Mio malgrado nutro una certa simpatia per l’ingenuità che fa decidere ad un giovane giardiniere di piantare un gelso in un giardinetto di città o in un angolo dell’aiuola, vicino alle rose e alle alle altre piante da fiore.
Nel tempo questa graziosa bestiola dal portamento elegante e flessuoso, dalle foglie grandi che gettano un’ombra accogliente durante i mesi estivi, e che in primavera si ricopre di deliziosi frutticini neri, diverrà una sorta di mostro alato, di drago da giardino, di basilisco orticolo.
Si mangerà tutto quello che ha intorno, rose, lupini, digitale, ortensie, e potrebbe tenere a distanza anche un glicine (il che è tutto dire).
Il nostro amico ha un apparato radicale che si estende ben oltre la sua chioma, delle radici fitte e fibrose, che si infilano nel pane di terra degli altri arbusti e in ogni interstizio possibile.
Non riesco a capire perchè non sia usato lui per consolidare le scarpate meridionali invece dell’orribile eucalipto. Specialmente considerando il fatto che queste scarpate sono spesso a ridosso di brevi corsi d’acqua stagionali e che il gelso si comporta come una pompa idrovora.
E poi c’è il dramma della cascola dei frutti. Un solo esemplare di gelso adulto dà una tale quantità di raccolto da far venire la diarrea al più frenetico bulimico della terra. Ci vorrebbe una famiglia numerosa come i Walton, con annessi vicini di casa, per mangiarsi l’intera produzione di un gelso solo.
Avete avuto la brillante idea di piantarne uno vicino al vialetto, o forse neanche tanto vicino? In due anni il vostro vialetto sarà diventato viola, speriamo che per allora sia tornato di moda.
Non capite perchè le rose rampicanti che gli avete piantato vicino per adornarlo da adulte, non crescono bene, nonostante concimazioni e annaffiature regolari ed abbondanti? E’ chiaro: si sta pappando tutto lui. Non so che abitudini abbia ‘Kiftsgate’, ma forse neanche lei ce la farebbe contro un gelso, neanche un glicine ce la fa del tutto.
Allora che cosa si fa? Come degli asini, si inizia a potare selvaggiamente. Ma il nostro amico dove ne tagli uno, ne butta tre, lunghi da far spavento, con il risultato che ogni anno bisogna quasi scalvarlo (scusa classica: siamo una famiglia pulita, non possiamo permettere che il marciapiedi pubblico si sporchi).
Volete un gelso? fatti vostri, non dite che non vi ho avvertiti. Ma almeno che sia trattato con rispetto, se avete una campagna, meglio in campagna, non è albero da città. E se avete un giardino grande, evitate potature selvagge, ma lasciate che cresca ad ombrello, ed a fruttificazione completa, portateci sotto una sedia di plastica per leggere (sempre che ne abbiate il tempo e che non abbiate paura che una signora lucertola vi cada sul libro).
Mettiamo, per pura ipotesi, che vostra madre vi abbia estenuati con la storia della cascola e che vi siate decisi a potare uno dei rami più grossi che pendono all’esterno. Mettiamo che durante il taglio vi accorgiate, del tutto fortuitamente, quasi alla fine del taglio, che il ramo andrebbe a crollare sul filo della linea telefonica, probabilmente lasciando muti i telefoni di un intero isolato.
Sempre per pura ipotesi poniamo che non troviate nessun potatore dotato di braccio mobile con cestello,e che siate costretti a rivelare la vostra imperizia ai pompieri perchè vengano a tagliare il ramo pericolante, ormai appoggiato al cavo telefonico.
Continuando nella nostra dissertazione ipotetica, mettiamo che abbiate ingenuamente piantato una ‘Treasure Trove’ al di sotto del gelso, lungo la rete perimetrale. La povera rosa, nonostante i periodici tagli degli operai comunali,si sta con fatica arrampicando sul gelso, lanciando lunghi rami dopo l’inverno piovoso.
naturalmente -sempre in linea ipotetica- i pompieri per tagliare il gelso avranno depilato anche la rosa.
Con vostra grande letizia.
Meditate, gente. Meditate.
il gelso nero mi è nato spontaneamente nella zona dedicata ai bimbi ( penso che qualche semino sia rimasto appiccicato ai loro pantaloncini duranti i loro giochi all’asilo).
Che dici, ribalterà il muretto vicino?
In compenso è l’unico a fruttificare selvaggiamente mentre tutti gli altri alberi si ammalano continuamente.
Ho provato a farci la marmellata.
( anche su questo vale la pena di meditare, eh eh!)
Non tutte le varietà di gelso sono uguali. La tua potrebbe essere di quel tipo che si usava per la bachicoltura che è praticamente sterile.
Ma odiate cos’ì tanto la pianta di gelso?
Io vorrei fare una talea da un ramo di gelso nero e piantarlo nel centro di un giardino comunale, vicino casa mia. Ho già la talea di un rametto, che ha messo radici l’anno scorso e vorrei metterla a dimora la primavera prossima. Non credo che dia tanto fastidio se ha prato tutto intorno.
L’unico mio dubbio, oltre alle catastrofi annuciate nel blog è che molti parlano di innesti, altrimenti non fruttificano. E’ vera questa storia? non va bene prendere un rametto e moltiplicare la pianta per talea?
Ecco un genere di risposta irritante e stolida.
Chi ha mai detto di ODIARE il gelso?
Esaminarne le qualità, che in alcuni contesti possono essere positive (aperta campagna, grande prato privato, parco pubblico),in altre negative (piccolo giardinetto urbano a ridosso del marciapiedi comunale) non significa odiare una pianta, significa CONOSCERE una pianta, e questa conoscenza ti permette di utilizzarla AL MEGLIO delle sue potenzialità. E’ questo che fanno i giardinieri veri.
Non tutte le piante possono essere usate per gli stessi scopi e per gli stessi luoghi, solo un pazzo potrebbe crederlo.
Disaminare le necessità colturali di una pianta e sconsigliarla per determinate situazioni non significa odiarla, anzi apprezzarla supremamente al punto di arrivare a chiedere pietà per quegli esemplari che -vessati in condizioni in cui reagiscono male- vengono di continuo scalvati e capitozzati.
La tua risposta è frutto di quella cultura piatta e amorfa, tipicamente italiana, buonista e fannullonista, prona a qualsiasi cosa venga detta, incapace di critiche, di giudizio e di autoresponsabilità.
E non è un fatto personale, il 99,99 periodico per cento dei giardinieri italiani è dalla tua parte.
Tuttavia, per rispondere alle tue domande: a me fruttificano anche da seme e da talea, perlomeno coloro ai quali li ho distribuiti ne han detto grandi cose.
Nel giardino di mia madre ho scoperto – nascosto da da violette, edere e rose – un gelso, e ho fatto di tutto (un anno fa) per incoraggiarne la crescita, perché mi diverto ad accogliere ciò che cresce spontaneamente (qualche anno da, stesso giardino, un noce adesso splendido) e perché mio padre mi raccontava della coltivazione dei bachi nei solai delle case contadine. Però il muro è assai vicino, e dopo la tua descrizione temo il peggio. C’è qualche possibilità di riuscire a spostarlo (senza mezzi meccanici! sono da sola con una pala) o le radici sono troppo profonde e diffuse? Grazie,
chiara
Salve a tutti.Ho due gelsi secolari che vengono potati ogni tre anni ed a settori per non “rasare a zero la pianta”;intorno al primo(5 m)sul davanti ho sambuco,cipressi,photinia,melograno; alle spalle ho la tettoia della legna della quale è una colonna e di fianco un olivo ed un ciliegio.L’altro è l’ombra di un miniappartamento ed è affiancato da splendidi oleandri,due olivi ed altro sambuco.Non ho mai avuto problemi e quando fruttificano non solo faccio una marmellata spettacolare ma è un immenso piacere stare a guardare tutte le specie di uccelli che si danno il cambio per mangiare le more di giorno e gli animali selvatici che di notte si cibano di quelle cadute.