Il prossimo libro di filosofia (del giardino, del sushi, del calcio), in cui leggo le parole “a priori”, gli do fuoco.
Basta, basta, avete rotto le scatole con questo “a priori”. Ma a priori cosa, cosa?
A priori semmai non ti rivolgere a me con quel tono, sai, perche, a priori non ti rispondo neanche.
A priori non mi offrite caramelle di liquirizia, perche a posteriori mi viene da vomitare.
“A priori”. Ma vi rendete conto di quanto ormai è superato questo concetto? Ce lo siamo inventato circa trecento anni fa, io adesso a priori me lo sono un po’ scocciato.
E uno come Simmel, dico, Simmel, che non mica il primo venuto, che riesuma dalla tomba la mummia estetica di Kant per continuare a tenere in vita lo zombie della metafisica.
A priori, non se ne può più.
😀
A
Perchè non lo reggi più? Povera espressione, anche lei ha diritto di esistere a priori.
in realtà le cose andarono così
in un giorno di maggio (1780?) che dirvi non so il prof Kant traversò la strada senza avvedersi del sopraggiungere di un camioncino
trattavasi del camioncino dell’azienda trasporti A. PRIORI di Montenero di Sopra (la botta che il prof riportò spiega molte cose)
il vero problema è: l’autotrasportatore PRIORI che nome aveva? AMILCARE? ANACLETO? ANTONINO? ARMANDO? ASDRUBALE? ASTIANATTE? ATANASIO?
c’è dunque da indagare, mio caro Watson…
Povero Kant, quel giorno prese una gran bella botta. Fu l’unica assenza di quell’anno.
In realtà non mi stupisco che Kant usi quest’espressione, ma che la usi Simmel, che se aveva un dono era quello della sintesi. Ma in questo suo “Saggi sul paesaggio” per me non ci ha proprio preso. Il libro è moderno, appena degli anni ’10, insomma, il concetto platonico di “a priori”, tentennava già allora. Perchè uno come Simmel ne fa uso, non capisco. Ecco, proprio, questa mi sfugge.