E’ uscito da poco il volume Avant Gardeners della famosa casa editrice italiana 22Publishing che ha pubblicato i libri di Gilles Clément e altri volumi sul paesaggio, l’arte e la sociologia (a proposito, ringrazio Marco Tatarella per le segnalazioni e per l’omaggio ricevuto).
E’ un volume a cui va certamente prestata una grande attenzione, non foss’altro per il prestigio della casa editrice.
Ci sono raccolte un centinaio di opere di un gruppo di progettisti chiamato “Avant Gardners”, cioè, insomma, circa su per giù, “giardinieri d’avanguardia”.
Il bello di questi libri è che se anche non condividi alcune cose, perlomeno ti fanno riflettere.
Guardate questa foto di un progetto di Claude Cormier:
Il richiamo alla Pop Art è esplicito e dichiarato.
Ma perchè solo la Pop Art? perchè non altre correnti storiche, come, ad esempio, il rococò? Forse, con un richiamo al Pop, al Visual, sembra di essere molto moderni, ma è roba di 60 anni fa, signori.
Tra 60 e 160 che differenza c’è? Non c’è nessun merito, a mio avviso.
Prendiamo questo progetto di Ken Smith per il tetto del MoMa:
E’ un giardino fatto di materiali inerti, come vetri rotti, pezzi di marmo, polveri colorate, materiale di recupero. Non c’è nessun elemento naturale, ma anzi cose poco costose, perchè il tetto è inaccessibile e nessuno avrebbe pagato molto per i materiali di un giardino dove nessuno sarebbe mai entrato.
Devo confessare che sono molto dubbiosa: un giardino in cui non puoi entrare…beh, non saprei.
L’architettura e l’architettura dei giardini condividono un elemento fondamentale, direi quasi ontologico, cioè il fatto che contengono i nostri corpi.
“Gardens are for people” dice qualcuno. Questo giardino è certamente fatto per la gente, tutto è fatto per la gente, se vogliamo essere puri linguisti. E’ fatto per essere osservato dall’alto, con l’elicottero, ma quanti potranno permetterselo?
“Gardens are for people” e bisognerebbe aggiungere “gratis et amore Dei”.
Molto di più mi piace il Diana Memorial, di Kathryn Gustafson:
Mi spiace non potere mettere la bella immagine ricevuta con il pdf inviatomi da Marco Tatarella, in cui lungo quel percorso d’acqua c’erano alcune persone con i piedi a mollo.
L’avanguardia del giardinaggio è secondo me non nelle scelte più bizzarre di colori, o nell’utilizzo di materiali “impropri”, o nella stravagante sistemazione delle piante.
E’ nella artistica ed emozionante disposizione di tutti gli elementi propri del giardino, in modo che questi possano essere goduti dalle persone nel modo che meglio rappresenta le più elevate qualità dell’Uomo, e che consenta un accrescimento se non culturale, almeno emozionale.
cosa sono quei ” pallini” colorati di preciso?
Sicuramente non valorizzano i fiori, sicuramente più smorti rispetto a tanto fulgore.
eppoi se proprio vogliamo lanciare un rimando culturale, andrei ai dipinti di Michelangelo; lui sì il vero iniziatore di colori sgargianti e innaturali ( lui e i manieristi dopo di lui)
Il Diana Memorial esprime a mio parere una sensibilità femminile, e forse è giusto così, ampi spazi ma intimi e sognanti.
Ciao
I pallini credo siano palloncini colorati, accostati nelle tradizionali tinte del rosso e del blu tipiche del Pop e dell’Op-Art.
Cosa significhino esattamente non saprei dire: bisognerebbe conoscere più a fondo l’opera e il progettista. Certo è che dalla foto si può avanzare l’idea di un rimando alle fioriture alla base del pergolato.
A me questo cerchio del Diana memorial mi piace proprio, la trovo un’idea semplice e perfetta.