Improvvisamente a Capofilico l’estate scorsa

Qualche giorno fa a Capofilico hanno mietuto l’avena: è segno che si apprestano ad appiccare gli incendi annuali. Capofilico è sempre stata la mia riserva di caccia per fotografie di piante spontanee in un ambiente antropizzato.
La bellezza della flora calabra mediterranea è matura come un frutto da cogliere. Oltre queste poche settimane che ci separano dal caldo intenso, avremo campi secchi, luce accecante, foglie accartocciate dall’arsura. Ci può venire in consolazione qualche brano di Montale : in pozzanghere mezzo seccate agguantano i fanciulli qualche sparuta anguilla.Le viuzze che seguono i ciglioni immettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
La primavera si trasforma velocemente in estate, e l’estate matura improvvisamente, diventando una serie di giorni invivibili per il caldo e l’afa.

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Saverio Macrì

Saverio Macrì

Saverio Macrì fu un personaggio estremamente poliedrico e versatile, e per tutta la sua vita nutrì interesse per un gran numero di materie.
Come molti, seppur notevoli, studiosi del Settecento illuminista, la sua figura è purtroppo poco conosciuta a livello nazionale. Drammaticamente, però, questa ignoranza si estende anche al suo paese di origine, Siderno,, che non gli dedica neanche una strada.

Saverio Macrì nacque nel 1754 da una famiglia votata alla cultura, specialmente alle scienze mediche ed alla filosofia teologica. Come la maggior parte dei giovani di qualche secolo addietro, ebbe la prima formazione presso un convento domenicano, poi si trasferì a Napoli dove studiò presso i Padri Gesuiti.
Si laureò in medicina all’Università di Napoli, allora capitale del glorioso Regno delle Due Sicilie, e qualche anno dopo anche in filosofia.

Si specializzò in botanica ed altre branche delle scienze naturali, ebbe la cattedra di zoologia degli insetti e di zoologia dei quadrupedi. Pubblicò numerosi studi su diverse specie animali e vegetali, fu in stretta corrispondenza con Carlo Linneo, divenne socio della Regia Accademia delle Scienze e Belle Arti fondata a Napoli nel 1778.
Fu anche tra i soci fondatori del Museo Zoologico Napoletano.
Nel 1838, all’età di 84 anni, fu nominato Rettore della regia Università di Napoli, che in epoca pre-unitaria produceva da sola tanti laureati quanti tutto il futuro regno d’italia.

Seppur molto vecchio fu operosissimo fino alla fine dei suoi giorni: morì a Napoli il 3 gennaio 1848, ormai novantaquattrenne.
Sebbene i suoi interessi abbracciassero tutte le scienze, si occupò anche di botanica. Fu inviato dal professor Domenico Cirillo in vari luoghi del Regno di Napoli per reperire alcune piante rare per il suo orto botanico e da inserire nel suo volume Flora Napoletana
.
Spinto dall’amore per il suo paese natale, nel 1823 volle compiere uno studio statistico su Siderno, descrivendone le condizione dell’acqua, del terreno e dei minerali, dell’agricoltura, della flora, della fauna, delle coltivazioni e del commercio.
Il titolo di questa opera è Saggio sull’istoria naturale sidernate, che fu pubblicata un anno dopo dal fratello Michelangelo, storico, filologo e letterato, accademico dell’Università di Napoli, sotto il lunghissimo titolo di: Memorie istorico critiche intorno alla vita e alle opere di Monsignor Fra’ Paolo Piromalli, Domenicano, Arcivescovo di Nassivan, aggiuntavi la Sidernografia.

Nella sezione riguardante la flora, Macrì elenca le specie spontanee e quelle coltivate, usando la nomenclatura binomiale linneana, ed usando i termini botanici di Bahuin, spesso affiancando al termine latino quello volgare o aggiungendo qualche breve nota sulla diffusione delle specie .
Particolare attenzione è stata dedicata ad alcune piante. Gran parte della sezione botanica è occupata dalla spiegazione della tecnica della caprificazione e da note sulla qualità degli agrumi sidernesi.
Si citano piante utili come l’ “Ampelodesmus Plinii”, descritta come una specie di Arundo con cui a Napoli si facevano stuoie e funi. In Sicilia invece veniva usata per costruire reti da pesca e a Siderno per la realizzazione di crivelli detti “cerniglie” che servivano a cernere il grano.

Del “Cactus opuntia” si dice che i contadini lo piantano là dove altre piante non avrebbero attecchito per via della siccità. Il frutto non era considerato pregiato, e veniva consumato solo dai poveri o dato ai maiali. Oggi invece è molto ricercato e costoso. Sulla foglia (detta “pitta”) era possibile dipingere (“pittare”), e se i frutti venivano raccolti ancora non maturi con la foglia attaccata, si conservavano fino all’inverno.

Oggi un rinnovato interesse per gli antichi mestieri e tradizioni vede la produzione di piccoli oggetti ricavati dalla struttura fibrosa e resistente della foglia.
Le foglie del fico d’india sono un ottimo concime.

Si parla anche del “Sesamum orientale”, sesamo o giuggiolena, con cui a Siderno si faceva la “copeta”, cioè il torrone siciliano, e dell’ormai sempre più raro Pistacia lentiscus , dai cui frutti si ricavava un olio per friggere dolci.

Per maggiori informazioni su Saverio Macrì cfr. “Elogio di Saverio Macrì” pubblicato negli Atti dell’Accademia Pontiniana, vol. V, anno 1846, oppure il volume di agevole reperibilità “Siderno nel Settecento” di Domenico Romeo, AGE edizioni, Ardore 1997

Saverio Macrì su Google Books

Flora Ferroviaria: comunicato

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Ricordate il vecchio post sulla Flora ferroviaria? Ebbene il libro scritto da Ernesto Schick negli anni ’80 e poi ristampato dalla Florette è disponibile in Italia alla libreria Hoepli: ecco il comunicato inviatomi

Ora possiamo comunicare che abbiamo raggiunto un accordo con la Libreria Hoepli di Milano, che d’ora in poi sarà la nostra libreria di riferimento per l’Italia. Si potrà quindi trovare “Flora ferroviaria” in Via Hoepli 5 o inoltrare la sua richiesta a: Libreria internazionale Ulrico Hoepli – Milano att. signor Enrico Carraro e-mail: e. carraro@hoepli.it Grazie per il suo interesse, restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento. Cordiali saluti Nicoletta De Carli, Simonetta Candolfi edizioni Florette, Chiasso, Svizzera ndecarli@bluemail.ch simonettacandolfi@bluewin.ch

Io vi ricordo che la Hopli ha anche il suo sito http://www.hoepli.it Buona lettura!

Moraea sisyrinchium



Moree e mare

Inserito originariamente da Lidia Zitara

La Moraea è una bulbosa molto diffusa da Davoli a Guardavalle, sui greti sabbiosi e sassori. Norman Douglas, in Old Calabria raccontava che la zona del Pugliese ne era piena (all’epoca le Calabrie erano molto più estese). Un giorno ero andata a Davoli dove c’è un vivaio decente e al ritorno vedevo questi continui lampi cobalto. Un azzurro più bello e luminoso della borragine , che di solito fa questo effetto ottico quando si guida.
Appena ho visto la strada libera mi sono buttata di lato e ho iniziato a fotografare. All’epoca avevo una piccola Mustek, che però prendeva magnificamente i colori.
E’ stata una bellissima giornata.

Lupini



Lupini

Inserito originariamente da Lidia Zitara

Questi sono i lupini spontanei che da noi crescono sulla costa. L. angustifolius. Credo siano molto diffusi anche in California, comunque c’è uno stato americano dove li considerano un’erbaccia. Se si va un po’ più su o meglio nell’entroterra, si vede quello giallo, bassino, e anche quello bianco. Quelli non so che specie siano. Invece quello che vorrei sapere, e che non riesco ad appurare, è da quale specie si ottenga il lupino commestibile, che a me piace da morire.

Ode estemporanea al lupino

Lupino, lupino,
sei blu come un delfinio.
Sei buono da mangiare,
anche se ti devo dissalare.
Qualcuno ti chiama erbaccia
faremo in modo che taccia.