Hibiscus mutabilis

Hibiscus mutabilis
Degli Hibiscus, i libri di storia dei giardini che piacciono a me, non ne parlano molto. Lo cita Virgilio, ma come sempre i botanici moderni scombinano le carte dei vecchi poeti latini, e quella di Virgilio era l’Althaea.
Alla fine del ‘600 Gerard e Parkinson conoscevano e coltivavano la specie trionum, diffusa in Europa nelle zone umide.
Pizzetti dice “Mi vengono in mente due piante, una bella e una brutta”. La bella è il rosa-sinensis, la brutta il syriacus. Pizzetti pensava in effetti agli ibischi autostradali che infestano con loro tripudio di colori in “allegro miscuglio”, lo spazio tra le due carreggiate da Salerno a Reggio Calabria.
Vedesse ora…

Diciamocelo, non sono una fanatica degli Hibiscus, nonostante la loro appartenenza alla famiglia delle malvacee, una delle mie preferite. A differenza di Piz, a me vengono in mente piante quasi tutte brutte, con variabili eccezioni per gli ibischi palustri, che -manco a dirlo- non mi posso concedere.

I rosa-sinensis sono belli, sì, come una teglia di pasta al forno ripiena di melanzane fritte.
Mangiala ogni giorno e poi vedi. E aspetta, poi, perchè si portano dietro tutto un corredino di insettini come afidi e cocciniglia che ti infestano il giardino in due ore (2).

Qualche annetto fa l’ibisco non era così di moda. È perchè ora va l’esotico, il balinese. E questi ibischi sono stati trasformati in fiori grandi come vassoi da pizza, con colori che passano dal bruno fegato al prugna acida, dal rosa Big-Buble al giallo cheesecake. Con assortito contorno di variegature, sfumature, lumeggiature, screziature, macchioline, puntini e disomogeneità ricercate.

Insomma danno l’idea della tipica pianta plutoniana, quella che dal cazzetto centrale spara un ultracorpo, o minimo minimo un gas che ti trasforma in un servo del potere della Confraternita dei Monaci Senza Testa. O qualcosa del genere.
Li trovo francamente minacciosi, oltre che brutti.

Dopo la mania dei rosa-sinensis, ci fu quella delle specie acquatiche e botaniche, con fiori eleganti e dalle misure accettabili.
L’Hibiscus mutabilis ebbe allora (parliamo di una decina d’anni fa) il suo momento glorioso, seguito da una lenta obsolescenza.

Tornerà, perchè tutto nel giardinaggio, più che nella Storia, torna. Tornerà per il semplice fatto che alcuni ce l’hanno bello grande in giardino da tanti anni e se lo sono scordato. Quando a ricordarsi di averlo da decenni sarà un divo, una star o un maître de beauté giardincolo, vedrete tutti ripiombare sull’Hibiscus mutabilis come se fosse la perla più rara. E allora partiranno le invettive contro l’ibridazione senza freni, e tutte le varietà a fiori giganti e stracolorati: già li vedo gli articoli e i commenti, gli stati su Fb.
Tornerà perchè è una pianta semplice e gradevole, con un fiore affascinante, poco scontato, che non stanca l’occhio e la mente. Tornerà per il suo bel fogliame simile ai pampini della vite, e per il fatto di saper resistere a tutto quel corredino di insetti e nemici delle piante a cui i fioroni plutoniani cedono senza dar battaglia.
Tornerà perchè è moderatamente resistente e può dare soddisfazioni anche a chi vive in un clima fresco.
Tornerà perchè fiorisce quando meno te l’aspetti, col freddo, quasi a Natale. Tornerà perchè diventa un alberello ordinato, con la corteccia vellutata e chiara, perchè offre riparo e riservatezza. Si fa potare facilmente, attecchisce rapidamente da talea e resiste anche a quel po’ di secco estivo dei climi asciutti, e se fai qualche errore, te lo perdona.

Una pianta affidabile, di buon carattere, parca. Io l’ho detto.

9 pensieri riguardo “Hibiscus mutabilis

  1. Comunque a me il syriacus non dispiace per niente. Una pianta veramente onesta. L’hai mai visto ad alberello, lasciato crescere senza i continui capitozzamenti a scopazzo e in filare. Una pianta degna secondo me.

    1. Sì sì, ce n’è una pianta a Locri vicino a un semaforo che osservo ogni volta che ci passo. E ce n’è un’altra, molto bella e matura, nel girdino della Fondazione Zappia, sempre a Locri. Sono le due icone a cui mi aggrappo quando penso al comune Hibiscus syriacus blu. Mi fanno pensare che -se avessi un giardino degno di tal nome e una vita lunga quanto quello di una Time Lady- potrei decidere di piantarne uno o due, solo per osservare quanto si inclina il tronco.

  2. Sono d’accordo con Alessandro, qui al nord, lasciata crescere ad alberello, con potature non eccessive fa la sua degna figura, fiorisce in piena estate , resiste agli inverni più rigidi e te lo puoi dimenticare ( ovvio, non in vaso). Un esemplare di una decina d’anni comincia ad essere notevole.
    Il mutabilis è molto bello col suo fiore doppio non eccessivo. Avrei una domanda: tempo fa ho fatto identificare un Hibiscus su CdG, e abbiamo trovato la varietà “Danica” come la più probabile, secondo te questa varietà è un siryacus o un mutabilis?

    1. Cioè, volevo dire, a volte prende delle sfumature marroncine sul bordo del petalo che danno al fiore un aspetto scomposto. Non so se questo accade anche in climi più freddi.

      1. Evidentemente al sud questa varietà è più nota, qui non l’avevo mai vista, forse perché è un po’ meno robusta.
        Comunque qua non fa fiori con bordi marroncini.
        ciao e grazie

        1. mah, da noi c’è qualcuno che ama gli Hibiscus syriacus, ma solo rosa. Quelli blu sono quasi tramontati. Impazzano i rosa-sinensis tradoppi ma sempre rosa o rossi. però qualcosa di insolito, girando, si trova. A me è capitato non molte volte di individuare questa cultivar, mi sembrava facesse questo effetto un po’ bicolore, ma forse in climi freschi tiene meglio il rosa chiaro senza bruciarsi

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