazione al proprio campo poteva costar caro a un coltivatore.
Il controllo delle tagliate mise in moto un perverso meccanismo: il potere di eseguirle veniva affidato ai contadini più fedeli, servili e spesso violenti, che diventavano così piccoli e feroci tiranni a livello locale.
Mio padre, la cui famiglia di commercianti era sempre stata rispettata, pur rimanendo distantissima dalla mafia, mi raccontò che oltre al servizio di leva impugnò un’ arma solo da giovanotto, quando fu costretto ad andare a farsi “rispettare” da un contadino che aveva indebitamente tolto l’acqua al fondo di agrumi di famiglia.

Diavolo, mio padre me lo raccontò così, en passant, che poteva averci sessant’anni, ma credetemi, era spaventato da morire.