Tra feste, Madonna, spazzatura, traffico e maleducazione
Siderno, che ti sei vantata di aver distribuito gelsomini dorati alla tua intellighenzia, fatta di vacuità, di nullità, di esclusività, di vanità, di pellicce e di grembiulini bianchi, di labari abbrunati e di nasi all’insù.
Ti sei vantata di essere il centro della Locride, il polo economico e culturale di una zona immiserita e abbandonata. Hai tenuto finché la mafia ha tenuto. Ora ti prepari a diventare un immondezzaio che giace torpido nella calura estiva, a vivere l’indifferenza dei tuoi cittadini, peraltro impotenti.
Ma conservi l’asso nella manica, la tua carta annuale da giocare, la mascherata della festa di Portosalvo, di cui rimane solo un vago sentore di ritualità religiosa, anche questa immersa nella volgarità, intrisa di cattolicismi sovrascritti al paganesimo come su un cluster, parate, marce a piedi scalzi, teatrini dei pupi che poi finiscono frattalizzati e ripetuti mille volte alle tv locali come la pubblicità del Dualetto o del Magic Bullet, privati ormai del loro valore simbolico e umano, divenuti solo mezzo per esternare una posizione sociale dietro cui si nascondono piccole vendette intra-curiali.
L’essenzialmente brutta statua di legno che raffigura il personaggio biblico di Maria, viene portata ballonzolante e pencolante in giro per tutto il paese come una turista. Tra i pochi sinceri fedeli si mescola il tipico rappresentante della specie cattolica: cilicio e un’ostia dopo l’altra, sangue di cristo, scambiatevi un segno di pace, e poi prevaricazioni, tradimenti, menzogne, insulti e bestemmie appena appena lontani dal sagrato.
Intanto la statua della Madonna ballonzola tra la folla, saranno il suo rollio e beccheggio una manifestazione della caduta dei valori etici ed umani, di cui – così si dice- la religione cristiana è massima rappresentante?
Ma la recita in mezzo alla folla non basta e così la statua viene condotta anche a mare, proprio da brava turista, a fare surf tra fedeli o presunti tali, fotografi e tv, a concludere il suo spettacolino annuale.
Festa di Postosalvo, festa di Portosalvo! Ogni anno decreti la fine della stagione turistica, infliggendo colpi mortali a chi di questo turismo sciancato sopravvive. Ogni anno annunci l’inizio delle piogge, qualche volta ti sei tirata dietro un paio di alluvioni e qualche morto. Sei un metronomo, stabilisci la fine del casino per le strade, la riduzione del “turismo di prossimità” (leggi: l’invasione dei cafoni), il ritorno ad una compostezza simulata.
Sei sempre uguale a te stessa, ed anche se ogni anno ti estendi come le metastasi di un cancro, potremmo visitarti ad occhi chiusi: tanto sappiamo già cosa ci sarà e dove sarà. L’unica novità sarà il prezzo: di certo in salita. Sappiamo già che dovremo cercare di camminare di taglio per evitare le “catene umane” che avanzano come rompighiaccio, i passeggini spinti in avanti con ardore da Formula 1 da giovani madri impazzite per la piastra scongelante o il coltello multifunzione. Bambini addormentati in quei passeggini, trascinati di qua e di là come bambole di pezza, come uno dei tanti oggetti in vendita sulle bancarelle, o ancora sepolti da fiori finti, lustrini e scacciamosche, a volte ancora la loro culla utilizzata come carrello per infilarci l’ennesimo doppione dell’inutile oggetto che abbiamo comprato.
La strada olezzante di piscio umano, insozzata da liquidi di ignota provenienza, oli nerastri, chewing-gum e sputi, gelati sciolti, biscotti gettati, vomito di cane. Generatori di elettricità trapanano le orecchie per illuminare banchetti di perline finte e di anellini con sopra l’iniziale del proprio nome: ennesima manifestazione della celebrazione del proprio ego, alla cui fonte veniamo abbeverati come agnellini.
E quando è tutto finito, la mattina dopo, dopo la sbornia e il desiderio di possesso finalmente placato, i tuoi rigurgiti ed escrementi saranno testimonianza di quel che in effetti sei: un miserabile pasto di oscena nudità.
Bell’articolo! Complimenti!
Lidia, porca trottola, raccogli un pò di ragazzi volenterosi e proponetevi a guida della vostra cittadina. Costituite una sorta di movimento 5 stelle separatista intestinale.
Capperi, ancora un ultimo sforzo. Sei di più di quello che sei.
Lo so, parlo perché ho la pancia piena.
Ale, se fosse così semplice avremmo già buttato giù quello là.
Già, già
Mioddio, quest’Italia da discarica e la tua penna in mezzo che seziona rifiuti. Non c’è consolazione a tanto scempio, ma sappi che non è solo a Siderno, in mezzo alla tua Calabria dimenticata. Ovunque riti e puzze di piscio si ripetono, e forse nel Nord dei celoduristi i sepolcri imbiancati fanno ancora più schifo: imbelletano le strade e le madonne, ma appena dietro alla facciata c’è anche ciò che lì da te non c’è, altre sporcizie, altre trame infime.
Grazie di averne saputo scrivere, e se con la molletta al naso saprai resistere e lottare perché lì, come qui, si possa un giorno o l’altro cogliere il senso della parola civiltà.
Un abbraccio, MImma
Lidia scrivi molto bene e mi è venuto un groppo allo stomaco.
Però le foto in parte ti smentiscono perchè mostrano una realtà comune, direi normale pur coi suoi difetti.
Forse il tuo animo sensibile e esacerbato amplifica questa realtà e svela le sue magagne nascoste.
A proposito dell’articolo “Povera Siderno pagliaccia”.
Condivido le considerazioni dell’autrice dell’articolo a proposito di Siderno pagliaccia, ma le sue valutazioni sulla festa di Portosalvo e la religiosità popolare mi paiono viziate da un pregiudizio intellettualistico, che vorrei evidenziare.
L’uso retorico di una terminologia che andrebbe legittimata nella sua applicazione, è chiaro sintomo di questo pregiudizio, come quando riguardo alle poche risorse del nostro paese afferma: “Ma conservi l’asso nella manica, la tua carta annuale da giocare, la mascherata della festa di Portosalvo”. Perché chiamarla così? La vita sociale, anche in ambito civile, è fatta di ritualità, di pratiche collettive, più o meno sentite, più o meno credute e condivise. Le feste religiose non fanno eccezione, anche se in un contesto di tipo postmoderno possono sembrare resti fossilizzati di un passato che non c’è più. Un fatto sociale diventa una mascherata, quando non è più sentito, o viene ipocriticamente riprodotto senza convinzione, eccetera. Ma ciò non è un’esclusiva della festa di Portosalvo, o delle feste religiose, e non può rientrare quindi nei mali peculiari della nostra “Siderno pagliaccia”. Diciamo che si tratta di una manifestazione di una religiosità di tipo mediterraneo, ancora controriformistica e post – tridentina, con tutte le critiche che si possono fare a riguardo, ma non può diventare il capro espiatorio dei mali di Siderno. Riguardo poi alla promiscuità, di cattivo gusto, tra religiosità arcaica e moderno marketing e uso dei mass – media, vorrei fare una piccola osservazione: andiamo in quel che rimane della foresta equatoriale del Congo, trai pigmei: ci sorprenderà, tra gente che ancora vive come nel Paleolitico, trovare secchi di plastica, e cose simili. Ma il punto non è questo. Perché prendersela con “l’orgia di bancarelle, di ombrelli, ventagli, profumi marca ‘mbusta, film piratati, piatti e pentole, scarpe, vestiti made in China, binocoli, zucchero filato, tappeti e cuscini, torroni e canditi”, e così via? Sta esprimendo il punto di vista di un riformatore religioso, di un fustigatore dei costumi? Se sì, potrei condividere? Altrimenti, faccio fatica a capire.
E poi, perché rimarcare che la festa esprime una religiosità “intrisa di cattolicismi sovrascritti al paganesimo come su un cluster, parate, marce a piedi scalzi, teatrini dei pupi che poi finiscono frattalizzati e ripetuti mille alle tv locali”, eccetera? Che ha a che fare tutto ciò con la fattispecie della crisi di Siderno, a mano che non la si voglia ricondurre alla mentalità cattolica, fatta di ipocrisia e ritualismi, all’eredità spagnola, e così via?
Pur nei suoi limiti, la devozione tradizionale esprime, per quelli che la vivono sinceramente – e concordo sul fatto che sono pochi -, una modalità di accesso al sacro, quella tipicamente cattolica, e non protestante: se infatti nel protestantesimo Dio si rifugia completamente nella soggettività – e si rivela solamente nell’interiorità del cristiano, nel luogo vuoto della coscienza, per il cattolico Dio è presente nell’ostia – nel Santissimo Sacramento -, e in tutti gli altri Sacramenti, si manifesta in modo sensibile nelle reliquie, nei miracoli: e tutto ciò sta alla base di quelle ritualità che ancora scuotono – si pure in modo contaminato, spesso distorto e inconsapevole -, l’emotività religiosa di tanti fedeli.
Si potrebbero dire altre cose, ma penso di averle risposto nell’essenziale
La ritualità cattolica è a dir poco tribale e costruita sull’ipocrisia. La festa sacra è ormai in ostaggio di quella commerciale, che è arretrata e zoticona.
E anche a me sembra di aver detto tutto.
Va bene, se le sembra di aver detto tutto! Ma chiamare “tribale” la ritualità “cattolica”, è alquanto contestabile. Ma poi, in che senso …
Nel senso che tra una statua di cartapesta e un obelisco di legno, non ci vedo nessuna differenza se non di materiale.
Sull’ipocrisia dei frequentatori dei banchi della chiesa, non ho davvero niente da dire: sono stati versati fiumi d’inchiostro da penne ben più autorevoli di quella mia, che è di una semplice osservatrice.
In ogni caso non commetterei l’errore di “difendere” la fiera di Portosalvo, che è tutto un affare economico,usando il mantello stellato di Maria madre di Gesù.
Brava Sig .ra Lidia! Ha descritto alla perfezione quello ch’è la città di Siderno in questi giorni.I Sofisti del luogo che si ergono a don Chisciotte lasciano il tempono ch’è trovano …
Brava Lidia!
Ogni tanto qualcuno libero dall’ipocrisia di cui Siderno è la “regina” altro che Maria!
Grazie Mavi!