Il lavoro oggi

Un tempo ero solita dire: “Il lavoro c’è, qualche volta persino pagato”.
Poi presi a dire: “Il lavoro c’è, ma non ti paga nessuno”.
Mi sembrava di aver concluso con la frase: “Il lavoro non c’è nè pagato, nè non pagato”.
Oggi mi trovo a constatare che: “Il lavoro c’è, ma bisogna pagare per lavorare”.

Strade Blu

Un tempo sulle cartine stradali americane le strade secondarie erano segnate in blu (come da noi quelle provinciali).
William Least Heat-Moon (un nome navajo che significa pressappoco “il Minore della Luna della Calura”) ha semplicemente preso su, messo un po’ di roba in un furgoncino, ed attraversato l’America ad anello.
Sulla Kentucky 53 (pag 16 dell’edizione Einaudi Tascabili), un tale dice: “Ciò che faccio [il lavoro] non ha nessun valore. Qualunque cosa io faccia non ha alcun futuro: e non mi riferisco all’inevitabile obsolescenza delle cose. Quel che faccio inizia e finisce ogni giorno. Non c’è alcun rapporto tra ciò che so e ciò che faccio. E ancor meno tra ciò che faccio e ciò che voglio sapere”.

Io quando lavoro mi sento così. Il mio lavoro ha sensibilmente peggiorato la mia scrittura: mi ha reso trascurata. Volevo lasciarlo, volevo lasciarlo a tutti i costi, ma è lui che non lascia me.

Starde Blu
Strade Blu

Alfin siam giunti, il castello giace colà!

Alla fine ce l’abbiamo fatta e tutti i messaggi precedenti sono stati recuperati. Spero che non vada in fumo anche questo blog…
Il lavoro che sto tentando di lasciare mi perseguita ancora e mi sottrae voglia di leggere e anche del tempo che mi piacerebbe poter dedicare ad altro.

Ultimamente la mia voglia di vedere giardini ovunque, anche sulle mensole dei bagni degli altri, è molto scemata. Non so quanto riuscirò ad essere produttiva. Spero di riprendere presto la mia attività blogghica.