bibo colpevole



bibo colpevole

Inserito originariamente da Lidia Zitara

Bibo soverchia di sensi di colpa per aver fatto scappare Bassotto e Andreino George, si getta disperata contro il muro, fissando la strada. Sa di averla combinata grossa.

Citazione per i posteri

Il cane è un asintoto che conduce alla felicità infinita

Lidia Zitara, canara del XXI sec.

Segue da ieri

Come ho detto, io ho una settimana o più di ritardo rispetto agli altri giardini e alle fioriture comunali, perchè il grande albero di gelso raffresca l’ambiente e abbassa la temperatura di qualche grado. Infatti l’oleandro più piccolo, molto ombreggiato da una magnolia e da un oleandro più grande, in più esposto a nord, ha solo un fiore. La pianta non riesce ad accrescersi come la sua vicina (una cultivar a fiore bianco semplice) ma in estate -nonostante l’ombra- si ricopre di fiori teneramente rosati. Ça va sans dire, non prende una sola goccia d’acqua se non quella che gli destina il padreterno.

Un solo fiore per ora

Ma gli altri oleandri di città sono già quasi pienamente fioriti, così come le Bouganvillee e le piante da balcone.
Le rose delle altre persone sono ancora in fiore e non accennano a diminuire i boccioli. Questa è una HT rampicante gialla che esiste a Siderno credo dall’inzio del tempo e che non mi è mai capitato di riuscire a fotografare, stavolta l’ho beccata!

rose rampicanti gialle -ignote

Altre case sfoggiano la loro livrea estiva fatta di fioriture in “allegro miscuglio di colori”. Oltre ai soliti balconi con gerani e petunie, le piccole cittadine riservano sempre qualche sorpresa nelle zone periferiche, dove le case sono più vecchie.
Dietro una cancellata arrugginita fiori vecchi e nuovi, appena comprati o di antica data, si contendono la scena con i loro colori sgargianti. L'ingenuità della composizione e la semplicità delle piante è bilanciata dalla vetustà dell'edificio e dalle dimensioni minuscole delle due fasce di terreno lungo la via d'accesso. Una sovrapposizione di vecchio e nuovo che caratterizza nel modo più felice i giardini 'poveri'

Un altro giardinetto al quale vado praticamente in pellegrinaggio, è quello di uno studio commerciale vicino al mio medico. C’è sempre qualcosa di fiorito, anche se si vede una certa trascuratezza e una manualità non adeguata. Ad aprile c’erano le violacciocche in miscuglio, adesso questi, dopo le rose e le bocche di leone, ma non quelle nane, sono bocche di leone alte così e dai colori mai visti.

giardinetto felice

colore rude, ma quanta allegria
Con le comunioni fatte appena qualche settimana fa, il giglio di Sant'Antonio non ce l'ha fatta ad essere presente, a differenza del suo cugino longifolium
Che soddisfazione avere tanti gigli da recidere...

E dopo che sei andato a caccia di foto, c’è sempre qualcuno che corre ad abbracciarti quando ritorni a casa

Ciao mamma, mi dai una grattata sulla pancia?

Il setter Cayenne

Confesso un non ben specificabile fastidio, una sorta di unghiata sulla lavagna, un acufene stridulo, diciamo pure un attacco di cinetosi, nel leggere Diario di campagna e di città , due “Gardenie” fa.
Pensare che era da poco che avevo scoperto che questa bustina di paesaggio cittadino era piacevole e ben scritta.
La marchesa Caterina Gromis di Trana è una che coi cani ci ha sempre vissuto. Ma mica canetti di quelli comuni, di quelli che trovi l’annuncio dal veterinario “regalasi cuccioli”. La sua è roba raffinata, costosa, di marca.

Boh, comunque sia, un cane è un cane, di marca o no, e tanto mi piaceva questo Diario di campagna e di città, che mi sono comprata Vita da cane. Confessioni di un capobranco, della piccola ma interessante Blu Edizioni, il cui catalogo vi consiglio di richiedere e sfogliare diligentemente.
Il libro è scritto con la degnazione di chi ha gli allevamenti di cani di marca e chiama i bastardini “cani da pagliaio”, elogiandoli pure ma con condiscendenza, trovando persino qualche parola di democrazia canina di risulta in una attrezzatura linguistica disciplinata e forbita.

Infatti il libro è finito sulla cassapanca in bagno, insieme a “Gardenia”. Ma questo va per conto suo.

La marchesa ci fa sapere che in quel momento ha dei setter adulti. Ma voleva una cucciolata. La sua cana però non ci stava col fidanzato che le avevano procurato e la cucciolata è andata a carte quarantotto. Allora la signora pensa “quasi quasi mi prendo un bovaro: non l’ho mai provato”. Anche io non ho mai provato un bovaro, né un setter, né un Cayenne. Vado in giro con i miei due bastardini e una Polo scassata che si ricorda i tempi dell’arca di Noè. “Un bovaro –continua imperterrita la signora- prende lo spazio di tre o quattro setter”. Anche una Volvo prende lo spazio di tre Twingo, penso io.
Mossa da ardore etologico e biologico, la signora vuole conoscere le attitudini di tutte le razze di cani (a quanto pare la razza per eccellenza, quella dei “cani da pagliaio”, però non le interessa), ed è pronta a disfarsi dei suoi quando se li è stufati. Ma non preoccupatevi: quei cani lì c’è chi li compra a peso d’oro, mica vanno a finire al canile di Sant’Ilario.
Posso anche capire questo zelo scientifico con cui si muove la signora (quello zelo che è appena ad un passo dalla vivisezione e dal trapianto di cervello sulle scimmie?). Ma mi chiedo: con che criterio e secondo quale impulso si sceglie, o meglio, si accoglie un cane? Per vedere come fa la punta o quante quaglie riesce a riportare? Per sapere come azzanna o quante medaglie si porta a casa ai concorsi? Per calcolarne la velocità e la resistenza? Per valutarne forma, dimensioni, peso, corporatura? Criteri legittimi, per quanto discutibili, per un cacciatore, un espositore, un allevatore o per chi i cani li compra o li alleva per rivenderli, come tacchini da ingrasso. Una filosofia un po’ meno gradita per chi scrive libri e articoli che dovrebbero illuminare l’umanità sulla “caninità”.

A mio modo di vedere, che sarà certamente opinabile e forse da poveraccia miserabile agli occhi della marchesa/duchessa/ochessòio, questa non è “caninità”, ma una parte di “caninità” scelta con criteri umani (e non canini). Non è generale, non è la cavallinità del cavallo o la cosità della cosa, ma solo un pretesto per l’esaltazione egocentrica e inammissibilmente inconsapevole del proprio ego.

Cara signora, un cane non si sceglie, ma un cane CAPITA nella vita. Non lo scegli tu, ma il tuo destino. E il cane si accoglie e si cura come un membro della famiglia non perché è bello, intelligente, fa la punta così e cosà, ha la testa al tot per cento di distanza dalla coda e fesserie simili. Con un po’ di rabbia le dico: se le tenga per sé, queste cazzate.
Negli occhi di un cane –se si è proprio molto bravi- si riesce a vedere ciò che il cane vede in noi: la nostra umanità (non intesa nel senso di pietà e misericordia, ma di “ciò che di umano v’è nell’uomo”).
Il cane ci mostra ciò che siamo, a prescindere dalla lunghezza delle sue zampe o dalla distribuzione delle sue macchie.
Io non cambierei i miei due “cani da pagliaio” neanche con Lassie e Rin Tin Tin.
Se la signora rinnova il suo branco come rinnova il guardaroba, l’automobile il taglio dei capelli, per favore, non lo proclami come atto di amore per la stirpe canina e men che mai se ne vanti. Vorrei anche sapere se a lei piacerebbe essere “rinnovata” da un alieno grande e grosso che le misura la distanza dell’attaccatura del collo da quella del bacino, o se sarebbe contenta di essere “rinnovata” da suo marito e dai suoi figli.

Cane, lavanda, lavanda cane cane

Ieri notte, come al solito, faticavo a prender sonno. Ad un certo punto, nell’afa estiva appena mossa dal ventilatore, sento un distinto odore di lavanda.
Il cane si strofinava sul cespuglio.
Questo è per me un giardino che funziona.

…’nculo le rose inglesi.

Un sms può salvare un cane abbandonato sull’autostrada

Ricevo e pubblico:

Dal 23 luglio un sms può salvare i cani
Parte il servizio ‘Io l’ho visto’ con il numero 334.1051030
(ANSA) – ROMA, 19 LUG
Per combattere l’abbandono estivo dei cani in autostrada, dal 23 luglio al 31 agosto sarà attivo il servizio ‘Io l’ho visto’. Basterà mandare un sms al 334.1051030 indicando le coordinate del cane nel modo più preciso possibile (ad esempio MI-BO, km 150, cane nero) per fare intervenire i team antiabbandono.
Il progetto è’ stato promosso da Prontofido con Radio 105, Radio Monte Carlo, Virgin Radio, Radio Bau e l’Associazione Aidaa. Nel 2009 ‘Io l’ho visto’ ha salvato 353 cani.

Prateria americana (e sidernese)

Questo articolo vuole essere una piccola tabella di aiuto per la scelta delle erbacee utili a comporre un meadow, cioè un campo fiorito. Per informazioni più dettagliate sulle singole specie trattate si rimanda alla letteratura specializzata.

Introduzione: la prateria dietro casa
Quant’è povera la lingua italiana per quello che riguarda il giardino! Gli inglesi, o meglio, gli americani, per dire che in un prato ci sono erbe spontanee, fiori, graminacee e altre piante, lo chiamano meadow, non prairie, nè lawn, che sono due cose diverse.
Quando gli inglesi arrivarono in America e videro le praterie, non riuscirono a trovare una parola che le descrivesse, e dovettero prendere a prestito la parola francese prairie.
Noi abbiamo la parola “prateria”, che sarebbe la prairie anglo-francese, abbiamo il “prato”, che sarebbe il lawn, ma non abbiamo una traduzione efficiente per meadow che per tradurre dobbiamo ricorrere alla locuzione “prato fiorito”, che però non è la stessa cosa.
La parola che si avvicina di più a meadow è “campo”, che però è incompleta, perchè non si sa se coltivato o spontaneo, e un “campo”, strettamente parlando, può essere un campo di fagioli almeno quanto di barbabietole o di grano.
Pare che per i prairie gardens ci sia una vera e propria moda, di certo consacrata da Oudolf ma partita molti anni fa con Karl Foerster. Non so quanto il libro di Least Heat-Moon, Prateria, che io amo alla follia, abbia a che fare con questa nuova tendenza…in fondo il volume è stato scritto in dieci anni, ma è di recente pubblicazione.
Io perlomeno sono arrivata ad interessarmi alla prateria per motivi ecologici, letterari e personalissimi.
Dietro casa mia, infatti, c’è un ampio spazio incolto. E’ un po’ “il luogo” dove nei libri di Steven King i bambini coltivano le amicizie che dureranno una vita.
Prima c’era un agrumeto, poi la proprietà è stata progressivamente abbandonata e nel tempo l’aggressione cementizia si è moltiplicata.
E’ comunque un grande appezzamento, era il posto dove mi rifugiavo da bambina per evitare gli strepiti di casa, o quando litigavo con i miei, o quando volevo scappare da un’iniezione o dalle lezioni private di matematica. Nella prateria dietro casa non mi sono solo rifugiata, ma ci ho giocato a Sandokan, agli esploratori, alle Giovani Marmotte. E quando sono cresciuta ci andavo a cercare i fiori spontanei e le erbe aromatiche con il libriccino tascabile, e quando sono crescita più ancora, ci andavo a raccogliere le more per fare le conserve. E’ nella prateria dietro casa che ho capito, durante la mia vita adulta, che esistono le Fate e gli Gnomi, anche se non li ho mai visti direttamente. Chissà quante volte ho sfiorato la possibilità di incontrare quadrifogli, erbe fatate, piote vaganti, Leprechaun, e sicuramente per puro caso non avrò calpestato un Goblin.

Dopo la morte del proprietraio la proprietà è passata ai numerosi figli che l’hanno portata ad un regime di minima manutenzione, diserbandola periodicamente per evitare intrusioni di mafaldine, fidi e topolini. Nel tempo, attraverso incendi e appianamenti, le cupole di rovi dove le Fate facevano i nidi sono sparite, gli alberi bruciati, le erbe spontanee diminuite. Ha iniziato a crescerci l’avena selvatica e io ho iniziato a portarci i cani perché potessero correre liberi.
Così è come si presenta oggi:

Prateria sidernese 1

Prateria sidernese 2

Purtroppo non mancherà molto che anche la prateria dietro casa sparirà e al suo posto sorgeranno condomini e villette, e io ho vissuto buona parte della mia vita con questa paura.
Nel frattempo infatti che scrivevo l’articolo la prateria è stata nuovamente rasata.

Dopo il taglio

Almeno ci porto i cani

Tene 'i ricchi a grattarola, una pi' intra, l'atra pi' fora
Guarda mamma, vado senza mani!

La prateria è quindi qualcosa che mi sta a molto a cuore. E visto che in questo periodo stiamo vivendo un felice interesse per questo tipo di giardini, mi permetto di dare qualche suggerimento a chi volesse creare un giardino a bassa manutenzione. Tralasciando impressioni di tipo sentimentale e suggestioni letterarie e parlando solo tecnicamente, i benefici di un giardino di questo tipo sono numerosi: prima di tutto un impatto ambientale più basso per via della minore necessità di concimazione, irrigazione e trattamenti antiparassitari. In secondo luogo un meadow è molto più attrattivo per i piccoli animali che non un prato tradizionale. Insetti e piccoli mammiferi possono facilmente trovarvi rifugio, inoltre uno strato d’erba più alto del comune prato rasato determina un percettibile abbassamento della temperatura del suolo.
Senza contare che un giardino tenuto a meadow offre un aspetto calmo e riposante, specie in inverno, quando le erbe si avvantaggiano delle piogge. Il meadow è inoltre un ottimo modo per inserire l’edificio nell’ambiente circostante e per impegnare vasti spazi anche là dove non si arriva con gli attrezzi.

Il sito
Bisogna ovviamente scegliere con molta cura le erbacee adatte e conoscere il microclima del proprio giardino, le zone più o meno drenate, quelle più sassose o più umose, drenate o meno. Ma non spaventatevi, le grasses (Poaceae, Restionaceae, Amaryllidaceae, Liliaceae) sopportano molto bene una gran quantità di suoli, basta saper scegliere quella giusta. Considerate che dove sono costruiti nuovi edifici il suolo tende ad essere più calcareo e le piante necessitare di fertilizzazioni.
Ciò che è veramente importante, se si vuole fare un lavoro fatto bene, è rivoltare il terreno, fare crescere le infestanti e poi eliminarle prima che vadano a seme, sarchiare bene per eliminare le radichette e i rizomi ed estirpare man mano quelle infestanti che inevitabilmente si ripresenteranno. Una volta che il meadow avrà preso compattezza questo lavoro sarà più semplice.
Potete anche includere le eventuali infestanti nel vostro meadow, purchè non abbiano il sopravvento.
Esistono molte piante utilizzabili per creare un meadow, non solo le tradizionali graminacee o poacee, ma anche le giuncacee (Restionaceae), le liliacee, le iridacee e le amaryllidacee.
Si può creare un meadow in qualsiasi punto del giardino, non occorrono necessariamente ettari di spazio, c’è ad esempio chi li fa sui tetti. Anche il vialetto d’ingresso può diventare una piccola prateria.
Se avete colline o diseguaglianze nel terreno, tenete conto che le piante in cima dovranno essere più resistenti alla siccità e quelle al fondo più amanti dell’umido.
Non combattete il sito, ma cercate di valorizzarne al meglio le qualità. Il meadow si presta sia in composizioni molto formali che in insiemi molto eterogenei ed informali, può essere tutto verde o avere colori squillanti, ci possono essere fiori o solo piante da foglia, piante rare o molto comuni, arbusti, alberi o piante basse. I fiori non devono essere molto numerosi, ne bastano pochi e piccoli.
Se piantate grasses con bei colori autunnali, fate in modo che vengano controluce al tramonto.

Warm-season e cool-season
Le piante che ci interessano, che gli inglesi chiamo genericamente grasses, “erbe”, si possono dividere con una certa sommarietà in due grosse categorie, quelle che vegetano anche in inverno e quelle che vegetano solo in estate.
Le warm-season grasses tendono ad essere in riposo in inverno e a vegetare solo nella stagione calda, le cool-season grasses invece riescono a vegetare anche nella brutta stagione.
Alcune hanno un periodo di dormienza in caso di siccità estiva.
Le warm-season grasses tendono ad avere colori autunnali molto forti, soprattutto dove le temperature si abbassano al punto da provocare degli stress citologici, mentre le cool-season sono sempreverdi da un anno all’altro (e sono queste quelle che ci interessano di più). Generalmente iniziano a crescere con l’arrivo della stagione delle piogge di cui beneficiano grandemente e che gli consentono di mantenere il colore verde intenso. Il gelo può danneggiarle riducendole al livello del terreno, ma poi riprenderanno.
A seconda dei climi generalmente fioriscono dalla primavera o dall’estate fino all’autunno, molte hanno colori interessanti appena germogliano, e come alcuni frutti , per prosperare hanno bisogno di “sentire il gelo”, cioè di inverni freddi.
Sebbene un meadow possa essere fatto di warm-season grasses, sono proprio le cool-season grasses che gli danno quell’aspetto tipico.

Perenni ed annuali
Le grasses possono essere perenni o annuali. Alcune possono vivere pochi anni e poi morire, altre hanno cicli molto più lunghi. Alcune piante perenni, a seconda dei climi, vanno in dormienza se la siccità è eccessiva.
Il meadow deve essere di prevalenza fatto con piante perenni, che devono dare una base su cui lavorare con accenti e altri elementi.

La base: groundcover e struttura del meadow
Il primo punto da cui partire è la scelta di una o più grasses che funga da scheletro al vostro meadow. queste devono comporre dal 45 al 65 per cento del vostro prato. Ogniqualvolta possibile, usate piante native del vostro sito specifico, questo garantirà una crescita più veloce e una maggiore resistenza ad altre erbe infestanti. Solitamente si preferisce scegliere una pianta a vegetazione anche invernale (cool-season). In luoghi molto freddi possono arrestare la crescita, ma non vengono distrutte fino a terra come le warm-season.
Una delle migliori groundcover è il Carex, ma anche la Festuca è molto apprezzata.

Grouncover grasses
Bouteloua gracilis
Brachypodium sylvaticum
Bromus benekenii
Carex
(il divulsa è uno dei miei preferiti)
Deschampsia cespitosa
Festuca mairei
Leymus triticoides
Muhlenbergia
Pennisetum spathiolatum
Poa arachnifera
Schizachyrium scoparium
Sesleria

Piante background, da sfondo, confine o transizione
Le grasses sono utilissime piante per ottenere effetti di transizione tra un luogo e l’altro del giardino, per “ancorare” visivamente un edificio al terreno, o per mascherare i confini del giardino o mascherare qualche infrastruttura brutta a vedersi. A questo scopo si possono usare anche molti bambù, ma in questa sede stiamo considerando solo le piante da prateria.
Le piante da background necessitano di molto spazio.

Background grasses (erbacee alte ottime per lo sfondo)
Arundo
Cortaderia selloana
Miscanthus
Muhlenbergia
Neyraudia sp.
Panicum virgatum
Saccharum ravennae
Setaria palmifolia
Spartina bakeri
Sporolobus wrightii
Thysanolaena latifolia
Tripsacum dactyloides
Vetiveria zizanioides

Piante a portamento verticale per effetto pennellata
Se volete potete lasciare il vostro meadow piatto oppure con poche variazioni di altezza. Le grasses stesse si distribuiranno in maniera ondulata con il tempo e comporranno un insieme fluttuante e morbido. Questa scelta può andare bene soprattutto se avete un grosso spazio a disposizione, in modo che il meadow sia una sorta di naturale copertura del terreno. Tuttavia si renderà sempre necessario porre qualche accento qua e là, soprattutto in un giardino di dimensioni contenute, oppure dove si voglia dare un po’ di movimento all’insieme.

Grasses a portamento verticale per effetto pennellata
Andropogon
Bouteloua curtipendula
calamagrostis x acutiflora
Elytrigia elongata
Juncus
Molinia
Muhlenbergia
Pennisetum spathiolatum
Phormium
Saccharum ravennae
Schizachyurium scoparium
Schoenoplectus
Typha
Vetiveria zizanioides

Filler, vialetti e sentieri, erbacee profumate
Le piante filler, letteralmente “riempitivo”, sono usate tra le piante di base. Hanno portamento ricadente e arcuato e le foglie arrivano a toccare il prato preesistente, sono perciò ideali per collegare il meadow ad una bordura di arbusti o più semplicemente ad essere piantate vicine ai viali e ai sentieri. La circolazione è importante in giardino e i meadows non fanno eccezione, perciò erbacee troppo invadenti possono invadere lo spazio destinato al transito. Una delle piante migliori e più usate è la Sesleria, molto affascinante e morbida. Si possono usare anche piante dalla vita più breve come Anthoxanthum. Condiderate che più è piccola una pianta, più ce ne vorranno per ottenere un discreto effetto e ciò ovviamente comporterà una spesa maggiore. Alcune erbacee possono essere ottenute da seme, producendo risparmio, ma aumentando il tempo di crescita.
Un vialetto ben disegnato può rendere molto emozionante il passeggio in un meadow perchè non ci si muove dentro di esso, ma lo si attraversa letteralmente. Non di rado la sensazione è quella di tornare bambini, a quando cioè eravamo bassi di statura e anche un piccolo campo erboso ci sembrava alto. Alcuni poi sostengono l’esistenza del cosiddetto “gene della prateria”, che sarebbe quello che ha fatto diventare eretto l’uomo primitivo, che doveva poter scorgere prede e predatori attraverso il folto dell’erba della grandi savane africane.
In un meadow i sentieri possono facilmente svolgersi in un percorso sinuoso che si snoda attraverso diversi punti focali importanti, conducendo a degli elementi che si vuole mettere in risalto.
In giardini molto grandi considerate che più persone vorranno stare appaiate o che dovranno circolare dei veicoli a motore.
A seconda dell’uso e della larghezza, i sentieri possono essere realizzati con molti tipi di superfici: la soluzione più semplice è semplicemente un passaggio col falciaerbe. Tra l’altro questo consente di modificarne il tracciato qualora lo si desideri o sia subentrata una necessità specifica. Oltre alla pietra si può usare il trito semilegnoso ottenuto da un biotrituratore (in questo caso lo strato deve essere alto e rinnovato spesso). La ghiaia chiara si adatta in maniera particolare a questo tipo di giardini, benchè produca un rumore sgradevole al calpestio e sia poco adatta alle ruote (comprese quelle delle sedie a rotelle), ha però il pregio di mantenere le suole molto pulite e asciutte. Pietre piatte o ceppi possono fungere da piccoli ponti o zone di sosta nelle macchie più umide. In Giappone si usano molto i passaggi sospesi, ottenuti con delle passerelle di legno. Sono molto gradevoli a patto che la superficie da attraversare sia variegata e diseguale, possibilmente che ci siano delle zone palustri, e che il giardino abbia una certa dimensione.
Un altra raccomandazione è di piantare lungo il viale, dove possano essere calpestate, delle erbe profumate come timo, rosmarino strisciante, menta e camomilla, che rilasciano profumi balsamici se calpestate.
Alcune grasses sono esse stesse profumate, come il famoso Cymbopogon citratus (citronella) e resistono discretamente al calpestio. Se pensate di usarle come fondo per un viale, rasatelo di rado o meglio per nulla.

Filler grasses
Acorus
Agrostis
Alopecurus
Anthoxanthum odoratum
Bouteoloua gracilis
Briza media
Buchloe dactyloides
carex
Eragrostis
Festuca rubra
Koeleria macrantha
Poa
Sesleria

Erbacee profumate
Acorus
Anthoxanthum odoratum
Cymbopogon citratus
Cymbopogon nardus
Hierochloe occidentalis
Hierochloe odorata
Sporolobus heterolepsis

Erbe aromatiche e da fiore da piantare nelle fessure o ai bordi dei vialetti
Aegopodium podagraria ‘Variegatum’
Ajuga reptans
Alchemilla mollis
Aptenia cordifolia
Bergenia cordifolia
Carpobrotus acinaciformis, C. edule
Convolvolos cneorum
Convolvolus sabatius
Erigeron karvinskianus
Eschoscholzia californica
Evolvolus convolvuloides
Helichrysum italicum
Hottuynia cordata
Hydrocotyle
Lysimachia nummularia ‘Aurea’
Melissa suaveolens
Mentha
Mentha suaveolens
Mesembryanthemum
Nepeta x faassenii
Origanum vulgare
Oxsalis
Papaver roheas
Primula
Rosmarinus prostratus
Ruta graveolens
Santolina chamaecyparrisus
Saponaria
Stachys lanata
Tanacetum parhenium
Tanacetum parthenium
‘Golden Moss’
Thymus citrodorus ‘Aurea’
Tradescantia
Viola

Accenti
Una volta che lo scheletro del meadow è stato deciso, bisogna provvedere a degli accenti per dare movimento. Questi possono essere dati da piante a portamento verticale per effetto pennellata o da piante per ottenere un effetto nuvola, che ingentiliranno il giardino.
Non solo le grasses, ma anche arbusti e rose possono essere usati come accenti, o altre piante perenni o annuali. Vanno molto bene anche le piante che hanno un portamento simile a quello delle grasses, come alcune liliacee o amaryllidacee. Se si utilizzano le piante giuste un meadow può essere interessante quasi per tutto l’anno, oppure si possono concentrare le fioriture in una o due stagioni, magari alternando i colori. Si può ad esempio creare un meadow con un certo colore predominante in primavera e un altro in autunno.
In climi caldi molti colori possono essere dati dal fogliame vistoso di alcune piante dall’aspetto tropicale come Musa e Canna.
Se volete un meadow molto naturale usate apiacee e umbrellifere.
Persino le statue e le opere d’arte funzionano molto bene come accenti, poichè le erbacce non entrano in competizione con le strutture artificiali.

Grasses a portamento vaporoso e fiori a nuvola
Aristida purpurea
Blepharoneuron tricholepsis
Briza media
Calamagrostis brachytricha
Deschampsia
Eragrostis
Melica
Melinis
Miscanthus
Muhlenbergia
Nassella
Panicum virgatum
Sporolobus

Altre piante che possono essere usate come accenti
Acanthus mollis
Achillea
Aconitum
Actaea
Agastache cana

Allium (tutti gli Allium vanno bene come accenti, dal giganteum allo sphaerocephalon)
Alcea
Althaea
Anemone x hybrida
Angelica achangelica
Agapanthus
Amaryllis
Anchusa azurea
Anthiscus sylvestis
Aquilegia
Argemone
Argyranthemum
Artemisia
Aster
Babiana stricta
Belamcanda
Bidens
Campanula persicifolia C. pyramidalis
Castilleja
Chelone obliqua
Chysanthemum
Cimicifuga racemosa
Clematis tangutica, C. terniflora, C. texensis, C. virginiana
Consolida ajacis
Cotula
Crinum
Cynoglossum amabile
Daucus carota
Delphinium elatum
Dhalia
Dierama pulcherrimum
Dietes vegeta
Dimorphoteca
Diplacus aurantiaucus
Echinacea purpurea
Echinops
Encelia
Eschoscholzia californica
Eomecon
Eryngium
Eupatorium
Euryops
Felicia amelloides
Ferula communis
Foeniculum vulgare
Fritillaria imperialis
Gaillardia
Gaura lindheimeri
Gazania
Grindelia
Helenium
Helianthus annuus, H, tuberosus
Helleborus
Hemerocallis
Hesperaloe parviflora
Hippeastrum
Iris
(anche gli iris utilizzabili sono numerosissimi come I. confusa, cristata, dandfordiae, ensata, foetididissima, japonica, laevigata, sibirica ecc. )
Ixia
Lamium
Lavatera
Linaria maroccana
Liatris spicata, Liatris ligulistylis
Macleaya cordata
Meconopsis cambrica
Malva
Mimulus
Monarda
Myrrhis odorata
Neomarica
Ospeospermum
Papaver roheas, Papaver nudicaule, P. orientale, P. somniferum
Penstemon
(i Penstemon sono numerosi e sono piante utilissime come accenti)
Phytostegia virginiana
Pimpinella
Prunella
Pulsatilla
Ratbida columnifera
Romneya coulteri
Rudbeckia
Sanguinaria
Scilla peruviana
Solidago
Tagetes
Veronica spicata
Veronicastrum virginicum
Salvia
(le salvie sono numerosissime, le più belle e conosciute sono la Salvia azurea, S.cacalifolia, S. guaranitica, S. coccinea, S. leucantha, S. nemorosa,S. sclarea, S. spathacea,S. uliginosa ecc.)
Sisyrinchium
Smyrnium olusatrum
Sparaxis
Tanacetum
Thalictrum aquilegifolium
Tithonia
Trigridia
Verbena bonariensis
Veronica spicata
Zinnia
Watsonia humilis

Bulbi
Bulbi per climi temperati e meadows a crescita lenta

Anemone blanda
Chionodoxa luciliae
Colchicum
Crocus
Cyclamen
Freesia
Galanthus nivalis
Hyacinthoides hispanica
Ipheion uniflorum
Muscari armeniacum
Narcissus varr.
Oxalis
Scilla

Bulbi per climi caldi e asciutti e meadows a crescita lenta
Allium
Babiana
Calochortus
Habranthus robustus
Lachenalia
Ledebouria
Moraea
Rhodophiala
Sparaxis
Tritonia
Zephyranthes candida, Z. rosea

Bulbi per meadows di media altezza
Allium
Anemone coronaria
Camassia
Fritillaria
Narcissus
Ornithogalum
Tulipa
Zantedeschia

Bulbi per meadows mediterranei alti
Albuca
Amaryllis
Asphodeline
Bulbinella
Chasmanthe
Crocosmia
Cypella
Eremurus
Gladiolus
Gladiolus psittacinus
Kniphofia
Urginea maritima

Bulbi per meadows tropicali
Begonia
Canna
Colocasia
Crinum
Habranthus robustus
Haemanthus
Hedychium
Hippeastrum
Velthemia
Xanthosoma
Zephyranthes candida, Z. rosea

Grasses per effetti di colore
Argento e blu metallico
Andropogon
Carex laxiculmis
‘Bunny Blue’
Elytrigia elongata
Eragrostis chloromelas
Eragrostis elliotti
Festuca
Helictotrichon semprevirens
Juncus patens
‘Elk Blue’
Juncus polyanthemos
Leymus
Muhlenbergia emersleyi
Muhlenbergia lindheimeri
Panicum amarum
paspalum quadrifolium
Sorghastrum nutans
‘Sioux Blue’

Giallo, oro e bianco per effetti luminosi
Acorus gramineus ‘Ogon’
Acorus gramineus ‘Pusillus Aureus’
Alopecurus pratensis ‘Aureus’
Arrhenatherum elatius var. bulbosum ‘Variegatum’
Arundo donax ‘Variegata’
Calamagrostis x acutiflora ‘Avalanche’
Calamagrostis x acutiflora ‘Overdam’
Carex dolichostachya ‘Kaga Nishiki’
Carex elata ‘Aurea’
Carex oshimensis ‘Evergold’
Carex siderosticha
Cortaderia selloana ‘Gold Band’
Glyceria maxima ‘Variegata’
Hakonechloa macra ‘Aurea’
Luzula sylvatica ‘Aurea’
Milium effusum ‘Aureum’
Miscanthus
Phalaris arundinacea ‘Feesey’
Phalaris arundinacea ‘Luteopicta’
Phalaris arundinacea ‘Picta’
Phalaris ardundinacea ‘Woods Dwarf’
Shoenoplectus tabernaemontani ‘Albescens’

Grasses con bei colori autunnali e invernali
Andropogon
Imperata cylindrica
‘Rubra’
Mischanthus
Molinia
Panicum
Pennisetum
Schizachyrium
Sporolobus
Themeda
Vetiveria zizanioides

Infiorescenze
Grasses con infiorescenze interessanti ed attraenti
Achnatherum
Andropogon
Aristida purpurea
Bothriochloa barbinodis
Bouteloua gracilis
Briza media
Calamagrostis
Carex pendula
Chondropetalum tectorum
Cortaderia selloana
Deschampsia cespitosa
Eragrostis
Melica
Melinis
Milium effusum
Miscanthus
Molinia
Muhlenbergia
Nassella
Panicum virgatum
Pennisetum
Phleum pratense
Schizachyrium scoparium
Sporolobus
Stipa gigantea

Un elenco alfabetico delle specie più interessanti. per ciascuna è indicato l’uso più proprio

Legenda:
G= groundcover, per la base o lo scheletro
B=background, per gli sfondi
F=fillers, collegamenti tra il meadow e gli accenti
A=accenti di forme o colori
PN=prato naturale, vialetti e sentieri, che richiede scarsa o nulla rasatura e che resiste al calpestio, possono essere graminacee o falaschi, anche mischiati.

Achnatherum calamagrostis (G, F, A)
Achnatherum coronarium (A)
Achnatherum hymenoides (G, A, F)
Achnatherum speciosum (F, A)
Acorus calamus (F, B)
Acorus calamus ‘Variegatus’ (B, A)
Acorus gramineus ‘Licorice’, A.g. ‘Ogon’ (G, F, A)
Acorus gramineus ‘Pusillus’, A.g. ‘Pusillus Aureus’, A.g. ‘Variegatus’ (G,F,A)
Agrostis hallii, A.pallens (G,F,PN)
Ammophila arenaria, A. breviligulata (G,F,A)
Ampelodesmos mauritanica (B, A)
Anthoxanthum odoratum (G,F,A,PN)
Aristida purpurea (G, F, A)
Arrhenatherum elatium, var. bulbosum ‘Variegatum’ F,A)
Arundo donax (B)
Arundo donax ‘Gold Chain’, A.d. ‘Slender Gold’, A. d. var. versicolor (B,A)
Arundo formosana, A. f. ‘Oriental Gold’ (B,A)
Austrostipa ramosissima (B,A)
Baurnea rubiginosa ‘Variegata’ (F,A)
Blepharoneuron tricholepsis (G, F, A)
Bothriochloa barbinodis (F,A)
Bouteloua curtipendula (G,F,A)
Bouteloua gracilis, B. gracilis ‘Hachita’ (G,F,A,PN)
Brachypodium sylvaticum (G,F,A)
Briza media (F,A)
Bromus benekenii (G,F,A)
Buchloe dactyloides, B.d. ‘Surfer Boy’ (G,F,PN)
Calamagrostis x acutiflora, C x a. ‘Avalanche’, C. x a. ‘Overdam’ (G,F,A)
Calamagrostis brachytricha (F,B,A)
Calamagrostis epigeios (G, F,A)
Calamagrostis foliosa (G,F,A)
Calamagrostis nutkaensis (G,F, A)
Carici o falaschi (fam. cyperaceae)
Carex albolutescens (G, F, PN)
Carex appalachica (G, F, PN)
Carex ‘Beatlemania’ (G,PN, F)
Carex buchananii, C. b. ‘Viridis’ (F, A)
Carex comans, C.c. ‘Bronze’, C.c. ‘Frosted Curls’ (F,A)
Carex dipsacea (F,A)
Carex divulsa (G,F)
Carex dolichostachya (G,F,A)
Carex eburnia (G,F, PN)
Carex filifolia (G,F,PN)
Carex flacca (G, F, PN)
Carex flagellifera, C.f. ‘Bronze Delight’, C.f. ‘Coca-Cola’, C.f. ‘Tofee Twist’ (F,A)
Carex grayi (G,F,A)
Carex laxiculmis (G,F,A)
Carex morrowi, C.m. ‘Gold Band’, C.m. ‘Ice Dance’, C.m ‘Variegata’, C.m. var. temnolepsis (G, F, A)
Carex muskigumensis, C. m. ‘Ice Fountains’ , C.m. ‘Little Midge’, C. m. Oehme’ (G,F, A)
Carex oshimensis, Carex oshimensis ‘Evergold’ (G,F,A)
Carex pansa (G, F, PN)
Carex pendula (G,F,B,A)
Carex pensylvanica, C.p. var.pacificum (G,F, PN)
Carex perdentata (G,F,PN)
Carex phyllocephala (G,F)
Carex phyllocephala ‘Sparkler’ (G,F,A)
Carex plantaginea (G,F)
Carex platyphylla (G,F,A)
Carex praegracilis (G,F, PN)
Carex remota (G,F)
Carex retroflexa (G,F,PN)
Carex siderosticha, C.s. ‘Banana Boat’, C.s. ‘Lemon Zest’, C.s. ‘Variegata’ (G,F,A)
Carex testacea (A,F)
Carex texensis (G,PN, F)

Chasmantium latifolium (G,F,A)
Cortaderia selloana, C. s. ‘Gold Band’, C.s. ‘Pumila’, C.s. ‘Silver Stripe'(B,A)
Cymbopogon citratus (erba citronella) (B, A)
Cymbopogon nardus (A,B)
Cyperus albostriatus, C.a. ‘Nanus’, C.a. ‘Variegatus’ (F,A,G)
Cyperus alternifolius (B,A)
Cyperus involucratus (A,B)
Cyperus longus (G,A,F)
Cyperus papyrus (B,A)
Cyperus papyrus ‘Tutankhamun’ (A,F)
Cyperus prolifer (F,A)
Deschampsia cespitosa, D.c. ‘David’s Choice’, D.c. ‘Goldgehange’, D.c. ‘Goldtau’, D.c. ‘Schottland’ (G, F, A)
Distichlis spicata (F,G, PN)
Eleocharis acicularis (G,F)
Elymus canadensis (F,G,A)
Elymus virginicus (F,G,A)
Elymus hystrix (F,A)
Elytrigia elongata (G,A,F)
Equisetum hyemale (G,A,F)
Equisetum scirpoides (G,A, F)
Equisetum telmateia (G,F,A)
Eragrosris (G,F,A)
Eragrostis chloromelas (G,F,A)
Eragrostis curvula (G,F,A)
Eragrostis spectabilis(G, F,A)
Eragrostis trichodes (G, F,A)
Erafrostis superba (G,F,A)
Festuca amethystina (G,F,A)
Festuca glauca (G, F,A)
Festuca californica (G,F,A)
Festuca idahoensis (G,F,A, PN)
Festuca mairei (G,F,A)
Festuca rubra (G,F,PN)
Glyceria maxima ‘Variegata’ (F,A)
Hakonechloa macra ‘Aureola’ (F,A)
Helictotrichon sempervirens (F,A)
Hierochloe occidentalis (erba vaniglia) (G,F,A)
Hierochloe odorata (F,G,A)
Hordeum jubatum (F)
Imperata cylindrica ‘Rubra’ (F,A)
Isolepsis cernua (F,A)
Juncus effusus (fam. Juncaceae) (G,F,A)
Juncus effusus, seguenti cultivar: ‘Carman’s Japanese’, ‘Gold Strike’ (G,F,A)
Juncus effusus ‘Unicorn’ (A,F)
Juncus inflexus (G,F,A)
Juncus mexicanus (G,F)
Juncus pallidus (B,A,F)
Juncus patens (F,G,A), Juncus patens ‘Elk Blue’ (G,F,A)
Juncus polyanthemos (B,A)
Juncus tenuis (G,F)
Koeleria macrantha (G,F,A,PN)
Leymus arenarius ‘Findhorn’, L.a. ‘Glaucus’ (G,F,A)
Leymus cinereus (B,G,F,A)
Leymus condensatus (B,G,A)
Leymus condensatus ‘Canyon Prince’ (G,A)
Leymus mollis (G,F,A)
Leymus triticoides, L.t. ‘Elkhorn Green’, L.t. ‘Gray Dawn’ (G,F)
Luzula nivea (F,A)
Luzula sylvatica, L.s. ‘Aurea’, L.s. Hohe Tatra’, L.s. ‘Marginata’ (F,A,G)
Melica altissima, M.a. ‘Alba’, M.a. ‘Atropurpurea’ (F,A)
Melica californica (G,F,A)
Melica imperfecta (G,F,A)
Melica ciliata (G,F,A)
Melinis nerviglumis (F,A)
Melinis repens (F,A)
Milium effusum, M.e. ‘Aureum’ (F,A)
Miscanthus floridulus (B,A)
Miscanthus junceus (B,A)
Miscanthus sinensis (B,A, F, G)
Miscanthus sinensis ‘Adagio’, M.s. ‘Little Kitten’, (G,F,A)
Miscanthus sinensis ‘Gold Bar’, M.s. ‘Little Zebra’ (F,A)
Miscanthus sinensis ‘Morning Light’, M.s. Yaku Jima’, M.s. ‘Zebrinus’ (F,B,A)
Miscanthus transmorrisonensis (B,A)
Molinia caerulea e le varietà: ‘Dauerstrhal’, Hedebraut’, ‘Moor Hexe’, Strahlenquelle’, ‘Variegata’ (F,A)
Muhlenbergia capillaris, M.c. ‘White Cloud’ (G,F,A)
Muhlenbergia dubia (G,A,F)
Muhlenbergia dumosa (G,A, F)
Muhlenbergia emersleyi (G,A,F)
Muhlenbergia involuta (G,F,A)
Muhlenbergia lindheimeri (F,G, A,B)
Muhlenbergia pubescens (G,F,A)
Muhlenbergia rigens (G,F,A, B)
Nassella cernua (G,F,A)
Nassella pulchra (G,F,A)
Nassella tenuissima (G,F,A)
Panicum amarum, P.a. ‘Dewey Blue’ (B, A, G, F)
Panicum bulbosum (G,F,A)
Panicum clandestinum (G,F,A)
Panicum virgatum e le varietà: ‘Amber Wave’, Hanse Herms’, ‘Heavy Metal’, ‘Northwind’, ‘Prairie Sky’, ‘Rehbraun’, ‘Shenandoah’ (G,B, A,F)
Paspalum qudrifarium (G,B,A,F)
Pennisetum advena ‘Rubrum’ , P.a. ‘Green Form’ (G,F,B,A)
Pennisetum advena ‘Eaton Canyon’, P.a. ‘Little Pinkie’ (G,F,A)
Pennisetum alopecuroides, P.a. ‘Hameln’ , P.a. Moudry’, P.a. ‘National Arboretum’ (G,F,A)
Pennisetum alopecuroides ‘Little Bunny’ (F,A)
Pennisetum ‘Fairy Tails’ (G,F,A)
Pennisetum glaucum (B,A)
Pennisetum incompum (G,F,A)
Pennisetum macrostachuym ‘Burgundy Giant’ (B,A)
Pennisetum massaicum ‘Red Bunny tails’ (G,F,A)
Pennisetum ‘Oceanside’ (B,A)
Pennisetum orientale, P. o. ‘Karley Rose'(F,A)
Pennisetum orientale ‘Tall Tails’ (B,F,A)
Pennisetum purpureum (B,F,A)
Pennisetum purpureum ‘Pince’ e P.p. ‘Princess’ (B,A)
Pennisetum setaceum (G,F,A)
pennisetum spathiolatum (G,F,A)
Pennisetum villosum (G, F, A)
Phalaris arundinacea e seguenti varietà: ‘Feesey’, Luteopicta’, ‘Picta’, ‘Woods Dwarf’ (G,F,A)
Phleum pratense (G,F,A)
Phragmites australis, P.a. ‘Candy Stripe’ , P.a. ‘Variegatus’ (B,A)
Poa arachnifera (G, A, F, PN)
Poa compressa (G,F, PN)
Pogonatherum paniceum, P.p. ‘Variegatum’ (F,A)
Reineckia carnea (G,F)
Rhyncospora latifolia (A,F)
Saccharum officinarum, S.o. ‘Pele’s Smoke (B,A)
Schizachyrium scoparium (little bluestem), Schizachyrium scoparium ‘Blaze’, s.s. ‘The Blues’ (G,F,A)
Schoenoplectus californicus (B,A)
Schoenoplectus tabernaemontani, S.t. ‘Albescens’, S.t. ‘Zebrinus’ (F,A)
Sesleria autumnalis (G,F)
Sesleria caerulea (F,G)
Sesleria ‘Greenlee’s Hybrid’ (G, F)
Sesleria heufleriana (G,F)
Sesleria nitida (G,F,A)
Setaria palmifolia (B,A)
Setaria palmifolia ‘Dwarf’ (A)
Sorghastrum nutans, S.n. ‘Indian Steel’, S.n. ‘sioux Blue’ (B,G,A)
Spartina bakeri (B,A, G)
Spartina pectinata (G,B)
Spartina pectinata ‘Aureomarginata’ (G,B,A)
Sporolobus airoides (G,A)
Sporolobus heterolepsis, S. h. ‘Tara’ (G,A)
Sporolobus whrightii, S. w. ‘Los Lunas Form’ (G,B,A)
Stipa gigantea (G,B,A)
Thysanolaena latifolia (B,G,A)
Tripsacum dactyloides (G,B,A)
Tripsacum dactyloides ‘Cajun Dwarf’ (G,F,A)
Tripsacum floridanus (G,F,A)
Typha angustifolia (B,A,G)
Thypha domingensis (G,B,A)
Typha latifolia, T.l ‘Variegata’ (G,A,B)
Typha laxmannii (G,B,A)
Typha minima (G,A)
Vetiveria zizanioides (vetiver), V.z. ‘Silver Rockets’ (G,B,A)

Come costruire un meadow e mantenerlo nel tempo. Controllo delle infestanti

Piantagione
La cosa più importante nella costruzione del meadow è la corretta scelta delle piante e una adeguata preparazione del terreno. Si tratta di elementi assolutamente imprescindibili: qualsiasi tentativo di ottenere un meadow senza una corretta preparazione pedologica sarà inevitabilmente frustrato o riuscirà male.
E’ importante pulire l’area dalla vegetazione lasciando solo quelle piante che si vuole mantenere (erbacee, arbusti). Potete usare anche un decespugliatore, purchè utilizziate sempre le adeguate protezioni per il corpo(non vorrete mica frullarvi i piedi, vero?). Non occorre vangare, anzi, questa pratica impoverisce il terreno perchè porta in zone troppo profonde le sostanze umifere del terreno. Sarà sufficiente una comune zappatura fino a 10-20 cm di profondità. Questo è in generale il tipo di manutenzione consigliato anche per gli anni a venire.
Il terreno va preparato così tra l’autunno e l’inverno, in zone rigide prima dei geli. Dopodichè va lasciato nudo per un paio di settimane, in attesa che si formino i germogli delle piante infestanti. Questi vanno tolti con una seconda zappatura o meglio con una sarchiatura (questo sistema si chiama falsa semina). Le infestanti più pericolose sono quelle con radici fibrose e stolonifere, come il rovo spinoso, che si propagano con molta facilità per pollone o propaggine, e che sono veramente la dannazione di ogni giardiniere. Con una metodica zappatura localizzata si possono tenere sotto controllo queste infestanti, in zone più decentrate si possono lasciare crescere come siepe (che offrirà riparo e cibo ad avifauna e piccoli mammiferi) ma se avete rovi proprio al centro del vostro giardino sarà necessario lavorare il terreno accuratamente e ripuirlo da ogni radice rimasta con un sarchiatore . Il diserbo manuale periodico sarà ovviamente imprescindibile, lavorate molto di sarchiello a mano. Per le annuali infestanti dovete senza dubbio cimarle o tagliarle prima che portino a compimento la maturazione dei semi. Per piante più resistenti si potrà usare un pirodiserbante e ripetere il trattamento ogni volta che si renderà necessario.
Tuttavia le infestanti sono portate dal vento, vengono dai giardini e dai campi vicini, possono intrufolarsi nei vasi delle ornamentali comprate in vivaio o possono nascere contemporaneamente alle vostre piante nelle seminiere. Se volete un meadow all’americana dovrete senza meno far uso dei diserbanti chimici, ma sono convinta che l’utilità e la bellezza del meadow, nei nostri climi, siano da ricercarsi proprio nella capacità di convivere con piante considerate invadenti. Altrimenti un meadow è solo una moda o un capriccio, la frontiera più recente del giardinaggio italiano, un carretto a cui attaccarsi per sentirsi all’ultima moda. Il valore del meadow è nella sua immensa capacità di accogliere specie differenti: ciò non significa che potrete lasciare tutto in totale anarchia e in negligenza, anzi. Anche se gli interventi saranno sporadici dovranno essere il più possibile tempestivi ed efficaci.
Piantare un intero meadow da soli è un’opera improba, se il giardino è molto grande, sarà perciò opportuno farsi aiutare da amici (diffidate dalle “ditte specializzate”, a meno che non siano veramente tali). Nell’acquistare le piante tenete conto del loro sviluppo, quindi considerate che se una pianta arriva ad un diametro di 50 cm, due piante andranno sistemate a 50 cm di distanza (25+25), a meno che non vogliate un effetto più affollato o più rado. Non discostatevi troppo però da queste indicazioni, perchè un meadow con piante troppo rade non rende bene, le piante appaiono disgiunte, mentre invece se sovraffollate tutto, avrete certamente un effetto “finito” in minor tempo, ma vi troverete a dover dividere le piante entro pochi anni, con conseguenti aggravi nella manutenzione e danni estetici.
La spaziatura non è una scienza esatta, inoltre le piante crescono in maniera differente a seconda del suolo e del luogo, più rigogliose in zone moderatamente irrigate, più piccole in zone pesanti e secche. Se sono battute da venti tenderanno a rimanere più basse. In realtà il fattore determinante è spesso il budget a disposizione per acquistarle. Se volete ottenere un effetto omogeneo, piantate gli esemplari a quinconce. Ricordate che se piantate altri tipi di erbacee perenni, anche queste avranno diritto al loro spazio vitale per non entrare in competizione radicale e estetica con le grasses.
Le piante possono essere acquistate già in vasi o in contenitori alveolari o per seme, alcune sono difficili da reperire, mentre le annuali si trovano quasi sempre solo da seme. Alcune piante sono sterili o sopportano male la divisione dei cespi, quindi è necessario comprarle in vaso. Se preferite seminare avrete certamente un risparmio, ma vi conviene farlo l’anno prima di piantare il vostro meadow, e comunque avrete bisogno di un sacco di spazio per tenere e dividere le plantule (seminare direttamente a dimora è costosissimo e poco efficace, perchè le semenze verrebbero inghiottite dalle infestanti). E’ meno economico comprarle in vasi, ma dà un effetto discreto già al secondo anno dall’impianto. Con le plantule in contenitori alveolari ci si impiega di più e qualcuna potrebbe morire per strada, però è molto più economico che comprarle in vaso.
Il miglior periodo per piantare le grasses è dall’inizio dell’autunno all’inizio della primavera, evitate di farlo in estate o in inverno. L’ideale sarebbe preparare il terreno in autunno , effettuando diserbi, falsa semina, zappatura e pulizia periodica, e piantare le vostre erbacee la primavera successiva. L’estate successiva dovrete irrigare regolarmente. Se si vuole evitare l’irrigazione, allora si invertano i tempi di preparazione del terreno e piantumazione, ma tenete conto che se piantate le erbacee in primavera, beneficeranno di una crescita più veloce e accestiranno meglio.
Le groundcover saranno ovviamente necessarie in maggiore quantità, per cui inviate l’ordine il prima possibile, e dato che in Italia le grasses sono una “novità”, la disponibilità di molti esemplari di una stessa specie potrebbe essere un problema, specialmente se in vasi piccoli ed economici. Inoltre non tutti i vivai forniscono un servizio di consegne durante l’intero arco dell’anno. Siate previdenti e telefonate sempre per accertarvi che le quantità richieste siano disponibili.
Per quanto riguarda la disposizione sul terreno, diremo subito che non è elementare. Alcuni giardinieri preferiscono disporre le piante nell’area che devono coprire, altri realizzano schemi su carta che però è poi complesso trasferire sul terreno. Aiutatevi con qualsiasi tipo di segnalatore: bandierine e sabbia colorata sono gli strumenti tipici. C’è anche chi preferisce piantare le grasses a cicli, ad esempio prima le grouncover, poi gli accenti, poi le altre erbacee perenni, poi i bulbi, ecc. Questo ovviamente richiede più tempo, ma il risultato finale è in genere molto più modulato e gradevole.
Perpiantare le grasses si usa lo stesso sistema usato per le altre erbacee. Con il terreno smosso e lavorato, adeguatamente areato e ammendato, basterà una semplice zappetta per praticare una buca dove inserire le radici. Abbiate cura che il colletto sia all’altezza del terreno (dopo la prima irrigazione) e che le radici siano state un po’ allargate ed entrino nella buca senza essere costrette. Se invece avete dei vasi, dovrete praticare delle buche un po’ più grandi e smuovere un po’ il pane di terra, ma sarà più semplice non interrare troppo il colletto delle piante. Irrigate a fondo dopo la prima piantagione non con un irrigatore a spruzzo, ma lasciando la canna dell’acqua, in modo che le sacche d’aria siano espulse. Ripassate il giorno dopo e controllate il livello del colletto, e se necessario aggiungete terriccio.
Non piantate mai con suolo troppo secco o troppo bagnato.

Mantenimento
Un meadow appena piantato è soggetto a numerosi pericoli, il primo dei quali è l’aridità. Le piante nuove non devono mai rimanere all’asciutto, e non temete di abbondare perchè se il terreno è adeguatamente drenato sarà difficile che ricevano tanta acqua da farle marcire. In particolare se avete piantato il meadow in primavera, l’estate successiva dovrete essere regolari come un carabiniere con le annaffiature. Anche le piante che tollerano la siccità necessitano di regolari annaffiature il primo anno d’impianto.
Man mano che le piante crescono eliminate le foglie danneggiate, in modo da favorire la crescita di fogliame giovane e sano. Non vi preoccupate se per un po’ non le vedete andare nè avanti nè indietro, piuttosto tiratele delicatamente verso l’alto: se resistono vuol dire che le radici stanno crescendo e ancorandosi al terreno, mentre se vengono su, vuol dire che non hanno ancora attecchito bene.
Iniziate a concimare dopo un paio di mesi a metà dose di quanto prescritto sulla confezione, poi progressivamente incrementate le concimazioni fino ad alla quota normale. Ancora una volta non preoccupatevi se dopo le concimazioni non le vedete crescere, ci vuole pazienza. Usate un concime 16-6-8. Le cool season grasses crescono maggiormente durante l’autunno e l’inverno, quini non preoccupatevi se la prima estate stanno ferme.
Una volta stabilito il meadow fertilizzare solo le piante che lo necessitano; le grasses amano suolo poveri, se le si concima troppo diventano preda di parassiti e malattie.
Falciare aiuta una buona crescita del meadow, ma cercate di non farlo con troppo zelo: lasciate almeno una metà dell’altezza delle giovani piante e fatelo ogni quattro od otto settimane. Il primo anno non falciate MAI finchè il nuovo fogliame non è cresciuto fino a metà altezza di quello vecchio.

Dal secondo anno in poi
Una volta che il vostro meadow ha preso il via, mantenerlo diventerà sempre più facile e meno impegnativo.
Le operazioni più importanti sono il taglio e l’irrigazione. I prati spontanei in natura sono brucati dal bestiame o bruciati dagli incendi periodici. Alcuni allevatori del Kansas infatti davano fuoco alle praterie per stimolare la crescita di nuovi getti. Se non è periodicamente falciato o bruciato, l’ecosistema si evolve naturalmente verso altri tipi di forme, quindi è necessario tagliate il meadow almeno una volta l’anno. Questa operazione viene confidenzialmente chiamata big chop, “grande taglio”, e si effettua sempre non appena il fogliame giovane inizia a crescere dopo i rigori invernali. Quindi il periodo è variabile da clima a clima: in zone calde è in genere tra dicembre e gennaio, in zone più fredde può arrivare a marzo, ecc.
Se tagliate appena spuntano i giovani getti, non li danneggerete, ma anche se doveste trovarvi in ritardo sui tempi, non vi preoccupate, dove avrete tagliato si svilupperà nuova vegetazione.
Le piante warm-season dovranno essere tagliate rasoterra, mentre le perenni cool-season si tagliano generalmente a un terzo o un quarto della loro altezza.
Tagliando le cool season dalle tre alle quattro volte l’anno si ottiene una vegetazione più rigogliosa in inverno, inoltre l’aspetto del meadow sarà più compatto. Non tagliate invece troppo basse le piante con vegetazione compatta.
C’è chi preferisce lasciare sul terreno i residui del taglio, c’è chi invece preferisce ricorrere ad altri tipi di pacciamatura. Considerate che se falciate in inverno ci saranno spighe con i semi, e che se le lasciate sul terreno, i semi potrebbero germogliare. Ciò può essere un vantaggio o uno svantaggio a seconda dei casi. Potete anche rastrellare la falciatura e triturarla mettendola nel compost, dove le alte temperature garantiscono una quasi totale distruzione del potere germinativo delle infestanti.
Per falciare a dovere un meadow occorrono tre strumenti: le forbici piatte per zone pavimentate e piccole aree o punti delicati, un tagliasiepi per zone vaste e piatte, e un decespugliatore per le piante più alte e tenaci (per bambù adulto occorrerà il seghetto per ferro). molte graminacee contengono silice e corrodono l’affilatura delle forbici. E’ necessario quindi riaffilarle periodicamente.
Se poi avete ettari ed ettari di terreno, occorreranno dei mezzi su ruote.
Dopo il taglio il vostro meadow avrà un aspetto alquanto desolante: è il momento buono per riorganizzarlo e decidere se è opportuno aggiungere degli accenti o spostare qualche pianta. Se organizzate bene la rotazione delle fioriture, i primi bulbi potrebbero comparire già in inverno, dando colore e vita al giardino.
Il meadow è un insieme complesso di molti elementi. Voi piantate qualcosa in un punto, e quella si propagherà da un’altra parte. Il meadow è ideale per chi non si cristallizza su schemi precisi, ma preferisce accettare l’incognita della natura. E’ una scelta estetica, una scelta ecologica, una scelta di vita.

Nel vostro meadow non dimenticate di pensare ai piccoli animali del giatrdino

Linda nell’equiseto

Bianco e verde

Pet-sematary garden

Il giardino si addice agli animali. Anche da morti.
Ho in mente racconti di persone che ricordano di come il loro cane sia morto improvvisamente, abbaiando ad un camion, Così, senza preavviso.
Ho in mente Poltergeist, e il funerale dell’uccellino: Una coperta per quando ha freddo, un pezzo di pane per quando ha fame, una foto per quando si sente solo.
I miei animali sono sempre morti ammazzati, stritolati da automobili, o per malattie. Non ho mai avuto il bene di vedere un animale spegnersi placidamente, tra le mie braccia, ronfando, senza soffrire.
Ho in mente un articolo di Natalia Aspesi, che raccontava del grido angoscioso della sua gatta dopo che le fu fatta “la puntura” .
Ho in mente Pet Semetary di Steven King, ho in mente Il sesto giorno e la Re-pet, la multinazionale che clonava gli animali morti.
Ho in mente il volto sfigurato della mia Sinfo quando l’ho trovata per strada, cinque anni fa.

Non riesco più a contare gli animali sepolti nel mio giardino, so solo che sono tanti e che a volte ho paura di scavare.
Non ho foto delle mie tombicine, mi sembra sempre una violazione del diritto al dolore della morte, che deve rimanere solo per noi, e non per gli altri.
Ci ho piantato vicino dei bulbi, che si adattano bene per la loro qualità di uteri fecondi che generano il fiore dentro di sè. Piccoli narcisi, come il ‘Minnow’, lo ‘Zhiva’ o il ‘Téte à Téte’. E ancora le oxalis a foglia maculata, sempre piccole, da tenerle in mano come gattini.

I cimiteri sono nati come giardini. I giardini accolgono senza distinzione la vita e la morte, la nascita, la fecondità, ma anche la cessazione dell’esistenza.
Spero che esista un paradiso anche per gli animali.

Rosario Assunto , Judith Levine e il giardino per i cani

Se è vero, come sostiene Rosario Assunto, che il giardino è l’ordinamento spaziale in cui l’Uomo deposita il suo rapporto con la natura, creandone infine una struttura, devo desumere che in questi anni il mio rapporto con la Natura è molto cambiato.
Da che consideravo la natura la migliore amica e contemporaneamente la peggior nemica del giardiniere, oggi la considero solo come una sorella con cui viaggiare insieme per un tratto della vita.
Mi disinteresso di lei, lei si disinteressa di me. Mi limito ad osservarla, a volte ad incoraggiarla con un po’ d’acqua, ma in un anno credo di aver comprato sì e no quattro piante. Due margherite, una rosa ed una verbena. E di tutte e quattro mi sono pentita.
Io non compro, direbbe Judith Levine (e ringrazio Francesca Schirò Zambrano per l’avermelo regalato, una delle mie migliori letture). Non mi interessa più l’acquisto. Una forte componente deriva dal fatto che per me un acquisto dedicato al giardino è diventato un lusso, e che tutte le mie risorse sono concentrate sulla stirpe animale che vive con me. Non desidero trovarmi da Priola con diecimila euro da spendere, credo che allora avrei i conati di vomito. Stavo male ieri nel supermarket, davvero male. Davanti alle distese di succhi di frutta e al bancone dei surgelati per poco non svenivo. Mi vedevo come uno zombi che infilava la monetina nel carrello.
Mi sento così davanti ai cataloghi illustrati. Solo quando riesco ad astrarmi perfettamente, posso immaginare le rose in un giardino non mio, e a goderne finalmente.
Non desidero possedere, ma solo osservare.

Se potessi, farei un giardino per i cani. Assunto mi ucciderebbe. Detestava i cani nei giardini, figuriamoci i giardini per i cani. Li avrebbe trovati semplicemente senza senso.
Farei una zona bella ombrosa, con un bell’albero dal fogliame rado e mobile, come un albicocco. Magari un tiglio o una robinia. Oppure un sempreverde, una quercia, un olivo, un carrubo. Non le magnolie, i Ficus, la Melia o i pini. Un angolo con la terra sempre smossa dove fare fosse e sdraiarsi d’estate. Un acciottolato o un piastrellato per prendere il sole in inverno, un bunker di sabbia dove rotolarsi e seppellire ossa, e delle piante che li attraggano, sulle quali sdraiarsi. Nasturzi e Tulbaghia gli piacciono davvero tanto, forse perchè le foglie hanno un sapore pungente e scacciano i parassiti.
Sulle lavande invece si grattano, ed amano anche le spine più grosse dei cacti a candelabro.
Se la fortuna mi assisterà vorrei fargli una piscinetta bassa, coi gradini, facile da pulire e da cambiargli l’acqua. E una fontana dove abbeverarsi con acqua in movimento continuo.
Direi che il mio rapporto con la natura, in questi anni, invece di cristallizzarsi in un ordinamento spaziale formale o formativo (Pareyson), come il giardino, è diventato riflessione sulle altre forme di vita senzienti, assolutizzate (ontologizzate e teleologizzate) nel cane e nel gatto.
Una gran sfiga per un giardiniere.