Il naso del giardiniere

belle-di-notteForse la sola cosa che mi manca dell’estate è il profumo delle belle di notte poco distanti dalla mia finestra. È un cespuglione sano, fiorifero e bello, della cultivar ‘Broken Colours’, a fiore rosa e bianco in mille combinazioni diverse, dalle lentiggini alle striature.
Tra quelle che ho sono le uniche a godere di acqua in estate, e quindi le uniche a fiorire davvero bene.
Il profumo della bella di notte, detta un tempo “Meraviglia del Perù”, non solo arriva da una certa ora in poi, ma è estremamente difficile da descrivere, almeno per me.
Tempo fa lessi dell’uscita di un libro sui profumi dei vini. Non ho tenuto a mente il titolo, che mi pare fosse qualcosa come “Il naso del non-mi-ricordo” in cui si faceva riferimento all’aneddoto narrato da Cervantes sui due intenditori di vino, che invitati a dare il loro parere, descrivono il vino buono, ma -il primo- con un retrogusto metallico, e il secondo con un retrogusto di cuoio. Vuotata la brocca si scopre che sul fondo c’era una chiave con una striscia di cuoio.
L’autore del libro -per quello che ricordo o immagino di ricordare- si poneva in posizione fortemente antitetica all’uso di descrivere i profumi del vino con espedienti o ricorrendo a odori di altri referenti, dalla frutta al legno, all’erba al lievito.

A lungo mi sono interrogata su come si potesse descrivere il profumo della bella di notte, senza ricorrere a profumi “base”, quello di agrume, di gelsomino, che pur si sentono distintamente in mezzo a molti altri, più amari.
Se devo dar retta all’autore del libro che non ricordo, dovrei dire che la bella di notte profuma di bella di notte, ma non posso fare a meno di pensare che il profumo dell’oleandro sia simile, ma più delicato.
Se invece devo fare come consigliano i sommelier, devo individuare dei gruppi di odori, che per il vino sono questi: fruttato – fiorale- erbaceo – legnoso – chimico- balsamico- animale –speziale – etereo.
Allora fiori d’arancio e gelsomino, sicuramente, ma poi qualcosa di erbaceo, amaro. Mallo di noce, forse. E anche chimico, come un profumo per ambienti. E miele.

Be’, come sia, mi manca.

mirabilis_jalapa

Arripati* gelso!

*Scansati
Gelso_morus nigraSe per magia potessi entrare in possesso di ettari ed ettari di terra, sicuramente troverei il modo di piantare qualche gelso. Ma non credo accadrà in questa vita.
Un solo gelso ha già prodotto abbastanza devastazioni nella mia esistenza di giardiniera: si è rubato quasi tutto il mio giardino, e il resto se lo sono mangiato un arancio e un albicocco. Quanti anni spesi a scacciarlo, a evitare che i suoi rami e le sue radici prendessero possesso di tutto lo spazio. Infine, com’era facilmente ipotizzabile, ha vinto lui su tutta la linea, se si eccettuano potature straordinarie per evitare che strappi i cavi telefonici, o che sporchi tanto da far scivolare i vicini sul tappeto di more.
I cani in questo periodo hanno le zampe di un bel violetto prugna.

Per un solo gelso occorre uno spazio di circa 500 metri quadrati. Tutto libero intorno, dico.

Nonostante il gelso non sia stato un albero buono con me, se si dispone dello spazio adatto, merita senza dubbio di essere piantato, se non altro come richiamo per l’avifauna e i piccoli roditori.

E poi per il profumo. Il gelso profuma? Sì, moltissimo. Il tipico profumo delle rosacee da frutto, reso umido dalla mollezza delle bacche. Di sera profuma di rose, tanto che se si chiudono gli occhi e ci si sdraia sul letto con gli occhi chiusi, si può sognare di essere distesi sotto una pergola di rose.
A mezzogiorno ha un profumo intenso, dichiarato, esplicito, ma mai pesante o volgare, come quello del Rhyncospermum, ad esempio, che va al marcio.

Finita la cascola, il gelso fa un’ombra profonda e fitta, fresca e asciutta.
A proposito dell’ombra finalmente pulita del gelso in estate, mi è venuta in mente una frase che scrisse anni fa Marjolein Bastin:
Marjolein Bastin_agenda1993_Alauda_lavanda 1Il vecchio gelso era un “posto delizioso” dove lavorare all’aperto.
Ci credo. Se si mette una panca e un tavolo proprio al limite esterno della chioma, non c’è riparo più gradevole del gelso per scrivere o disegnare.

Marjolein Bastin_agenda1993_Alauda_lavanda

Majolein, stanca del pallido sole olandese, va a cercare l’azzurro del cielo provenzale. Carica l’auto di fogli da disegno, matite, cani e famiglia, e parte.
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Marjolein Bastin_agenda1993_Alauda_grano_fiordaliso

“Ogni casa ha il suo albero”, osserva “Pini, cipressi e gelsi”.
Marjolein Bastin_agenda1993_Alauda_provenza
Tornano i gelsi (e anche i gruccioni). Chissà se i gelsi provenzali sono di qualche varietà sterile o non molto fruttifera, o se era solo perché non davano fastidio a nessuno.
Marjolein Bastin_agenda1993_Alauda_provenza_gruccione

Arripati, gelso, ca llordi (Scansati, gelso, perché produci sporcizia).

Che bella giornata

In una mattina fresca, ma non fredda, lontano dallo smog e dalla confusione, dagli odori domestici e dalle puzze di quartiere, si ritrova una felice condizione di non-anosmia indotta. L’olfatto è un mezzo conoscitivo alternativo, di cui non sempre siamo consapevoli. E’ piacevole essere sorpresi da odori chiari, distinti, ben delineati: un dopobarba, un profumo chic, detergente per le vetrine, sapone ai fiori, liquirizia, Arbre Magique, Oust.

Non mi dispiace il Post Moderno, e  gli odori artificiali non mi nauseano.
Parlano.