Dramatis personae
Il Grande Capo Estiquatzi, sciamano e capo della tribù, dotto in ogni cosa che riguarda il Cielo, la Terra e gli Spiriti
Squaw Pelle di Rana, giovane ragazza bruttina e un po’ ottusa
Grande capo Estiquatzi: Squaw Pelle di Rana, scrivi!
Squaw Pelle di Rana: sì Grande Capo! Dica pure…
Grande Capo Estiquatzi: “Mio giovane e caro e Holden, mi è stato riferito che non stai più frequentando la scuola e ne sono estremamente rammaricato…Hai scritto?
Squaw Pelle di Rana: sì Grande Capo, maaaa…
Grande Capo Estiquatzi: ma cosa?
Squaw Pelle di Rana: Capo, non so come dirlo, ma ho visto un programma ieri su Rai5…
Grande Capo Estiquatzi: su Rai5? Curioso, perchè la tv digitale ancora non è stata inventata…e dunque?
Squaw Pelle di Rana: be’, Capo, in questo programma un grande autore americano…
Grande Capo Estiquatzi: anche noi siamo americani, mia giovane e improvvida Squaw.
Squaw Pelle di Rana: allora statunitensi…corretto?
Grande Capo Estiquatzi: sì, vai pure avanti.
Squaw Pelle di Rana: un grande autore statunitense diceva che c’è un certo modo di scrivere. Ad esempio non bisogna usare aggettivi. Quindi “caro” e “giovane” dovrebbero essere eliminati. E’ sufficiente iniziare la lettera scrivendo: Holden, e basta.
Grande Capo Estiquatzi: davvero?
Squaw Pelle di Rana: certo, ma bisogna anche eliminare la forma passiva, per cui va tolto tutto il pezzo che dice “mi è stato riferito, ecc.”
Grande Capo Estiquatzi: ah si?
Squaw Pelle di Rana: eh sì, e poi c’è che gli avverbi andrebbero proprio evitati, specie quelli con la desinenza -mente. Se si fa un confronto tra due scritti, uno contenente aggettivi e avverbi e l’altro no, sarà senza dubbio meglio il secondo.
Grande Capo Estiquatzi: ne sei sicura?
Squaw Pelle di Rana: altroché
Grande Capo Estiquatzi: ebbene, allora come si potrebbe riscrivere questa frase, secondo il tuo autore statunitense?
Squaw Pelle di Rana: ah, sì, ecco, Capo. Togliendo aggettivi, particelle pronominali, avverbi, eliminando la forma passiva e la forma ipotattica…ecco, verrebbe così: “Holden, scuola”.
Grande Capo Estiquatzi: forse è meglio invertire l’ordine delle due parole, che ne dici, mia giovane Squaw?
“On writing”, eh? Mah, ci sono molte cose scritte “da cani” che hanno avuto successo, e molte perfette opere di stile finite nel dimenticatoio, poi alla fine ognuno è libero di seguire la propria “religione”, si potrebbe concludere saggia-mente, invece a voler fare i duri e puri si dovrebbe aggiungere che scrivere, “si salutarono amichevol-mente” oppure “con amicizia”, sono entrambi due modi sbagliati, si sta raccontando l’amicizia, non la si sta mostrando.
Volendo si potrebbe continuare portando esempi da una parte e dall’altra, pro e contro un certo modo di scrivere fino a fare una bella “guerra di religione”. Un gran spreco di parole per niente, perché alla fine la verità è che ognuno è libero di scrivere come gli pare, e tutto si riduce ad una questione di preferenze personali.
Ma è iniziato masterpiece?
Tutto non si riduce ad una questione di preferenze personali, altrimenti anche il diario della mia cuginetta potrebbe essere classificato come opera d’arte letteraria. Tutto si riduce alla capacità artistica, che non ha dogmi precisi, o perlomeno codificabili, e comunque non quelli imposti da Baricco o King.
Da dove diavolo l’hai tirato fuori questo commento qualunquista che più qualunquista non si può? Ti avanzava un pezzo del TARDIS?
Si confermo quanto ho detto.
Tutte preferenze di chi -scrive-. Scrivere in un modo, o nell’altro, è come decidere da parte di uno scultore se usare un tipo di scalpello, oppure un altro. Preferenze di chi scrive, che usa quello che vuole e che -se- ha la capacita, può anche fare del simil “diario della cuginetta” un’opera d’arte.
Se ne ha la capacità.
Così, almeno dal mio punto di vista giusto o sbagliato che sia, il come scrivere è alla fine solo una questione su quali “scalpelli lime o martelli” usare.
Sui gusti dell’altro lato, -di chi legge-, non ho detto nulla.
Sì per certa arte moderna magari anche uno scontrino o una nota spese potrebbe essere considerata arte, e su questo non sono d’accordo quindi, no, non credo che tutto quello che sia scritto possa essere a suo modo “arte”, anche se ammetto che l’Arte alta poco m’interessa, preferisco il genere, Doctor Who compreso (grande serie, vero?).
Aiuto, mi occorre un Dottore.
Anche se mi sono presa un bel “buffetto” vorrei provare ancora a dire la mia.
Non bisogna confondere un fatto che è privato, come la scrittura (una relazione privata tra scrittore e lettore) e un fatto che è generico (scrivere “come si vuole”).
Io penso che stiate dicendo la stessa cosa, ma con parole diverse.
Non meno vero è il fatto che le case editrici impongano dei dettami stilistici standardizzati e che questi siano stati modellati sulle sceneggiature cinematografiche.