Qualche tempo fa mi ha scritto un giovane giardiniere. Purtroppo non ricordo il nome e non ho più la sua lettera, perchè il mio pc ha preso un virus di quelli bomba e la posta in arrivo è stata smaterializzata.
Questo è successo almeno un paio di settimane fa, e quella lettera l’ho letta una sola volta velocemente, quindi non so se sarò fedele nel riproporne il contenuto.
Più o meno era questo: cara Lidia, io di lavoro faccio il giardiniere, ma con i tempi duri della crisi e il fatto che il giardino è sempre più monopolizzato dalla ditte che offrono sconti e meno qualità, io mi trovo a fare i salti mortali per avere una ricompensa materiale e professionale. Confesso di essere sfiduciato. Puoi darmi un consiglio?
Che risposta dare? magari ne avessi una! Ultimamente mi guardo intorno e mi sento attorniata dalla miseria e dallo squallore, sia dentro che fuori i giardini. Ci vuole davvero spirito per riuscire a trovare la bellezza in questo susseguirsi uguale ed amorfo di paesaggi urbani di provincia.
Credo che l’arte sia la nostra sola ancora di salvezza. Se non puoi praticarla in giardino, praticala fuori, secondo le tue inclinazioni.
Essere giardinieri di professione in questo mondo di idee estetiche omologate non dà molte soddisfazioni, e non è che ci sia molto da fare a tal proposito. Solo con la nostra individualità possiamo resistere all’attacco corrosivo dell’apatia.
Non voglio darti consigli “tecnici” e di marketing. Spero che tu sia ancora qui a leggere, in questo caso fatti sentire, ci sono molte persone come noi, sicuramente non illuse, sfiduciate forse, ma ancora testarde e impegnate nel cercare una propria risposta alla domanda: cos’è la bellezza?