Da quando ho smesso di parlare di tecniche orticole all’interno della mia rubrica settimanale sulla Riviera, sono diventata meno popolare. Mi toccherà fare un passo indietro.
La gente apprezza solo i miei pezzi orticolturali e non quelli culturali.
Mi fermano solo per discutere di pratiche più o meno personali e fantasiose sulla coltura delle piante più anonime e comuni.
Dopo un mio articolo sul gelso nero, un tale mi ha sequestrata per più di un quarto d’ora per raccontarmi la sua strategia per farlo crescere (ancora di più di quanto fa normalmente? oibò) e narrarmi le sue peripezie terrazzautiche: tutti i suoi meravigliosi, regali geranei di color rosso semaforo sono stati sostituiti da non ricordo quale albero. Pino, forse.
Per dare l’illusione del bosco in terrazza, mi spiego?
Mi ha anche raccontato di come lui sia stato in grado di misurare la profondità precisa alla quale doveva essere scavato il suo pozzo per l’irrigazione. Probabilmente un calcolo differenziale complicatissimo, roba da Swaami Brachamutanda, il grande matematico indiano. Il suo vicino -racconta- voleva batterlo e andare ancora più giù, per rubargli la vena, ma invece, cos’ha trovato? L’acqua salata del mare, e le piante irrigate sono tutte morte.
La considerazione che ne deriva è che tristemente il giardinaggio, come anche la cultura e mille altre cose, è per molti una forma di prevaricazione sociale nei confronti del prossimo.
Il giardino, il giardinaggio e le attività ad essi connesse sono mezzo per dimostrare il proprio status.
Così mentre il mio interlocutore si sentiva molto furbo, io mi sentivo svenire.
Tag: Giardinaggio e natura
Da Alessandro-Koki: “Che sia solo egoismo?”
Oggi Alessandro mi ha inviato questa mail, mi pare un punto di vista interessante, sul quale ciascuno può darsi la sua risposta, perciò trovo giusto metterlo a disposizione di tutti:
Ultimamente penso che, in fondo, il giardinaggio sia un’attività egoistica. E il giardino, quando è voluto per se, c’ha una bella fetta di egoismo dentro, quando non è tutta la torta. Così per farlo e curarlo ti ci devi chiudere dentro e gli altri che stanno fuori ti rompono solo le scatole. M’è venuta in mente anche domenica, vedendo mio figlio giocare a pallone sul prato di amici, al che ho pensato che nel mio prato tra un po’ non si potrà giocare a pallone senza rischiare di rovinare il mio lavoro (si vede la faccia di Smeagol?).
Non mi pare edificante.
Con questo sono fortemente attratto dall’aspetto di utilità dello spazio esterno attorno alla casa, che, per chi ha la passione del giardino, è una cosa piuttosto sottovalutata.
“Utile” vs “Bello”, saranno mica due tipi diversi di bellezza? Se così fosse è necessario educarci alla bellezza dell’utile, senza costringerci a buttar dentro delle cose “belle” per renderlo “Bello”…mah!
