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Quand’ero piccola credevo che la civiltà di un popolo si misurasse da come le maggioranze trattassero le minoranze.
Da qualche tempo mi sono accorta che l’inciviltà di un paese si misura da come le minoranze trattano le maggioranze.
E’ vero, ma considera che io sono una figlia del piccolo schermo. Noi non siamo mai cresciuti, e a quarant’anni ci troviamo come in una tenaglia tra il desiderio di un ritorno indietro ai cartoni animati e l’utopia di un futuro positivo e “felice”, come in star trek.
Siamo cresciuti da genitori sessantottini, convinti di far parte di una maggioranza positiva. Pian piano abbiamo compreso di essere solo stati granelli nell’ingranaggio, una maggioranza “buesca” che credeva di avere finimenti da cavallo. Il passaggio ad una condizione di minore accesso ai servizi e di minore rappresentanza e potere sociale, pur rimanendo in una maggioranza numerica, non è stato indolore e privo di infelicità e rammarico.
Tuttavia è stato solo grazie a questo passaggio, per quelli come me, che oggi possiamo vedere e capire.
Quando eri piccola tu le minoranze erano poche e incuriosivano, quando ero piccola io, le minoranze era i “terroni” e gli “s-ciavi”, gli italiani che venivano dall’Iugoslavia e l’arricchimento lo portavano solo al padrone per il quale lavoravano.
Quend’ero piccola le minoranze erano considerate da compatire. C’era una carità pelosa attorno a neri, bambini down, donne delle pulizie.
Carità pelosa di cui oggi c’è solo il pelo, senza carità.
Io mi sono sentita parte di una minoranza nei sei mesi che passai in terza elementare a Domodossola, e gli iugoslavi da qui sono solo transitati, ma tutti ne abbiamo sempre avuto un sacro terrore rinverdito dai racconti di guerra in cui iugoslavi seviziavano e torturavano soldati italiani. “meglio in mano ai tedeschi che ai iugoslavi” era un ritornello.
Minoranze sono stati per noi dapprima i marocchini, poi gli indiani, ora i cinesi. ma qui in Calabria, perlomeno sul versante ionico, più aperto e megaellenico, la conlfuenza di razze e popoli è sempre stata considerata normale, ovvia. Non c’è un vero e proprio razzismo, se non verso i poveri. I cosiddetti “Fatti di Rosarno” sono stati a dirla tutta una montatura della mafia e dei giornalisti, che non vedono l’ora quando possono parlare male della Calabria. Cinquan’anni fa, invece degli africani, ad essere tenuti in quelle condizioni da schiavismo, eravamo noi calabresi stessi. Nessuno lo dice, non importa a nessuno.
Scusa, avevo letto male quello che hai scritto sopra. Ma che vuoi dire? Non rilevo nessun maltrattamento fuori dal comune da p
arte delle minoranze verso le maggioranze, forse vuoi dire che ormai siamo noi la minoranza?
NO! Ecco! Mi fai confondere, Luicilla, mannaggia! Allora: le minoranze sono coloro che detengono il potere, noi siamo la maggioranza e la prendiamo in quel posto.
Quelle che chiamiamo “minoranze”, tipo gli extraterrestri, i gay, i neri, ecc, sono maggioranze come noi, solo delocalizzate.
Noi siamo la maggioranza, ma il nostro voto non conta un piffero.
Scusami, forse io sono nato vecchio, ma a pare mio e’ sempre stato cosi’, purtroppo ed in ogni settore.
E’ vero, ma considera che io sono una figlia del piccolo schermo. Noi non siamo mai cresciuti, e a quarant’anni ci troviamo come in una tenaglia tra il desiderio di un ritorno indietro ai cartoni animati e l’utopia di un futuro positivo e “felice”, come in star trek.
Siamo cresciuti da genitori sessantottini, convinti di far parte di una maggioranza positiva. Pian piano abbiamo compreso di essere solo stati granelli nell’ingranaggio, una maggioranza “buesca” che credeva di avere finimenti da cavallo. Il passaggio ad una condizione di minore accesso ai servizi e di minore rappresentanza e potere sociale, pur rimanendo in una maggioranza numerica, non è stato indolore e privo di infelicità e rammarico.
Tuttavia è stato solo grazie a questo passaggio, per quelli come me, che oggi possiamo vedere e capire.
Quando eri piccola tu le minoranze erano poche e incuriosivano, quando ero piccola io, le minoranze era i “terroni” e gli “s-ciavi”, gli italiani che venivano dall’Iugoslavia e l’arricchimento lo portavano solo al padrone per il quale lavoravano.
Quend’ero piccola le minoranze erano considerate da compatire. C’era una carità pelosa attorno a neri, bambini down, donne delle pulizie.
Carità pelosa di cui oggi c’è solo il pelo, senza carità.
Io mi sono sentita parte di una minoranza nei sei mesi che passai in terza elementare a Domodossola, e gli iugoslavi da qui sono solo transitati, ma tutti ne abbiamo sempre avuto un sacro terrore rinverdito dai racconti di guerra in cui iugoslavi seviziavano e torturavano soldati italiani. “meglio in mano ai tedeschi che ai iugoslavi” era un ritornello.
Minoranze sono stati per noi dapprima i marocchini, poi gli indiani, ora i cinesi. ma qui in Calabria, perlomeno sul versante ionico, più aperto e megaellenico, la conlfuenza di razze e popoli è sempre stata considerata normale, ovvia. Non c’è un vero e proprio razzismo, se non verso i poveri. I cosiddetti “Fatti di Rosarno” sono stati a dirla tutta una montatura della mafia e dei giornalisti, che non vedono l’ora quando possono parlare male della Calabria. Cinquan’anni fa, invece degli africani, ad essere tenuti in quelle condizioni da schiavismo, eravamo noi calabresi stessi. Nessuno lo dice, non importa a nessuno.
L’ho detto io, sopra.
E lo ripeto anche io…
Scusa, avevo letto male quello che hai scritto sopra. Ma che vuoi dire? Non rilevo nessun maltrattamento fuori dal comune da p
arte delle minoranze verso le maggioranze, forse vuoi dire che ormai siamo noi la minoranza?
La seconda che hai detto…
NO! Ecco! Mi fai confondere, Luicilla, mannaggia! Allora: le minoranze sono coloro che detengono il potere, noi siamo la maggioranza e la prendiamo in quel posto.
Quelle che chiamiamo “minoranze”, tipo gli extraterrestri, i gay, i neri, ecc, sono maggioranze come noi, solo delocalizzate.
Noi siamo la maggioranza, ma il nostro voto non conta un piffero.