Notizie da Clark Lawrence

Clark Lawence, che ricorderete per aver trasformato il Castello Galeazza in un rifugio-biblioteca, mi fa sapere che il terremoto in Emilia lo ha costretto a cambiare sede per dei danni al Castello.

Non so dire quanto mi dispiace, per lui e per tutti coloro che in tutto il mondo, hanno dovuto abbandonare progetti e cose preziose, affetti, giardini, per calamità naturali.

Clark, come sappiamo, non è un tipo che molla facilmente e ha già messo in piedi un nuovo sito in un luogo denominato “Corte Eremo”, dove sta pian piano riprendendo i il suo progetto di portare biblioteche nelle belle campagne italiane.

Per ora il sito è in costruzione, ma intanto lo metto nel blogroll.

In bocca al lupo Clark!

Territori rurali a rischio

Ricevo su Linkedin e spero di fare cosa gradita diffondendo:

Gentilissimi,
vi segnalo il convegno Territori rurali a rischio: proposte per un governo integrato degli ambiti fragili – Una riflessione sui temi del governo del territorio e sulla prevenzione del dissesto idrogeologico, integrata alla manutenzione delle aree a rischio abbandono, che si terrà alle ore 11 del 9 novembre presso la Sala Concerto, nel plesso fieristico di Bologna Fiere, nell’ambito delle manifestazioni di Eima International, Salone della Multifunzionalità in Agricoltura (MIA).

L’incontro è dedicato all’elaborazione di un disegno per il governo territoriale, la prevenzione del dissesto idrogeologico e alla cura delle aree collinari e montane italiane, oggi vittime di un progressivo abbandono: una proposta specifica per le aree fragili e marginali del nostro territorio.
La tavola rotonda è introdotta e moderata da Alessandra Furlani, direttore rivista “Territori” e prevede la partecipazione di:

Massimo Gargano,Presidente Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni;
Enrico Borghi, presidente UNCEM e vicepresidente ANCI;
Giuseppe Blasi, capo dipartimento delle Politiche Europee e Internazionali e dello Sviluppo Rurale, MIPAAF;
Maria Luisa Bargossi, dirigente servizio Sviluppo Rurale, Regione Emilia-Romagna;
Gianluca Cristoni, presidente nazionale associazione Promoverde;
Giovanni Tamburini, presidente Consorzio della Bonifica Renana

Ore 13,00 conclusioni
Paolo De Castro presidente Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, Parlamento Europeo
All’indirizzo web http://www.eima.it/it/convegni_registrazione.php?id è possibile registrarsi e ottenere l’accesso gratuito alla fiera.

Potete trovare tutti i dettagli su:
http://www.eima.it/it/pdf/convegni/Territori_9novembre.pdf”>http://www.eima.it/it/pdf/convegni/Territori_9novembre.pdf”>http://www.eima.it/it/pdf/convegni/Territori_9novembre.pdf
http://www.verdeepaesaggio.it/2012/10/territori-rurali-a-rischio-proposte-per-un-governo-integrato-degli-ambiti-fragili/

La norma sulla rettifica ancora in piedi

Leggo sulla rete e cito da Byoblu:
http://www.byoblu.com/post/2012/10/25/ABBIAMO-MENO-DI-24-ORE.aspx

«Tutte le “testate giornalistiche diffuse per via telematica” – definizione tanto ambigua da abbracciare l’intero universo dell’informazione online o nessuno dei prodotti editoriali telematici – saranno obbligate a procedere alla pubblicazione delle rettifiche ricevute da chi assuma di essere stato ingiustamente offeso o che i fatti narrati sul suo conto non siano veritieri.

In caso di mancata pubblicazione della rettifica entro quarantotto ore, si incapperà in una sanzione pecuniaria elevata fino a 25 mila euro ma, prima di allora, si correrà il rischio di essere ripetutamente trascinati in Tribunale ingolfando la giustizia e facendo lievitare i costi per difendere il proprio diritto a fare libera informazione.

Proprio mentre la Cassazione prova a mettere un punto all’annosa questione dell’applicabilità della vecchia legge sulla stampa all’informazione online, escludendola, il Senato, la riapre stabilendo esattamente il contrario: la legge scritta per stampati e manifesti murari si applica anche ad Internet.

Ce ne sarebbe abbastanza per definire anacronistica e liberticida la disposizione appena approvata dalla Commissione Giustizia del Senato ma non basta.

La portata censorea di questa norma è nulla rispetto a quella di un’altra disposizione contenuta nello stesso provvedimento appena licenziato dal Senato: l’art. 3, infatti, stabilisce che “fermo restando il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle informazioni contenute nell’articolo ritenuto lesivo dei propri diritti, l’interessato può chiedere ai siti internet e ai motori di ricerca l’eliminazione dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione della presente legge”.

E’ una delle disposizioni di legge più ambigue ed insidiose contro la Rete che abbia sin qui visto la luce perché è scritta male e può significare tutto o niente.

Una previsione inutile se la si leggesse nel senso che chiunque può chiedere ciò che vuole a chi vuole, senza, tuttavia, che il destinatario della richiesta sia tenuto ad accoglierla.

Una previsione liberticida se, invece – come appare verosimile – finirà con l’essere interpretata, specie da blogger e non addetti alle cose del diritto, nel senso che, a fronte della richiesta, sussiste un obbligo di rimozione.

In questo caso, infatti, assisteremo ad una progressiva cancellazione dell’informazione libera e scomoda online, giacché, pur di sottrarsi alle conseguenze della violazione della norma o, almeno, non trovarsi trascinati in tribunale, blogger, gestori di forum di discussione, piccoli editori e motori di ricerca, finiranno con l’assecondare ogni richiesta di rimozione.

Sarebbe la fine della Rete che conosciamo e la definitiva prevaricazione della voce del più forte sul più debole.
Esattamente il contrario di ciò di cui avremmo un disperato bisogno in un Paese come il nostro che vive, da anni, il problema della mancanza di informazione libera: una norma che punisca chiunque provi a censurare, imbavagliare o mettere a tacere un blogger o chiunque faccia informazione.

Domani il testo approda all’assemblea di Palazzo Madama per la discussione ed il voto definitivo: ci sono meno di 24 ore per salvare quell’informazione online che, ovunque nel mondo, sta dando prova di rappresentare la più efficace alleata di ogni società democratica contro i soprusi e le angherie di ogni regime palese od occulto».

Ringraziamo quindi tutta la Commissione, in particolare il senatore Filippo Berselli (PdL: berselli_f – chiocciola – posta.senato.it oppure on.filippo.berselli – chiocciola – studioberselli.com) e la senatrice Silvia Della Monica (Pd: dellamonica_s – chiocciola – posta.senato.it).

Sono ovviamente indirizzi mail pubblici, presenti nelle pagine ufficiali sul sito del Senato.

Per leggere ancora:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/24/senato-vuole-chiudere-internet/391519/
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/10/24/la-vendetta-della-politica-sulla-rete/

Seminario Saxofono, prima edizione a Gerace

http://www.milicia.it/gerace1.JPG
Prenderà il via il prossimo 27 ottobre la prima edizione del Seminario Annuale di Saxofono organizzato dall’Associazione Culturale “Skatò” di Roma in collaborazione con il Comune di Gerace.
Sede delle lezioni sarà la Sala Conferenze del Museo Civico di Gerace, all’interno del Palazzo Tribuna.

Il Seminario Annuale di Saxofono sarà tenuto da Renato Trombì, con l’assistenza di Francesco Scardamaglia.
Trombì è apprezzato concertista e orchestrale della Banda Nazionale dell’Esercito Italiano, oltre ad essere membro fondatore dello Skatò Saxophone Quartet, con il quale ha partecipato a vari festival in tutta Italia, ha inciso numerosi dischi ed è intervenuto in diverse trasmissioni televisive di Rai e Rai International. Con la Banda Nazionale dell’Esercito Italiano, il Maestro Trombì ha inoltre preso parte a numerosi concerti nei più importanti teatri italiani spesso alla presenza delle più alte cariche dello Stato Italiano e di rappresentanti di governi stranieri.

Per partecipare al Seminario non vi sono limiti d’età, esso è rivolto a chiunque voglia avvicinarsi allo studio del saxofono e a chi abbia già conseguito conoscenze a diversi livelli, come studenti di scuole di musica, di scuole medie ad indirizzo musicale, di licei musicali, conservatori e istituti parificati, ma anche diplomati, laureati e componenti di gruppi bandistici e musicali. Le lezioni – articolate a seconda del livello di preparazione e delle esigenze dei corsisti – saranno sia individuali, per l’approfondimento della prassi esecutiva e del vasto repertorio che lo strumento assicura, e sia di gruppo, allo scopo di far conseguire agli iscritti la giusta sicurezza per esibirsi in gruppi d’insieme e nei vari stili musicali. Al termine del Seminario si terrà infatti un recital che vedrà l’esibizione di tutti i corsisti.

«Sono molto grato all’Amministrazione Comunale di Gerace per aver collaborato all’organizzazione del Seminario e per aver subito sposato questa iniziativa», ha affermato Renato Trombì.
«Personalmente sono poi doppiamente contento e non vedo l’ora di cominciare questa nuova avventura perché avrò l’opportunità di lavorare nella mia città di origine, cui sono molto legato pur lavorando da anni a Roma e in giro per l’Italia».

«L’iniziativa del Maestro Trombì ci ha subito convinto – ha detto il Sindaco di Gerace, Giuseppe Varacalli – perché punta sull’amore per la musica e sulla voglia di impegnarsi e studiare di chi intende migliorarsi: un valore valido tanto nella musica quanto nella vita di tutti i giorni».

Per informazioni e contatti è possibile consultare la sezione Notizie del sito istituzionale del Comune di Gerace (www.comune.gerace.rc.it).

…risalenti all’epoca borbonica

Questa sera il “telegiornale” (virgolettato obbligatorio) di ItaliaUno, ci informa che c’è stato maltempo a Napoli, tale che si sono allagate anche le linee della metropolitana “risalenti– come il servizio recitava, con non troppo velato disprezzo – all’epoca borbonica“.

Ci sarebbero due o tre cosette da chiarire. L’epoca borbonica è un’invenzione dei libri “italiani” (cioè scritti dai vincitori della guerra di conquista sul Regno delle Due Sicilie).
Dire “l’epoca borbonica” ad una classe di trenta e più bambini, che non sono nè Gramsci nè Giustino Fortunato, fa apparire il periodo di regno borbonico come qualcosa di antichissimo, preistorico, collocato in tempi anteriori al medioevo. In epoca borbonica …e pare che chissà che ti immagini, un faraone che esce dalle metropolitane di Napoli, un assiro-babilonese che fa lo sciuscià, un pizzaiolo ittita.
Si sente al palato: è una frase fasulla, costruita per dare l’idea di arretratezza.

I Borbone hanno regnato fino a centocinquant’anni fa, che sono un batter d’occhio in termini storici. Il Regno delle Due Sicilie era la terza potenza europea dopo la Gran Bretagna e l’Olanda, aveva una flotta navale potentissima, dei commerci fittissimi, era un regno ricco e florido. Gli abitanti del resto della penisola vi immigravano per trovare lavoro. La sola università di Napoli produceva tanti laureati quanto tutti gli altri atenei della penisola messi assieme. Il settore ingegneristico del Regno era tra i più avanzati d’Europa, la produzione manifatturiera era fiorente, così come la produzione agricola. I regnanti adottavano anche dei mezzi protezionistici per evitare che i contadini andassero in fallimento nelle annate di scarso raccolto. Si può dire che fu nel Regno delle Due Sicilie che venne partorita l’idea di fornire abitazioni e orti ai lavoratori, ben prima che gli allori del socialismo di stampo Oweniano venissero posti sul capo della Lanerossi (che ha poi bellamente inquinato la Campania).
E soprattutto, nel Regno delle Due Sicilie si pagava in oro.

Questa Napoli è proprio una città fatiscente -sottende il servizio- se ha ancora infrastrutture risalenti a così tanto tempo fa, praticamente preistoriche. Che schifo questa Napoli, non bastava la spazzatura?

Ebbene, queste infrastrutture così antiche hanno retto bene se sono durate per centocinquant’anni e le Ferrovie dello Stato prima, e Trenitalia (privatizzazione D’Alema) poi, ci hanno fatto sia la metropolitana che la ferrovia. E l’unica stazione importante d’Italia dove non è necessario cambiare il locomotore è proprio Napoli Piazza Garibaldi perchè ci sono queste strutture di epoca borbonica.

Non credo che sia risaputo che i militari russi che per primi soccorsero le popolazioni del terremoto di Reggio e Messina del 1908 ebbero a dire che l’organizzazione borbonica era assai più efficiente di quella del nuovo “stato”.

Ma a questo punto mi pongo una domanda: a chi sarebbe spettato il compito di rinnovare queste strutture risalenti all’epoca borbonica?
La domanda sorge spontanea, perchè i Borbone non ci sono più: c’è lo “stato italiano”. E se lo “stato italiano” riscontrava che le strutture di epoca borbonica erano inadeguate, non avrebbe dovuto farci qualche lavoretto, chessò, un puntello, un po’ di stucco qua e là, una botta di vernice? Non dico dei lavori tanto belli e precisi come quelli della Salerno-Reggio Calabria, che tutto il mondo, pure il Giappone, ci invidia, ma anche qualcosina in meno.

Allora di che si lamenta il commentatore di ItaliaUno? Che i Borbone centocinquant’anni fa hanno costruito dei sotterranei tanto perfetti da resistere alle inondazioni di oggi (col traffico, la metropolitana, i treni e il cemento), o che non sono stati abbastanza bravi da costruirli tanto bene da sopportare il diluvio universale? Eh, perchè veramente non s’è capito dal servizio andato in onda, vorremmo qualche chiarimento.

Io dico solo una cosa: un martedì hanno eliminato l’intercity delle tredici da Rosarno a Roma, il mercoledì dopo è stata inaugurata l’alta velocità Torino-Milano.

E chi mi viene a dire che l’italia non è divisa in due, prenda un treno da Siderno per andare a Imola, e poi ne riparliamo. Nel frattempo sarebbe gradito il silenzio. E l’ingiuria non sarà più tollerata.

Ortobello, corto in partecipazione al Via Emilia Doc Fest- Houssy’s Movies

ORTOBELLO. PRIMO CONCORSO DI BELLEZZA PER ORTI.

Incendio di copertoni alla discarica sul Torbido, visto dall’uscita della SGC 682

incendio alla discarica di gioiosa marina

6 agosto 2012, ore 07:31

Una notte insonne ad inseguire i movimenti di Curiosity. Mi ero ripromessa di dormirci su, ma non ce l’ho fatta.
Si è capito che tutto andava bene quando al JPL hanno iniziato ad applaudire. Curiosity è ammartata circa alle sette e un quarto, ma noi abbiamo avuto la conferma solo alle sette e trentuno. La gioia allora è esplosa in maniera incontenibile.

In attesa, tutti molto intenti alle loro operazioni, tazze di caffè ovunque

La sala di controllo missione al JPL

Seguendo la telemetria

L’esultanza immediatamente successiva alla prima conferma dell’ammartaggio

La gioia di un lavoro fatto a regola d’arte

Un viaggio incredibile per un robottino, un salto enorme per l’umanità

Curiosity è scivolata a poche centinaia di metri dal punto previsto, è in perfetto assetto orizzontale: lo dimostrano le prime due foto inviate dalla telecamera a bassa risoluzione

Ben fatto, Curiosity!

Curiosity, sei vivo?

Stamane verso le sette e mezza Curiosity dovrebbe atterrare su Marte. A dire il vero non è una notizia molto importante per la gente comune, che di rado sa che Marte sbrilluccica arancione nel cielo, esattamente come le stelle. Dopo i successi di Opportunity e il miglioramento della animazione al computer, c’è un aumento di interesse per queste sonde. Ma chissà quanti avranno sofferto quanto me, pensando che poco più su, sopra la mia testa, nel 2006 c’era un robottino che tentava disperatamente di disincagliarsi dal suo paracadute.
Questo post è programmato per essere pubblicato alle 7:31. Non sono una maniaca voyeurista, saprò se sei atterrato o ti sei schiantato solo dal telegiornale di mezzogiorno.
Il mio cuore batte per te, Curiosity.

Ecco la traduzione del video (tratto da Zeus News QUI) di Paolo Attivissimo:

Adam Steltzner (ingegnere dell’EDL): Quando la gente lo guarda, sembra una pazzia. È molto naturale. A volte sembra una pazzia anche quando lo guardiamo noi.

[Didascalie 6 configurazioni del veicolo – 76 dispositivi pirotecnici]

È il risultato di un pensiero d’ingegneria ragionata. Ma sembra comunque una pazzia.

[Didascalie 500.000 righe di codice – Zero margine d’errore]

Dalla parte più alta dell’atmosfera fino alla superficie ci mettiamo sette minuti. Ci vogliono circa quattordici minuti perché il segnale dal veicolo spaziale arrivi sulla Terra. Questo vi dà un’idea di quanto sia lontano Marte. Quindi quando ci arriva l’avviso che abbiamo raggiunto la parte più alta dell’atmosfera, il veicolo è già morto o vivo sulla superficie da almeno sette minuti.

[Didascalia 7 minuti]

Tom Rivellini (ingegnere dell’EDL) Il rientro, la discesa e l’atterraggio, noti anche come EDL [da Entry, Descent and Landing, N.d.T.], noi li chiamiamo “i sette minuti di terrore”, perché abbiamo letteralmente sette minuti per passare dalla zona più alta dell’atmosfera alla superficie di Marte, passando da 21.000 km/h a zero, in sequenza perfetta, con coreografia perfetta, con tempismo perfetto, e il computer deve fare tutto da solo, senza aiuto da terra. Se anche una sola cosa non funziona in modo perfetto, è game over.

Steltzner Urtiamo l’atmosfera e generiamo così tanta resistenza aerodinamica che il nostro scudo termico si scalda e diventa incandescente come la superficie del Sole. Milleseicento gradi [non si sa se °C o °F; probabilmente °C].

Miguel San Martin (ingegnere dell’EDL) Durante il rientro, il veicolo non solo rallenta violentemente attraversando l’atmosfera, ma viene manovrato, come un aereo, per poter atterrare in uno spazio molto ristretto e ben delimitato. Questa è una delle sfide più grandi che dobbiamo affrontare, ed è una sfida che non abbiamo mai tentato prima su Marte.

[Didascalia L’atmosfera di Marte è 100 volte più tenue di quella terrestre]

Rivellini Marte è in effetti difficile per il rallentamento, perché ha appena abbastanza atmosfera da doverla gestire, altrimenti ti distruggerà il veicolo, ma non ne abbastanza da poter completare il lavoro [di frenata, N.d.T.]. Andiamo ancora a circa 1600 km/h, e così a quel punto usiamo un paracadute.

[Didascalia paracadute supersonico]

Anita Sengupta (ingegnere dell’EDL) Il paracadute è il più grande paracadute supersonico e il più resistente mai costruito da noi. Deve poter sopportare 30.000 chilogrammi di forza anche se in sé pesa solo circa 45 chili.

Rivellini Si apre talmente in fretta che genera 9 g, roba da spezzarti il collo.

Steve Lee (ingegnere dell’EDL) A quel punto devi togliere lo scudo termico. È come un grande tappo d’obiettivo, che blocca la nostra visuale del terreno per il radar. Il radar deve rilevare proprio le giuste misurazioni di quota e velocità al momento giusto, altrimenti il resto della sequenza d’atterraggio non funzionerà.

Rivellini Quest’enorme paracadute che abbiamo ci rallenta soltanto fino a circa 320 km/h, non abbastanza da poter atterrare. Così non abbiamo scelta: dobbiamo tagliarlo via… e poi scendere usando dei razzi.

Una volta accesi quei razzi, se non facciamo qualcosa ci scontreremo con il paracadute, per cui la prima cosa che facciamo è una manovra di deviazione molto radicale. Voliamo via lateralmente, allontanandoci dal paracadute e riducendo la nostra velocità orizzontale e verticale, facendo in modo che il rover si muova dritto su e giù, in modo che possa guardare la superficie con il suo radar e vedere dove atterreremo. Poi andiamo giù dritti verso il fondo di un cratere, proprio accanto a una montagna alta sei chilometri.

Sengupta Non possiamo permettere che i razzi si avvicinino troppo al suolo, perché se scendessimo fino al suolo usando i motori genereremmo in pratica un’enorme nube di polvere che si depositerebbe sul rover, ne potrebbe danneggiare i meccanismi e potrebbe danneggiarne gli strumenti. Abbiamo risolto questo problema usando la manovra della gru volante.

Rivellini A venti metri dal suolo dobbiamo calare il rover sotto di noi su un cavo lungo sei metri e mezzo e poi depositarlo delicatamente sulle sue ruote sulla superficie.

Lee Quando il rover tocca il suolo, lo stadio di discesa è in rotta di collisione con il rover. Dobbiamo tranciare le briglie immediatamente e far volare lo stadio di discesa fino a una distanza di sicurezza rispetto al rover.

[Didascalie osare cose potenti – Atterraggio di Curiosity 10:31 PM EDT 5 agosto 2012]

C’è anche una versione più lunga, senza commenti, dell’animazione della missione.Emily Lakdawalla, della Planetary Society, ha uno spiegone dettagliato che descrive un aspetto poco evidente nel video: Curiosity effettuerà un rientro in volo planato, con manovre a S, per centrare la zona d’atterraggio. Fantastico.

Ancora 24 ore. Buona fortuna.

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E per chi ha fretta