Sono già le piante ad essere antiche: esistono uguali o quasi da migliaia di anni.
Ma il moderno degli anni’50 e il moderno degli anni’10 sono entrambi moderni occorre specificare in che periodo considerare il momento di valutazione del moderno.
“Moderno” è un termine preciso nella storia dell’arte, e credo che voi lo sappiate benone e perciò mi tirate le orecchie.
Il “moderno” è lo stile sviluppatosi dopo la rivoluzione dell’arte industriale -insomma- il Libery, il déco.
Ma non c’entra nulla con la mia osservazione.
Volevo infatti dire “al passo coi tempi, contemporaneo”.
Mi è capitato di leggere su una rivista. Desiderio di antico, di passato. Questo desiderio è comune a molta parte dei giardinieri, tanto che esiste un vero e proprio business dell’antico, del country tipo provenzale o cottage.
Questo sentimento non è però accompagnato da una eguale passione e dedizione alle attività che accompagnano questo stile di vita, attività come lo spalare letame, mungere le mucche, chidersi in casa a fare coperte patchwork, tanto su e-bay le trovi già fatte.
Insomma, è tutta una finta, una moda come un’altra che segue il boom del neoruralismo (leggete “neoruralismo e città”, di Valerio merlo. Micidiale).
Il giardino non deve attaccarsi al vecchio, deve praticare il nuovo, come tutta l’arte.
Per carità, io sono una di quelli che davanti ad un vaso rotto va in delirio. Amo i giardini cottage, se potessi vorrei una fattoria e vivere come Nonna Papera, l’avete anche letto nel mio libro. Insomma, però mi rendo conto che non va, proprio non va.
Abbasso il melo ‘Golden Hornet’.
Viva chi mette in circolo nuove idee e nuovi prodotti, il che non significa “caccia al nuovo materiale” o “stranezze a gogo” a tutti i costi. E’ una mentalità che si deve aprire, non uno stile da inseguire.
Vabbè, ammetto che il melo”Golden Hornet” non lo conosco .
Tuttavia mi domando se la ricerca di frutti antichi, purchè siano quelli che resistevano senza ammalarsi, non possa avere anche una connotazione attuale, in un agricoltura ( ivi compreso il giardinaggio) in cerca di piante ecosostenibili.
Se le piante del futuro avranno bisogno di poca acqua, meno trattamenti sanitari e saranno collocate intelligentemente in climi idonei ( anche i giardinieri dovranno modernizzare le loror mentalità), allora questo futuro mi piace.
"Quando guardiamo il cielo di notte ci soffermiamo ad ammirare le stelle a caso senza seguire uno schema.. lasciamo che la nostra fantasia si perda in questo immenso soffitto brulicante di luci... una stella grande.. qualcuna piccola.. un'altra azzurra ed una rossa! Luci lontane che forse ora non esistono neanche più.. eppure sono lì le guardiamo ogni sera quando le nuvole ce lo permettono.. luci che continuano a brillare .. a vivere.. che continuano a farci sognare! Questo BLOG vuole essere uno spazio semplice, senza pretese, uno spazio dove antichi sorrisi e sguardi continuano a brillare come stelle... semplicemente continuano a vivere nell'immenso cielo della rete." (Domenico Nardozza)
Sono già le piante ad essere antiche: esistono uguali o quasi da migliaia di anni.
Ma il moderno degli anni’50 e il moderno degli anni’10 sono entrambi moderni occorre specificare in che periodo considerare il momento di valutazione del moderno.
Il giardino deve correre verso la modernità, la contemporaneità, anzi, verso il futuro.
W i giardini moderni, purchè siano composti da piante e non ospitino come star il malefico pratino all’inglese comperato in rotoloni!
Definire “moderno”!!
“Moderno” è un termine preciso nella storia dell’arte, e credo che voi lo sappiate benone e perciò mi tirate le orecchie.
Il “moderno” è lo stile sviluppatosi dopo la rivoluzione dell’arte industriale -insomma- il Libery, il déco.
Ma non c’entra nulla con la mia osservazione.
Volevo infatti dire “al passo coi tempi, contemporaneo”.
Mi è capitato di leggere su una rivista. Desiderio di antico, di passato. Questo desiderio è comune a molta parte dei giardinieri, tanto che esiste un vero e proprio business dell’antico, del country tipo provenzale o cottage.
Questo sentimento non è però accompagnato da una eguale passione e dedizione alle attività che accompagnano questo stile di vita, attività come lo spalare letame, mungere le mucche, chidersi in casa a fare coperte patchwork, tanto su e-bay le trovi già fatte.
Insomma, è tutta una finta, una moda come un’altra che segue il boom del neoruralismo (leggete “neoruralismo e città”, di Valerio merlo. Micidiale).
Il giardino non deve attaccarsi al vecchio, deve praticare il nuovo, come tutta l’arte.
Per carità, io sono una di quelli che davanti ad un vaso rotto va in delirio. Amo i giardini cottage, se potessi vorrei una fattoria e vivere come Nonna Papera, l’avete anche letto nel mio libro. Insomma, però mi rendo conto che non va, proprio non va.
Abbasso il melo ‘Golden Hornet’.
Viva chi mette in circolo nuove idee e nuovi prodotti, il che non significa “caccia al nuovo materiale” o “stranezze a gogo” a tutti i costi. E’ una mentalità che si deve aprire, non uno stile da inseguire.
Vabbè, ammetto che il melo”Golden Hornet” non lo conosco .
Tuttavia mi domando se la ricerca di frutti antichi, purchè siano quelli che resistevano senza ammalarsi, non possa avere anche una connotazione attuale, in un agricoltura ( ivi compreso il giardinaggio) in cerca di piante ecosostenibili.
Se le piante del futuro avranno bisogno di poca acqua, meno trattamenti sanitari e saranno collocate intelligentemente in climi idonei ( anche i giardinieri dovranno modernizzare le loror mentalità), allora questo futuro mi piace.