Aspetto Cittanova Floreale come l’acqua nel deserto, non tanto per le piante, quanto per poter parlare di giardini e del mondo dei giardinieri. Domenica 1 è stata una giornata indimenticabile (in senso negativo). Sicuramente una delle giornate più significative della mia vita.
Sono uscita di casa con pochi spiccioli, nella speranza di un po’ di brodo caldo per l’anima, la speranza di ritagliarmi uno spazio per me, in cui poter essere me stessa.
Più che l’idea consolatoria di portarmi a casa qualche creatura di selvaggia o domestica bellezza, cercavo Mimma Pallavicini.
Quando mi hanno detto che non c’era per “un problema” mi è subito venuta in mente la celebre frase di Senna “I miss you, Alain”.
In effetti quel che volevo da Cittanova Floreale quest’anno sarebbe stato monopolizzare Mimma per lamentarmi sullo stato della cultura giardinicola attuale.
Forse volevo vedere quante volte sarei riuscita a ripetere “che schifo, che schifo”. Mi immaginavo abbandonata su una panchina, seduta con Mimma, a ripetere “che schifo, che schifo”.
I giardini di oggi fanno schifo, ma veramente. I libri tutti da buttare, anche i miei. L’establishment diventato sempre più aggressivo, prescrittivo. La fotografia che sta sbranando il giardino. L’aridità, la falsità, l’ottusità, la pubblicità.
Sabato scorso sono andata a Cittanova Floreale. E’ stato molto stancante perchè mi ci hanno accompagnata le colleghe di Fimmina Tv, e portare per tutta la villa cavalletti, teloni e sacche ormai è un compito troppo gravoso per il mio fragile, ippopotamico corpo.
Devo dire che mi è sembrato che il numero degli espositori sia diminuito rispetto all’anno scorso, e che ci siano soprattutto state meno cacatelle, meno ogettistica. L’offerta di fiori è però rimasta sostanzialmente immutata, il che non so dire se sia un bene o un male. Nel senso che se non sei riuscita a comprare una pianta l’anno passato, è possibile che la ritrovi l’anno a venire. In questo modo si “fidelizzano” i clienti, per usare un termine del marketing.
Come dice Mimma nell’intervista sotto, bisogna dapprima creare uno zoccolo (magari duro) d’acquirenti, e poi iniziare a far arrivare piante un po’ più insolite.
Felice anche il ritrovare la vivaista Ester Cappadonna, del vivaio Valverde, autrice di Ritorno a Valverde, pubblicato dall’associazione Maestri di Giardino.
Io, per me, posso dire che se per miracolo mi fossi soffiata il naso e un paio di carte da cento mi fossero uscite dalle orecchie, avrei portato a casa tante belle cose. Ma sono stata molto sobria e ho preso due graminacee e un po’ di bulbi di tuberosa.
Le graminacee sono state la “piccola novità” portate da un vivaio di Latina. Ho preso una Stipa tenuissima e un Carex buchananii.
Le colleghe non capivano che razza di piante avessi acquistato. Qualcuno ha detto: ché sono piante ornamentali? Sembrano ebacce! Altre: accidenti, paiono peli di pube biondi! (quest’ultima ingiuria riguardava la Stipa), altre ancora, molto stupite: che cazz’i piante hai comprato? ma so’ piante mo’?
Vita ancora dura per le graminacee! Ehssì che altrove non si può far senza!
viali amici delle carrozzine
Ho filmato due interviste, una a Mimma Pallavicini e una a un vivaista di Palizzi mezzo matto, Tommaso Mangiola.
Sono due interviste complementari, e se avete pazienza, guardatele entrambe, perchè la seconda è la risposta alla prima.
Non mi esimerò da un breve commento: la Calabria è una terra forse difficile da comprendere, ma ciò che si avverte nella prima intervista è che forse non ci sia nè voglia nè -soprattutto- la capacità di comprenderla, e che “comprensione” venga forse confusa con “assimilazione”, in questo senso.
Le incomprensioni in questo filmino sono infatti sono tante, e l’unica versione valida sembra quella proveniente dall’esterno. Il mio riferimento all’essere sprezzanti era rivolto proprio a quelle dinamiche che ci vengono imposte dalla politica, locale e nazionale. Mimma invece ha proferito un vaticinio sull’essere ‘ndranghetisti che si commenta da solo.
La seconda intervista -non fate caso al personaggio un po’ matto, ma ascoltate ciò che dice- tratta la tematica dell’arretratezza “floreale” della Calabria da un punto di vista economico. La Calabria è ricca di piante che potrebbero essere usate a scopi alimentari, officinali, profumieri, ma pochi le conoscono. Ecco il conio di un sintagma che farò mio: “esotico calabrese”. E’ calabrese, ma è tanto sconosciuto da sembrare di un altro mondo, esotico. Attorno a queste piante potrebbe nascere una rivoluzione non solo estetica, ma soprattutto economica.
Purtroppo non m’è riuscito di intervistare Carlo Pagani, sarà per il prossimo anno.
Cittanova Floreale 2013
Anche quest’anno si riconferma la presenza di Cittanova Floreale, l’unico evento floral-fieristico-giardinicolo della regione Calabria. E già il fatto che continui ad esistere è un gran successo. Cittanova Floreale ha una strada tutta in salita: pochi soldi, poca la conoscenza delle piante da parte del pubblico, buoni vivaisti che però non riescono a vendere che gerani e rosai ricadenti della serie Fairy.
E’ molto dura, durissima.
Le liste dei vivaisti spesso non arrivano neanche o si sanno all’ultimo momento: non puoi prenotare una pianta perchè non sai chi ci sarà. I prezzi non sono certo quelli di Masino, e se per un Geranium maderense ben cresciuto te la cavi con una ventina di euro, devi sopportare l’infestazione di dalie nane, gerani policromi, annuali da brodura, cactacee di dozzina, per non parlare di unguenti contro i dolori articolati.
Ognuno saluti col cappello che porta: a noi i dolori articolati, ingenui e un po’ villici, a Murabilia le sedie finto-invecchiate, i cappelli in paglia finto-ecologica, la saponetta con olio finto-exrtravergine, e tutto quel contorno di addiditivi e polisaccaridi del giardino che amano tanto le belle signore impiallacciate.
In definitiva andare a Cittanova Floreale è per me vicino, piacevole e non troppo dispendioso. Con 100 euro riempio il bagagliaio. E’ un po’ come tornare a respirare aria pulita, trovarsi a casa, instaurare quel rapporto con le piante in cui ci si guarda a vicenda e tutto intorno si annulla. Si rincontrano amori di gioventù, o l’innamoramento si inventa lì per lì, davanti a un vaso.
E’ bello, è dannatamente bello. E quando sono lì mi mancano le fiere più blasonate e le passeggiate con gli amici del forum. In effetti mi sento un po’ sola a Cittanova. Sì, in modo autoreferenziale mi sono autoeletta l’unica che capisce cosa compra, quando ci va. L’unica, tra tutti quelli che ci vanno. Non so se sia del tutto vero, forse qualche altro buon diavolo c’è, ma anche con uno sforzo di fantasia e di coraggio non credo che si arrivi a coprire le dita di una mano.
E mi dispero, perchè è ingiusto. Vorrei avere migliaia di euro, a volte solo per dare giustizia alla “rarità” di una pianta. Mi intrattengo ore coi vivaisti, cerco di incoraggiarli, li ringrazio e gli chiedo se torneranno. Ricevo dépliant e biglietti, qualche catalogo e torno a pensare che mi spiace non avere la possibilità di acquistare da tutti.
perchè questa gente se lo merita davvero. Lo fa per lavoro, vero, ma anche perchè ci mette un pizzico di speranza e di follia. Non tutti sono pronti ad investire tempo e fatica in fiere dall’esito incerto, e per di più in una regione remota come la Calabria. Merenda didattica
Di solito vengono Mimma Pallavicini e Carlo Pagani. Sono una grande attrattiva mediatica per la fiera, che però non riesce davvero a trovare un’anima, una via, a staccarsi dal suolo.
Occorrerebbe penso affidarsi soprattutto ad una maggiore specializzazione delle piante proposte e limitare l’assortimento di chincaglieria. In questo modo il pubblico si seleziona da sè, e chissà, ci potrebbe essere qualcuno che invece di andare alla Minerva, decide di venire a Cittanova.
Per adesso mi sa che nulla di tutto ciò si avvererà. A dire il vero non so se ci andrò io stessa quest’anno, afflitta da penuria locomotionis.
Però io ci spero che Cittanova Floreale diventi importante. Perchè se lo merita.
Il palco visto dalla parte opposta dell’entrata. Lì c’era l’esposizione di quaderni d’appunti e manuali delle Edizioni del Baldo
Domani, 24 aprile alle 17, presso il Borgo medievale di Torino, in via Virgilio 107, Diana Pace presenterà il suo libro Cosa c’è sotto, edito dall’Associazione Maestri di Giardino nella collana “Scrivere verde”.
Diana Pace è vivaista ed esperta di tecniche di coltivazione naturale.
L’incontro sarà l’occasione per scoprire come coltivare al meglio le piante in giardino e sul balcone a partire dal terreno e dai fertilizzanti naturali, aiutati anche da una breve attività pratica sul compostaggio, imparando a scegliere scarti della cucina e del giardino (i partecipanti sono invitati a portare i propri scarti) per ottenere un ricco nutrimento per le piante.
Conoscere cosa succede nel terreno permette di capire meglio l’ambiente del giardino e di contribuire, con tecniche di coltivazione rispettose, a una maggiore salute degli organismi viventi. Tutto questo è spiegato nel libro Cosa c’è sotto – Considerazioni sulla terra, in cui si affrontano temi legati alla cura e alla biologia delle piante con un approccio personale, preciso ma non tecnico, accessibile a tutti, introdotto da un excursus sulle principali tecniche di coltivazione alternative. Obiettivo dell’autrice è proporre un ecosistema ispirato a quello della foresta, ma esteticamente piacevole e adatto a essere declinato negli spazi ristretti di un giardino
APPUNTAMENTI SUCCESSIVI:
12 giugno 2013, ore 17
Presentazione della collana di libri “Passione verde” Mimma Pallavicini. I lavori nell’orto e in giardino, potature e innesti, piante annuali e aromatiche
Da qualche mese a questa parte avrete notato in libreria la collana “Passione Verde” degli Amici della Vallardi. Forse alcuni di voi avranno guardato con sospetto all’ennesima collana “verde” per principianti, neofiti, inesperti, nubbi, o peggio negati, pensando di trovarsi di fronte al solito manualetto con i consigli pratici, i tips, i segretucci, le mille astuzie, per far tutto bene senza sudare poi tanto, che è poi quel che si vuole oggi: tutto somministrato come uno sciroppo al sapor di fragola, e il sudore si risparmia per la Wii Fit.
Invece no.
Questa serie di libri alza decisamente il tiro rispetto a pur pregevoli manuali come quelli della folta collana Verde in casa di Red Edizioni.
Senza la pretesa di dir tutto, lo dice bene. Non infioretta la pagina con fotografie strappacuore di rose e lillà, conducendo il lettore ad una riflessione e una ricerca di gusto autonome, non all’istigazione subliminale della copia.
Le illustrazioni sono eseguite da una illustratrice con gravi limiti motori. Nonostante ciò, paragonate ad altre che circolano indisturbate nella manualistica corrente, sono fatte veramente bene, delicate e precise.
Ciò che secondo me rende la collana “Passione Verde” migliore, o comunque complementare alla strafamosa “Verde in Casa”, è l’approccio solido e scientifico riservato ad una materia su cui si sono espresse le indicazioni più volatili.
Avrete notato che molti manuali per principianti si rivelano poi essere scarsamente utili per la superficialità delle informazioni o per dilungarsi in elenchi di piante di cui sono date scarse inicazioni per necessità di brevità. Avtete pensato, di fronte a tanti volumetti che in poche pagine si propongono di raccogliere l’intero scibile su orchidee, bonsai e palme, di aver preso proprio un bel bidone.
Be’, questi libri non sono una “sola”.
Prerogativa delle collane di manualistica è la non obbligatorietà a comprarli tutti, e alcuni in effetti possono essere lasciati per un secondo momento. Il prezzo è decisamente abbordabile e anche la qualità dell’ “oggetto libro” è molto buona: buona la carta, buona la stampa, sfogliarli è molto piacevole e la dimensione non proprio tascabile ma maneggevole consente di portarli in borsa quando si va al vivaio o al consorzio, o semplicemente per leggere durante le attese.
Arrivo a dire – e sapete che io le lavatine di faccia le riservo solo ai gatti- che alcuni argomenti sono trattati meglio dei famosi manuali RHS pubblicati da Idealibri, che mi pare adesso risultino difficili da trovare (qui un volume in vendita su ebay), proprio per via della completezza delle informazioni, della chiarezza dell’esposizione e della precisione dei dati.
Fondamentale è che questi libri siano scritti in italiano per un pubblico italiano, e che le indicazioni che vi si trovano sono pensate per l’italia. Non sono quindi traduzioni, per quanto ben fatte e accattivanti da un punto di vista fotografico e illustrativo. Non ci costringono ai continui “aggiustamenti” climatici che invece ci impongono i testi d’oltremanica.
Non c’è trucco, non c’è inganno, non c’è l’illusione del fantagiardinaggio.
Il mio preferito? senza dubbio Nutrire le piante, di cui consiglio la lettura soprattutto a chi ha le idee confuse sui diversi tipi di concime, sulla concimazione cosiddetta “organica” e sulla concimazione “biologica”. Se siete in un periodo in cui volete passare dalla concimazione comune a quella biologica, questo è un volumetto che vi aiuterà molto.
Completi anche gli apparati accessori, come gli indirizzi web e i siti di acquisti on-line.
Curatrice dei volumi è l’articolista di “Gardenia” Mimma Pallavicini.
Dall’Europa, appuntamento a Murabilia, 7-8-9 settembre 2012
Confermandosi manifestazione vocata all’internazionalità a al giardinaggio europeo, anche quest’anno Murabilia propone incontri prestigiosi, un’esperienza unica per chi – professionisti e semplici amatori- crede che con lo scambio e l’esperienza si possa crescere nell’arte di pensare, progettare e coltivare il giardino.
Ecco una breve scheda di alcuni dei protagonisti della dodicesima edizione di Murabilia.
Christopher Brickell botanico inglese, esperto di orticoltura internazionale e di nomenclatura delle piante, è stato direttore della mitica Royal Horticultural Society inglese dal 1985 al 1993, oltre che collaboratore dei Kew Gardens e dell’orto botanico di Edimburgo e aver svolto incarichi in numerose commissioni internazionali. Ha partecipato a spedizioni botaniche in Cina, Georgia, Asia Centrale, Sikkim, Turchia, Grecia e Patagonia. Per la divulgazione ha curato una monumentale enciclopedia di 750 pagine che consta della descrizione di 8000 piante con 5000 fotografie a colori, di cui il quotidiano “Guardian” ha detto Non se ne può fare a meno. È un libro ineguagliabile. A Murabilia presiederà le giurie e parteciperà ad una attesissima conversazione a più voci.
Roy Lancaster è forse il più celebre giardiniere inglese contemporaneo, la cui fama è supportata da una lunghissima collaborazione televisiva con la BBC, trasmissioni radiofoniche, corsi e conferenze tenute ovunque nel mondo e tanti libri, alcuni dei quali diari di viaggi botanici. Ha un ruolo istituzionale in numerose associazioni inglesi di giardinaggio, oltre che presidente della Società delle Erbacee Perenni. Nato nel Lancashire nel 1937, a inizio carriera ha lavorato 18 anni all’arboreto Hillier, per il quale ha compilato un famoso manuale di riconoscimento di alberi e arbusti. All’attivo ha importanti viaggi come cacciatore di piante in Cile, Iran, Turchia, Nepal, Nuova Zelanda, Brasile, Ecuador, Giappone, Nord America, Sud Africa, Malesia e Cina. A Murabilia incontrerà per la seconda volta il maestro giardiniere Carlo Pagani con cui condivide l’entusiastica passione per le piante e l’impegno nella divulgazione.
Jim Jermyn agronomo scozzese, è diventato esperto di flora alpina a partire dagli anni Settanta, viaggiando sulle montagne di Germania, Italia e Regno Unito, e poi gestendo per vent’anni un famoso vivaio fondato nel 1930. Ha scritto libri sui fiori delle nostre Alpi (è riconosciuto come autorità per la flora delle Dolomiti), una guida al giardino roccioso con le piante europee di montagna e un libro sul Giardino dell’Himalaya con scenografiche fotografie a corredo del testo. Manager della famosa mostra di giardinaggio Gardening Scotland che si svolge ogni anno in giugno a Edimburgo, sfoggia le proprie raffinate competenze di bon viveur sul suo sito jimjermynalpines in cui non manca mai di aggiungere alla pianta del mese le indicazioni per accompagnarla con la musica e il vino giusti.
Marco Martella è uno scrittore e traduttore romano cinquantenne che ha scelto di vivere a Parigi, occupandosi di storia e critica del giardino. Ha fondato la rivista Jardins e tra i suoi scritti recenti annovera un piccolo libro intitolato E il giardino creò l’uomo appena uscito in Italia per Ponte alle Grazie e già diventato un cult. Martella ha accettato l’invito a Murabilia, dove venerdì 7 settembre presenterà il libro, con il supporto delle letture di brani a cura di un giovane attore pistoiese, Henry Bartolini. Subito dopo è atteso al Festival della Letteratura di Mantova.
Gerard Werner è il titolare del vivaio francese Pepinière Botanique des Vaugines, aperto nel 1991 a 400 m di altitudine sulle colline della Provenza. Definisce se stesso “vivaista viaggiatore: vado a vedere le piante là dove crescono spontanee e ne raccolgo i semi per provarle in ambienti diversi dal loro”. Specializzato in specie da ambienti asciutti e per zone marine salmastre, non nasconde di lavorare da molti anni per liberare il giardiniere mediterraneo dalla schiavitù del giardino da bagnare, concimare, trattare. In modo poetico, dice che il suo obiettivo sono “piante che ridanno le giuste prospettive alla nostra libertà e che annullano le frontiere tra giardino e natura”.
Matthias Uhlig ha raccolto nel 1991 l’eredità di Karlheinz Uhlig, un tedesco considerato a livello mondiale un’autorità riguardo la propagazione e la coltivazione delle piante succulente, comprese quelle strettamente protette perché rarissime e in via di estinzione in natura. Nato a Chemnitz nella Germania dell’Est nel 1930, Karlheinz ha cominciato da bambino a coltivare cactus e, quando la sua famiglia riuscì a trasferirsi nell’altra Germania, vicino a Stoccarda, nel 1959 la collezione diventò l’inizio di un vivaio. Oggi vi si coltivano oltre 3000 tra specie e forme diverse, vendute in 60 diversi Paesi. Murabilia e la sua la ampia comunità di esperti e amatori di piante grasse riconoscono a questo vivaio la supremazia in termini di competenze e abilità e al silenzioso Matthias una serietà professionale non disgiunta dall’impegno a preservare l’ambiente naturale.
Albert Plapp del vivaio Kakteen Plapp. Ha base a Jesendorf-Niederbayern, in Baviera, dove ha costruito da sé serre e abitazione. Per il suo aspetto da vichingo, la socievolezza, la passione per l’Itaia e per il vino di casa nostra è conosciuto ovunque nonostante le piccole dimensioni del vivaio: quattro serre per totali 1000 metri quadrati e una zona riproduzione di altri 320 mq. Vende anche tramite Internet kakteen-plapp. A Lucca richiama moltissimi collezionisti che, anziché farsi spedire gli esemplari rari e preziosi, vengono a ritirarli direttamente dalle sue mani. Ma ad attendere lui e la moglie-collaboratrice Johanna ci sono anche i bambini, ammaliati dalle minuscole piante grasse con gli innesti colorati “Hibotan”.
Murabilia – Mura in fiore 2012
Segreteria c/o Opera delle Mura
Castello Porta San Donato Nuova – 55100 Lucca
tel 0583-583086, fax 0583-56738 http://www.murabilia.commurabilia@murabilia.com
Per informazioni stampa: http://www.murabilia.com
Mimma Pallavicini, tel 015-641700 cell. 328-4760791
mimma.pallavicini@gmail.com
Orari di Murabilia
venerdì dalle ore 12.00 alle ore 19.30
sabato e domenica dalle ore 9.30 alle ore 19.30
la vendita dei biglietti termina alle ore 18.30 di ciascun giorno
Prezzo dei biglietti
– Intero € 7,00
– Ridotto € 3,00 over 65, minori tra gli 8 e i 14 anni, diversamente abili e accompagnatori.
– Gratuito per i minori di 8 anni
– Abbonamento per due giorni € 11,00
– Abbonamento per tre giorni € 15,00
– Ingresso a Murabilia, Orto Botanico, Torre Guinigi € 11,00
– Acquisto cumulativo 20 ingressi € 140,00 più due biglietti omaggio.
– Gruppi con bus con acquisto di oltre 25 biglietti, 10% biglietti omaggio.
Mimma Pallavicini alla fiera Cittanova Floreale. In secondo piano il giardiniere Carlo PaganiSettembre è il mese in cui si cominciano a programmare i lavori in giardino e nell’orto: nuove piantagioni, protezione delle piante più freddolose, rinnovo di angoli per rendere più rigogliosi e produttivi gli spazi da vivere all’aperto.
Uno degli strumenti più efficaci per rinforzare il terreno è il compost, benefico humus che migliora la struttura del suolo e la sua fertilità partendo dagli scarti di foglie, ramaglie, erba sfalciata, avanzi di cucina. Dunque anche un modo sostenibile di trasformare da soli la frazione organica dei rifiuti. Per avere una panoramica rapida ma approfondita su tutto quello che c’è da sapere sul compostaggio, ecco il nuovo libro della giornalista Mimma PallaviciniIl compostaggio in giardino, decimo titolo della collana “Passione Verde” edita da i famosi amici della Vallardi .
Grazie a Il compostaggio in giardino, quelli che solitamente sono classificati come “rifiuti umidi” possono invece diventare un valido alleato a costo zero per le vostre coltivazioni: ideale all’inizio della primavera e in autunno, la prodigiosa fabbrica naturale che, tramite i batteri, trasforma le sostanze di rifiuto in compost darà nuova linfa al terreno, nel solco di una sensibilità per l’ambiente che tutti, con uno sforzo minimo, possiamo dimostrare.
In occasione dell’uscita del libro, Mimma Pallavicini incontrerà gli appassionati in tre appuntamenti importanti del panorama del giardinaggio italiano:
– sabato 8 settembre sarà sulle mura di Lucca nell’ambito di Murabilia, dove si parlerà di compostaggio a partire dalle 10.30 nella zona incontri della manifestazione;
– il 15 e 16 settembre a Udine per Florealfest, mostra di giardinaggio nel prestigioso giardino di Villa Manin a Passariano (UD);
– infine il 29 settembre l’appuntamento è nel centro storico di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, dove a partire dalle 17 l’autrice parlerà di compostaggio insieme a Pinuccia Montanari (docente universitaria e ambientalista) all’interno della manifestazione “Piante e animali perduti”.
E in contemporanea con l’uscita del libro e le iniziative di Vallardi Edizioni, anche la ditta di e-commerce di prodotti per il giardinaggio “Primrose” promuoverà il compostaggio in Italia: in occasione di ognuna delle manifestazioni suddette,
infatti, “Primrose” farà dono di un compostatore o di un accessorio di compostaggio a un’associazione ambientalista, una scuola o una cooperativa sociale del luogo.
Non fu Einstein a dire “tutto è relativo”, ma gli fu solo attribuito dalla letteratura apocrifa. Anzi, la sua legge dovrebbe chiamarsi di “non relatività dei moti”. Come ho detto, Eistein è l’ultimo grande determinista.
Questo preambolo per dire che, se non parlerò di Puya, di piante tropicali e di antiche fruttifere, il motivo è che queste piante a Cittanova non c’erano, e non ci saranno ancora per un bel pezzo. Cittanova è una fiera mirata sulla domanda, che per ora è molto semplice e quasi inconscia. Anzi, devo dire che quest’anno c’è stato qualcosa in meglio e qualcosa in peggio.
Arrosoir et persilMeglio la qualità delle piante. Piante più diversificate e più interessanti, non troppo gerani, e il vivaio che aveva più pelargoni ne aveva di belle specie, come il tomentosum, il graveolens, l’hederifolium (o peltatum), anche variegato, e altri che non ho riconosciuto. C’erano anche delle belle piante di Geranium maderense. Belle piante piccole, relativamente poco costose, ben divise, ottima serietà dei vivaisti, che forse venendo in Calabria si sentono maggiormente autorizzati a una loquacità incontenibile.
Per tutti i dolori articolatiPeggio l’inopinata, fastidiosa, ingombrante presenza di altri tipi di prodotti, che ormai siamo abituati a vedere in ogni dove anche nelle fiere più blasonate. D’accordo per lo stand degli unguenti alle erbe e quello dell’aloe (che cura tutti i dolori articolati…chiamate un camionista!), d’accordo per i libri, anzi, erano pochi. Siamo al limite col le terrecotte smaltate, coi saponi,col miele e l’olio d’oliva. Ma i gioielli e i taglieri di legno NO! A questo punto meglio dividere in due la fiera, ché posto ce ne sarebbe stato, e dare più spazio all’artigianato di qualità (scritto in grassetto) e creare due percorsi: uno artigianale (ma non agroalimentare, per favore!) e uno florovivaistico.
Per dare successo a questa manifestazione, in modo tale che possa configurarsi come un evento di portata nazionale, occorre creare sia una migliore offerta, sostenendo gli organizzatori con iniezioni vitali di dindi, ma più sottilmente occorre creare un’offerta. Perciò io credo che Cittanova debba prendersi la responsabilità di attivare dei percorsi formativi a cadenza annuale, che diventi il polo di una rete di informazione/formazione botanica, biologica e giardinicola. Credo che sia importante promuovere queste attività organizzando dei convegni (ma con le palle quadrate) e richiamando ogni tanto qualche importante personaggio per fare un po’ di battage pubblicitario. Mi riferisco a blasonate archistar, come Clément, Conran, Fujimori.
Servono soldi per questo, è vero, ma non è detto che facendo leva sul senso di etica e di eguaglianza, non si riesca ad ottenere qualcosa. E se così non fosse, si dovrà andare avanti anche senza le archistar, che arriveranno quando potremo permettercele, ma il successo e la crescita di “Cittanova Floreale” è indissolubilmente legato a dei corsi permanenti su territorio, alla creazione di un garden club e all’attività di promozione cultural-giardinicola. In breve “Cittanova Floreale” dovrà essere l’acme di una preparazione durata tutto l’anno. Solo così nessuno salterà in aria sentendosi chiedere 20 euro per “quella pianta lì”. E i 20 euro diverranno magari 30, con guadagno del venditore e maggiore potere attrattivo della fiera.
Tradescanzie dal Vivaio ValverdeSe infatti i venditori sanno in anticipo che avranno sia soddisfazione professionale che economica, spostarsi verso il fondo della penisola non diventerà troppo impegnativo. Potremmo in futuro avere vivai importanti.
Senza contare che questa attività potrebbe condurre alla crescita e al miglioramento dei vivai presenti sul territorio e dell’attività florovivaistica in generale.
Magari in un lontano futuro si potrebbe anche considerare una scuola agraria.
Un sogno? Non credo. Molte regioni l’hanno fatto e le potenzialità non mancano certo a noi. Ma se è vero quanto dicono i quotidiani, che su 200 miliardi di euro stanziati dall’Europa per il Mezzogiorno, Monti ne ha versati solo 2,5, la stessa cifra stanziata per i danni del terremoto in Emilia, si può ben presagire che quello che ci mancherà saranno proprio i soldi.
Finito il fervorino, la mia giornata a Cittanova è stata a dir poco esaltante. Ho perso tempo perchè a Polistena c’era una gara di tuning, credo, e l’unica strada che conoscevo era bloccata. Ho fatto mezzo paese contromano seguendo le indicazioni di un tale che per poco non mi portavano a Taurianova, alla fine mi ritrovo in mezzo ad un funerale dove mi danno le informazioni giuste. Volevo un navigatore, in quel momento, maledizione.
Raggiunta la Villa, ho parcheggiato lontanissimo perchè era già tutto pieno. Ho incontrato quasi subito Mimma Pallavicini e Carlo Pagani. L’amicizia con Mimma si sta consolidando molto, mentre spero ne sia nata una nuova con Carlo Pagani, che mi ha fatto un’ottima impressione. Decisamente più diretto e incisivo di quanto non appaia nei suoi articoli su “Gardenia”. Il tono a volte lagrimevole dei suoi aneddoti deamicisiani è assolutamente assente dalla persona e dal giardiniere.
Con Mimma e Pagani abbiamo parlato un bel pezzo, dell’assurda politica italiana ed europea che conduce all’inevitabile impoverimento delle famiglie e della cultura. Abbiamo discusso del giardinaggio contemporaneo e dell’editoria italiana. Era da parecchio che non potevo parlare con nessuno di queste cose e per me è stato uno sfogo più che una conversazione. Senza accorgercene abbiamo parlato più di un’ora tanto che quasi subito c’era la merenda didattica con i ragazzi che gli insegnava che un colore non è univoco (ad esempio viola=mirtilli, arancione=arancia, ecc.). Alla fine della merenda i bambini hanno imparato di aver mangiato almeno 12 piante. Merenda didattica
Avete visto Pagani come ride sotto i baffi?
dodici tipi di piante
Successivamente Carlo Pagani ha tenuto una lezione, o meglio, si è prestato a rispondere alle domande poste dal pubblico. i presenti erano tutti adulti e veleggianti verso la sessantina, si sono fatte domande perlopiù sull’orto, sulla riproduzione, sulla concimazione e sulla preparazione del terreno. L’uditorio era estremamente impreparato: a parte qualche signore dedito all’orto, ma con conoscenze circoscritte, il pubblico femminile poneva delle domande che a volte facevano sorridere per la loro ingenuità. Non posso non menzionare una signora carina, ben truccata e pettinata, che ha fatto la cosiddetta “domanda impossibile”, cioè quella domanda a cui si può rispondere solo “dipende”. Avendolo già anticipato io, la signora non è stata soddisfatta, ripetutolo il maestro, con le mie precise parole, la signora si è acquietata. Non ho potuto fare a meno di farmi una risata alle spalle della signora, che penso non l’abbia presa bene, ma non ho potuto contenermi.
Nonostante le domande fossero in massima parte elementari, Pagani si è sforzato, da abile oratore, a renderle accattivanti e soprattutto complete da un punto di vista scientifico. Ha spiegato molte tecniche di coltivazione specie per le piante in vaso e per l’orto. Con mia grande soddisfazione ha posto un accento particolare sulla corretta preparazione del terreno, che è un argomento a cui troppo poco si presta attenzione. Pagani ce l’ha messa davvero tutta
Terminata per il momento la parte conferenziera o didattica, con Mimma ci siamo fatte un giretto tra le postazioni. Mercè la sua presenza ho avuto sconti e regali. C’erano molte grasse, sempre accorsate
Le solite tillandsie
Phlox che non ho preso, da noi soffrono l’estate, ma a Cittanova, che è nell’interno e beneficia di un clima meno caldo, possono stare benissimo, infatti poco distante c’erano dei residui di fioritura di Digitalis purpurea, una specie che sulla marina non ha speranze. Phormium tenax con digitale
Andando ancora avanti incontravo cose più o meno belle, più o meno interessanti, ma sempre non mi facevo mancare l’osservazione della Villa. Piante di cotone. Il cotone ha avuto un forte momento di produzione nel Marchesato, finchè non fu fatto fallire perchè lo producevamo meglio degli altri
Uno sguardo intorno:
Il palco visto dalla parte opposta dell’entrata. Lì c’era l’esposizione di quaderni d’appunti e manuali delle Edizioni del Baldo
Ho avuto anche una simpatica disavventura: durante la merenda didattica una bambina aveva perso il suo apparecchio per i denti tra i fazzoletti di carta. Per fortuna che a Cittanova c’è la differenziata: l’abbiamo trovato subitissimo! C’era il famoso limone Mano di Budda e molte cultivar di agrumi antichi portati da un’azienda siciliana, Tamo Flor, specializzata in bougainvillee e piante mediterranee Limone Rosso è proprio il nome della cultivar Le Hemero non mancano mai…
Come sempre uno sguardo all’insieme. Guardate che grande e folto questo Phormium tenax variegato.
Echinacee, sullo sfondo il monumento ai caduti Un fiore di Hibiscus enorme. Considerate che il diametro del mio obiettivo è di circa 5 cm
Un po’ più in giù, verso l’entrata, c’erano annuali e rose Leonardo da Vinci Rosai rampicanti Poulsen. Mi hanno detto il nome della cultivar, ma l’ho scordato Rosa blu di cui non ho chiesto il nome
Uno degli stand più accorsato è stato quello di René Stins, un giovane olandese che si è sposato una bergamasca. Il suo assortimento era paragonabile a quello di Floraiana o raziel. Certo, mancavano quelle “preziosità” che molti di noi amano, cercano e conoscono, ma si tratta di fine stagione, anche se i bulbi erano in ottime condizioni di stoccaggio. René ha detto: “Quel che vendo vendo, quel che rimane lo lascio alla Villa perchè sia piantato qui”. Io credo che questo vada sottolineato. Da lui ho preso della Crocosmia di non ricordo che varietà, comunque rosso fuoco, delle Nerine bowdenii, degli Zephiranthes rosea, del Sedum ‘Herbstfreude’ e dell’Alcea in mix. Non è che Renè contasse i bulbi, li prendeva a manate e li metteva nei sacchetti. Alla fine mi ha chiesto una cifra che non ripeterò. In effetti, se avessi potuto approfittare ancora avrei preso degli Amaryllis e un paio di altre cosette. Ma poi avrei fatto l’ingorda.
Infine ho dato un’occhiatina a queste pubblicazioni Del Baldo che sono così carine, ma così carine, che ti verrebbe la voglia di prenderle tutte. E’ ovvio, è roba per noi ragazze e talvolta per i piccoli, ma io mi sciolgo in una pozza di zucchero davanti a queste cose. Ho preso tre quaderni d’appunti. Tutto sta farsi venire in mente qualcosa da appuntare…
Ormai era sera, ho salutato il mio amico Tommaso da Condofuri, venuto col cotone e molte altre cose interessanti, e poi col suo aiuto ho caricato le piante in auto.
A conclusione della serata c’è stata la presentazione di un libro di progettazione del paesaggio a cui ha presenziato il sindaco Cannatà. Del suo lungo discorso mi piace ricordare che la parola “Aspromonte” non viene da “asper” latino, ma da aspér, greco, che significa bianco (come l’Asperula odorata). Troppa distanza, anche a parole, si è messa tra le Alpi e l’Aspromonte, ma l’Aspromonte è un relitto delle Alpi, la sua geologia è alpina, non appenninica. L’Appenino in Calabria finisce verso Catanzaro, dove c’è la “coscia di Stalettì” (cfr. Luigi Lacquaniti, Scritti Geografici). L’Aspromonte è insomma un’Alpe scivolata giù.
Sono tornata a casa col buio fondo, meno male che la strada la conosco benissimo perchè la faccio per andare dal veterinario. Tornare a casa è stata una passeggiata gradevole. Certo, una fiera che ti tiene fuori di casa per otto ore non capita ogni giorno.
Ero troppo stanca per sistemare le piante e le ho depositate su un tavolo, la mattina dopo le ho raggruppate in modo che con una botta di tubo le annaffio tutte, comunque non vogliono molta acqua. penso di aver fatto degli acquisti mirati. Alcune cose vanno messe in terra ora (le lavande), per altre aspetterò ottobre.
Il mio bottinino è qui, bello concentrato. Il vasetto in alto è una piantina di cotone, chissà che non mi estenda e ne faccia commercio, potrei diventare più ricca di Rossella O’Hara.
Ma la cosa più bella è stata avere delle piantine, delle piantuzze, le belle piantuzze. Trepidare per loro, gioire, amarle.
Ero così felice quando sono tornata a casa che ho dormito come un barbapapà. E il giorno dopo ero così allegra, in pace, serena, piena di speranze.
Direi il falso se non ammettessi che la discussione su Murabilia su CdG non mi ha sollecitato una riflessione, in un momento in cui per sollecitarmi occorre la potenza di uno virgola 21 gigawatt.
Non entro nel merito dell’oggetto della discussione che sembra poi ridursi a una questione semplice come se far entrare o no quelli che vendono saponette. Alcuni dicono di no, altri dicono che le saponette sono necessarie per sostenere l’organizzazione in modo che possano venire vivaisti di qualità. Insomma, è come vendere cento libri di Bruno Vespa per poterne vendere uno di Pizzetti.
Le saponette sostengono i vivaisti, insomma.
Dall’altra parte c’è chi le saponette non ce le vuole, perchè se le ritrova sempre ad ogni benedetta fiera a cui va. Quindi no alle saponette, no ai tovagliolini ricamati, no alle essenze di lavanda e fiori d’arancio: vogliono solo piante. Giustamente loro vanno ad ogni santa mostra che fanno, alla fine di saponette ne hanno fin sopra i capelli. Io che ci vado una volta ogni cinque anni le saponette me le comprerei pure.
Ora c’è pure chi se la prende a caldo, e giù raffiche di proposte, e magari pure qualche pungolata nel sedere.
Bene.
Ma la domanda che a me sorge spontanea è: che me ne frega a me di tutta ‘sta baracca? Mica ci vado io a Murabilia. Non c’ho manco i soldi del biglietto per arrivare a Bologna, figurati comprarsi piante per centinaia d’euro di spesa, portarle a braccio alla stazione, caricarle sul treno e farci insieme mille cambi che Trenitalia ha disposto per arrivare sulla Jonica. E che so’ io Braccio di Ferro, Superman?
Senza contare che la metà ti muore di caldo e l’altra metà ci pensano i cani a distruggertele.
La sola cosa bella è che hai visto un po’ di amici che erano anni che non li vedevi. Il viaggio vale la pena solo per quello, ma non certo per le piante.
Quindi, dal mio punto di vista, Murabilia è una delle tante mostre di fiori e saponette che fanno da Roma in su, proprio laddove devi cambiare treno per prendere il Frecciarossa o FrecciaArgento, dove inevitabilmente si congela anche in estate perchè l’aria condizionata è talmente alta che un pinguino direbbe che è “appena tiepido”- e poi ci ingiungono di risparmiare sulla corrente, coglioni!
Al di là degli amici, vuoi visitarla e comprarci tante tante piante? Devi avere una beeeella auto spaziosa e scattante, infilarti sull’autostrada e arrivarci in macchina, pagare tre o quattro notti d’albergo. Te la visiti tutta, ti compri anche gli ammennicoli essenziali se li vuoi, se no fai finta di non vederli, sistemi tutto nel portabagagli e torni a casa lunedì mattina. Quattro giorni di ferie non pagate.
Murabilia, come le altre fiere, per me sono un nome scritto su un depilantes, una data, dei racconti di chi c’è stato, per il resto è come se non esistesse.
Vivi in Calabria? e resta in Calabria! è il motto dell’italia. Per arrivare a Cagliari, che è sullo stesso parallelo di Cosenza, io devo andare a Roma o a Bari, sempre se trovo il treno. Traghetto? Devo sempre partire da Palermo o da Roma. Tanto vale che ci vado a nuoto. Vivi in Calabria? e restatene in Calabria! Ma dove devi andare, ché ci hai il mare coi pesci belli rimpolpati di tunisini morti in mare, ché c’è il sole, il peperoncino, la ‘nduja, ché si mangia bene, ché c’è la cordialità! ma chi te lo fa fare di spostarti per una fiera di giardinaggio? Ma che le vuoi le Puya carnose? Ché ci hanno la carne dentro? e perchè, non le sapete fare delle belle polpettine al ragù, voi calabresi, che siete maestri di cucina? Ma resta dove sei, guarda, ti tolgo il treno, ti tolgo l’autobus, ti tolgo l’aereo, ti scasso l’autostrada e ti faccio un favore, così rimani nella tua terra e impari ad apprezzare le cose belle. Poi quando ci vediamo mi dici grazie e mi offri il caffè.
E comprati un oleandro e non rompere.
Approfittando del superponte della festa della repubblica (credo che ormai sappiate che le parole “italia” e “repubblica” su questo blog sono scritte in minuscolo), la terza edizione di Cittanova Floreale ha potuto beneficiare di un giorno in più e -per così dire- di due domeniche. Io ho scelto un giorno poco affollato per andarci, un po’ uggioso (l’anno scorso ha addirittura piovuto) e poco invitante. Il mio scopo era prendere uno Streptosolen jamesonii da mettere sulla tomba della mia gatta. Peccato non ci fosse una rosa ‘Cerise Bouquet’, altro acquisto che dovrei fare quest’anno, ma neanche niente di simile (lo so che è difficile: simile alla ‘Cerise Bouquet’ c’è solo ‘Cerise Bouquet’).
Ho come al solito visitato il vivaio “Piante tropicali” di Fabio Maio (quell’omone con la maglietta verde che vedete giù nelle foto) che è in genere la mia prima meta. Lì prendo piante che resistono alla siccità estiva del mio giardino e qualche volta mi concedo piccoli lussi. Fabio mi ha regalato un’Ipomoea batatas a foglia nera (credo la ‘Aces of Spades’) che ha spopolato tanto in questi anni, e mi ha regalato anche un frutto tropicale che, una volta divenuto morbido, aveva sapore tra la banana, la mela, l’albicocca e l’ananas. Mooolto buono.
Poi ho comprato dei miscugli di tè da uno stand molto bello, che aveva tante cose che mi sarebbero piaciute, ma accidenti i prezzi come pizzicavano!
Poi abbiamo comprato dei peperoncini messicani piccantissimi.
Ci siamo soffermati allo stand dei bonsai -Centro Bonsai Calabria con sede a Catanzaro e c’erano delle piante meravigliose, dei veri capolavori. Non credo neanche fossero in vendita. Il prossimo anno, chissà, potrei prendere un piccolo olmo per provare.
Avrei voluto comprare una rosa, ma devo dire che l’offerta non era di mio gusto. Le solite Inglesi, più o meno ormonizzate, Tantau spacciate per Austin, cartellini alla sinfasò, molte rose rampicanti di bell’aspetto e gradevoli, ma che in estate vogliono almeno 30 litri d’acqua al giorno. Niente da fare per me. ‘Cerise Bouquet’ non c’era.
Infine abbiamo fatto un giretto, parlato con Mimma Pallavicini e Arturo Tucci (organizzatore), guardato i fagioli, e poi ce ne siamo tornati a casa col giorno. Per strada abbiamo visto la cicerchia in fiore, ma c’era poca luce per fare fotografie e sinceramente, a farsi la villa “Carlo Ruggiero” tre o quattro volte, ci si stanca da morire perchè è grande, e non ci andava di scendere dall’auto.
Ecco qui una galleria di foto e in seguito le mie considerazioni.
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In complesso la terza edizione di questa manifestazione -all’occhio del consumatore- è in fase di consolidamento. Meno vivai con piante insolite, più piante fiorite e da aiuola (evvai di brodura mista!), molto più commercializzabili, poche piante senza fiore (il che indica che il pubblico non è formato), ma soprattutto prezzi un po’ più alti, paragonabili a quelli di fiere nazionali, anche se si entra senza pagare il biglietto e senza doversi mettere al polso la fascetta di riconoscimento, tipo quella per i ricoverati in manicomio.
Parlando con Mimma per un mio pezzo sul “Quotidiano” ho avuto la sensazione che lei avesse la mia stessa sensazione, senza volermelo confessare. Ma tra noi c’è abbastanza empatia. La domanda delle domande era: come far accrescere e migliorare l’offerta della fiera? Mimma è del parere che si debba prima consolidare i risultati già ottenuti e poi cominciare a variare l’offerta, con vivaisti più importanti e piante più rare e insolite. “Bisogna mischiare il nord col Sud, far venire la gente anche da fuori”.
Già, ma come -mi domando- con Trenitalia che ci ha spaccati in due più di quanto non lo fossimo? Una settimana dopo che ci hanno tolto il diretto per Roma hanno inaugurato l’alta velocità Milano-Torino. E’ evidente che lo stato italiano ha interesse a tenere il Sud prono e mandarlo alle urne facendogli votare quel che vuole. Milano vota Pisapia e noi ci teniamo un berlusconiano come Raffa. E i partiti del Sud? Quelli meglio lasciarli litigare tra loro,sono peggio delle ortiche .
“Bene- sostiene Mimma- la rivolta, lecita e auspicabile, può partire anche da queste cose, potrebbe partire dalla Villa “Carlo Ruggiero”, perchè no? Occorre un risveglio di coscienza”.
Mimma tira all’unitarismo, io sono separatista, abbiamo punti di vista diversi, ma ci intendiamo lo stesso.
Le chiedo:”E che verrebbe a fare un Lucchese a Cittanova, quando sotto casa sua gli fanno la mostra più importante d’italia? E ricordati che per venire qui devi armarti di santa pazienza con treni, strade, bus e mezzi. E poi per ritornare, con le buste delle piante?”.
Mimma non abbocca. Mi risponde come fa una consumata giornalista: “Verrebbe per vedere le peculiarità della zona, che sono uniche e irripetibili in italia”.
Mentalmente abbiamo però concluso entrambe che le surfinie e le dalie in esposizione non interesserebbero troppo ad un lucchese, che sarebbe molto più interessato a visitare il nostro paesaggio semisconosciuto e spesso disprezzato oltre i confini regionali.
Visita didattica
Uno splendiodo esemplare di Juniperus
rappresentanti del Centro Bonsai della Calabria, con sede a Catanzaro