Colori d’autunno nel “Giardino tra i campi”

Colori d’autunno nel giardino tra i campi from Emilio Tremolada on Vimeo.

link utili:
Un giardino tra i campi
Un giardino tra i campi su Facebook

I video di Emilio Tremolada su Vimeo

Un’informazione per chi si trova dalle parti di Orticolario a Cernobbio. Il 4-5-6 ottobre ci sarà un corso di fotografia tenuto da Emilio Tremolada, per gli appassionati di fotografia e giardini. Il corso si terrà nello stand di CasaFacile (organizzato con FujiFilm) e ai partecipanti verrà data in uso l’attrezzatura fotografica con cui realizzare foto all’interno della mostra.
L’autunno è una stagione dai suggestivi colori e ricca di soddisfazione, questo è l’affascinante giardino di Stefano Peroni a Castelbolognese.

La prateria dietro casa

Pubblico oggi due video che ho filmato il 3 scorso. Da tempo mi frullano pensieri sul brandello di campagna dietro casa mia, e così, visto che ormai si tende ad evitare la scrittura e a dire tutto con i video, ho lasciato fluire i pensieri senza far caso all’effetto “oratorio” o poetico. Questo è in effetti proprio il mio modo di parlare, un po’ a balzelloni e quasi distratto.
Ho fatto due riprese da 20 minuti ciascuna (il massimo consentito dalla mia fotocamera).
Sono lunghi lo so, e sono qualitativamente pessimi, ma avevo bisogno di parlare e dire la mia.
Se vi va, ascoltateli e commentateli.

Curiosity, sei vivo?

Stamane verso le sette e mezza Curiosity dovrebbe atterrare su Marte. A dire il vero non è una notizia molto importante per la gente comune, che di rado sa che Marte sbrilluccica arancione nel cielo, esattamente come le stelle. Dopo i successi di Opportunity e il miglioramento della animazione al computer, c’è un aumento di interesse per queste sonde. Ma chissà quanti avranno sofferto quanto me, pensando che poco più su, sopra la mia testa, nel 2006 c’era un robottino che tentava disperatamente di disincagliarsi dal suo paracadute.
Questo post è programmato per essere pubblicato alle 7:31. Non sono una maniaca voyeurista, saprò se sei atterrato o ti sei schiantato solo dal telegiornale di mezzogiorno.
Il mio cuore batte per te, Curiosity.

Ecco la traduzione del video (tratto da Zeus News QUI) di Paolo Attivissimo:

Adam Steltzner (ingegnere dell’EDL): Quando la gente lo guarda, sembra una pazzia. È molto naturale. A volte sembra una pazzia anche quando lo guardiamo noi.

[Didascalie 6 configurazioni del veicolo – 76 dispositivi pirotecnici]

È il risultato di un pensiero d’ingegneria ragionata. Ma sembra comunque una pazzia.

[Didascalie 500.000 righe di codice – Zero margine d’errore]

Dalla parte più alta dell’atmosfera fino alla superficie ci mettiamo sette minuti. Ci vogliono circa quattordici minuti perché il segnale dal veicolo spaziale arrivi sulla Terra. Questo vi dà un’idea di quanto sia lontano Marte. Quindi quando ci arriva l’avviso che abbiamo raggiunto la parte più alta dell’atmosfera, il veicolo è già morto o vivo sulla superficie da almeno sette minuti.

[Didascalia 7 minuti]

Tom Rivellini (ingegnere dell’EDL) Il rientro, la discesa e l’atterraggio, noti anche come EDL [da Entry, Descent and Landing, N.d.T.], noi li chiamiamo “i sette minuti di terrore”, perché abbiamo letteralmente sette minuti per passare dalla zona più alta dell’atmosfera alla superficie di Marte, passando da 21.000 km/h a zero, in sequenza perfetta, con coreografia perfetta, con tempismo perfetto, e il computer deve fare tutto da solo, senza aiuto da terra. Se anche una sola cosa non funziona in modo perfetto, è game over.

Steltzner Urtiamo l’atmosfera e generiamo così tanta resistenza aerodinamica che il nostro scudo termico si scalda e diventa incandescente come la superficie del Sole. Milleseicento gradi [non si sa se °C o °F; probabilmente °C].

Miguel San Martin (ingegnere dell’EDL) Durante il rientro, il veicolo non solo rallenta violentemente attraversando l’atmosfera, ma viene manovrato, come un aereo, per poter atterrare in uno spazio molto ristretto e ben delimitato. Questa è una delle sfide più grandi che dobbiamo affrontare, ed è una sfida che non abbiamo mai tentato prima su Marte.

[Didascalia L’atmosfera di Marte è 100 volte più tenue di quella terrestre]

Rivellini Marte è in effetti difficile per il rallentamento, perché ha appena abbastanza atmosfera da doverla gestire, altrimenti ti distruggerà il veicolo, ma non ne abbastanza da poter completare il lavoro [di frenata, N.d.T.]. Andiamo ancora a circa 1600 km/h, e così a quel punto usiamo un paracadute.

[Didascalia paracadute supersonico]

Anita Sengupta (ingegnere dell’EDL) Il paracadute è il più grande paracadute supersonico e il più resistente mai costruito da noi. Deve poter sopportare 30.000 chilogrammi di forza anche se in sé pesa solo circa 45 chili.

Rivellini Si apre talmente in fretta che genera 9 g, roba da spezzarti il collo.

Steve Lee (ingegnere dell’EDL) A quel punto devi togliere lo scudo termico. È come un grande tappo d’obiettivo, che blocca la nostra visuale del terreno per il radar. Il radar deve rilevare proprio le giuste misurazioni di quota e velocità al momento giusto, altrimenti il resto della sequenza d’atterraggio non funzionerà.

Rivellini Quest’enorme paracadute che abbiamo ci rallenta soltanto fino a circa 320 km/h, non abbastanza da poter atterrare. Così non abbiamo scelta: dobbiamo tagliarlo via… e poi scendere usando dei razzi.

Una volta accesi quei razzi, se non facciamo qualcosa ci scontreremo con il paracadute, per cui la prima cosa che facciamo è una manovra di deviazione molto radicale. Voliamo via lateralmente, allontanandoci dal paracadute e riducendo la nostra velocità orizzontale e verticale, facendo in modo che il rover si muova dritto su e giù, in modo che possa guardare la superficie con il suo radar e vedere dove atterreremo. Poi andiamo giù dritti verso il fondo di un cratere, proprio accanto a una montagna alta sei chilometri.

Sengupta Non possiamo permettere che i razzi si avvicinino troppo al suolo, perché se scendessimo fino al suolo usando i motori genereremmo in pratica un’enorme nube di polvere che si depositerebbe sul rover, ne potrebbe danneggiare i meccanismi e potrebbe danneggiarne gli strumenti. Abbiamo risolto questo problema usando la manovra della gru volante.

Rivellini A venti metri dal suolo dobbiamo calare il rover sotto di noi su un cavo lungo sei metri e mezzo e poi depositarlo delicatamente sulle sue ruote sulla superficie.

Lee Quando il rover tocca il suolo, lo stadio di discesa è in rotta di collisione con il rover. Dobbiamo tranciare le briglie immediatamente e far volare lo stadio di discesa fino a una distanza di sicurezza rispetto al rover.

[Didascalie osare cose potenti – Atterraggio di Curiosity 10:31 PM EDT 5 agosto 2012]

C’è anche una versione più lunga, senza commenti, dell’animazione della missione.Emily Lakdawalla, della Planetary Society, ha uno spiegone dettagliato che descrive un aspetto poco evidente nel video: Curiosity effettuerà un rientro in volo planato, con manovre a S, per centrare la zona d’atterraggio. Fantastico.

Grazie Erena (Dandini)

E’ noto che i blogger non hanno la dote della modestia: appena raggiungono un qualche risultato (la vetta della classifica wikio, la citazione su qualche rivista), si sperticano in autocelebrazioni e sbrodolamenti vari.

Questo blog non fa eccezione.

Vi allego quindi l’assolutamente inattesa menzione sul libro di Serena Dandini Dai diamanti non nasce niente. Non credevo che Serena Dandini potesse essere una visitatrice di questo blog. Sarà lei che continua a leggere l’articolo sulle gerbere?

'Dai diamanti non nasce niente' cita questo blog

Comunque sia non posso che esserle molto grata e magari chiederle di farmi andare a lavorare in Rai, così esco da questo paese e finirà l’incubo dell’iniezione quindicinale a mia zia.

Vorrei però rimarcare che mi chiamo Lidia e non Livia. Absit iniuria, sono nomi entrambi orrendi e isterici.
Da piccola avrei voluto chiamarmi Anita, come la fidanzata dei cartoni di Mandrake e poi -crescendo- un nome a piacere tra Rosaria, Venusia, Lara, Sashiko. Poi crescendo ancora, o meglio, andando ad invecchiare, mi sarebbero piaciuti nomi più esotici, come Kel’Eyr, B’Elanna, Las, T’Plana-Hat, Dax.

Ora mi piacerebbe molto chiamarmi Corrado.
Lo trovo un nome regale. E poi mi ricorda un personaggio dei racconti di Twain.

Grazie Serena, ma come tu dovresti rammentarti di ringraziare il signore per la lettera “esse”, io lo ringrazio per la lettera “di”.