Altre gallerie fotografiche che potrebbero interessarti, e stavolta ti consiglio di darci un’occhiata, amico lettore.
Le romulee di Salvi
Le tazetta di Salvi
Tag: siderno superiore
Anche le frane nel loro piccolo si stufano
Altri articoli che potrebbero interessarti (ma potrebbe darsi il caso che non te ne importi nulla: in questo caso, lettore, sei scusato. Procedi con la tua navigazione senza rimorsi)
Via panoramica in autunno
La frana su via Panoramica conquistata dal Terzo Paesaggio
Gros Choux de Hollande
Gira l’abitudine di inserire valanghe di foto di fiori, senza dire nulla di loro, accompagnadole al massimo con qualche frase fatta, una citazione, un buongiorno, uno smiley, o l’onniprese tazzina di caffé.
Detesto questo modo di fare. Chi sta da tanti anni sul web giardinicolo, ha lavorato moltissimo e si è fatto in quattro per allargare la conoscenza sulle piante e sul giardino, attraendosi persino antipatie per il rigore intellettuale.
Lo dirò chiaramente: Continua a leggere “Gros Choux de Hollande”
La frana a Siderno Superiore conquistata dal terzo paesaggio
A distanza di sei mesi dalla frana su via Panoramica a Siderno Superiore, il comune di Siderno rende noto di non essere intervenuto per rimuovere i detriti solo perché c’è in corso uno studio sulla vegetazione spontanea al quale prende parte il mio amico Gilles, il quale emetterà il verdetto sulla frana: se supererà l’esame “terzo paesaggio”, la frana rimarrà esattamente dove si trova, altrimenti rimarrà esattamente dove si trova.
La cittadinanza è in attesa del fatidico responso.
Via Panoramica
Cipresso invadente
Attorno a questo cipresso sono state fatte molte questioni. “Va tagliato, bisogna parlare col comune, ostruisce la porta, le radici hanno sollevato il pavimento, non si apre più il cancello, sfonderà il tetto, è nato da una semenza, attira umidità”.
Ed altro ancora.
A me quel cipresso piace moltissimo. E’ inclinato, è vero, e l’anta sinistra del cancelletto si apre solo per metà. Credo sia stato piantato da qualcuno, dato che ce n’è un altro piantato esattamente di fronte. In più dubito che “attiri” umidità, semmai che la smaltisca, assorbendola, e penso che tagliandolo il pavimento della cappelletta crollerebbe, essendo tenuto appunto insieme dal pane di radici.
E poi, anche se fosse?
Infine non credo che sfonderà il tetto, essendo l’albero che per eccellenza leva i suoi rami verso l’alto, né mi risulta che i cipressi, o qualunque altro albero, abbiano istinti aggressivi verso gli edifici, semmai sono gli edifici che vengono “piantati” a sproposito troppo vicini agli alberi, che ne fanno regolarmente le spese.

Quel cipresso ha una insolita forma a “s”, che sarebbe tanto piaciuta a un William Hogarth o a un Lord Shaftesbury. Il tronco, dopo questa pendenza che lo fa sembrare un ubriaco, si contorce seguendo con bella curva l’elaborato cornicione del vecchio tetto. Da lì la chioma si leva ampia e scapigliata in una sorta di grumo color verde ossido di cromo.
A me questo cipresso sembra appartenere carnalmente alla cappelletta, mi sembra che vi si sia sviluppato in maniera simbiotica. Le conferisce una originalità e una unicità che neanche la finitura più elegante e costosa potrebbero avere, una ricchezza che nessun marmo può eguagliare, una spiritualità pari a quella del più sacro dei simboli sacri.
Questo tanto per dire che quando natura e artificio si compenetrano in questo modo sublime, del tutto casuale, si raggiunge l’apice del risultato artistico ed estetico in un giardino o in architettura.