Sono francamente sorpresa da quanto e da come il termine hipster venga usato con facilità e a sproposito anche da persone di una certa cultura. La sorpresa (e il diasappunto) è duplice. Per prima cosa citare termini che definiscono le mode, e pertanto, di moda, non fa altro che alimentare quella moda, accentuando i gusti, e soprattutto i disgusti.
Gli hipster fanno tendenza? Anche parlarne male fa tendenza, e dunque che se ne parli, bene o male, purché se ne parli.
Così chi sostiente che gli hipster hanno rotto le scatole dovrebbe essere il primo a togliere hipster dal suo vocabolario.
E questo vale per qualsiasi cosa.
In seconda battuta parlare di hipster in Italia sarebbe come dire che la Pianura Padana è una prateria, e che i bovari della Maremma fanno i duelli alla pistola, col poncho, ogni mezzogiorno.
Veramente, noi, l’hispster, non sappiamo neanche cosa sia. Non è mai esistito qui in Italia, così perfettamente delineato come negli States.
Leggere sui social che questo o quel gruppo musicale/programma tv/regime alimentare ecc. è seguito solo dagli hipster è una vera e propria sciocchezza. Se mai si potrebbe parlare di neo-hipster, proprio se volessimo catalogare ogni minimo fenomeno modaiolo che ci passa davanti.
L’hipster fu descritto da Norman Mailer, più di ogni altro. Questi hipster italiani, con l’hipster americano, cui teoricamente si ispirano, non hanno niente a che vedere.
Senza allungarvi troppo il brodo, l’hipster di Mailer, l’hipster americano, insomma, è un tale che rifiuta la società, non ci vuole vivere, è un nomade, vuole passare inosservato, vorrebbe essere trasparente, non ha con sè che poche cose di cui peraltro potrebbe fare a meno, una persona per cui la sicurezza equivale alla noia, che rifiuta la necessità del danaro e che preferisce barattare ma mai lavorare, se non è costretto, non particolarmente acculturato, l’hipster odia, può essere violento, un delinquentello, ma è anche un sognatore, una persona che vive una spiritualità panteista e trae forza vitale dalla sessualità. L’hipster è gregario, ama la compagnia, veste con una punta di sofisticazione, non come i beat che sono sciatti. L’hipster uccide, il beatnick si suicida. L’hipster non si droga, cerca l’Essere metafisico, vive nel presente, è qualunquista o destrorso, potrebbe essere omosessuale, è un nichilista.
“L’esistenzialista americano” scrisse Mailer (N. Mailer Pubblicità per me stesso, Baldini e Castoldi Dalai Editore 2009, pag. 359). Non è un artista, ma occasionalmente può saper suonare qualche brano jazz. Non si pone alle avanguardie, riscopre il suo lato psicopatico (in Mailer esistente soprattutto nella parte afroamericana della popolazione) e lo IT (il concetto di Dio come forza universale nascosta nel sesso). Il codice degli hipster è “negro”, ecco perchè Mailer lo definisce “il negro bianco”.
Lo hipster fa ciò che pensa di poter fare in quel momento per sé. Gli altri non contano granché.
Nessuna battaglia, nessuna ideologia che impegni la vita.
Da noi coloro che hanno “divorziato dalla società”, sono i barboni, ma quali ragazzi che vanno ai concerti e comprano occhiali di lusso! In Italia non esistono questi hipster, sono stati inventati a tavolino dal sistema delle mode suntuarie e sociali.
Per definizione l’hipster non genera moda, anzi, la sfugge, e lo stile hipster che sta dilagando è solo una falsa promessa di alterità, di “arisurta’ in ‘na certa maniera”.
mi piace perché hai descritto un fenomeno che ignoravo. Ora sono un po’ più inquieta, ma forse non è il caso!
direi che non è davvero il caso di sentirsi inquieti per un paio di stralunati con i pantaloni di flanella
tranquilla Lidia quando le mode sono definite ,gia sono passate di moda..si parla di hpster ?gia cè in giro un altra moda…sono di Fellini le parole:quando ho girato la dolce vita ,questa era gia finita…via veneto era diventata di moda e i suso cecchi damico gli zavattini gia nn ci andavano piu…
quindi chi si definisce hipster in realta…è mascherato da hipster
Esattamente così!
Quando mi leggo le tue precisazioni/riflessioni socio-culturali ho spesso la sensazione che dovrei farmi un “copia e incolla”.. ma ormai dopo trent’anni di digitale sto tornando analogico e allora si tratterebbe di trascrivermi tutto nella mia noteskine del momento (..perchè non ho mai avuto una “mole”), ma è sempre troppo lungo e allora scrivo solo: “hipster, mailer, lidia 30/12/2013”.
Bebop! ..e i miei migliori auguri per un 2014 pieno di buone letture!
Torni all’analogico? davvero? E come fai, cosa fai?
Ho iniziato a stare su computer nel ’78 e da allora non ho mai smesso. Dai primi Atari, Intellivision, Spectrum passando poi per le varie fasi 286, 386, etc.. win 3.1, 95 ..fino ai primi pentium, mac, etc.. insomma dopo essere sopravvissuto a numerose estinzioni digitali, perdite di dati, foto, documenti, ormai comincio ad essere stanco. Stanco di fare backup, copiare dischi, masterizzare, digitalizzare, aggiornare, confrontarmi con sistemi obsoleti, negozianti che sogghignano quando mi lamento che “… ma se il computer è pressochè nuovo! L’ho comprato nemmeno due anni fa” … non so… ho ripreso a scrivere tutto in quadernetti ed appunti come facevo una volta e il computer lo uso per forza solo per lavoro, mail etc..
Evidentemente non torno a spedire lettere e sviluppare rullini fotografici, ma almeno mi sono accorto che i quaderni con pensieri, appunti e annotazioni tratte da altri libri continuano ad essere leggibili dopo 30 anni, mentre i cd con le foto del 2002 e documenti vari (…ben oltre il famoso “Spazio 1999”) …sono già andati alla spazzatura perchè illeggibili…
Questo è il motivo per cui mi sto aggrappando disperatamente al mio vecchi telefonino per non affondare in un mare di smartphones, apps e what’sup!!
Io le cose serie le scrivo solo sulla carta. Ne ho scritte due o tre, nella mia vita, e stanno tutte in una sola pagina.
Tolto che ignoravo il termine, mi sembra però che sia un modo di far si che fare i barboni sia una cosa di moda.
Non possiamo più permetterci una casa e un lavoro perchè qualcuno si è mangiato la nostra vita?
Ecco trovata la soluzione: com’è figo fare gli “hipster”! Non pretendi più nulla dalla società, pensioni, assistenza sanitaria, servizi… vivi di baratti e scopi come capita.
…bella roba. Sgrunt
be’, questo “avverrebbe” in Italia, ma non è così. Gli hipster italiani sono ragazzi di buona o ottima famiglia, con parecchi dindi, che circolano con mezzi alternativi, tipo la bicicletta elettrica, fanno l’orto in terrazza (anche a Cernobyl), si mettono le magliette a scacchi tipo quelle dei fratelli in affari, puchè siano griffate, e indossano occhiali grandi come quelli di Pertini.
Insomma, la nota “vintage” dello stile suntuario, li collocherebbe nel periodo degli hipster, dei bebop, dei beatnick. Ma tutte qui le coincidenze.
L’hipster di oggi è anche bravo col pc, con il mac, è un blogger, scrive. L’hipster di Mailer non scrive, non è mai uno scrittore, non va in rete, non legge nè giornali nè è sempre informato.
Ci fu un’altra moda simile a quella che dici tu, Nik, quella del Gumpismo, cioè i “vivi e lascia vivere”. Chi si accontenta, chi prende la vita come capita.
Qui in Italia non ci sarà mai una moda dei barboni, o perlomeno la ritengo una faccenda assai remota.
Qui in Italia non è escluso che ci facciano diventare tutti barboni.
Mi sa che non mi sono spiegato bene. Dato che ci stanno facendo diventare tutti barboni cercano di indorare la supposta dicendo che è una cosa chic!
Per intanto tra un po’ dovremo svendere le nostre case perchè cominciamo a non essere più in grado di pagarne le spese…
ah, ecco. Ma no, non potrebbero mai indorare questa pillola!
…insomma, che storia è questa degli hipster nostrani? E’ ridicola! Ricordo di aver scoperto questa parola in una pregevole antologia beat dei primi anni Sessanta pescata su una bancarella. Per me il mondo h. era un fenomeno storico, ormai. Poi, leggiucchiando i giornali, ho cominciato a rileggere questo termine, assolutamente fuori tempo e contesto. La tua definizione, Lidia, è impeccabile. Aspettiamo con pazienza che evapori anche questa fuffa…
Grazie, Lidia. Da te si impara sempre qualcosa di nuovo