08/26/08
Kim Parker
Filed under: Arte ed Estetica
Posted by: Lidia @ 5:34 pm
Kim Parker è una nota artista e designer di oggetti per la casa, specie per la tavola. Ha pubblicato un libro, intitolato Home
Io non ce l’ho, quindi non so dirvi.
Beh, insomma, questa signora in America è davvero “una importante”. I suoi dipinti sono finiti su cuscini, tappeti, tende, stoviglie.
Sono belli, anche a me piacerebbe potermeli permettere. Proporre bei disegni su oggetti di uso quotidiano in fondo è un’idea abbastanza vecchia, che viene sviluppata come la conosciamo da quell’altro giardiniere irregolare che fu William Morris, col suo movimento delle Arts & Crafts.
Kim Parker è una signora che sa come si dipinge. Ha imparato la sua lezione, si vede. C’è il grande insegnamento di Cézanne nei suoi quadri, e credetemi, non è davvero poco! Inoltre c’è parecchio stile Bloomsbury.
Poi cosa succede? I suoi disegni finiscono su tazze e bicchieri, e lì però cambiano un po’. La lezione di Cézanne sbiadisce, e subentra il design anni ‘50.
Il tratto è necessariamente più netto, i contorni più definiti, il Bloomsbury diventa uno stile da Trente Glorieuse.
Lo stile anni ‘50 è molto ritornato di moda. Nei ‘90 chiunque vestito alla moda di oggi, avrebbe subito un pestaggio per strada.
Sono ritornate “su” anche le robe fatte a maglia, le borse fatte
all’uncinetto coi fiori di perline. Un incrocio tra un incubo e i
ricordi di bambino.
Guardate questa teiera, è ridicola? No? ne siete sicuri? Si? perchè? Insomma, è bella o brutta?
Tutto questo per dire un’altra cosa. Non avete notato come ormai gli stili si propongano e ripropongano incessantemente, a ritmo sfrenato? Questa teiera sarà di moda per un paio d’anni, dopo dovrete romperla.
I progettisti di design industriale, di arte e spesso anche di cultura (non ne parliamo i giornalisti), non fanno altro che tirare fuori cose dalla scatola dei ricordi, spolverale, lucidarle, e venderle alle masse.
Nel momento che questi prodotti sono elitari, tutti li cercano. Poi si massificano e diventano infine obsoleti e reietti, fino a che non ritornano a cuccia nella scatola dei ricordi. Lì rimangono finché non è passato un po’ di tempo, poi vengono ripresi e riutilizzati.
Questo accadrà ancora ed ancora.
L’arte ormai funziona così: c’è questo dialogo incessante tra vecchio e nuovo, tra massificato ed elitario.
Anche i nanetti da giardino, trasformati in sgabelli da Philippe Stark, ne sono un esempio. I sociologi dell’arte lo chiamano “fenomeno di risalita”. E’ successo a Pupo, alle sigle dei cartoni animati, ai fumetti vecchio stile, ai film di Franco e Ciccio, di Lino Banfi e di Diego Abatantuono.
Succede anche alle piante.
Tanto maggiore è la ricompensa (economica e di fama) quanto più vicino nel tempo, o culturalmente deteriorato, è l’oggetto tirato fuori dalla scatola dei ricordi.