Il Natale arriva, ma poi delude sempre, gli auguri di pace e felicità si sprecano, ma il nuovo anno raramente ci porta buone notizie. L’inverno, poi, per noi mediterranei che viviamo in zona climatica quasi subtropicale, non ha quelle piacevolezze estetiche come la neve che imbianca le colline (ma non tanto da impedire la circolazione del traffico), il ghiaccio che forma stalattiti sulle grondaie (ma senza causare danni all’impianto di scolo), il vento che inviti a rimanere in casa davanti al camino (ma non tanto forte da far rientrare il fumo all’interno della canna, trasformando il salotto in una camera per l’affumicatura delle provole).
Uno dei miei desideri è un inverno con la neve e con piante tipiche della stagione. Non so se –a tal proposito- si potrebbe scegliere meglio delle rose da bacca. Le bacche delle rose fanno venire in mente i delicatissimi acquerelli di Marjiolein Bastin, soprattutto quando un uccellino ci si posa sopra per beccarle. Le bacche delle rose sono buone per farci la marmellata e gli sciroppi, e tante di quelle cose che stanno attorno al mondo del giardino e gravitano nella sfera della domesticità, del mondo familiare e di una volta, del tempo delle stufe a legna e dei dolcetti fritti in padella. Si possono portare in casa, recise, e mettere in un vaso di terracotta smaltata, sulla credenza della cucina, magari in compagnia di un rametto di mandorlo, di un fiore randagio.
Per ottenere le bacche, ovviamente, non va fatta l’ultima rimonda dopo la fioritura autunnale, ma va lasciata maturare la capsula dei semi. Le varietà più adatte sono le specie selvatiche, ma anche molte varietà ibride hanno bellissimi mazzetti di bacche che durano buona parte dell’inverno.
In provincia di Padova c’è un ottimo e famoso vivaio che delle rose da bacca ha fatto uno dei suoi punti di forza La Campanella
via Campanella 3, 35030 Cervarese S. Croce (PD)
Tel. 049 9910905 – Fax 049 9913042 – info@vivaiolacampanella.com

Il vivaio, molto noto in Italia, ha fatto un passo importante diventando anche casa editrice. Il primo libro pubblicato è quello di Enza Torrenti, Rose d’autunno. Fra notazioni botaniche e citazioni d’autore. Un volume di cui si sentiva davvero la mancanza, e di cui non se ne avrebbe mai abbastanza, che si legge e si rilegge in cerca di informazioni, dettagli, suggestioni, per capire se quella rosa che cerchiamo è la “nostra” rosa. I libri sulle rose non mancano in Italia, ma hanno il difetto di essere a)traduzioni da testi inglesi che necessariamente per questioni climatiche, non possono dare informazioni del tutto valide anche per l’Italia, b) libri spesso fotografici, tesi a sottolineare la bellezza e la suggestione del fiore piuttosto che le sue caratteristiche di coltivazione.
Questo volume, non grande ma nemmeno riduttivo, colma almeno in parte questa grave lacuna, descrivendo rosai che fioriscono in autunno. Esistono infatti rose ad unica fioritura primaverile, rosai a fioritura rada ma quasi continua, e rose che hanno una doppia fioritura, in primavera e in estate. E’ di quelle che fioriscono dopo la grande arsura dell’estate, principalmente rose orientali, che questo libro parla. Rose dal grande fascino, con colori spesso mutevoli e cangianti, che hanno delle forme così squisite che si prestano magnificamente ad essere osservate alla luce tenera e dorata del sole autunnale.
Questo libro è come quel dono di Natale che non avete mai ricevuto, quella carezza sognata, quella dolcezza per sè di cui non possiamo fare a meno, e che ci rende intensamente leggeri eppur dolorosi alcuni momenti del quotidiano.
La rosa, solo la rosa, creatura femminea vellutata e sensuale, che in sè riunisce castità e carnalità, è capace di rimandare entrambi gli opposti: la felicità e l’immensa desolazione del pensiero che questa felicità un giorno non esisterà più.
Voglio essere romantica, perché no, terribilmente romantica, perchè questo è un libro che seppur non indulgendo a smancerie e poetismi, fa diventare romantici, fa sognare.